La scatola delle parole
(incontro, Bologna)
"La scatola delle parole. Un primo approccio all’italiano per persone analfabete nella lingua di origine" è un dvd rom per aiutare chi insegna e chi impara l’italiano. È uno strumento di base pensato per persone che non hanno mai studiato una lingua, nemmeno quella che parlano più spesso. 2000 immagini e 75 filmati in doppia lingua (italiano e arabo), 19 giochi linguistici, un avviamento all’uso del mouse propedeutico l’esercizio della scrittura, istruzioni e note per l’insegnamento. La scatola delle parole è un progetto della Commissione Pari Opportunità Mosaico sostenuto e cofinanziato dall’Assessorato Pari Opportunità della Provincia di Bologna, dall’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna e dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e realizzato con la collaborazione del Centro Territoriale per l’Educazione degli Adulti "Dozza" di Bologna.
La presentazione del dvd rom si terrà:Venerdì 7 Marzo 2008, ore 17.00Residenza Provinciale - Sala del ConsiglioBologna - Via Zamboni, 13Interverranno: Simona Lembi (Assessora alla Cultura e Pari Opportunità della Provincia di Bologna), Nicola Scalabrini (Presidente della Commissione Pari Opportunità Mosaico), Letizia Lambertini (Ideatrice e curatrice), Paola Casi (Coordinatrice didattica) Concluderà: Coro "Rubicante" diretto dal maestro Marco Cavazza
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L'Azienda Servizi alla Persona del Circondario Imolese e la Provincia di Bologna organizzano il Seminario conclusivo del Progetto G2 - adolescenti di seconda generazione.Venerdi 4 Aprile 2008 dalle ore 9 alle ore 13Presso sala Circolo Sersanti P.zza Matteotti 77 Imola
Programma: Introduce Giuliano Barigazzi, Assessore provinciale alla sanità e alle politiche sociali:"La programmazione provinciale"Presentazione dei progettiYouness Elorch: "La costituzione dell’ Associazione Next Generation Italy"Elvio Raffaello Martini, psicologo di comunità, supervisore alla progettazione e alla conduzione della ricognizione: "La progettazione partecipata"Tavolta rotonda con una rappresentanza dei partecipanti al progettoCoordina Gigliola Poli, presidente Azienda Servizi alla Persona del Circondario ImoleseIntervengono: Associazione Next Generation Italy: Hassan J. AbdihamidAssociazione Immigrazione e nuove generazioni: Driss JalalAssociazione Trama di Terre: Blerina KorkajAUSL Imola: Rossana VenturaCGIL : Elisabetta MarchettiCooperativa Sociale Agave : Raissa SteptchenkoIstituto Santa Caterina: Renzo BussiSol.co Imola Consorzio di Cooperative Sociali: Luana Redaliè Conclusioni a cura di Franco Lorenzi, presidente Nuovo Circondario Imolese
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Torna, al suo quinto anno, il ciclo di incontri sui diritti dei migranti in programma fino al 16 aprile 2008 a cura del Centro servizi integrati per l´immigrazione insieme a Provincia e Comuni della provincia di Ferrara. Primo appuntamento mercoledì 12 marzo alle 15 per fare luce sulle nuove competenze e sulle prossime sfide dei comuni italiani, con un occhio alla disciplina normativa che regola il settore. Appartenenza culturale e processo penale, intervento giurisdizionale e principio di eguaglianza sono al centro della discussione il 19 marzo, mentre il 2 aprile è la volta di presenza legale e regolamentazione di ingresso e soggiorno di cittadini comunitari.Ultimo incontro mercoledì 16 aprile con la tavola rotonda "Diritti, politica e cultura tra le due sponde del Mediterraneo". Clicca QUI per scaricare il programma.
Fonte: EmiliaRomagnaSociale
Referente: Centro servizi integrati immigrazione
tel. 0532 208092
csii@comune.fe.it
Queste notizie (e molto altro materiale) può essere trovato sul preziosissimo sito dell’Osservatorio provinciale delle Immigrazioni di Bologna rintracciabile all’indirizzo http://www.osservatorioimmigrazione.provincia.bologna.it/
venerdì 29 febbraio 2008
Siamo alle solite...
La notizia e' di stasera. Il ministro taglia ancora. "Equamente", come dice la nota d'agenzia. Il ministro e' uno dei papaveri del Partito democratico, il quale ha promesso ulteriori tagli alle spese. La scuola, come la sanita', e' una spesa.
Serve altro per non votareVeltroni e la sua politica odiosamente liberista e classista?
Un caro saluto.
Marino.
Scuola: ministero taglia 3.000 posti di lavoro su personale non docente
ROMA - Saranno 3.000 i posti di lavoro che il ministerodell'Istruzione tagliera' sul personale non docente della scuola -amministrativo, tecnico ed ausiliario - nei prossimi tre anni: l'annuncio e' stato dato dai dirigenti di viale Trastevere direttamente ai sindacati in attuazione a quanto previsto dallaFinanziaria 2008.
La riduzione sara' pari a 1.000 posti l'anno, a partire gia' dal prossimo settembre. L'operazione rientra nel piano di decremento di spesa per il personale della scuola e si va, quindi, ad aggiungere ai 30.000 tagli di insegnanti, sempre da attuare equamente nei prossimi tre anni scolastici.
(Agr)
da una mail di edscuola...
E se presentassimo le liste nonviolente ecc. ecc. di cui abbiamo già parlato in precedenti post?
Serve altro per non votareVeltroni e la sua politica odiosamente liberista e classista?
Un caro saluto.
Marino.
Scuola: ministero taglia 3.000 posti di lavoro su personale non docente
ROMA - Saranno 3.000 i posti di lavoro che il ministerodell'Istruzione tagliera' sul personale non docente della scuola -amministrativo, tecnico ed ausiliario - nei prossimi tre anni: l'annuncio e' stato dato dai dirigenti di viale Trastevere direttamente ai sindacati in attuazione a quanto previsto dallaFinanziaria 2008.
La riduzione sara' pari a 1.000 posti l'anno, a partire gia' dal prossimo settembre. L'operazione rientra nel piano di decremento di spesa per il personale della scuola e si va, quindi, ad aggiungere ai 30.000 tagli di insegnanti, sempre da attuare equamente nei prossimi tre anni scolastici.
(Agr)
da una mail di edscuola...
E se presentassimo le liste nonviolente ecc. ecc. di cui abbiamo già parlato in precedenti post?
giovedì 28 febbraio 2008
Segnalazione editoriale
Cari lettori,
è un po' di tempo che non parlo di pubblicazioni della EMI di Bologna...per cui rimedio subito, segnalando questo volume di Brunetto Salvarani.
Brunetto Salvarani
IN PRINCIPIO ERA IL RACCONTO
Verso una teologia narrativa
collana: 1.2 - Missione e Chiesa locale
ISBN 88-307-1305-8
pagg. 208 - formato: 14x21- stampa: febbraio 2004 - € 11,00
Autore: Brunetto Salvarani si occupa di dialogo ecumenico e interreligioso. Dirige la rivista "Qol" e ha condotto dal 1987 al 1995 il Centro Studi Religiosi della Fondazione San Carlo di Modena. Ha fatto parte delle redazioni de "Il Regno" e "Cem Mondialità". È direttore della Fondazione ex campo Fossoli, vicepresidente dell’Associazione degli Amici di Nevè Shalom-Waahat as-Salam e coordinatore degli Incontri cristiano-musulmani di Modena.
Sommario: La teologia narrativa: storia e contenuti.
Destinatari: Teologi e cristiani impegnati
Recensione: Trent’anni or sono la teologia narrativa entrava nel dibattito teologico mondiale, avviando un confronto su etica narrativa, pedagogia narrativa, esegesi narrativa e catechesi narrativa. Si è compreso che, come spiegava Umberto Eco, "di ciò di cui non si può teorizzare, si deve narrare", e che "la fede cristiana si capisce veramente solo raccontando una storia". Da allora, la questione di come dire Dio oggi è resa ancor più complessa dalle molteplici lingue in cui il nome di Dio è pregato sotto ogni cielo. In un mondo sempre più secolarizzato, anticipava il teologo canadese J.M.R. Tillard, le chiese ridotte a piccoli resti di praticanti convinti saranno indotte a raccogliersi attorno all’essenziale: la parola di Dio raccolta nella Bibbia e i sacramenti riassunti nell’eucaristia. Due ingredienti quanto mai raccontabili. La Bibbia, costituita in larga parte di narrazioni, e l’eucaristia, racconto dell’ultima cena di Gesù coi suoi amici, a sua volta plasmata su quell’altro racconto-matrice che è il seder pasquale dell’antico Israele. "In principio era il racconto" è stato scritto per proclamare l'alternativa che abbiamo davanti: o le chiese cristiane reimpareranno a narrare efficacemente le loro storie fondative, o difficilmente potranno sperare di avere un futuro significativo per l’umanità. Come recita un midrash ebraico: "Dio ha creato gli uomini perché Egli - benedetto sia - adora i racconti!".
Sono trascorsi trent’anni dall’uscita di un memorabile numero di “Concilium”, grazie al quale la locuzione teologia narrativa entrava quasi di soppiatto nel dibattito teologico mondiale, provocando peraltro da subito un discreto fragore. Si deve, infatti, ad un paio di articoli ivi comparsi, firmati da Harald Weinrich e da Johann Baptist Metz, il merito di aver avviato, sostanzialmente ex nihilo, una riflessione destinata a rivelarsi quanto mai fruttuosa, in svariati ambiti del sapere religioso: è da allora che si è cominciato a discutere – ad esempio – di etica e di pedagogia narrative, di esegesi e catechesi narrative, e così via. Che si è riaperta una strada da troppo tempo abbandonata, o disattesa: perlomeno inaridita. Che si è colto, finalmente, non solo che, come spiegava Umberto Eco nella prefazione a “Il nome della rosa”, “di ciò di cui non si può teorizzare, si deve narrare”, ma che “la fede cristiana si capisce veramente solo raccontando una storia”.
"In principio era il racconto" (EMI, Bologna 2004, pp.208, € 11) rappresenta il tentativo di fare il punto sul percorso della teologia narrativa, in una stagione in cui il cristianesimo stesso è radicalmente messo in discussione, e un teologo autorevole come il canadese J.-M.R. Tillard è arrivato a domandarsi: "Siamo gli ultimi cristiani?". Non è la prima volta che Brunetto Salvaranisi dedica a tale argomento, avendo al proprio attivo già "Le storie di Dio" (EMI, Bologna 1997), di cui "In principio era il racconto" rappresenta la prosecuzione logica, e "C'era una volta un re…" (Paoline, Milano 1998), un vero e proprio racconto teologico incentrato sulla figura del re Salomone considerato - secondo la tradizione ebraica - come l'autore del libro biblico di Qohelet. Qui, la sua attenzione si rivolge, di volta in volta, al senso del narrare nel mondo ebraico, ai rapporti complessi fra letteratura e teologia, ai nessi fra preghiera e poesia e modernità, alle possibilità di dire Dio in maniera significativa nel clima del "dopo-Auschwitz", ai molteplici volti di Gesù nella letteratura del Novecento, e infine alle potenzialità eccezionali di una consapevole pedagogia narrativa. Completano il testo - significativamente dedicato a Martin Cunz, pastore evangelico prematuramente scomparso - un'accurata bibliografia sulla teologia narrativa e un saggio inedito del grande teologo brasiliano Rubem Alves, autore fra l'altro dello straordinario "Parole da mangiare", che si sofferma su "La magia delle storie".
Salvarani sostiene che il ricorso ad un punto di vista narrativo in teologia si è rivelato in grado di riavviare sentieri inattesi e inesplorati, di riaprire porte e finestre in un’abitazione troppo a lungo rimasta chiusa e affaticata nel dialogare positivamente col portato della modernità. Che oggi nessuno può più permettersi di fingere che la rivoluzione dolce apportata dalla teologia narrativa nella percezione del religioso, su portata mondiale, non ci sia stata. Che finalmente l’auspicio dello stesso Metz, affinché nei dizionari teologici specializzati comparisse a buon diritto la voce “Racconto”, sta in effetti cominciando ad avverarsi. E' significativo, piuttosto, che il fascicolo sopra ricordato di “Concilium” fosse incentrato sulla crisi del linguaggio religioso: se non altro perché, da allora, la questione di come dire Dio oggi, lungi dall’essersi risolta, appare piuttosto drammaticamente aggravata, e resa ancor più complessa dalle molteplici lingue in cui il nome di Dio è pronunciato sotto il cielo d’Italia. Fino ad essere messa in discussione addirittura la possibilità di pronunciare tale nome in un ambito di sensatezza e credibilità agli occhi dell’umanità attuale.
Secondo l'autore, una delle piste da seguire, in vista di una stagione in cui finalmente le parole religiose tornino ad essere, bonhoefferianamente, sensate, è appunto il definitivo recupero della narrazione in teologia e catechesi. Riprendendo il già ricordato Tillard, egli scrive che se si dà una certezza nella crisi odierna del cristianesimo è che questa generazione appare, inesorabilmente, l’ultima testimone di un certo modo di essere credenti. In un prossimo futuro – ma già oggi, in realtà, è così – sarà necessario parlare di Cristo non solo dall’alto di una qualsiasi cattedra; e imparare nuovamente che la fede non si trasmette soprattutto attraverso lo spettacolo dell’assimilazione nelle società, ma attraverso l’umile proclamazione della differenza evangelica: “…il cristianesimo penetrerà il nostro mondo solo se i battezzati avranno la forza di arrabbiarsi, di indignarsi, di non confondere la beatitudine dei buoni con la tolleranza universale. Se ne può dedurre che le chiese locali, nelle loro riunioni, si incentreranno maggiormente sulla parola di Dio e sul sacramento”. In un mondo sempre più secolarizzato, pronosticava Tillard, le chiese ridotte a piccoli resti di credenti convinti e praticanti la loro fede saranno indotte a raccogliersi attorno all’essenziale: la parola di Dio raccolta nella Bibbia e i sacramenti riassunti nell’eucaristia. Due ingredienti di base quanto mai raccontabili, a ben vedere. La Bibbia, costituita in larga parte di narrazioni, e l’eucaristia, memoriale dell’ultima cena di Gesù coi suoi amici, a sua volta plasmata su quell’altro racconto-matrice che è il seder pasquale dell’antico Israele. E’ stato Bruno Forte, da noi, ad affermare con risolutezza la convinzione che, nel parlare di Dio, oggi si debba raccontare oltre e più che argomentare: “se la narrazione è la forma concreta che prende nella testimonianza evangelica l’analogia della fede – egli scrive in Teologia in dialogo – l’argomentazione discreta, condotta sull’esempio della stessa tradizione biblica, corrisponde alla ricerca di senso unificante dell’esodo umano”.
