LIBRI. MARIO PORRO PRESENTA LE "MEMORIE" DI HANS JONAS
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 febbraio 2009 col titolo "La parabola
di Hans Jonas attraverso i suoi incontri" e il sommario "Saggi. Pubblicate
le Memorie del filosofo tedesco"]
Hans Jonas, Memorie. Conversazioni con Rachel Salamander, Il Melangolo,
pp. 411, euro 30.
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Le Memorie di Hans Jonas cominciano dalla rievocazione del mondo ebraico e
dell'ambiente intellettuale della Germania precedente l'avvento di Hitler.
In Jonas la passione per la filosofia conviveva con la volonta' di
riscoprire la tradizione ebraica che Martin Buber gli fece conoscere;
restava salda in lui la convinzione che la ricerca filosofica imponesse di
"diventare atei", cioe' di negare preliminarmente dogmi e certezze di fede.
Iniziati gli studi universitari nel 1921, Jonas si reco' a Friburgo a
studiare con Husserl, per il quale provava un grande rispetto umano e
intellettuale; la fenomenologia pero' non lo attrasse. Sosteneva che "una
pagina di Thomas Mann contiene giudizi piu' profondi di interi trattati
sulla costituzione del mondo concreto negli atti intenzionali della
coscienza". Al seminario tenuto dal giovane Martin Heidegger, Jonas
incontro' Karl Loewith e Guenther Anders e in seguito, alle lezioni di
Rudolf Bultmann sul Nuovo Testamento, conobbe Hannah Arendt, che ritrovo' a
Marburg dove intanto Heidegger si era trasferito. Hannah era allora una
diciottenne, "affascinante, attraente, ammaliatrice", ricorda Jonas; ne
nacque un'amicizia intensa, in cui la confidenza era totale - tanto che lei
gli avrebbe presto rivelato la sua relazione con Heidegger.
Schieratosi presto nel campo sionista, Jonas giunse in Palestina poco dopo
l'ascesa al potere di Hitler; frequentava la cerchia degli amici di Gershom
Scholem ed entro' come volontario nell'organizzazione clandestina che
proteggeva gli insediamenti ebraici dagli attacchi arabi. Allo scoppio della
guerra Jonas promosse un appello in cui invitava gli ebrei a porsi in prima
linea nella lotta al nazismo: le vittime designate, minacciate di
annientamento, a cui e' negata la possibilita' stessa di esistere sulla
Terra, sono chiamate ad allearsi con l'occidente cristiano, che porta in se'
l'eredita' di Israele, per sconfiggere il disprezzo per l'umanita' del
paganesimo nazista.
Rientrato in Germania come soldato del Jewish Brigade Group, costituitosi
sotto la giurisdizione dell'esercito britannico, Jonas apprese la morte
della madre ad Auschwitz. Le preoccupazioni per il permanente conflitto con
gli arabi lo indussero ad accettare incarichi di insegnamento prima in
Canada e poi a New York, dove ritrovo' la Arendt. La pubblicazione nel '62
della Banalita' del male apri' pero' fra loro un contrasto profondo; Jonas
non poteva accettare l'esplicita impronta antisionista del libro, le accuse
di collaborazione (forzata o volonterosa) al loro stesso sterminio da parte
delle comunita' ebraiche. Aveva dedicato la sua tesi di laurea
all'inquietudine gnostica dei primi secoli dell'era cristiana, rileggendola
attraverso le categorie esistenziali di Essere e tempo. Il mondo era il
luogo delle tenebre e del male, da cui fuggire, distaccandosi da tutti i
vincoli terreni, per cercare la salvezza nel regno ultraterreno della luce.
Ma un analogo senso di estraneita' gli veniva comunicato dall'esser-ci di
Heidegger, dal venire "gettato" in un mondo nemico se non assurdo; qui sta
la ragione del contrasto col suo maestro, in quanto "sebbene vi accadano
naturalmente cose terribili, il mondo per me non e' mai stato un luogo
ostile", scriveva Jonas. Lo smarrimento di Heidegger di fronte al nazismo
non fu allora solo una terribile delusione personale: quando lo rivide
ottantenne, Jonas resto' deluso dalla mancanza di un chiarimento o di una
parola di rincrescimento. Ma, soprattutto, quel cedimento aveva
rappresentato una catastrofe per la filosofia; l'indifferenza etica, anche
nei confronti dei crimini nazisti, era radicata nel nichilismo secolarizzato
che faceva dell'esistenzialismo l'erede della gnosi. Su questo punto molti
critici hanno pero' rilevato che il suo "debito impensato" Heidegger lo
contrasse proprio con l'ebraismo, da cui aveva attinto il senso angosciante
della caduta, conseguente alla cacciata dal paradiso. Non e' comunque dal
linguaggio oracolare del tardo Heidegger che la teologia cristiana puo'
apprendere qualcosa, sostiene Jonas in Heidegger e la teologia (Medusa). Chi
aveva definito l'uomo il "pastore dell'essere" aveva poi miseramente fallito
quando si era trattato di farsi "custode del proprio fratello".
