Pubblico volentieri questa mail di Enrico Peyretti…
Liberate gli ostaggi dalle mani dei politici della morte
Gadi Algazi
Il seguente testo è stato pubblicato in ebraico su uno dei più popolari blog di Israele (www.haokets.org) il 29.12.2008; l’autore è un attivista sociale e militante per la pace da lunga data, è membro del movimento di sinistra arabo-ebraico Hit’chabrut-Tarabut
(www.tarabut.info) ed è uno degli organizzatori di Tel Aviv della campagna contro lo spargimento di sangue.
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Ci risiamo: un altro round di uccisioni, senza pompa e fanfare, ma con una schiera di orgogliosi contabili di cadaveri (“il bilancio è ancora positivo, abbiamo più morti dalla loro parte”, ci assicurano i commentatori). La TV israeliana ci invita a non guardare le immagini orribili di Al-Jazeera. Non bisogna guardare al risultato, i feriti, i genitori e i bambini. Gli ebrei non devono condividere i sentimenti degli arabi, non si deve pensare alla sofferenza o al futuro. Il “colpo finale” porterà al prossimo contraccolpo.
Da Kadima a Labor, da Olmert a Barak, tutti raccomandano di non pensare al passato, a quel che fu fatto con i precedenti bombardamenti nella seconda guerra del Libano (luglio 2006, primo ministro Ehud Olmert, pubbliche relazioni: il partito laburista), in “Operation Accountability” in 1993 (capo dello staff: Ehud Barak), e nell’operazione “Grapes of Wrath” del 1996 (ministro degli esteri: Ehud Barak). Tutte erano “risposte adeguate” attuate con fuoco e fiamme “Una volta per tutte” che hanno portato, puntualmente, al round seguente.
La conflagrazione era prevedibile. I mesi di tregua, la Tahdi’a, non hanno tolto l’assedio da Gaza, non hanno impedito che i bambini fossero senza matite, senza cibo, senza libri e le famiglie senza
combustibile e senza elettricità. Coloro che hanno tormentato i residenti della striscia di Gaza affinché la loro sofferenza “mettesse sotto pressione i loro capi” si sono impegnati nel terrorismo di stato contro i civili. Mesi di terrorismo israeliano hanno solo sparso la disperazione a Gaza, imbaldanzito coloro che promettono liberazione attraverso la forza delle armi e rafforzato
la convinzione che l’unico modo di uscire dal terrore sia il contro-terrore, esasperando la sofferenza degli abitanti israeliani di Sderot e facendo entrare i residenti di Ashkelon, Netibot e dintorni
nel cerchio di quanti sono direttamente minacciati.
Anche ora, quando il grido di vendetta si ode dappertutto, si deve dire: gli aerei che bombardano Gaza non garantiscono pace e quiete a Sderot, Netivot e Askelon. Le bombe che spargono il terrore e la morte per tutta la striscia di Gaza mentre i bambini sono per strada per raggiungere le loro scuole il mattino presto, queste bombe non porteranno la quiete. Al contrario: i poveri e gli oppressi di questa terra, gli abitanti di Gaza affamata e della periferia di Israele che, contro la loro volontà, sono stati trasformati in una “cintura di sicurezza” per l’occupazione, tutti loro, arabi ed ebrei, sono
tenuti in ostaggio da politici senza scrupoli, che non ne risparmiano la vita, e che sfruttano la miseria dei civili per giustificare la miseria e la morte che portano ad altri. Alla fine di questo round di uccisioni si terranno colloqui “indiretti” e politici cinici raggiungeranno degli “ accordi” (understandings). Non intese, non soluzioni, solo accordi temporanei che renderanno possibile alle armi di correre verso il prossimo round. Vaghi accordi permetteranno a quanti hanno il dito sul grilletto di portare a un’altra conflagrazione in qualsiasi momento. Fino a quando rimarremo ostaggi di questi managers della sicurezza non potremo vivere in pace e non potremo aspettarci una vita diversa, libera da continue paure.
I due popoli di questo paese sono ostaggi dei politici della morte. Ma non sono tutti ostaggi negli stessi termini. Le vite degli arabi sono valutate molto poco a paragone delle vite degli ebrei. Ma ci
sono anche vite a poco prezzo di ebrei. Non a caso i poveri di entrambi i popoli, i non affrancati, coloro che sono “a minor prezzo” dal punto di vista dei governanti, solo coloro che di solito
sono mandati a servire come ostaggi e carne da cannone. Per i “politici” la guerra è la cinica guerra dei mercanti di morte, delle elite, dei privilegiati ben protetti, mentre il popolo, entrambi i popoli, fanno la guerra per conto loro.
Gadi Algazi
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