Si potrebbe dire, dunque: o le chiese cristiane reimpareranno pazientemente a narrare, e a narrare efficacemente le loro storie fondative, o ben difficilmente potranno sperare di avere un futuro significativo per l’umanità in cui sono immerse. Sulla loro disponibilità, e capacità, di raccontare la differenza evangelica, se ne misurerà la qualità del domani. Ecco perché il trentesimo anniversario delle prime avvisaglie di una teologia narrativa va realmente ricordato in maniera adeguata: per quanto essa ha sinora prodotto, e per quanto, come Salvarani si augura con risolutezza, riuscirà a produrre nel prossimo futuro. Ma soprattutto per aver attraversato le questioni strategicamente decisive per le relazioni fra le chiese e la modernità, a partire dall’assoluta necessità di affiancare la testimonianza e il racconto su Dio alla sua dimostrazione dogmatica: in ogni caso, non si tratta davvero di un esito da poco.
BRUNETTO SALVARANI, In principio era il racconto. Verso una teologia narrativa, EMI, Bologna 2004, pp.208, € 11
tratto dal sito www.namaste-ostiglia.it
è un po' di tempo che non parlo di pubblicazioni della EMI di Bologna...per cui rimedio subito, segnalando questo volume di Brunetto Salvarani.
Brunetto Salvarani
IN PRINCIPIO ERA IL RACCONTO
Verso una teologia narrativa
collana: 1.2 - Missione e Chiesa locale
ISBN 88-307-1305-8
pagg. 208 - formato: 14x21- stampa: febbraio 2004 - € 11,00
Autore: Brunetto Salvarani si occupa di dialogo ecumenico e interreligioso. Dirige la rivista "Qol" e ha condotto dal 1987 al 1995 il Centro Studi Religiosi della Fondazione San Carlo di Modena. Ha fatto parte delle redazioni de "Il Regno" e "Cem Mondialità". È direttore della Fondazione ex campo Fossoli, vicepresidente dell’Associazione degli Amici di Nevè Shalom-Waahat as-Salam e coordinatore degli Incontri cristiano-musulmani di Modena.
Sommario: La teologia narrativa: storia e contenuti.
Destinatari: Teologi e cristiani impegnati
Recensione: Trent’anni or sono la teologia narrativa entrava nel dibattito teologico mondiale, avviando un confronto su etica narrativa, pedagogia narrativa, esegesi narrativa e catechesi narrativa. Si è compreso che, come spiegava Umberto Eco, "di ciò di cui non si può teorizzare, si deve narrare", e che "la fede cristiana si capisce veramente solo raccontando una storia". Da allora, la questione di come dire Dio oggi è resa ancor più complessa dalle molteplici lingue in cui il nome di Dio è pregato sotto ogni cielo. In un mondo sempre più secolarizzato, anticipava il teologo canadese J.M.R. Tillard, le chiese ridotte a piccoli resti di praticanti convinti saranno indotte a raccogliersi attorno all’essenziale: la parola di Dio raccolta nella Bibbia e i sacramenti riassunti nell’eucaristia. Due ingredienti quanto mai raccontabili. La Bibbia, costituita in larga parte di narrazioni, e l’eucaristia, racconto dell’ultima cena di Gesù coi suoi amici, a sua volta plasmata su quell’altro racconto-matrice che è il seder pasquale dell’antico Israele. "In principio era il racconto" è stato scritto per proclamare l'alternativa che abbiamo davanti: o le chiese cristiane reimpareranno a narrare efficacemente le loro storie fondative, o difficilmente potranno sperare di avere un futuro significativo per l’umanità. Come recita un midrash ebraico: "Dio ha creato gli uomini perché Egli - benedetto sia - adora i racconti!".
Sono trascorsi trent’anni dall’uscita di un memorabile numero di “Concilium”, grazie al quale la locuzione teologia narrativa entrava quasi di soppiatto nel dibattito teologico mondiale, provocando peraltro da subito un discreto fragore. Si deve, infatti, ad un paio di articoli ivi comparsi, firmati da Harald Weinrich e da Johann Baptist Metz, il merito di aver avviato, sostanzialmente ex nihilo, una riflessione destinata a rivelarsi quanto mai fruttuosa, in svariati ambiti del sapere religioso: è da allora che si è cominciato a discutere – ad esempio – di etica e di pedagogia narrative, di esegesi e catechesi narrative, e così via. Che si è riaperta una strada da troppo tempo abbandonata, o disattesa: perlomeno inaridita. Che si è colto, finalmente, non solo che, come spiegava Umberto Eco nella prefazione a “Il nome della rosa”, “di ciò di cui non si può teorizzare, si deve narrare”, ma che “la fede cristiana si capisce veramente solo raccontando una storia”.
"In principio era il racconto" (EMI, Bologna 2004, pp.208, € 11) rappresenta il tentativo di fare il punto sul percorso della teologia narrativa, in una stagione in cui il cristianesimo stesso è radicalmente messo in discussione, e un teologo autorevole come il canadese J.-M.R. Tillard è arrivato a domandarsi: "Siamo gli ultimi cristiani?". Non è la prima volta che Brunetto Salvaranisi dedica a tale argomento, avendo al proprio attivo già "Le storie di Dio" (EMI, Bologna 1997), di cui "In principio era il racconto" rappresenta la prosecuzione logica, e "C'era una volta un re…" (Paoline, Milano 1998), un vero e proprio racconto teologico incentrato sulla figura del re Salomone considerato - secondo la tradizione ebraica - come l'autore del libro biblico di Qohelet. Qui, la sua attenzione si rivolge, di volta in volta, al senso del narrare nel mondo ebraico, ai rapporti complessi fra letteratura e teologia, ai nessi fra preghiera e poesia e modernità, alle possibilità di dire Dio in maniera significativa nel clima del "dopo-Auschwitz", ai molteplici volti di Gesù nella letteratura del Novecento, e infine alle potenzialità eccezionali di una consapevole pedagogia narrativa. Completano il testo - significativamente dedicato a Martin Cunz, pastore evangelico prematuramente scomparso - un'accurata bibliografia sulla teologia narrativa e un saggio inedito del grande teologo brasiliano Rubem Alves, autore fra l'altro dello straordinario "Parole da mangiare", che si sofferma su "La magia delle storie".
Salvarani sostiene che il ricorso ad un punto di vista narrativo in teologia si è rivelato in grado di riavviare sentieri inattesi e inesplorati, di riaprire porte e finestre in un’abitazione troppo a lungo rimasta chiusa e affaticata nel dialogare positivamente col portato della modernità. Che oggi nessuno può più permettersi di fingere che la rivoluzione dolce apportata dalla teologia narrativa nella percezione del religioso, su portata mondiale, non ci sia stata. Che finalmente l’auspicio dello stesso Metz, affinché nei dizionari teologici specializzati comparisse a buon diritto la voce “Racconto”, sta in effetti cominciando ad avverarsi. E' significativo, piuttosto, che il fascicolo sopra ricordato di “Concilium” fosse incentrato sulla crisi del linguaggio religioso: se non altro perché, da allora, la questione di come dire Dio oggi, lungi dall’essersi risolta, appare piuttosto drammaticamente aggravata, e resa ancor più complessa dalle molteplici lingue in cui il nome di Dio è pronunciato sotto il cielo d’Italia. Fino ad essere messa in discussione addirittura la possibilità di pronunciare tale nome in un ambito di sensatezza e credibilità agli occhi dell’umanità attuale.
Secondo l'autore, una delle piste da seguire, in vista di una stagione in cui finalmente le parole religiose tornino ad essere, bonhoefferianamente, sensate, è appunto il definitivo recupero della narrazione in teologia e catechesi. Riprendendo il già ricordato Tillard, egli scrive che se si dà una certezza nella crisi odierna del cristianesimo è che questa generazione appare, inesorabilmente, l’ultima testimone di un certo modo di essere credenti. In un prossimo futuro – ma già oggi, in realtà, è così – sarà necessario parlare di Cristo non solo dall’alto di una qualsiasi cattedra; e imparare nuovamente che la fede non si trasmette soprattutto attraverso lo spettacolo dell’assimilazione nelle società, ma attraverso l’umile proclamazione della differenza evangelica: “…il cristianesimo penetrerà il nostro mondo solo se i battezzati avranno la forza di arrabbiarsi, di indignarsi, di non confondere la beatitudine dei buoni con la tolleranza universale. Se ne può dedurre che le chiese locali, nelle loro riunioni, si incentreranno maggiormente sulla parola di Dio e sul sacramento”. In un mondo sempre più secolarizzato, pronosticava Tillard, le chiese ridotte a piccoli resti di credenti convinti e praticanti la loro fede saranno indotte a raccogliersi attorno all’essenziale: la parola di Dio raccolta nella Bibbia e i sacramenti riassunti nell’eucaristia. Due ingredienti di base quanto mai raccontabili, a ben vedere. La Bibbia, costituita in larga parte di narrazioni, e l’eucaristia, memoriale dell’ultima cena di Gesù coi suoi amici, a sua volta plasmata su quell’altro racconto-matrice che è il seder pasquale dell’antico Israele. E’ stato Bruno Forte, da noi, ad affermare con risolutezza la convinzione che, nel parlare di Dio, oggi si debba raccontare oltre e più che argomentare: “se la narrazione è la forma concreta che prende nella testimonianza evangelica l’analogia della fede – egli scrive in Teologia in dialogo – l’argomentazione discreta, condotta sull’esempio della stessa tradizione biblica, corrisponde alla ricerca di senso unificante dell’esodo umano”.
Si potrebbe dire, dunque: o le chiese cristiane reimpareranno pazientemente a narrare, e a narrare efficacemente le loro storie fondative, o ben difficilmente potranno sperare di avere un futuro significativo per l’umanità in cui sono immerse. Sulla loro disponibilità, e capacità, di raccontare la differenza evangelica, se ne misurerà la qualità del domani. Ecco perché il trentesimo anniversario delle prime avvisaglie di una teologia narrativa va realmente ricordato in maniera adeguata: per quanto essa ha sinora prodotto, e per quanto, come Salvarani si augura con risolutezza, riuscirà a produrre nel prossimo futuro. Ma soprattutto per aver attraversato le questioni strategicamente decisive per le relazioni fra le chiese e la modernità, a partire dall’assoluta necessità di affiancare la testimonianza e il racconto su Dio alla sua dimostrazione dogmatica: in ogni caso, non si tratta davvero di un esito da poco.
BRUNETTO SALVARANI, In principio era il racconto. Verso una teologia narrativa, EMI, Bologna 2004, pp.208, € 11
tratto dal sito www.namaste-ostiglia.it
mercoledì 27 febbraio 2008
LA CEI PREDICA (BENE?) E RAZZOLA MALISSIMO...
