Da: Italo Cassa [mailto:italocassa@gmail.com]
Inviato: martedì 5 giugno 2012 10:14
A: edscuola
Eccomi qui in Emilia in aiuto alle popolazioni emiliane colpite dal terremoto…
Con il camper/joybus della SCUOLA DI PACE e la nostra mascotte Zicky (un cane Alaskan Malamute), molto accaldato nel clima della pianura padana. La prima cosa che balza agli occhi è la perfetta armonia del paesaggio e l’odore dei fiori, in particolare dei ciclamini. Mi dirigo verso Finale Emilia ma per ora non ci sono segni evidenti di quanto è accaduto nei giorni scorsi.
Un po’ prima di Finale i centri storici dei piccoli borghi sono tutti transennati e sono costretto a fare una lunga deviazione. Finalmente arrivo a Finale Emilia. Si vedono piccoli accampamenti di tende, alcuni camper e roulotte. Non sono vere e proprie tendopoli, più forme di campeggio di chi si è rifiutato di entrare nei centri d’accoglienza gestiti dalla Protezione Civile. Questo aspetto denota già la differenza tra questo terremoto e gli altri della nostra storia recente. Sono stato nel 2009 per 6 mesi all’Aquila, e poi nel 2010 ad Haiti. I terremoti sono tutti uguali, alcuni possono essere più forti, alcuni più devastanti… ma la differenza è in come le persone, la popolazione reagisce!
Per molti aspetti qui in Emilia la popolazione cerca di nascondere la paura, di comportarsi come se nulla fosse accaduto, come se la vita fosse ancora quella del giorno prima del terremoto…
Finalmente eccomi al Comando della Protezione Civile che è anche la sede provvisoria del Comune di Finale Emilia. Il nostro arrivo era stato preannunciato da un fax indirizzato al Sindaco. Ecco però la prima brutta notizia: “dobbiamo mettere prima in sicurezza i campi per passare anche ad interventi di sostegno ludico per i bambini”. Parlo con un’impiegata del Comune e poi con un responsabile del COC (il centro operativo della protezione civile del Comune) e sembra che il Sindaco sia favorevole. La sera sono anch’io nella piazzetta degli “accampati”, c’è un chiosco bar aperto e la popolazione si affolla fino alle ore piccole.
Il giorno dopo arrivano 2 nostri volontari, quelli più vicini, Toni da Legnano e Marika da Mantova. Intanto che aspettiamo l’Ok dal COC iniziamo le attività con i bambini che non sono nelle tendopoli. C’è un parco pubblico vicino alla tendopoli improvvisata, a cui accedono i bambini che sono rimasti in città.
Le attività vanno bene e riusciamo a parlare anche con i genitori dei bambini. Il Centro Storico è tutto transennato e alcuni palazzi, anche quelli che all’esterno appaiono come sani, dentro hanno subito grandi danni. C’è in generale un grande rifiuto ad accettare la realtà di “terremotati” e chi non ha piazzato una tenda preferisce dormire in macchina. Con il comando della protezione civile comunale per tutto il giorno andiamo avanti in burocrazie, richieste formali, ecc. A sera però è cambiato qualcosa… Di nuovo siamo alla posizione iniziale, ovvero non sono pronti… Nel frattempo veniamo a conoscenza che il Sindaco di Mirandola cerca volontari per l’animazione diretta ai bambini. La mattina siamo li a Mirandola e parliamo con una responsabile dei Servizi Sociali del Comune. Il viaggio verso Mirandola mostra molto più evidenti i segni della catastrofe dovuta al terremoto. Gli antichi casolari, ma anche i nuovi capannoni industriali, sono distrutti. Le attività cominciano subito al campo gestito dalla Protezione Civile della Val D’Aosta. Ci sono molti bambini le cui famiglie provengono da più zone del Mondo. Nessun problema per noi, vista l’esperienza decennale sul lavoro interculturale. I bambini sono tutti uguali, possono cambiare le culture d’origine e con queste bisogna rapportarsi al meglio. Disegni, musica, palloncini, maschere, bolle di sapone… Il lavoro va avanti con entusiasmo e i bambini sono felici!
Il pomeriggio andiamo via. I bambini vorrebbero restassimo… Gli promettiamo che saremo li da loro di nuovo entro qualche giorno. Secondo campo a Quarantoli, a pochi chilometri da Mirandola, gestito dalla
Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia. Qui le presenze sono di bambini cinesi e nord africani. Non sono molti in quel momento ma pian piano cominciamo a disegnare un grande striscione di carta, quasi un Tatzebao cinese. Dopo un po’ più di un’ora lo striscione di 9 metri è pronto e il capo campo ci autorizza ad appenderlo in sala mensa, a testimonianza della voglia di rinascita che tutti i bambini hanno dentro di loro! In generale quello che appare dall’esperienza di lavoro a Mirandola è la grossa presenza di realtà multietniche. Può essere un problema o anche una risorsa. Il lavoro andrà concentrato come “Mediazione Culturale”, portando gioia a i bambini e aiuto a superare eventuali conflitti, li dove dovessero crearsi. Leggiamo su di un giornale locale del fenomeno della sabbia che compare dal terreno negli orti e sotto le case. La chiamano “liquefazione” ed è un fenomeno misterioso quanto inquietante, quasi fossero “sabbie mobili” che rischiano di inghiottire tutte le certezze su cui una regione forte come l’Emilia si fonda. Tra pochi giorni saremo di nuovo qui con altri volontari per proseguire le attività di aiuto ai bambini per tutto il periodo dell’emergenza.
Per tutte le info, donazioni e invio di aiuti si può andare sul nostro sito internet: www.lascuoladipace.org
Italo Cassa
Presidente La Scuola di Pace - Roma
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