2 febbraio 2012
Care amiche,
veramente resta interdetta anche una come me che non crede che in questi anni le donne abbiano compiuto così grandi avanzamenti nel riconoscimento sociale e politico. Mentre Alberto Leiss ricorda ad Asor Rosa (e ai suoi neutrissimi "sette pilastri della saggezza" pubblicati sul Manifesto) il contributo del femminismo, è toccato a Pigi Battista condannare sul Corriere della Sera di ieri il sessismo della stampa nei confronti del "ministro" Fornero (nemmeno l'intervento di Napolitano sulla correttezza della desinenza in -a può togliere ai maschi il dominio sui nomi del potere): "una donna che si permette...di assumere un ruolo decisivo a proposito di mercato del lavoro e di art.18" e che viene colpita da battute di detrattori maschilisti, tra cui un sottosegretario Polillo ("l'icona di una fontana che piange") e un Bonanni-Cisl che oggi la definisce "agitata" (come da tradizione "secondo la quale le donne sono sempre inaffidabili e umorali") e già l'aveva bollata con il termine "maestrina" (dice Battista: "non avrebbe mai dato dei maestrini a Monti o a Polillo"). Del pari Angeletti-Uil ha parlato di Emma Marcegaglia come di "una signora" più a suo agio nei salotti che nell'agone politico". Ovvio che le critiche sono più che legittime,ma "la critica di genere non rientra negli argomenti decentemente sostenibili... cose da maestrini che si impancano a depositari della ragione emotiva....senza nemmeno averne i titoli. E senza capire che la delegittimazione sottile, impastata di sottintesi e luoghi comuni, come se la politica fosse cosa da uomini addestrati e non da donne che si "agitano" sottrae quallcosa agli stessi sessisti impenitenti. Chiusi in un mondo piccolo piccolo, con poca e scarsa consapevolezza che fuori dai nostri confini il loro linguaggio apparirebbe sconsolatamente arcaico. Altro che fontana piangente".
Da specialista del mondo politico, più vecchio che piccolo, non avrei potuto dire meglio. Spero che Fornero non si curi più di tanto delle malevolenze (anche se mi auguro che parli meno con i primi che le passano accanto). Tuttavia poche donne stanno intervenendo in questa politica desolatamente neutralizzata, come se le presenza dei "tecnici" impedisse di far circolare idee, magari collaborative.
Che il momento sia difficile non è una buona ragione per non intervenire nel merito di quanto sta avvenendo in questa, per la prima volta,"Italia europea". Continente in difficoltà, dove le donne sono protagoniste quando fanno la parte degli uomini (Christine Lagarde, Angela Merkel, Elsa Fornero) anche perché ovviamente brave. Quando si passa alle donne che lasciano il lavoro perché passerebbero lo stipendio già esiguo e malsicuro a una badante o alle mogli di cassintegrati e licenziati che, oltre a cercare di sbarcare il lunario, scontano la depressione dei mariti, o alle immigrate che stanno al fondo delle catene di sfruttamento, comprese quelle interne ai loro gruppi, le cose cambiano. I fenomeni sono stati previsti in tutte le rappresentazioni, ma non abbiamo prodotto effetti neppure per cambiare i moduli pubblicitari di Sanremo, ancora una volta offensivi della persona feemminile e, solo a giudizio di noi donne -sembra -, miserevoli per la figura che fanno i maschi.
Ma, anche se non riusciamo a cambiare né sovrastruttura né struttura, in genere, tranne qualche giornalista, non interveniamo nel merito di quanto accade, come se anche noi fossimo transitate all'antipolitica. Se ci sono difficoltà che impongono - e imporranno - cambiamenti e sacrifici, prima di scendere a proteste e manifestazioni, cerchiamo di fare un'analisi possibilmente lucida del presente (i sacrifici restano insopportabili, ma bisogna capire se ci sono alternative) e, soprattutto, rendersi conto che i partiti debbono riprendere la loro funzione (non siamo in condizione di fare "democrazia diretta" mentre la società civile sta sbandando come quella dei politici). Paradossalmente per noi la via è più accessibile quando anche loro sono al palo: avanti dunque con le proposte. Siamo il soggetto sociale più flessibile anche se nessuno ci ha mai chiesto di offrire competenze: possibile che non possiamo chiedere di regolamentare gli orari (nell'era informatica!), di intervenire a stabilire priorità di interessi di genere, dalle normative sulle "badanti" ai servizi sociali delle libere convivenze o ai diritti delle famiglie immigrate (a partire dai diritti di cittadinanza). Partiti e sindacati non possono limitarsi alla difesa dell'art. 18 o alla richiesta di volontariato per spalare la neve: sia a livello locale, sia in sede nazionale otterremo ascolto se la voce che esprimiamo sarà propositiva. Ognuna nelle case politiche che ritiene più vivibili, ma non possono restare senza donne che progettano da donne. E perdonate se ho fatto la maestrina, come direbbe Bonanni.
da una mail al gruppo sullasoglia@yahoogroups.com
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