Adista: la Cei continua a fare affari con le 'banche armate'
lunedì, 14 gennaio, 2008
Tra i conti correnti aperti in 33 istituti di credito dall’Istituto per il sostentamento del clero della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) si trovano ben 13 banche che – in base ai dati dell'ultima Relazione del governo sulle esportazioni di armi italiane nel mondo – collaborano attivamente al commercio di armi italiane. Lo rivela un'inchiesta di Adista, il settimanale di "fatti e notizie del mondo cattolico", curata da Luca Kocci e disponibile online. Il settimanale ha "spulciato" la lista delle banche in cui la Cei ha aperto conti correnti per l'invio di offerte a sostegno dell'attività dei sacerdoti e, confrontandolo con l'elenco delle banche che - in base alla Relazione ufficiale della Presidenza del Consiglio - forniscono servizi in appoggio al commercio di armi italiane (qui l'elenco 2007 in .jpg) ha scoperto che 13 banche indicate dalla Cei fanno parte della lista delle cosiddette "banche armate". Tra gli istituti in questione ci sono quelli del gruppo Intesa–San Paolo (Banca Intesa, San Paolo Imi e Cassa di Risparmio di Bologna) che nel corso del 2006 hanno movimentato oltre 495 milioni di euro, cioè un terzo dell’intero volume di affari dell’export di armi italiane autorizzato dal governo, pari a 1.492 milioni. "Va detto - commenta Adista - che nell’estate 2007 il gruppo Intesa–San Paolo ha annunciato di sospendere la partecipazione a operazioni finanziarie che riguardano il commercio di armi. la Campagna ‘banche armate’, pur valutando positivamente la dichiarazione, attende di verificare l’effettivo mantenimento dell’impegno, che potrà essere valutato solo con la prossima Relazione del governo". "Oppure come Unicredit, al terzo posto della classifica delle "banche armate" con oltre 86 milioni di euro. O come il Banco di Brescia con 83 milioni di euro (che però ora fa parte, del gruppo Unione Banche Italiane il quale, ad ottobre, ha annunciato norme più restrittive in merito alla partecipazione al commercio di armi); la Banca Nazionale del Lavoro (80 milioni), la tedesca Deutsche Bank (78 milioni) e, con 38 milioni di euro, il gruppo Capitalia (Banco di Sicilia e Banca di Roma, che nel 2005 sponsorizzò anche la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, con Benedetto XVI). E poi una serie di banche ‘minori’ (Banca Popolare di Milano, Cassa di Risparmio di Firenze, Banca popolare dell’Emilia Romagna e Banco di Sardegna) che sono tuttavia coinvolte, sebbene con importi più bassi, nell’appoggio al commercio delle armi". "Probabilmente i procacciatori di fondi della Conferenza episcopale italiana ignorano che da otto anni alcune riviste cattoliche – 'Missione Oggi' dei saveriani, 'Nigrizia' dei comboniani e "Mosaico di Pace, promosso da Pax Christi – conducono una campagna di pressione (e di boicottaggio) contro le "banche armate", cioè gli istituti di credito che collaborano al commercio internazionale di armi" - commenta Adista. "Ma non leggono con particolare attenzione nemmeno i messaggi papali della Giornata mondiale della pace, compreso l’ultimo di Benedetto XVI: "Si deve registrare con rammarico l'aumento del numero di Stati coinvolti nella corsa agli armamenti" anche per responsabilità dei "Paesi del mondo industrialmente sviluppato che traggono lauti guadagni dalla vendita di armi", scrive il papa, auspicando "la mobilitazione di tutte le persone di buona volontà per trovare concreti accordi in vista di un'efficace smilitarizzazione". Altrimenti, forse, non avrebbero scelto, come partner finanziari della campagna per il sostentamento del clero attraverso le "offerte deducibili", proprio molte banche coinvolte nel mercato degli armamenti - aggiunge Adista. Il settimanale ha contattatto la CEI, il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica e l’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali ma "nessuno intende dare spiegazioni" - commenta laconico. Ha risposto invece don Fabio Corazzina, coordinatore nazionale di Pax Christi, una delle associazioni impegnate nella Campagna di pressione alle "banche armate" che chiede: "Perché non togliere quel velo di pudore e omertà che spesso accompagna i criteri dell’uso del denaro anche all’interno della Chiesa?". "Sembra a volte - continua don Corazzina - che nella Chiesa valga il criterio del fine che giustifica i mezzi. Si proclama in tutti i modi la necessità del disarmo nei documenti e interventi ufficiali e poi si finge il nulla e ci si appoggia alle maggiori banche armate italiane ed estere. Ma è evangelico per la Chiesa fare profitti investendo nel commercio di armi?". E il sacerdote non manca di denunciare un fatto che spesso le comunità ecclesiali fingono di non conoscere: "Spesso, le banche si rivolgono alle parrocchie o agli organismi della Chiesa, offrendo condizioni particolarmente favorevoli. Crediamo sia moralmente doveroso chiederci come e dove investono questi istituti bancari. Non possiamo accettare il criterio che, avendo dei soldi, li dobbiamo far fruttare al meglio, senza interrogarci sul modo". Insomma - per parafrasare il messaggio del sito dell’Istituto per il sostentamento del clero - se "i sacerdoti aiutano tutti", non c'è bisogno che aiutino anche le banche che fanno affari con le armi. [GB]
Da una mail di oggi della ml banche_armate@yahoogroups.com che riprende una news di adista
lunedì, 14 gennaio, 2008
Tra i conti correnti aperti in 33 istituti di credito dall’Istituto per il sostentamento del clero della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) si trovano ben 13 banche che – in base ai dati dell'ultima Relazione del governo sulle esportazioni di armi italiane nel mondo – collaborano attivamente al commercio di armi italiane. Lo rivela un'inchiesta di Adista, il settimanale di "fatti e notizie del mondo cattolico", curata da Luca Kocci e disponibile online. Il settimanale ha "spulciato" la lista delle banche in cui la Cei ha aperto conti correnti per l'invio di offerte a sostegno dell'attività dei sacerdoti e, confrontandolo con l'elenco delle banche che - in base alla Relazione ufficiale della Presidenza del Consiglio - forniscono servizi in appoggio al commercio di armi italiane (qui l'elenco 2007 in .jpg) ha scoperto che 13 banche indicate dalla Cei fanno parte della lista delle cosiddette "banche armate". Tra gli istituti in questione ci sono quelli del gruppo Intesa–San Paolo (Banca Intesa, San Paolo Imi e Cassa di Risparmio di Bologna) che nel corso del 2006 hanno movimentato oltre 495 milioni di euro, cioè un terzo dell’intero volume di affari dell’export di armi italiane autorizzato dal governo, pari a 1.492 milioni. "Va detto - commenta Adista - che nell’estate 2007 il gruppo Intesa–San Paolo ha annunciato di sospendere la partecipazione a operazioni finanziarie che riguardano il commercio di armi. la Campagna ‘banche armate’, pur valutando positivamente la dichiarazione, attende di verificare l’effettivo mantenimento dell’impegno, che potrà essere valutato solo con la prossima Relazione del governo". "Oppure come Unicredit, al terzo posto della classifica delle "banche armate" con oltre 86 milioni di euro. O come il Banco di Brescia con 83 milioni di euro (che però ora fa parte, del gruppo Unione Banche Italiane il quale, ad ottobre, ha annunciato norme più restrittive in merito alla partecipazione al commercio di armi); la Banca Nazionale del Lavoro (80 milioni), la tedesca Deutsche Bank (78 milioni) e, con 38 milioni di euro, il gruppo Capitalia (Banco di Sicilia e Banca di Roma, che nel 2005 sponsorizzò anche la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, con Benedetto XVI). E poi una serie di banche ‘minori’ (Banca Popolare di Milano, Cassa di Risparmio di Firenze, Banca popolare dell’Emilia Romagna e Banco di Sardegna) che sono tuttavia coinvolte, sebbene con importi più bassi, nell’appoggio al commercio delle armi". "Probabilmente i procacciatori di fondi della Conferenza episcopale italiana ignorano che da otto anni alcune riviste cattoliche – 'Missione Oggi' dei saveriani, 'Nigrizia' dei comboniani e "Mosaico di Pace, promosso da Pax Christi – conducono una campagna di pressione (e di boicottaggio) contro le "banche armate", cioè gli istituti di credito che collaborano al commercio internazionale di armi" - commenta Adista. "Ma non leggono con particolare attenzione nemmeno i messaggi papali della Giornata mondiale della pace, compreso l’ultimo di Benedetto XVI: "Si deve registrare con rammarico l'aumento del numero di Stati coinvolti nella corsa agli armamenti" anche per responsabilità dei "Paesi del mondo industrialmente sviluppato che traggono lauti guadagni dalla vendita di armi", scrive il papa, auspicando "la mobilitazione di tutte le persone di buona volontà per trovare concreti accordi in vista di un'efficace smilitarizzazione". Altrimenti, forse, non avrebbero scelto, come partner finanziari della campagna per il sostentamento del clero attraverso le "offerte deducibili", proprio molte banche coinvolte nel mercato degli armamenti - aggiunge Adista. Il settimanale ha contattatto la CEI, il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica e l’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali ma "nessuno intende dare spiegazioni" - commenta laconico. Ha risposto invece don Fabio Corazzina, coordinatore nazionale di Pax Christi, una delle associazioni impegnate nella Campagna di pressione alle "banche armate" che chiede: "Perché non togliere quel velo di pudore e omertà che spesso accompagna i criteri dell’uso del denaro anche all’interno della Chiesa?". "Sembra a volte - continua don Corazzina - che nella Chiesa valga il criterio del fine che giustifica i mezzi. Si proclama in tutti i modi la necessità del disarmo nei documenti e interventi ufficiali e poi si finge il nulla e ci si appoggia alle maggiori banche armate italiane ed estere. Ma è evangelico per la Chiesa fare profitti investendo nel commercio di armi?". E il sacerdote non manca di denunciare un fatto che spesso le comunità ecclesiali fingono di non conoscere: "Spesso, le banche si rivolgono alle parrocchie o agli organismi della Chiesa, offrendo condizioni particolarmente favorevoli. Crediamo sia moralmente doveroso chiederci come e dove investono questi istituti bancari. Non possiamo accettare il criterio che, avendo dei soldi, li dobbiamo far fruttare al meglio, senza interrogarci sul modo". Insomma - per parafrasare il messaggio del sito dell’Istituto per il sostentamento del clero - se "i sacerdoti aiutano tutti", non c'è bisogno che aiutino anche le banche che fanno affari con le armi. [GB]
Da una mail di oggi della ml banche_armate@yahoogroups.com che riprende una news di adista
CONTRO IL CANONE RAI SUL COMPUTER!!!
SE LA RAI VUOLE INCASSARE SOLDI, RISPARMI SU PROGRAMMI CRETINI E I COMPENSI DEI SUOI BUROCRATI...
riprendo questa proposta dal sito del quotidiano La Repubblica (http://www.repubblica.it/)
No al canone Rai sui computer
Con lettere di sollecito dai toni quasi minatori la Rai dà la caccia ai cittadini che non pagano il canone Tv. Non solo, da un po' di tempo, la missiva comprende una frase in cui si precisa che il canone andrebbe pagato anche per "personal computer, decoder digitali e altri apparecchi multimediali". Questo perché il decreto del 1938 che istituisce il canone (allora solo per la radio) stabiliva che la tassa andava pagata su ogni "apprecchio atto o adattabile alla ricezione delle radioaudizioni". I consumatori e il mondo internet si ribellano all'idea di questa tassa assurda.
Anche a noi di Repubblica.it, questi metodi sembrano ingiusti e sbagliati. Per questo promuoviamo una raccolta di firme
riprendo questa proposta dal sito del quotidiano La Repubblica (http://www.repubblica.it/)
No al canone Rai sui computer
Con lettere di sollecito dai toni quasi minatori la Rai dà la caccia ai cittadini che non pagano il canone Tv. Non solo, da un po' di tempo, la missiva comprende una frase in cui si precisa che il canone andrebbe pagato anche per "personal computer, decoder digitali e altri apparecchi multimediali". Questo perché il decreto del 1938 che istituisce il canone (allora solo per la radio) stabiliva che la tassa andava pagata su ogni "apprecchio atto o adattabile alla ricezione delle radioaudizioni". I consumatori e il mondo internet si ribellano all'idea di questa tassa assurda.
Anche a noi di Repubblica.it, questi metodi sembrano ingiusti e sbagliati. Per questo promuoviamo una raccolta di firme
martedì 26 febbraio 2008
SEGNALAZIONE VIDEO SU SPESE MINISTERO DELLA DIFESA
Ricevo questa mail dalla ml Banche_armate@yahoogroups.com e la pubblico immediatamente…
Giuliano
vi segnalo l'ultima inchiesta di Rainews24 a cura di M. Sanna e M. Torrealta su "Spese Difesa: il Bilancio nel mirino" con i contributi di Sbilanciamoci e .... Guarguaglini e tanti altri...
http://www.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/inchieste/21022008_bilanci/
Non vi anticipo altro se non che è una panoramica che partendo dai casi di sistemi d'arma inefficienti mette in luce la commistione tra apparati militari ed aziende del settore per poi soffermarsi sulle spese per acquisire armamenti costosissimi ed evidenziare, infine, come queste spese influenzano la politica estera del nostro Paese.
Ultima replica oggi martedì 26 FEBBRAIO - 15:34
Ma il video a bassa risoluzione è sempre disponibile sul sito a questo link:
http://www.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/inchieste /21022008_bilanci/video/21022008_bilanci.wmv
Giuliano
vi segnalo l'ultima inchiesta di Rainews24 a cura di M. Sanna e M. Torrealta su "Spese Difesa: il Bilancio nel mirino" con i contributi di Sbilanciamoci e .... Guarguaglini e tanti altri...
http://www.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/inchieste/21022008_bilanci/
Non vi anticipo altro se non che è una panoramica che partendo dai casi di sistemi d'arma inefficienti mette in luce la commistione tra apparati militari ed aziende del settore per poi soffermarsi sulle spese per acquisire armamenti costosissimi ed evidenziare, infine, come queste spese influenzano la politica estera del nostro Paese.
Ultima replica oggi martedì 26 FEBBRAIO - 15:34
Ma il video a bassa risoluzione è sempre disponibile sul sito a questo link:
http://www.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/inchieste /21022008_bilanci/video/21022008_bilanci.wmv
lunedì 25 febbraio 2008
NON VOTATE PD
Dalla newsletter Megachip n. 45 di oggi, riporto questo articolo di Giulietto Chiesa...anche se non lo condivido sino in fondo. Lo pubblico perchè potrebbe essere una buona base per una discussione...
Numerosi lettori hanno scritto a Megachip o direttamente a Giulietto Chiesa a proposito del suo invito a non votare il Pd. Con il pezzo che segue Chiesa gli risponde.Cari amici, io ho espresso il mio punto di vista nelle mie ultime prese di posizione (che potrete trovare tutte sul mio sito www.giuliettochiesa.it, e nelle risposte che ho già dato a diversi lettori). Alcuni chiedono una sintesi, giustamente, perchè alla fine bisogna tirare delle somme. Parto dal fondo.
L'argomento principale per cui non si deve votare PD è che il PD è nato per esprimere gl'interessi di coloro che hanno depredato il paese economicamente in questi anni, facendo arretrare le condizioni di vita dei lavoratori in generale. Oggi si sta peggio di ieri. E' una responsabilità netta, chiara, precisa. In più si aggiunge l'inganno, perchè Veltroni e i suoi sodali, fingono di essere di sinistra, mentre stanno andando a destra. C'è un altro argomento da smontare: ma se Veltroni non vince, vincerà Berlusconi. Falso in molti sensi. Berlusconi vincerà perchè Veltroni ha deciso di correre da solo, rompendo con la sinistra. Questa sarà la causa prima, principale, inequivocabile, della sconfitta. Ma non è tutto.
Veltroni fa questa scelta non perchè vuole perdere. Non è stupido e non è idealista. La fa perchè sa che dopo le elezioni potrà giocarsi la partita con il centro e con la destra, a seconda dei risultati di alcune forze intermedie. Tutto potrà accadere, dopo questo voto, salvo un'alleanza tra il PD e le sinistre. Questa è la mia analisi. Se sbaglierò sono pronto a offrirvi un pranzo nella migliore trattoria che frequento, con dolce e anche un buon vino. Ma so di non sbagliare. Infine, last but not least: se ci troviamo con un Berlusconi imperante è perchè coloro che hanno dato vita all'ectoplasma del Partito Democratico non hanno fatto niente per togliergli il potere mediatico monopolistico di fatto che egli ha, per altro, conquistato fraudolentemente. Potevano farlo e non l'hanno fatto. Perchè votarli visto che sono inciuciati con Berlusconi? E potrei continuare a lungo, ma penso che possa bastare. Veniamo alla sinistra, cioè alla cosa rossa-arcobaleno. Per essere franchi - e l'ho già scritto - la considero corresponsabile di molti dei guai attuali. Ma non abbiamo di meglio, al momento attuale. Non credo che l'astensione sia una buona cosa. Non l'ho mai praticata. Con l'attuale sistema elettorale, sistema porcata, si può, senza fare errori gravi, dire alla gente di
a) non votare PD;
b) votare a sinistra del PD. Ogni voto che va in quella direzione è "meglio che niente";
c) Chiedere fino all'ultimo che i quattro partiti non si dividano i posti disponibili tra i loro apparati e si aprano per quanto possono fare al paese. Non è mai troppo tardi. Del resto è per il loro bene. Io sono convinto che, comunque, queste elezioni saranno uno spartiacque per la sinistra. Dopo si dovrà aprire una discussione a tutto campo per decidere dove e se vogliamo, possiamo andare, tutti insieme a ricostruire una visione alternativa all'attuale delirio autodistruttivo del pianeta. Io sto costruendo, per quanto posso, un piccolo bastione, che si chiama Il Bene Comune. Il mio scopo è costruire. Non presumo di avere tutte le ricette pronte. Sono pronto ad ascoltare. E a lavorare con gli altri. Certo non posso volerli indebolire perchè penso che saranno miei interlocutori. Ma anche per loro non ci saranno sconti se non capiranno che devono cambiare rotta. Questo è quello che penso, senza volpi sotto le ascelle, senza trucchi e diplomazie. Di cui non abbiamo più bisogno. Il resto lo sapete. Alcuni di voi sanno che faremo il nostro telegiornale e metteremo tutti e due i piedi nel sistema dell'informazione-comunicazione, in nome, per conto, con i soldi, della gente semplice e normale come me e voi. Da lì si ricomincia. Nel Partito Democratico non si comincia niente, si finisce.
