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martedì 19 giugno 2012

ANCORA SU CARDINALE SCOLA E C.L.


IL CARD. SCOLA “COSTRETTO” A BACCHETTARE IL CIELLINO CARRÓN PER LE ACCUSE A TETTAMANZI E MARTINI


36747. MILANO-ADISTA. Quando il Fatto quotidiano l’aveva pubblicata, il 6 maggio scorso, la lettera era inizialmente passata un po’ sottotraccia, anche perché ne erano stati sottolineati più gli aspetti legati alla attualità politica (come il sostegno di Cl a Formigoni) che quelli più propriamente ecclesiali.


A distanza di alcune settimane, però, complice anche il rilancio della nostra agenzia (v. Adista Notizie n. 21/12) e poi quella del portale di Noi Siamo Chiesa (www.noisiamochiesa.org), la lettera di don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, al nunzio Giuseppe Bertello (un documento riservato datato marzo 2011 che si riferiva alle consultazioni in vista della nomina del nuovo arcivescovo di Milano) ha avuto nella diocesi ambrosiana un’eco amplissima.


Tanto che circa 550 tra laici, presbiteri, religiosi e religiose ambrosiani, variamente impegnati in diocesi negli ultimi decenni e con diversi gradi di responsabilità (alcuni sono stati dirigenti di primo piano di Caritas Ambrosiana, Acli e Curia milanese), hanno sottoscritto un documento che risponde con fermezza ad alcune affermazioni contenute nella lettera di don Carrón, specie in merito alle dure accuse rivolte dal leader ciellino al card. Martini e al card. Tettamanzi. Il numero delle sottoscrizioni è tanto più significativo in quanto sono state raccolte con i mezzi “artigianali” del passaparola e delle mail inviate ed inoltrate ad indirizzi privati, in un arco di appena una decina di giorni.


«Vorremmo testimoniare, in quanto fedeli di questa diocesi – scrivono i credenti milanesi – che quanto scritto dal reverendo Carrón non corrisponde a quanto abbiamo vissuto di persona e abbiamo visto coi nostri occhi. Ricordiamo pochi fatti a titolo di esempio: quanto al ministero del card. Martini, la Scuola della parola che ha insegnato a migliaia di fedeli di tutte le età a coniugare ascolto della Scrittura e fedeltà al Vangelo nella vita di ogni giorno, e che ha suscitato l’ammirazione e lo stupore di molte persone lontane dalla fede. E poi la Cattedra dei non credenti che ci ha insegnato ad approfondire la nostra poca fede di fronte a questioni cruciali e brucianti, per noi e per tutti, di quella modernità in cui siamo pur chiamati a vivere. Altro che “frattura tra sapere e credere”! Altro che “intimismo e moralismo”!».


Per quanto riguarda invece il card. Tettamanzi, prosegue la lettera, «vorremmo ricordare il suo ministero di carità che lo ha guidato a istituire il Fondo famiglia-lavoro, e la sua difesa dei più poveri tra i suoi fedeli, che lo ha esposto alle critiche ingiuriose di una parte politica. Vorremmo chiedere al reverendo Carrón: in che cosa la difesa dei poveri per fedeltà al Vangelo rompe la “tradizione ambrosiana”? La nostra esperienza, e il parere di credenti e non credenti con cui siamo a contatto nella vita di ogni giorno, è che il ministero di questi due nostri pastori abbia rappresentato un lungo e indimenticabile tesoro di grazia, alla ricerca di una coerente realizzazione delle scelte del Concilio nel difficile contesto della contemporaneità».


Di fronte ad una così pubblica e massiccia levata di scudi in difesa di Martini e Tettamanzi, anche l’attuale arcivescovo di Milano, il ciellino card. Angelo Scola, che inizialmente aveva fatto finta di nulla, evitando di commentare la lettera di Carrón al momento della sua pubblicazione su il Fatto quotidiano, ha sentito il dovere di intervenire per prendere le distanze dal presidente del movimento cui lui stesso appartiene. Lo ha fatto, significativamente, di fronte al Consiglio presbiteriale della diocesi, l’8 giugno scorso. «Quello che penso, e la stima che ho per i miei due predecessori – ha precisato Scola –, l’ho detto in più occasioni, e l’ho ribadito nei giorni scorsi, davanti al Santo Padre. Se c’è qualcuno che la pensa diversamente, dovrà dare chiarimenti. Chiederò agli attuali dirigenti di Comunione e Liberazione di venire a spiegarsi». Detto fatto. Con un gesto piuttosto inusuale, il cardinale Scola – come si legge sul sito della diocesi ambrosiana –, sentito anche il consiglio dei vescovi milanesi, ha incaricato mons. Mario Delpini, vicario generale, di incontrare a suo nome i due responsabili diocesani della fraternità di Cl e lo stesso don Julián Carrón per «chiedere i chiarimenti dovuti e perseguire quel processo di pluriformità nell’unità proprio della vita ecclesiale. Processo che richiede verità ed autenticità per realizzare quella comunione a priori di cui ci ha parlato anche il Santo Padre».


Prima ancora della lettera dei 550 e la dissociazione di Scola, era stato il movimento Noi Siamo Chiesa, a denunciare la durezza e l’inopportunità, oltre che l’inesattezza delle parole di Carrón contro Martini e Tettamanzi. E proprio Noi Siamo Chiesa, dopo la presa di distanza del card. Scola è intervenuta nuovamente sulla vicenda, giudicando «molto positiva» la dichiarazione dell’arcivescovo, che «ha preso nettamente le distanze» dai contenuti della lettera di Carrón, come il movimento aveva auspicato. Ci sono quindi le premesse per un rapporto di reciproca maggiore chiarezza tra l’arcivescovo e la diocesi. «Non concordo però – scrive il coordinatore nazionale Vittorio Bellavite in una nota del 9 giugno scorso – quando Scola dice che la lettera contiene il pensiero di Carrón. Essa invece esprime, con particolare efficacia e completezza, quanto Comunione e Liberazione dice sottovoce da tanti anni sulla gestione della diocesi da parte dei due ultimi arcivescovi. È stato da parte di Cl, da trent’anni a questa parte, un continuo brontolare e, ad ogni occasione, mettersi di traverso rispetto alla gran parte delle strutture diocesane e un continuo ritagliarsi spazi separati con pratiche controcorrente ispirate alle posizioni critiche espresse nella lettera». «Scola – conclude – faccia un ulteriore passo avanti e dica esplicitamente che il problema non è costituito dalle opinioni di Carrón, ma dalla teologia e dalla pastorale di Cl». (valerio gigante)






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