La filosofia della vita che Jonas elaboro' mentre la guerra stava finendo
(abbozzata nelle "lettere didascaliche" spedite alla moglie dal fronte, e
riportate nelle Memorie) poneva le premesse ontologiche perche' la liberta'
umana si traducesse in responsabilita' morale verso la vita.
All'esistenzialismo che ci vuole estranei al mondo, alla concezione
meccanicistica della scienza moderna che vede la natura neutra, indifferente
e priva di valori, i saggi raccolti in Organismo e liberta' (Einaudi)
oppongono l'idea, per molti versi romantica, di una natura partecipe dello
spirito. Nel contesto dell'evoluzione, la morte non e' solo il termine del
cammino concesso alla finitudine umana, e' al contrario la condizione che
consente alla vita di rinnovarsi; il mondo e' lo spazio in cui l'organismo
conquista la sua esistenza strappandola al non-essere. Di qui l'interesse di
Jonas, negli anni '60, per le questioni di etica medica, e la stesura del
libro che, come gli scrisse la Arendt, "il buon Dio aveva in mente per te",
Il Principio responsabilita' (Einaudi). Nel tempo in cui la tecnica ci ha
resi creatori, siamo chiamati ad assumere la responsabilita', nei confronti
delle generazioni future, dei suoi potenziali effetti distruttivi. All'etica
tradizionale, ristretta alle relazioni interumane, ecco sostituirsi una
nuova formulazione dell'imperativo kantiano: "Agisci in modo che gli effetti
delle tue azioni siano compatibili con il permanere di una vita
autenticamente umana sulla Terra". Abbandonato il sogno utopico di un
perfezionamento dell'umano, il principio speranza di Ernst Bloch si traduce
ora nella piu' modesta prospettiva di conservare per il futuro la
vivibilita' del mondo, quella sopravvivenza che il nazismo voleva annullare
per il popolo ebraico. Come nei racconti "fantascientifici" di Primo Levi,
la catastrofe nazista rende avvertiti di una cosmica infezione, di un "vizio
di forma" che, anche per i rischi connessi alle innovazioni tecnologiche,
sgretola il tessuto dell'essere.
La responsabilita' dell'uomo nei confronti della creazione comporta anche la
sua collaborazione all'opera di un Dio immortale ma sofferente. Gia' dagli
anni '60 Jonas elaboro' il "mito" di un Dio che ha rinunciato ai suoi
poteri, si e' spogliato della propria divinita' per riaverla di nuovo
nell'odissea del tempo, trasfigurata o sfigurata. Nel 1984 il tema venne
ripreso nel saggio Il concetto di Dio dopo Auschwitz (Il melangolo): lo
sgomento esistenziale per il silenzio di Dio di fronte al genocidio impone
la rinuncia alle tradizionali risposte ebraiche a Giobbe, compresa quella
del martirio per amore di un Dio che non possiamo piu' credere signore della
Storia. Affidando il mondo all'essere umano, Dio gli ha concesso in sorte
anche il proprio destino; ed ora accompagna impotente la storia umana
"trattenendo il respiro".
Tratto da:
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 323 del 14 aprile 2009
In questo numero:
1. Maria G. Di Rienzo: Urgenze
2. Il 24 aprile a Roma
3. Stefano Catucci presenta alcuni recenti saggi su Michel Foucault
4. Ermanno Paccagnini presenta "La mostra" di Claudio Magris
5. Mario Porro presenta le "Memorie" di Hans Jonas
6. Massimiliano Tomba presenta "The Beginning of History. Value Struggles
and Global Capital" di Massimo De Angelis
7. Benedetto Vecchi presenta alcuni scritti di Andre' Gorz
8. Letture: Anne Applebaum, Gulag
9. Letture: Giorgio Colli, Filosofi sovrumani
10. Riedizioni: Soeren Kierkegaard, Briciole di filosofia. Timore e tremore
11. Riedizioni: Denis Mack Smith, Le guerre del duce
12. Riedizioni: Charles Sanders Peirce, Scritti scelti
13. Riedizioni: David Ricardo, Principi di economia politica e dell'imposta
14. Riedizioni: Arthur Schopenhauer, Il mondo come volonta' e
rappresentazione
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