Cordiali saluti Giulietto Chiesa
Numerosi lettori hanno scritto a Megachip o direttamente a Giulietto Chiesa a proposito del suo invito a non votare il Pd. Con il pezzo che segue Chiesa gli risponde.Cari amici, io ho espresso il mio punto di vista nelle mie ultime prese di posizione (che potrete trovare tutte sul mio sito www.giuliettochiesa.it, e nelle risposte che ho già dato a diversi lettori). Alcuni chiedono una sintesi, giustamente, perchè alla fine bisogna tirare delle somme. Parto dal fondo.
L'argomento principale per cui non si deve votare PD è che il PD è nato per esprimere gl'interessi di coloro che hanno depredato il paese economicamente in questi anni, facendo arretrare le condizioni di vita dei lavoratori in generale. Oggi si sta peggio di ieri. E' una responsabilità netta, chiara, precisa. In più si aggiunge l'inganno, perchè Veltroni e i suoi sodali, fingono di essere di sinistra, mentre stanno andando a destra. C'è un altro argomento da smontare: ma se Veltroni non vince, vincerà Berlusconi. Falso in molti sensi. Berlusconi vincerà perchè Veltroni ha deciso di correre da solo, rompendo con la sinistra. Questa sarà la causa prima, principale, inequivocabile, della sconfitta. Ma non è tutto.
Veltroni fa questa scelta non perchè vuole perdere. Non è stupido e non è idealista. La fa perchè sa che dopo le elezioni potrà giocarsi la partita con il centro e con la destra, a seconda dei risultati di alcune forze intermedie. Tutto potrà accadere, dopo questo voto, salvo un'alleanza tra il PD e le sinistre. Questa è la mia analisi. Se sbaglierò sono pronto a offrirvi un pranzo nella migliore trattoria che frequento, con dolce e anche un buon vino. Ma so di non sbagliare. Infine, last but not least: se ci troviamo con un Berlusconi imperante è perchè coloro che hanno dato vita all'ectoplasma del Partito Democratico non hanno fatto niente per togliergli il potere mediatico monopolistico di fatto che egli ha, per altro, conquistato fraudolentemente. Potevano farlo e non l'hanno fatto. Perchè votarli visto che sono inciuciati con Berlusconi? E potrei continuare a lungo, ma penso che possa bastare. Veniamo alla sinistra, cioè alla cosa rossa-arcobaleno. Per essere franchi - e l'ho già scritto - la considero corresponsabile di molti dei guai attuali. Ma non abbiamo di meglio, al momento attuale. Non credo che l'astensione sia una buona cosa. Non l'ho mai praticata. Con l'attuale sistema elettorale, sistema porcata, si può, senza fare errori gravi, dire alla gente di
a) non votare PD;
b) votare a sinistra del PD. Ogni voto che va in quella direzione è "meglio che niente";
c) Chiedere fino all'ultimo che i quattro partiti non si dividano i posti disponibili tra i loro apparati e si aprano per quanto possono fare al paese. Non è mai troppo tardi. Del resto è per il loro bene. Io sono convinto che, comunque, queste elezioni saranno uno spartiacque per la sinistra. Dopo si dovrà aprire una discussione a tutto campo per decidere dove e se vogliamo, possiamo andare, tutti insieme a ricostruire una visione alternativa all'attuale delirio autodistruttivo del pianeta. Io sto costruendo, per quanto posso, un piccolo bastione, che si chiama Il Bene Comune. Il mio scopo è costruire. Non presumo di avere tutte le ricette pronte. Sono pronto ad ascoltare. E a lavorare con gli altri. Certo non posso volerli indebolire perchè penso che saranno miei interlocutori. Ma anche per loro non ci saranno sconti se non capiranno che devono cambiare rotta. Questo è quello che penso, senza volpi sotto le ascelle, senza trucchi e diplomazie. Di cui non abbiamo più bisogno. Il resto lo sapete. Alcuni di voi sanno che faremo il nostro telegiornale e metteremo tutti e due i piedi nel sistema dell'informazione-comunicazione, in nome, per conto, con i soldi, della gente semplice e normale come me e voi. Da lì si ricomincia. Nel Partito Democratico non si comincia niente, si finisce.
Cordiali saluti Giulietto Chiesa
DON MILANI, TORNA!
Dal sito www.ildialogo.org traggo questo articolo su don Milani di Mario Pancera
DOPO che, l’11 febbraio 1965, un gruppo di cappellani militari della regione toscana aveva stilato un comunicato che si concludeva con questa frase: «Considerano un insulto alla patria e ai suoi caduti la cosiddetta “obiezione di coscienza“ che, estranea al comandamento cristiano dell’amore, è espressione di viltà», don Lorenzo Milani rispose loro con una lettera, che provocò non solo un processo (contro di lui) ma svegliò molti italiani (in suo favore) e ancora oggi è un piccolo monumento nella storia della società contemporanea.Oggi, l’obiezione di coscienza viene invocata come diritto, non solo dai militari, ma anche da professionisti di altre categorie, come i medici nei casi di aborto, anche terapeutico. Secondo la vecchia lettera dei cappellani militari toscani, questi medici, ora sostenuti dalla Chiesa cattolica come difensori della vita, sarebbero vili sostenitori di un’idea «estranea al comandamento cristiano dell’amore». I tempi cambiano. Forse, altri sacerdoti dovrebbero prendere la penna in mano e riportare di nuovo in primo piano il testo di don Milani. Per l’obiezione alla guerra? Proprio per l’obiezione alla guerra.Ma non si può. Anche don Milani non potrebbe più farla, dovrebbe cambiare argomenti e obiettivi. La guerra, ormai, si fa di mestiere. Il parroco di Barbiana in quella sua risposta citava Gandhi: «Io non traccio alcuna distinzione tra coloro che portano le armi di distruzione e coloro che prestano servizio di Croce Rossa. Entrambi partecipano alla guerra e ne promuovono la causa. Entrambi sono colpevoli del crimine della guerra» (Non-violence in peace and war. Ahmedabad 14 vol. I). Per chi fa la guerra di mestiere è una frase allucinante, sono le parole di un pazzo Infatti, fu assassinato. E quel «pazzo» (così veniva definito in una lettera minatoria pubblicata sui giornali) di don Milani quasi certamente partirebbe da qui.Parlando di patria, i cappellani militari toscani tracciavano una differenza fra italiani e stranieri. Differenza logica, visto che ci sono nazioni e confini, ma traumatica quando si parla di una «patria» contro l’altra: qui non ci si aiuta, si muore. Don Milani affermava: «Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto».Penso che un cristiano non possa non acconsentire. Don Milani ricordava che Vittorio Emanuele II di Savoia, il «re buono», premiò nel 1898 il generale Bava Beccaris che a Milano aveva fatto cannoneggiare una folla di mendicanti che aspettavano la minestra davanti a un convento: «solo perché i ricchi (allora come oggi) esigevano il privilegio di non pagare tasse. Volevano sostituire la tassa sulla polenta con qualcosa di peggio per i poveri e di meglio per loro. Ebbero quel che volevano. I morti furono 80, i feriti innumerevoli. Fra i soldati non ci fu né un ferito né un obiettore. Finito il servizio militare tornarono a casa a mangiare polenta. Poca perché era rincarata».
Mario Pancera
DOPO che, l’11 febbraio 1965, un gruppo di cappellani militari della regione toscana aveva stilato un comunicato che si concludeva con questa frase: «Considerano un insulto alla patria e ai suoi caduti la cosiddetta “obiezione di coscienza“ che, estranea al comandamento cristiano dell’amore, è espressione di viltà», don Lorenzo Milani rispose loro con una lettera, che provocò non solo un processo (contro di lui) ma svegliò molti italiani (in suo favore) e ancora oggi è un piccolo monumento nella storia della società contemporanea.Oggi, l’obiezione di coscienza viene invocata come diritto, non solo dai militari, ma anche da professionisti di altre categorie, come i medici nei casi di aborto, anche terapeutico. Secondo la vecchia lettera dei cappellani militari toscani, questi medici, ora sostenuti dalla Chiesa cattolica come difensori della vita, sarebbero vili sostenitori di un’idea «estranea al comandamento cristiano dell’amore». I tempi cambiano. Forse, altri sacerdoti dovrebbero prendere la penna in mano e riportare di nuovo in primo piano il testo di don Milani. Per l’obiezione alla guerra? Proprio per l’obiezione alla guerra.Ma non si può. Anche don Milani non potrebbe più farla, dovrebbe cambiare argomenti e obiettivi. La guerra, ormai, si fa di mestiere. Il parroco di Barbiana in quella sua risposta citava Gandhi: «Io non traccio alcuna distinzione tra coloro che portano le armi di distruzione e coloro che prestano servizio di Croce Rossa. Entrambi partecipano alla guerra e ne promuovono la causa. Entrambi sono colpevoli del crimine della guerra» (Non-violence in peace and war. Ahmedabad 14 vol. I). Per chi fa la guerra di mestiere è una frase allucinante, sono le parole di un pazzo Infatti, fu assassinato. E quel «pazzo» (così veniva definito in una lettera minatoria pubblicata sui giornali) di don Milani quasi certamente partirebbe da qui.Parlando di patria, i cappellani militari toscani tracciavano una differenza fra italiani e stranieri. Differenza logica, visto che ci sono nazioni e confini, ma traumatica quando si parla di una «patria» contro l’altra: qui non ci si aiuta, si muore. Don Milani affermava: «Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto».Penso che un cristiano non possa non acconsentire. Don Milani ricordava che Vittorio Emanuele II di Savoia, il «re buono», premiò nel 1898 il generale Bava Beccaris che a Milano aveva fatto cannoneggiare una folla di mendicanti che aspettavano la minestra davanti a un convento: «solo perché i ricchi (allora come oggi) esigevano il privilegio di non pagare tasse. Volevano sostituire la tassa sulla polenta con qualcosa di peggio per i poveri e di meglio per loro. Ebbero quel che volevano. I morti furono 80, i feriti innumerevoli. Fra i soldati non ci fu né un ferito né un obiettore. Finito il servizio militare tornarono a casa a mangiare polenta. Poca perché era rincarata».
Mario Pancera
martedì 19 febbraio 2008
LISTE NONVIOLENTE ALLE PROSSIME ELEZIONI
Traggo questi due testi dal Notiziario telematico La nonviolenza è in cammino. Si tratta di due scritti che hanno per oggetto la presentazione di liste nonviolente alle prossime elezioni. È una scelta di rottura, anche con la cosiddetta sinistra radicale, sedicente pacifista e nonviolenta, ma che finanzia le missioni di guerra e che vota le finanziarie ‘armate'…
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i lettori del blog…
Scrivetemi: si potrebbe aprire uno spazio sul blog dedicato alle vostre riflessioni…
A presto, dunque,
Giuliano
RIFLESSIONE. PEPPE SINI: UNA PROPOSTA SEMPLICE SEMPLICE
Nessuna persona sana di comprendonio penserebbe di fondare un partito inquindici giorni (a meno di non possedere un congruo numero di retitelevisive). Così quello che propone questo foglio é semplicemente di presentare liste della sinistra della nonviolenza alle elezioni politiche, con pochi ma precisi obiettivi, limitati e chiari.
Il primo: permettere di votare secondo coscienza a tante persone amiche della nonviolenza, o anche solo contrarie alla guerra e non disponibili a votare né per i partiti stragisti e razzisti né per gruppi dalle posizioni equivoche (i peronisti di turno, gli imbroglioni e i voltagabbana di sempre, gli squadristi comunque travestiti, gli irresponsabili e i totalitari che non mancano mai).
Il secondo: offrire un punto di riferimento nazionale - e quindi un effettivo servizio di sostegno nella campagna elettorale - a eventuali liste locali che volessero anch'esse caratterizzarsi per la scelta nitida e intransigente del femminismo, dell'ecologia, della nonviolenza, dell'impegno antirazzista e antimafia, della difesa dei diritti e dell'impegno di liberazione delle persone, delle classi e delle popolazioni oppresse.
Il terzo: smetterla di delegare il governo della cosa pubblica a camarille corrotte e ideologie totalitarie; uscire dalla rassegnazione e dalla subalternità; rompere quella passività che é complicità col male.
Questa é la base di partenza, concreta e immediata, senza tanti fronzoli esenza tante elucubrazioni.
*Se poi le liste della nonviolenza si facessero, i criteri per parteciparvi potrebbero essere quelli già più volte enunciati su questo foglio: ad esempio il criterio della democrazia paritaria e duale "50 e 50 ovunque si decide" alternando i candidati dei due generi, cominciando sempre da una donna; ad esempio la candidatura nelle teste di lista solo di persone che lungo decenni abbiano dato costante prova di rigore morale e intellettuale,e che siano considerate autorevoli e degne di fiducia per unanime consenso di tutti i gruppi locali impegnati a presentare e sostenere le liste della nonviolenza (con la telematica un'ampia consultazione al riguardo é possibile in tempi assai ristretti).
*Se poi per avventura non solo le liste della nonviolenza si presentassero, ma addirittura si eleggesse una persona, o più, in parlamento (e questa é probabilmente l'ultima occasione, perché dalle prossime elezioni politiche é assai probabile se non del tutto certo che vi sarà una soglia di sbarramento che impedirà a liste fortemente caratterizzate nel senso del rigore morale di entrare nell'organo legislativo) mi permetto di dire che molti amici non immaginano quale immenso frugifero lavoro anche una sola persona potrebbe fare: basterà citare il lavoro svolto personalmente da Alexander Langer che seppe costantemente valorizzare i suoi incarichi istituzionali e le opportunità che essi gli davano anche per promuovere movimenti, informazione, mobilitazione, costruzione di reti di amicizia, democrazia, solidarietà, nonviolenza. Ed a quel punto, se vi sarà un risultato concreto, allora si potrà anche discutere di criteri organizzativi e quant'altro piaccia se proprio si sente il bisogno di forme più articolate e strutture più rigide. Per ora a mio modestissimo avviso é sufficiente l'autorità morale delle tre persone promotrici dell'appello per il 2 marzo a Bologna, che per quanto mi concerne considererei hic et nunc (e fino a prova contraria) garanti pienamente soddisfacenti per tutta la fase che da febbraio giunge ad aprile. Se vogliamo tentare questo viaggio sarebbe bene che cominciassimo a fare un passo dopo l'altro. E mentre si cammina si apre il cammino.
APPELLI.
MICHELE BOATO, MARIA G. DI RIENZO, MAO VALPIANA: CRISI POLITICA.COSA POSSIAMO FARE COME DONNE E UOMINI ECOLOGISTI E AMICI DELLA NONVIOLENZA? DISCUTIAMONE IL 2 MARZO A BOLOGNA
[Riproponiamo il seguente appello già apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino". Michele Boato é nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la nocività dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, é impegnato da sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "AlexanderLanger", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Terae Aqua". Ha promosso la prima Università Verde in Italia. Parlamentare nel 1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagne nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre,
contrasta i fanghi industriali di Marghera. É impegnato nella campagna"Meno rifiuti". É stato anche presidente della FederConsumatori. É una delle figure più significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che ha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un costante atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone e valorizzandone dignità e sensibilità. Tra le opere di Michele Boato: ha curato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro;cfr. ad esempio: Conserva la carta, puoi salvare un albero (con MarioBreda); Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, una catastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tamtam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con MarcoScacchetti); Erre magica: riparare riusare riciclare (con Angelo Favalli); In laguna (con Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione (con Giovanna Ricoveri). Maria G. Di Rienzo é una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerchestoriche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Università di Sydney (Australia); é impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarietà e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. DiRienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni IntraMoenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un più ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista é in"Notizie minime della nonviolenza" n. 81.
Mao (Massimo) Valpiana é una delle figure più belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; é nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si é impegnato nel Movimento Nonviolento (si é diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), é membro del comitato dicoordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casadella nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "AzioneNonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazionedella Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui é stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per"blocco ferroviario", é stato assolto); é inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezionedi Coscienza); é stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia perla pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarietà con Clementina Cantoni, la volontaria italianarapita in Afghanistan e poi liberata.
Un suo profilo autobiografico, scrittocon grande gentilezza e generosità su nostra richiesta, é nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza é in cammino"; una sua ampia intervista énelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007]
Nessuno, o quasi, si aspettava così presto la caduta del governo Prodi e le elezioni politiche fissate al 13-14 aprile. Poco importa se la causa sia diVeltroni ("Il Partito Democratico, comunque, andrà alle elezioni da solo"), di Mastella, o Dini (Di Pietro, Turigliatto ecc.). A noi, che pure abbiamo votato e apprezzato per talune scelte la coalizionedi Prodi, ci appare evidente che:in Afghanistan il governo di centrosinistra ha confermato, proseguito, finanziato, una missione militare che ha coinvolto il nostro paese in unavera e propria guerra, in violazione della Costituzione. A Venezia Prodi é il padrino del Mose, assieme a Berlusconi, Galan e l'exsindaco prodiano P. Costa.A Vicenza é il sostenitore accanito della base Usa "Dal Molin" (con gli stessi di sopra, più D'Alema e Rutelli). A Viterbo il governo di centrosinistra ha sottoscritto un accordo di programma con la Regione Lazio per la costruzione di un nuovo devastante mega-aeroporto per voli low cost. In Campania il centrosinistra é la banda degli inceneritori; così a Brescia, Modena, in Toscana ecc. E su questi, come su troppi altri esempi (la Tav di Mercedes Bresso, Di Pietro e Chiamparino, il Ponte di Messina del solito Di Pietro e P. Costa, i rigassificatori di Bersani e Realacci, gli Ogm e il nucleare di Veronesi, Bersani, Letta ecc.), va a braccetto col peggior centrodestra. Non si capisce più niente: "Cos'é la destra, cos'é la sinistra?" cantava Gaber e nessuno sa più rispondergli.
*A luglio 2007 abbiamo aperto un dibattito su "Come contare di più nelle scelte politiche locali e nazionali, come ecologisti". Dopo una cinquantinadi interventi telematici, ci siamo incontrati il 6 ottobre a Firenze,eravamo una quarantina di persone, con alle spalle molte esperienzepositive, ma anche pesanti delusioni. Emergeva:
1. la necessità di una svolta che renda più efficace l'ecologismo, a partire da una rete che rafforzi le moltissime, spesso sconosciute, esperienze locali;
2. l'estrema difficoltà a creare, in tempi brevi, qualcosa di più solido negli obiettivi, nei metodi, nell'organizzazione;
3. pero', forse, una possibilità di costruire un "programma comune" (alcuni di noi si sono presi l'incarico di farne girare dei spezzoni, una bozza) eun metodo condiviso per non ricadere nei meccanismi deipartiti/carriere/verticismi ecc. (una prima proposta l'ha fatta girare Lino Balza, finora senza "ritorni", né positivi né critici);
4. l'idea di avere un confronto diretto sia con gli "amici di Grillo" che con i proponenti la "Lista civica nazionale" (ma questi incontri non si sonopiù fatti);
5. comunque contribuire alla nascita, crescita, miglioramento di liste civiche (anche) ecologiste nelle città dove quest'anno si andrà alle elezioni amministrative. Sappiamo che sta succedendo in molte città, ma le notizie faticano a circolare.
*Nel frattempo, nell'area nonviolenta e pacifista (Movimento Nonviolento, Tavola della Pace) prosegue la riflessione sul tema "nonviolenza e politica", mentre il giornale quotidiano telematico "Notizie minime dellanonviolenza in cammino" sostiene la necessità che alle prossime elezioni politiche vi sia una presenza di "liste elettorali della sinistra dellanonviolenza".
*Ora ci sono le nuove elezioni, che si svolgeranno con una legge elettoralepessima e una campagna peggiore: in molti ci chiediamo cosa possiamo/dobbiamo fare. La sensazione che finora abbiamo é di una situazione compromessa e non recuperabile nell'immediato, da un punto di vista di un serio movimento ecologista e nonviolento, che voglia avere una sponda (se non addirittura un'espressione) altrettanto seria in Parlamento. Bisogna verificare le reali forze che abbiamo, e se non possiamo farlo subito, almeno avviare un serio lavoro a partire dalle realtà locali (comuni, province, regioni) perc ostruire in prospettiva un movimento politico nazionale indipendente, autonomo, che cammini da solo sulle gambe della nonviolenza, dell'ecologia e del femminismo (l'assenza di rispetto e di riconoscimento di valore é il terreno su cui la violenza e l'esclusione crescono). Ma, per non stare a lamentarsi/piangere/imprecare/diventare individualisti-qualunquisti, forse é il caso di riaprire con urgenza la discussione interrotta ad ottobre, e coinvolgere altre realtà del più vasto movimento per la nonviolenza e l'ecologia, sia rispondendo a questa mail, sia incontrandoci a Bologna domenica 2 marzo (nella sala sindacale deiferrovieri, appena usciti dalla porta principale della Stazione, lato piazzale, a sinistra si vede il parcheggio delle biciclette, dove c'éun'entrata con una sbarra per andare alla mensa e alla sede dei carabinieri: poco avanti, sulla destra, c'é la sala con la scritta Cub), per verificare se possiamo stringere i tempi della rete, fare proposte di un qualche peso(anche) sul piano nazionale, o altro che qualcuno puo' suggerire a stretto giro di mail.
A presto, Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana
*Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato@tin.it
*Per contattare individualmente i promotori:
Michele Boato: micheleboato@tin.it
Maria G. Di Rienzo: sheela59@libero.it
Mao Valpiana: mao@nonviolenti.org
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedì de "La nonviolenza é in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532,
e-mail: nbawac@tin.it
Numero 148 del 19 febbraio 2008 Per ricevere questo foglio é sufficiente cliccare su: nonviolenza-request@peacelink.it?subject=subscribe
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i lettori del blog…
Scrivetemi: si potrebbe aprire uno spazio sul blog dedicato alle vostre riflessioni…
A presto, dunque,
Giuliano
RIFLESSIONE. PEPPE SINI: UNA PROPOSTA SEMPLICE SEMPLICE
Nessuna persona sana di comprendonio penserebbe di fondare un partito inquindici giorni (a meno di non possedere un congruo numero di retitelevisive). Così quello che propone questo foglio é semplicemente di presentare liste della sinistra della nonviolenza alle elezioni politiche, con pochi ma precisi obiettivi, limitati e chiari.
Il primo: permettere di votare secondo coscienza a tante persone amiche della nonviolenza, o anche solo contrarie alla guerra e non disponibili a votare né per i partiti stragisti e razzisti né per gruppi dalle posizioni equivoche (i peronisti di turno, gli imbroglioni e i voltagabbana di sempre, gli squadristi comunque travestiti, gli irresponsabili e i totalitari che non mancano mai).
Il secondo: offrire un punto di riferimento nazionale - e quindi un effettivo servizio di sostegno nella campagna elettorale - a eventuali liste locali che volessero anch'esse caratterizzarsi per la scelta nitida e intransigente del femminismo, dell'ecologia, della nonviolenza, dell'impegno antirazzista e antimafia, della difesa dei diritti e dell'impegno di liberazione delle persone, delle classi e delle popolazioni oppresse.
Il terzo: smetterla di delegare il governo della cosa pubblica a camarille corrotte e ideologie totalitarie; uscire dalla rassegnazione e dalla subalternità; rompere quella passività che é complicità col male.
Questa é la base di partenza, concreta e immediata, senza tanti fronzoli esenza tante elucubrazioni.
*Se poi le liste della nonviolenza si facessero, i criteri per parteciparvi potrebbero essere quelli già più volte enunciati su questo foglio: ad esempio il criterio della democrazia paritaria e duale "50 e 50 ovunque si decide" alternando i candidati dei due generi, cominciando sempre da una donna; ad esempio la candidatura nelle teste di lista solo di persone che lungo decenni abbiano dato costante prova di rigore morale e intellettuale,e che siano considerate autorevoli e degne di fiducia per unanime consenso di tutti i gruppi locali impegnati a presentare e sostenere le liste della nonviolenza (con la telematica un'ampia consultazione al riguardo é possibile in tempi assai ristretti).
*Se poi per avventura non solo le liste della nonviolenza si presentassero, ma addirittura si eleggesse una persona, o più, in parlamento (e questa é probabilmente l'ultima occasione, perché dalle prossime elezioni politiche é assai probabile se non del tutto certo che vi sarà una soglia di sbarramento che impedirà a liste fortemente caratterizzate nel senso del rigore morale di entrare nell'organo legislativo) mi permetto di dire che molti amici non immaginano quale immenso frugifero lavoro anche una sola persona potrebbe fare: basterà citare il lavoro svolto personalmente da Alexander Langer che seppe costantemente valorizzare i suoi incarichi istituzionali e le opportunità che essi gli davano anche per promuovere movimenti, informazione, mobilitazione, costruzione di reti di amicizia, democrazia, solidarietà, nonviolenza. Ed a quel punto, se vi sarà un risultato concreto, allora si potrà anche discutere di criteri organizzativi e quant'altro piaccia se proprio si sente il bisogno di forme più articolate e strutture più rigide. Per ora a mio modestissimo avviso é sufficiente l'autorità morale delle tre persone promotrici dell'appello per il 2 marzo a Bologna, che per quanto mi concerne considererei hic et nunc (e fino a prova contraria) garanti pienamente soddisfacenti per tutta la fase che da febbraio giunge ad aprile. Se vogliamo tentare questo viaggio sarebbe bene che cominciassimo a fare un passo dopo l'altro. E mentre si cammina si apre il cammino.
APPELLI.
MICHELE BOATO, MARIA G. DI RIENZO, MAO VALPIANA: CRISI POLITICA.COSA POSSIAMO FARE COME DONNE E UOMINI ECOLOGISTI E AMICI DELLA NONVIOLENZA? DISCUTIAMONE IL 2 MARZO A BOLOGNA
[Riproponiamo il seguente appello già apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino". Michele Boato é nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la nocività dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, é impegnato da sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "AlexanderLanger", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Terae Aqua". Ha promosso la prima Università Verde in Italia. Parlamentare nel 1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagne nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre,
contrasta i fanghi industriali di Marghera. É impegnato nella campagna"Meno rifiuti". É stato anche presidente della FederConsumatori. É una delle figure più significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che ha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un costante atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone e valorizzandone dignità e sensibilità. Tra le opere di Michele Boato: ha curato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro;cfr. ad esempio: Conserva la carta, puoi salvare un albero (con MarioBreda); Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, una catastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tamtam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con MarcoScacchetti); Erre magica: riparare riusare riciclare (con Angelo Favalli); In laguna (con Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione (con Giovanna Ricoveri). Maria G. Di Rienzo é una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerchestoriche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Università di Sydney (Australia); é impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarietà e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. DiRienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni IntraMoenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un più ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista é in"Notizie minime della nonviolenza" n. 81.
Mao (Massimo) Valpiana é una delle figure più belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; é nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si é impegnato nel Movimento Nonviolento (si é diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), é membro del comitato dicoordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casadella nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "AzioneNonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazionedella Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui é stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per"blocco ferroviario", é stato assolto); é inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezionedi Coscienza); é stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia perla pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarietà con Clementina Cantoni, la volontaria italianarapita in Afghanistan e poi liberata.
Un suo profilo autobiografico, scrittocon grande gentilezza e generosità su nostra richiesta, é nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza é in cammino"; una sua ampia intervista énelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007]
Nessuno, o quasi, si aspettava così presto la caduta del governo Prodi e le elezioni politiche fissate al 13-14 aprile. Poco importa se la causa sia diVeltroni ("Il Partito Democratico, comunque, andrà alle elezioni da solo"), di Mastella, o Dini (Di Pietro, Turigliatto ecc.). A noi, che pure abbiamo votato e apprezzato per talune scelte la coalizionedi Prodi, ci appare evidente che:in Afghanistan il governo di centrosinistra ha confermato, proseguito, finanziato, una missione militare che ha coinvolto il nostro paese in unavera e propria guerra, in violazione della Costituzione. A Venezia Prodi é il padrino del Mose, assieme a Berlusconi, Galan e l'exsindaco prodiano P. Costa.A Vicenza é il sostenitore accanito della base Usa "Dal Molin" (con gli stessi di sopra, più D'Alema e Rutelli). A Viterbo il governo di centrosinistra ha sottoscritto un accordo di programma con la Regione Lazio per la costruzione di un nuovo devastante mega-aeroporto per voli low cost. In Campania il centrosinistra é la banda degli inceneritori; così a Brescia, Modena, in Toscana ecc. E su questi, come su troppi altri esempi (la Tav di Mercedes Bresso, Di Pietro e Chiamparino, il Ponte di Messina del solito Di Pietro e P. Costa, i rigassificatori di Bersani e Realacci, gli Ogm e il nucleare di Veronesi, Bersani, Letta ecc.), va a braccetto col peggior centrodestra. Non si capisce più niente: "Cos'é la destra, cos'é la sinistra?" cantava Gaber e nessuno sa più rispondergli.
*A luglio 2007 abbiamo aperto un dibattito su "Come contare di più nelle scelte politiche locali e nazionali, come ecologisti". Dopo una cinquantinadi interventi telematici, ci siamo incontrati il 6 ottobre a Firenze,eravamo una quarantina di persone, con alle spalle molte esperienzepositive, ma anche pesanti delusioni. Emergeva:
1. la necessità di una svolta che renda più efficace l'ecologismo, a partire da una rete che rafforzi le moltissime, spesso sconosciute, esperienze locali;
2. l'estrema difficoltà a creare, in tempi brevi, qualcosa di più solido negli obiettivi, nei metodi, nell'organizzazione;
3. pero', forse, una possibilità di costruire un "programma comune" (alcuni di noi si sono presi l'incarico di farne girare dei spezzoni, una bozza) eun metodo condiviso per non ricadere nei meccanismi deipartiti/carriere/verticismi ecc. (una prima proposta l'ha fatta girare Lino Balza, finora senza "ritorni", né positivi né critici);
4. l'idea di avere un confronto diretto sia con gli "amici di Grillo" che con i proponenti la "Lista civica nazionale" (ma questi incontri non si sonopiù fatti);
5. comunque contribuire alla nascita, crescita, miglioramento di liste civiche (anche) ecologiste nelle città dove quest'anno si andrà alle elezioni amministrative. Sappiamo che sta succedendo in molte città, ma le notizie faticano a circolare.
*Nel frattempo, nell'area nonviolenta e pacifista (Movimento Nonviolento, Tavola della Pace) prosegue la riflessione sul tema "nonviolenza e politica", mentre il giornale quotidiano telematico "Notizie minime dellanonviolenza in cammino" sostiene la necessità che alle prossime elezioni politiche vi sia una presenza di "liste elettorali della sinistra dellanonviolenza".
*Ora ci sono le nuove elezioni, che si svolgeranno con una legge elettoralepessima e una campagna peggiore: in molti ci chiediamo cosa possiamo/dobbiamo fare. La sensazione che finora abbiamo é di una situazione compromessa e non recuperabile nell'immediato, da un punto di vista di un serio movimento ecologista e nonviolento, che voglia avere una sponda (se non addirittura un'espressione) altrettanto seria in Parlamento. Bisogna verificare le reali forze che abbiamo, e se non possiamo farlo subito, almeno avviare un serio lavoro a partire dalle realtà locali (comuni, province, regioni) perc ostruire in prospettiva un movimento politico nazionale indipendente, autonomo, che cammini da solo sulle gambe della nonviolenza, dell'ecologia e del femminismo (l'assenza di rispetto e di riconoscimento di valore é il terreno su cui la violenza e l'esclusione crescono). Ma, per non stare a lamentarsi/piangere/imprecare/diventare individualisti-qualunquisti, forse é il caso di riaprire con urgenza la discussione interrotta ad ottobre, e coinvolgere altre realtà del più vasto movimento per la nonviolenza e l'ecologia, sia rispondendo a questa mail, sia incontrandoci a Bologna domenica 2 marzo (nella sala sindacale deiferrovieri, appena usciti dalla porta principale della Stazione, lato piazzale, a sinistra si vede il parcheggio delle biciclette, dove c'éun'entrata con una sbarra per andare alla mensa e alla sede dei carabinieri: poco avanti, sulla destra, c'é la sala con la scritta Cub), per verificare se possiamo stringere i tempi della rete, fare proposte di un qualche peso(anche) sul piano nazionale, o altro che qualcuno puo' suggerire a stretto giro di mail.
A presto, Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana
*Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato@tin.it
*Per contattare individualmente i promotori:
Michele Boato: micheleboato@tin.it
Maria G. Di Rienzo: sheela59@libero.it
Mao Valpiana: mao@nonviolenti.org
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedì de "La nonviolenza é in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532,
e-mail: nbawac@tin.it
Numero 148 del 19 febbraio 2008 Per ricevere questo foglio é sufficiente cliccare su: nonviolenza-request@peacelink.it?subject=subscribe
domenica 17 febbraio 2008
Uno scritto di Franca Rame...a cui seguirà risposta...
Ricevo la segtnazione dall'amico Marino Bocchi...
Segnalo questa lettera aperta di Franca Rame a Romano Prodi pubblicatail 14 febbraio da La Stampa e oggi da Repubblica in uno spazio a pagamento: http://www.francarame.it/
Un caro saluto. Marino.
---------------------------
Gentile presidente Prodi, mi scusi se la disturbo, ma non posso farnea meno: ho una domanda da porLe che riguarda un grosso problema morale a cui La prego cortesemente di rispondere. Sono giorni che con grande malessere e malinconia, mi ritrovo a ragionare da sola sul susseguirsi degli avvenimenti, cercando di ricostruire come si sia arrivati aquesta catastrofica situazione. Per capirci qualcosa dobbiamo partire dall’inizio della storia, rivederci i passi salienti della XV legislatura. Ricordo in quanti siamo andati alle urne sentendo il dovere di allontanare il rischio di un nuovo governo Berlusconi, e con lui tutte le sue leggi vergogna e il rosario di sciagure che ci ha imposto a proprio vantaggio. RitenendoLa persona onesta leale e capace, gli elettori confidavano nella realizzazione di almeno una buona parte delle 280 pagine del programma dell’Unione, dove già a pagina 18 si parla di conflitto d’interessi. Questa non era una vaga promessa ma un impegno sacrosanto che si assumeva coi Suoi elettori. Un impegno ribadito con forza subito dopo la vittoria elettorale, e prima di vestire la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. Ne è passato del tempo, quasi due anni, ma di questo programma solo una parte ha visto la luce. Oltre tutto, sui problemi più scottanti non si è neppure iniziato un dibattito, anzi si sono accantonati come si fa con i quesiti fastidiosi. Come mai? Da cosa è stato causato questo “accantonamento” dei molti problemi? Io mi rifiuto assolutamente di ritenerLa un giocoliere da Porta a Porta, che fa contratti con gli italiani e poi se la ride alle loro spalle. Temo piuttosto che Lei non abbia potuto tener fede al Suo programma perché a qualcuno della coalizione di sinistra o, meglio, sinistra-centrodestra non andava bene. Il Suo torto Presidente, mi permetta l’ardire e mi scusi, è stato quello di non denunciare subito, pubblicamente, le difficoltà in cui si veniva a trovare, a costo di recarsi in televisione e, a reti unificate, svelare la situazione, con un discorso tipo questo: “Mi rivolgo a voi, cittadini democratici che mi avete eletto vostro Presidente certi che avrei mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale. Promesse che era mia profonda intenzione attuare, ma purtroppo mi è stato impedito. Sto a Palazzo Chigi, sì, ma in una condizione che ben si potrebbe definire di “libertà limitata”. I miei custodi sono coloro che non gradiscono cambiamenti sostanziali. Essi anelano piuttosto a poltrone, privilegi e affari. Ecco i nomi: …..” e doveva fare veramente i nomi, caro Presidente! Credo che Lei,Presidente, più di una volta abbia pensato veramente di dar fiato a questa denuncia, ma il senso di responsabilità e il timore per un futuro negativo per il Paese glieLo hanno impedito. Però a questo punto, Lei non se ne può andare con un indice di gradimento che non si merita, come non merita che si provino sfiducia e senso d’ironia verso la Sua persona. Quante volte è stato insultato, disprezzato e profondamente offeso? No, non può andarsene così, tra i lazzi di tantir ozzi-cafoni che ahimè ci accompagneranno negli anni futuri. La rispetto troppo per accettarlo. Caro Presidente, lei ha il dovere, l ’obbligo di riacquistare la credibilità e la considerazione che si merita. C’è una sola strada da percorrere, anche se faticosa. Ma lo deve al Paese: fuori i nomi di chi Le ha impedito di portare a termine gli obiettivi prefissati e soprattutto le subdole scantonate ricattatorie con le quali è stato indotto ad affossare le parti essenziali del programma. E’ indispensabile che i Suoi elettori siano consci d’ogni pressione alla quale ha dovuto adattarsi e cedere. Dobbiamo sapere quali sono gli onorevoli che, sia in Parlamento che al Governo hanno materialmente fatto opposizione alla realizzazione di misure fondamentali per il cambiamento del nostro Paese. È un diritto che ci spetta. E Lei, professor Prodi, questo atto ce lo deve. Non solo per onorare la nostra lealtà ma anche la Sua. Il suo silenzio è sicuramente un gesto di fairplay nei confronti dei suoi avversari, ma in questo modo ci lascia nelle loro mani! Chi Le ha imposto quel numero spropositato di sottosegretari, ministri con portafoglio e senza portafoglio? Chi si è opposto all’abbattimento dei costi della politica? Chi ha bloccato, nei fatti, la più severa applicazione della riforma in materia di sicurezza sul lavoro? Chi sono le persone che hanno vanificato la realizzazione dei DICO? Chi ha voluto la vergogna dell’indulto di tre anni? Chi le ha tirato la giacchetta per tentaredi portare a termine una legge-bavaglio sulle intercettazioni? Chi havoluto il commissario De Gennaro a Napoli, il super-poliziotto di buona memoria alcuna in materia di gestione dei rifiuti? Chi si è messo di traverso per bloccare la tassazione delle rendite finanziarie? Chi ha impedito un serio confronto sulle missioni all’estero? E sulla base di Vicenza? Chi Le ha fatto ingoiarel’accettazione di quel impegno capestro? Tutte scelte soltanto Sue? Ma chi ci può credere?! Come diceva Socrate: “Solo rovesciando la tunica lisa si può leggere con chiarezza la storia di chi l’indossava.” Quindi sarebbe davvero utile che Lei spiegasse pubblicamente a tutti i cittadini italiani le vere ragioni che hanno portato prima al giornaliero logoramento e poi alla caduta del Governo da Lei presieduto. Non può tacere i motivi veri della crisi, altrimenti permetterebbe che coloro che hanno deliberatamente affossato il Suo Esecutivo, possano tranquillamente continuare ad abbattere qualsiasi tentativo serio di modificare la situazione di grave deterioramento, politico, economico e sociale, del nostro Paese. E non mi riferisco soltanto a responsabilità dell’opposizione ben organizzata (questo è il mestiere del polo conservatore!) ma piuttosto al tradimento messo in atto da elementi di governo in combutta con ambigui faccendieri. Se non si assume, una volta per tutte, il coraggio politico di fare chiarezza, ci troveremo come sempre a roteare nel cerchio dell’ignavia, dal quale non si uscirà mai. Le avvisaglie di questo torbido clima, che alla fine ci ha portato alla débâcle, ci erano apparse palesi fin dall’inizio di questa Legislatura: dal primo giorno in Senato, quando dovevamo eleggerne il Presidente. Si ricorda le tre votazioni andate a vuoto? Tre votazioni! Per tre volte i Suoi senatori, sbagliavano il nome o il cognome: Franco Marini (il prescelto) con Francesco Marini o Giulio Marini o Ignazio Marino, con l’aggiunta di schede bianche. Insomma, i numeri non c’erano. La seduta è finita a tarda notte senza nulla di fatto. Quando “novella senatrice” chiedevo: “Ma che sta succedendo? Come può accadere che sbaglino? Non è difficile!” mi si rispondeva: “Qualcuno della nostra coalizione manda messaggi: richieste rivolte al Presidente del Consiglio. Vogliono qualcosa, stanno bussando e attendono risposta come a tre sette! Finché non l’avranno ottenuta, niente Presidente!”“Ho capito! – ho esclamato – E’ un gioco al ricatto! Mio Dio, ma dove sono capitata?! E’ questa la politica?” Se tanto mi dà tanto mi domandavo: quante telefonate in codice avrà ricevuto, Presidente, e pressioni, e messaggi: “Io do, tu mi dai… noi ti appoggiamo, tu ci favorisci. Quanti sottosegretari sei disposto a sistemarci? Quanti ministeri? Quali favori?” Insomma, la solita danza da pochade con porte, portoni e portali che si aprono e chiudono in tempo e contrattempo. Temo che tutto quanto è successo sotto i miei occhi da neofita stupita, in questi 23 mesi si sia ripetuto a tormentone: “O mi favorisci o mi astengo e tu inciampi e vai giù piatto a terra”. La partita è chiusa, d’accordo… E che facciamo? Ce ne andiamo mesti per non aver reagito con solerzia all’andazzo del prender tempo nella speranza d’arrangiare ogni situazione? Io non credo si possa rimontare da sotterrati. So che è duro, ma questo è il tempo di non accettare supinamente, senza un moto di orgoglio, d’esser gettati nella discarica dei refuses politici e soprattutto è ora di denunciare le responsabilità di chi all’interno della coalizione ha remato contro,trascinando il Paese a questa rovina, evitando di incolpare la malasorte che sghignazza sempre nell’angolo basso della storia. Ora è“solo” Presidente. E’ il Suo momento. Lei deve finalmente parlare. Deve dare una risposta decisa alla domanda che in tanti Le poniamo:“Perché non ha reagito alle imposizioni ricattatorie da subito… perché non si è impegnato con tutte le sue forze e sul conflitto d’interessie sulle leggi vergogna?” Attendiamo in TANTI una risposta. Con stima
Franca Rame
Mi spiace per Franca Rame, ma vorrei ricordarle che quella di cui parla è la politica...e che tutto ciò è un buon motivo per sostenere le Liste Nonviolente...
...Non appena possibile scriverò una lettera aperta alla Rame...
Giuliano
Segnalo questa lettera aperta di Franca Rame a Romano Prodi pubblicatail 14 febbraio da La Stampa e oggi da Repubblica in uno spazio a pagamento: http://www.francarame.it/
Un caro saluto. Marino.
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Gentile presidente Prodi, mi scusi se la disturbo, ma non posso farnea meno: ho una domanda da porLe che riguarda un grosso problema morale a cui La prego cortesemente di rispondere. Sono giorni che con grande malessere e malinconia, mi ritrovo a ragionare da sola sul susseguirsi degli avvenimenti, cercando di ricostruire come si sia arrivati aquesta catastrofica situazione. Per capirci qualcosa dobbiamo partire dall’inizio della storia, rivederci i passi salienti della XV legislatura. Ricordo in quanti siamo andati alle urne sentendo il dovere di allontanare il rischio di un nuovo governo Berlusconi, e con lui tutte le sue leggi vergogna e il rosario di sciagure che ci ha imposto a proprio vantaggio. RitenendoLa persona onesta leale e capace, gli elettori confidavano nella realizzazione di almeno una buona parte delle 280 pagine del programma dell’Unione, dove già a pagina 18 si parla di conflitto d’interessi. Questa non era una vaga promessa ma un impegno sacrosanto che si assumeva coi Suoi elettori. Un impegno ribadito con forza subito dopo la vittoria elettorale, e prima di vestire la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. Ne è passato del tempo, quasi due anni, ma di questo programma solo una parte ha visto la luce. Oltre tutto, sui problemi più scottanti non si è neppure iniziato un dibattito, anzi si sono accantonati come si fa con i quesiti fastidiosi. Come mai? Da cosa è stato causato questo “accantonamento” dei molti problemi? Io mi rifiuto assolutamente di ritenerLa un giocoliere da Porta a Porta, che fa contratti con gli italiani e poi se la ride alle loro spalle. Temo piuttosto che Lei non abbia potuto tener fede al Suo programma perché a qualcuno della coalizione di sinistra o, meglio, sinistra-centrodestra non andava bene. Il Suo torto Presidente, mi permetta l’ardire e mi scusi, è stato quello di non denunciare subito, pubblicamente, le difficoltà in cui si veniva a trovare, a costo di recarsi in televisione e, a reti unificate, svelare la situazione, con un discorso tipo questo: “Mi rivolgo a voi, cittadini democratici che mi avete eletto vostro Presidente certi che avrei mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale. Promesse che era mia profonda intenzione attuare, ma purtroppo mi è stato impedito. Sto a Palazzo Chigi, sì, ma in una condizione che ben si potrebbe definire di “libertà limitata”. I miei custodi sono coloro che non gradiscono cambiamenti sostanziali. Essi anelano piuttosto a poltrone, privilegi e affari. Ecco i nomi: …..” e doveva fare veramente i nomi, caro Presidente! Credo che Lei,Presidente, più di una volta abbia pensato veramente di dar fiato a questa denuncia, ma il senso di responsabilità e il timore per un futuro negativo per il Paese glieLo hanno impedito. Però a questo punto, Lei non se ne può andare con un indice di gradimento che non si merita, come non merita che si provino sfiducia e senso d’ironia verso la Sua persona. Quante volte è stato insultato, disprezzato e profondamente offeso? No, non può andarsene così, tra i lazzi di tantir ozzi-cafoni che ahimè ci accompagneranno negli anni futuri. La rispetto troppo per accettarlo. Caro Presidente, lei ha il dovere, l ’obbligo di riacquistare la credibilità e la considerazione che si merita. C’è una sola strada da percorrere, anche se faticosa. Ma lo deve al Paese: fuori i nomi di chi Le ha impedito di portare a termine gli obiettivi prefissati e soprattutto le subdole scantonate ricattatorie con le quali è stato indotto ad affossare le parti essenziali del programma. E’ indispensabile che i Suoi elettori siano consci d’ogni pressione alla quale ha dovuto adattarsi e cedere. Dobbiamo sapere quali sono gli onorevoli che, sia in Parlamento che al Governo hanno materialmente fatto opposizione alla realizzazione di misure fondamentali per il cambiamento del nostro Paese. È un diritto che ci spetta. E Lei, professor Prodi, questo atto ce lo deve. Non solo per onorare la nostra lealtà ma anche la Sua. Il suo silenzio è sicuramente un gesto di fairplay nei confronti dei suoi avversari, ma in questo modo ci lascia nelle loro mani! Chi Le ha imposto quel numero spropositato di sottosegretari, ministri con portafoglio e senza portafoglio? Chi si è opposto all’abbattimento dei costi della politica? Chi ha bloccato, nei fatti, la più severa applicazione della riforma in materia di sicurezza sul lavoro? Chi sono le persone che hanno vanificato la realizzazione dei DICO? Chi ha voluto la vergogna dell’indulto di tre anni? Chi le ha tirato la giacchetta per tentaredi portare a termine una legge-bavaglio sulle intercettazioni? Chi havoluto il commissario De Gennaro a Napoli, il super-poliziotto di buona memoria alcuna in materia di gestione dei rifiuti? Chi si è messo di traverso per bloccare la tassazione delle rendite finanziarie? Chi ha impedito un serio confronto sulle missioni all’estero? E sulla base di Vicenza? Chi Le ha fatto ingoiarel’accettazione di quel impegno capestro? Tutte scelte soltanto Sue? Ma chi ci può credere?! Come diceva Socrate: “Solo rovesciando la tunica lisa si può leggere con chiarezza la storia di chi l’indossava.” Quindi sarebbe davvero utile che Lei spiegasse pubblicamente a tutti i cittadini italiani le vere ragioni che hanno portato prima al giornaliero logoramento e poi alla caduta del Governo da Lei presieduto. Non può tacere i motivi veri della crisi, altrimenti permetterebbe che coloro che hanno deliberatamente affossato il Suo Esecutivo, possano tranquillamente continuare ad abbattere qualsiasi tentativo serio di modificare la situazione di grave deterioramento, politico, economico e sociale, del nostro Paese. E non mi riferisco soltanto a responsabilità dell’opposizione ben organizzata (questo è il mestiere del polo conservatore!) ma piuttosto al tradimento messo in atto da elementi di governo in combutta con ambigui faccendieri. Se non si assume, una volta per tutte, il coraggio politico di fare chiarezza, ci troveremo come sempre a roteare nel cerchio dell’ignavia, dal quale non si uscirà mai. Le avvisaglie di questo torbido clima, che alla fine ci ha portato alla débâcle, ci erano apparse palesi fin dall’inizio di questa Legislatura: dal primo giorno in Senato, quando dovevamo eleggerne il Presidente. Si ricorda le tre votazioni andate a vuoto? Tre votazioni! Per tre volte i Suoi senatori, sbagliavano il nome o il cognome: Franco Marini (il prescelto) con Francesco Marini o Giulio Marini o Ignazio Marino, con l’aggiunta di schede bianche. Insomma, i numeri non c’erano. La seduta è finita a tarda notte senza nulla di fatto. Quando “novella senatrice” chiedevo: “Ma che sta succedendo? Come può accadere che sbaglino? Non è difficile!” mi si rispondeva: “Qualcuno della nostra coalizione manda messaggi: richieste rivolte al Presidente del Consiglio. Vogliono qualcosa, stanno bussando e attendono risposta come a tre sette! Finché non l’avranno ottenuta, niente Presidente!”“Ho capito! – ho esclamato – E’ un gioco al ricatto! Mio Dio, ma dove sono capitata?! E’ questa la politica?” Se tanto mi dà tanto mi domandavo: quante telefonate in codice avrà ricevuto, Presidente, e pressioni, e messaggi: “Io do, tu mi dai… noi ti appoggiamo, tu ci favorisci. Quanti sottosegretari sei disposto a sistemarci? Quanti ministeri? Quali favori?” Insomma, la solita danza da pochade con porte, portoni e portali che si aprono e chiudono in tempo e contrattempo. Temo che tutto quanto è successo sotto i miei occhi da neofita stupita, in questi 23 mesi si sia ripetuto a tormentone: “O mi favorisci o mi astengo e tu inciampi e vai giù piatto a terra”. La partita è chiusa, d’accordo… E che facciamo? Ce ne andiamo mesti per non aver reagito con solerzia all’andazzo del prender tempo nella speranza d’arrangiare ogni situazione? Io non credo si possa rimontare da sotterrati. So che è duro, ma questo è il tempo di non accettare supinamente, senza un moto di orgoglio, d’esser gettati nella discarica dei refuses politici e soprattutto è ora di denunciare le responsabilità di chi all’interno della coalizione ha remato contro,trascinando il Paese a questa rovina, evitando di incolpare la malasorte che sghignazza sempre nell’angolo basso della storia. Ora è“solo” Presidente. E’ il Suo momento. Lei deve finalmente parlare. Deve dare una risposta decisa alla domanda che in tanti Le poniamo:“Perché non ha reagito alle imposizioni ricattatorie da subito… perché non si è impegnato con tutte le sue forze e sul conflitto d’interessie sulle leggi vergogna?” Attendiamo in TANTI una risposta. Con stima
Franca Rame
Mi spiace per Franca Rame, ma vorrei ricordarle che quella di cui parla è la politica...e che tutto ciò è un buon motivo per sostenere le Liste Nonviolente...
...Non appena possibile scriverò una lettera aperta alla Rame...
Giuliano
venerdì 15 febbraio 2008
QUALCUNO MI SPIEGHI...
Perdoneranno i lettori uno sfogo: ogni tanto si legge sui giornali di inviti fatti a ex terroristi rossi o neri, poco importa, a tenere conferenze, lezioni, incontri e dibattiti.
Ovviamente siamo in una democrazia (con tutto quello che questo significa), nel bene e nel male. Perchè dare ancora uno spazio a questi figuri più o meno loschi, più o meno violenti, spesso assassini?
Qualcuno forse sente la mancanza degli anni di piombo?
Da giovane (ora sono quasi cinquantenne) ho militato nell'estrema sinistra e mi sono sempre schierato 'contro lo stato e contro le br' perchè allora come oggi mi consideravo libertario...Ma mi è stato sempre difficile (tranne un breve periodo di scemenza, verso i 16-17 anni) considerare 'compagni che sbagliano' quelli che praticavano la lotta armata o, nel migliore dei casi, coloro che optavano per la violenza...Così come non ho mai sopportato quegli idioti che, in manifestazioni riuscitissime, contro la guerra (ne ricordo una a Milano contro la prima guerra del Golfo) tiravano brandelli di animali alle forze dell'ordine...cosa ottenevano provocando? Speravano di rovinare tutto con una 'bella' carica...
Ricordo una manifestazione a Genova, contro la mostra navale bellica (mi sembra sia stato nel 1985). La zona della Foce, presidiata dai celerini; poliziotti aizzati dai superiori; celerini che stavano cedendo alle offerte di focaccia e alla gentilezza dei manifestanti che spiegavano loro le ragioni della manifestazione...La tattica del dialogo ha funzionato a tal punto, che dopo poche ore hanno sostituito i 'poveri' militi con truppa fresca (e incazzata), supportata dalle unità cinofile...Ad un certo punto, grande clamore: il Ministro della Difesa Spadolini è stato costretto ad arrivare alla mostra con un elicottero, perchè via terra era impossibile. E già questo mi sembra un successo... Se non che a un certo punto, arrivano gli autonomi...e cominciano a far più casino dei poliziotti...
Se non fossimo stati nonviolenti...Per fortuna, poi, sono stati distratti dalla partenza di un corteo...e si sono sofgati lanciando uova...
Tornando ai signori che hanno preso parte a episodi (e formazioni che hanno optato per la violenza) e a coloro, come Erri De Luca che invita un irriducibile delle Br: non si vergognano? A quale scopo? I brigatisti e loro simili hanno arrecato più danni al movimento di tutte le polizie messe insieme. Lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti e stendiamo un velo pietoso (non per dimenticare, ma per non far loro pubblicità).
Ovviamente siamo in una democrazia (con tutto quello che questo significa), nel bene e nel male. Perchè dare ancora uno spazio a questi figuri più o meno loschi, più o meno violenti, spesso assassini?
Qualcuno forse sente la mancanza degli anni di piombo?
Da giovane (ora sono quasi cinquantenne) ho militato nell'estrema sinistra e mi sono sempre schierato 'contro lo stato e contro le br' perchè allora come oggi mi consideravo libertario...Ma mi è stato sempre difficile (tranne un breve periodo di scemenza, verso i 16-17 anni) considerare 'compagni che sbagliano' quelli che praticavano la lotta armata o, nel migliore dei casi, coloro che optavano per la violenza...Così come non ho mai sopportato quegli idioti che, in manifestazioni riuscitissime, contro la guerra (ne ricordo una a Milano contro la prima guerra del Golfo) tiravano brandelli di animali alle forze dell'ordine...cosa ottenevano provocando? Speravano di rovinare tutto con una 'bella' carica...
Ricordo una manifestazione a Genova, contro la mostra navale bellica (mi sembra sia stato nel 1985). La zona della Foce, presidiata dai celerini; poliziotti aizzati dai superiori; celerini che stavano cedendo alle offerte di focaccia e alla gentilezza dei manifestanti che spiegavano loro le ragioni della manifestazione...La tattica del dialogo ha funzionato a tal punto, che dopo poche ore hanno sostituito i 'poveri' militi con truppa fresca (e incazzata), supportata dalle unità cinofile...Ad un certo punto, grande clamore: il Ministro della Difesa Spadolini è stato costretto ad arrivare alla mostra con un elicottero, perchè via terra era impossibile. E già questo mi sembra un successo... Se non che a un certo punto, arrivano gli autonomi...e cominciano a far più casino dei poliziotti...
Se non fossimo stati nonviolenti...Per fortuna, poi, sono stati distratti dalla partenza di un corteo...e si sono sofgati lanciando uova...
Tornando ai signori che hanno preso parte a episodi (e formazioni che hanno optato per la violenza) e a coloro, come Erri De Luca che invita un irriducibile delle Br: non si vergognano? A quale scopo? I brigatisti e loro simili hanno arrecato più danni al movimento di tutte le polizie messe insieme. Lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti e stendiamo un velo pietoso (non per dimenticare, ma per non far loro pubblicità).
L'AFRICA DICE NO!!!
ricevo dall'amica Nadia Scardeoni questa mail che pubblico
L'Africa dice no!
di IgnacioRamonet
Dunque così, a grande discapito dell’arrogante Europa, l’inimmaginabile è accaduto: in uno slancio di fierezza e di rivolta, l’Africa, che taluni credevano sottomessa perché impoverita, ha detto «no». No alla camicia di forza degli accordi di partenariato economico (APE). No alla liberalizzazione selvaggia degli scambi commerciali. No a queste estreme metamorfosi del «patto coloniale». È accaduto a Lisbona, in dicembre [2007], in occasione del Secondo vertice di UE - Africa, il cui obiettivo principale era quello di costringere i Paesi africani a firmare nuovi trattati commerciali (i famosi APE) prima del 31 dicembre 2007, in applicazione dell’accordo di Cotonou (giugno 2000) che prevede la fine della Convenzione di Lomé (1975). Secondo quest’ultima le merci provenienti dalle antiche colonie d’Africa (e dei Caraibi e Pacifico) entrano nell’Unione Europea quasi senza diritti doganali, con l’eccezione dei prodotti che toccano gli interessi dei produttori europei come zucchero, carne, banane. L’Organizzazione mondiale del Commercio (WTO) ha preteso lo smantellamento di questi rapporti preferenziali o almeno la loro sostituzione – solo mezzo, secondo il WTO, di salvaguardare la differenza di trattamento a favore dei Paesi africani – con accordi commerciali basati sulla reciprocità (1). L’Unione Europea ha preso in considerazione proprio questa seconda opzione, il libero scambio integrale camuffato sotto la denominazione «accordi di partnership economica».In altre parole, ciò che i Ventisette esigono dai paesi dell’Africa (e da quelli di Caraibi e Pacifico (2) è che essi accettino di lasciare entrare nei loro mercati le esportazione dell’Unione Europea (merci e servizi) senza diritti doganali.
Il presidente senegalese AbdoulayeWade ha denunciato questo forcing e ha rifiutato di sottoscrivere. Ha sbattuto la porta. Il presidente del Sud Africa, ThaboMbeki, lo ha immediatamente sostenuto. Sulla loro scia la Namibia ha ugualmente preso la coraggiosa decisione di non firmare, quando un aumento dei diritti doganali dell’Unione Europea sulla sua carne bovina segnerebbe la fine delle sue esportazioni e la morte di questa filiera. Perfino il presidente francese, Nicolas Sarkozy, che pure a Dakar in luglio 2007 (3) aveva espresso idee fortemente sgradevoli, ha portato il suo appoggio ai Paesi che più si oppongono a questi trattati “leonini” [ndt.: diconsi leonini i patti societari che escludono alcuni soci dalla partecipazione a utili o perdite]: «Io sono per la mondializzazione, sono per la libertà – ha dichiarato – ma non sono per la spogliazione di Paesi che, d’altra parte, non hanno più nulla (4)». Questa fronda contro gli APE – che a sud del Sahara suscitano un’immensa ondata d’inquietudine popolare e un’intensa mobilitazione dei movimenti sociali e delle organizzazioni sindacali – ha retto. Il vertice è terminato con una constatazione di fallimento. José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, è stato costretto a cedere e ad accettare le richieste dei Paesi africani di prosecuzione del dibattito e si è impeganto a riprendere i negoziati in febbraio prossimo. Questa cruciale vittoria dell’Africa è un segno supplementare del momento favorevole che il Continente sta vivendo. Nel corso degli ultimi anni sono terminati i conflitti più cruenti (restano solamente quelli del Darfur, della Somalia e dell’Est del Congo) e i progressi democratici si sono consolidati. Le economie continuano a prosperare – anche se restano le disuguaglianze sociali – e sono pilotate da una nuova generazione di giovani dirigenti.Infine un altro atout: la presenza della Cina la quale, investendo massicciamente, è sul punto di soppiantare l’Unione Europea al primo posto dei fornitori del Continente africano e potrebbe anche, d’altra parte, diventare già dal 2010 il suo primo cliente, davanti agli Stati Uniti. Sono lontani i tempi nei quali l’Europa poteva imporre all’Africa disastrosi programmi di adeguamento strutturale. L’Africa ormai si ribella. Tanto meglio.
Le Monde Diplomatique, gennaio 2007
(http://www.monde-diplomatique.fr/2008/01/RAMONET/15490)
IgnacioRamonet
(1) VediAlternativeséconomiques, Paris, décembre 2007
(2) I Paesi dei Caraibi hanno accettato, il 16 dicembre 2007, di firmare un APE con l’Unione Europea.
(3) Nel suo discorso all’Università di Dakar, il 26 luglio 2007, Sarkozy aveva dichiarato: «Il dramma dell’Africa è che l’uomo sfricano non è entrato abbastanza nella storia (…), mai si è slanciato verso l’avvenire». Si veda Anne-Cécile Robert, « L’Afrique au kärcher », Le Monde diplomatique, septembre 2007.
(4) Le Monde, 15 décembre 2007(traduzione dal francese di José F. Padova)
L'Africa dice no!
di IgnacioRamonet
Dunque così, a grande discapito dell’arrogante Europa, l’inimmaginabile è accaduto: in uno slancio di fierezza e di rivolta, l’Africa, che taluni credevano sottomessa perché impoverita, ha detto «no». No alla camicia di forza degli accordi di partenariato economico (APE). No alla liberalizzazione selvaggia degli scambi commerciali. No a queste estreme metamorfosi del «patto coloniale». È accaduto a Lisbona, in dicembre [2007], in occasione del Secondo vertice di UE - Africa, il cui obiettivo principale era quello di costringere i Paesi africani a firmare nuovi trattati commerciali (i famosi APE) prima del 31 dicembre 2007, in applicazione dell’accordo di Cotonou (giugno 2000) che prevede la fine della Convenzione di Lomé (1975). Secondo quest’ultima le merci provenienti dalle antiche colonie d’Africa (e dei Caraibi e Pacifico) entrano nell’Unione Europea quasi senza diritti doganali, con l’eccezione dei prodotti che toccano gli interessi dei produttori europei come zucchero, carne, banane. L’Organizzazione mondiale del Commercio (WTO) ha preteso lo smantellamento di questi rapporti preferenziali o almeno la loro sostituzione – solo mezzo, secondo il WTO, di salvaguardare la differenza di trattamento a favore dei Paesi africani – con accordi commerciali basati sulla reciprocità (1). L’Unione Europea ha preso in considerazione proprio questa seconda opzione, il libero scambio integrale camuffato sotto la denominazione «accordi di partnership economica».In altre parole, ciò che i Ventisette esigono dai paesi dell’Africa (e da quelli di Caraibi e Pacifico (2) è che essi accettino di lasciare entrare nei loro mercati le esportazione dell’Unione Europea (merci e servizi) senza diritti doganali.
Il presidente senegalese AbdoulayeWade ha denunciato questo forcing e ha rifiutato di sottoscrivere. Ha sbattuto la porta. Il presidente del Sud Africa, ThaboMbeki, lo ha immediatamente sostenuto. Sulla loro scia la Namibia ha ugualmente preso la coraggiosa decisione di non firmare, quando un aumento dei diritti doganali dell’Unione Europea sulla sua carne bovina segnerebbe la fine delle sue esportazioni e la morte di questa filiera. Perfino il presidente francese, Nicolas Sarkozy, che pure a Dakar in luglio 2007 (3) aveva espresso idee fortemente sgradevoli, ha portato il suo appoggio ai Paesi che più si oppongono a questi trattati “leonini” [ndt.: diconsi leonini i patti societari che escludono alcuni soci dalla partecipazione a utili o perdite]: «Io sono per la mondializzazione, sono per la libertà – ha dichiarato – ma non sono per la spogliazione di Paesi che, d’altra parte, non hanno più nulla (4)». Questa fronda contro gli APE – che a sud del Sahara suscitano un’immensa ondata d’inquietudine popolare e un’intensa mobilitazione dei movimenti sociali e delle organizzazioni sindacali – ha retto. Il vertice è terminato con una constatazione di fallimento. José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, è stato costretto a cedere e ad accettare le richieste dei Paesi africani di prosecuzione del dibattito e si è impeganto a riprendere i negoziati in febbraio prossimo. Questa cruciale vittoria dell’Africa è un segno supplementare del momento favorevole che il Continente sta vivendo. Nel corso degli ultimi anni sono terminati i conflitti più cruenti (restano solamente quelli del Darfur, della Somalia e dell’Est del Congo) e i progressi democratici si sono consolidati. Le economie continuano a prosperare – anche se restano le disuguaglianze sociali – e sono pilotate da una nuova generazione di giovani dirigenti.Infine un altro atout: la presenza della Cina la quale, investendo massicciamente, è sul punto di soppiantare l’Unione Europea al primo posto dei fornitori del Continente africano e potrebbe anche, d’altra parte, diventare già dal 2010 il suo primo cliente, davanti agli Stati Uniti. Sono lontani i tempi nei quali l’Europa poteva imporre all’Africa disastrosi programmi di adeguamento strutturale. L’Africa ormai si ribella. Tanto meglio.
Le Monde Diplomatique, gennaio 2007
(http://www.monde-diplomatique.fr/2008/01/RAMONET/15490)
IgnacioRamonet
(1) VediAlternativeséconomiques, Paris, décembre 2007
(2) I Paesi dei Caraibi hanno accettato, il 16 dicembre 2007, di firmare un APE con l’Unione Europea.
(3) Nel suo discorso all’Università di Dakar, il 26 luglio 2007, Sarkozy aveva dichiarato: «Il dramma dell’Africa è che l’uomo sfricano non è entrato abbastanza nella storia (…), mai si è slanciato verso l’avvenire». Si veda Anne-Cécile Robert, « L’Afrique au kärcher », Le Monde diplomatique, septembre 2007.
(4) Le Monde, 15 décembre 2007(traduzione dal francese di José F. Padova)
martedì 12 febbraio 2008
PETIZIONE PER UNA POLITICA DELLA FELICITA'
Dall'amica Nadia Scardeoni ricevo la seguente proposta dal titolo suggestivo...io l'ho firmata...
Alla Società Civile, Istituzioni, Organi d'Informazione
Viviamo in Italia una fase politica molto difficile. I governi cadono e i politici non riescono ad accordarsi per cambiare una legge elettorale"carente". Abbiamo di fronte una democrazia seriamente ammalata in cui esplodono a raffica difficoltà e tensioni sociali, e in cui è profondamente intaccato il rapporto di lealtà tra cittadini e politici.
C'è ancora qualcosa che si può fare per fermare il declino e invertire la rotta? Studi scientifici sulle emozioni dimostrano che gli istituti di democrazia diretta incrementano la felicità personale: i cittadini svizzeri sono più soddisfatti nei cantoni dove possono influenzare maggiormente le decisioni politiche.
Ci vorrebbe in Italia un nuovo strumento di partecipazionedemocratica allargata, che riavvicini gli elettori alla politica e che consenta loro di provare nuovamente fiducia nei confronti dei politici, senza più considerarli come appartenenti ad una casta privilegiata e intoccabile. Lo strumento per rispondere validamente alla crisi della politica e alle denunce dell'antipolitica sono le DOPARIE, ossia, le "primarie" svolte dopole elezioni e vertenti su questioni e decisioni di governo. Il termine"doparie" ha un significato duplice: si collega al termine primarie: mentre le primarie si fanno prima delle elezioni, le doparie si fanno dopo le elezioni, quando è maggiore lo scollamento tra politica e problemi dei cittadini; fa venire in mente il fenomeno del doping, però in questo caso si tratta di doping positivo: come il movimento del corpo fa bene al cervello, così i movimenti della società civile e la partecipazione democratica possono aiutare i partiti a governare. Attraverso una doparia, le coalizioni al potere potrebbero consultare i propri elettori a proposito di questioni non previste al momento della redazione del programma di governo, oppure riguardo a questioni previste dal programma ma che spaccano la coalizione. Si veda, ad esempio, la tassazione al 20% delle rendite finanziarie, che era presente nel programma dell'Unione ma che ha spaccato la coalizione di governo. Una doparia consultiva su questo tema avrebbe degli effetti sicuramente positivi: gli elettori si sentirebbero spinti a interessarsi delle questioni pubbliche e si sentirebbero finalmente coinvolti e ascoltati dai politici per le decisioni più importanti; i politici stessi riacquisterebbero una parte della fiducia degli elettori; il governo avrebbe la forza e il consenso per prendere decisioni difficili. Ma le doparie oltre a essere consultive, potrebbero anche essere propositive. Qualora i cittadini si accorgessero di un problema sociale per loro importante ma assente dall'agenda politica, essi potrebbero spingere la propria coalizione di governo a indire una doparia. Un esempio? Il doppio cartellino dei prezzi in euro e in lire. Se ci fossero state le doparie nel 2002, quando dopo il cambio lire-euro è iniziata la speculazione sui prezzi dei beni al consumo, i cittadini avrebbero potuto costringere i politici a rendere obbligatorio il doppio cartellino, con un chiaro effetto deterrente contro l'aumento sconsiderato dei prezzi. Altri esempi? L'istituzione di un salario di disoccupazione. La Tav in Val di Susa. L'innalzamento dei fondi per la ricerca scientifica e per la cultura...Questo strumento di democrazia partecipativa nelle mani dei cittadini costituirebbe una continuazione ideale di movimenti e processi associativi della società civile, che sono nati, sono cresciuti dal punto di vista mediatico e poi sono sfioriti proprio per l'assenza di strumenti di partecipazione.
Hanno già aderito alla proposta delle doparie semplici cittadini, politici e intellettuali tra cui Oliviero Beha, Tana de Zulueta, Antonello Falomi, Clara Sereni, Mario Staibano, Clotilde Pontecorvo, Francesco Scardamaglia, Carlo Siliotto, Elio Veltri, Sabrina Paravicini, Gualtiero Rosella, Filippo La Porta, Antonio Di Pietro, Alfonso Berardinelli, Mimmo Locasciulli, Ammazzateci tutti ragazzi di Locri...Le doparie rappresentano un'idea forte di democrazia e una discontinuità effettiva rispetto alla vecchia politica. Un tentativo di cambiamento, con uno slogan divertente:"Doparie. *Fatti* di vera Democrazia Partecipata". Per creare finalmente unapolitica felice, noi abbiamo deciso di dargli vita. Sincerely,http://www.petitiononline.com/doparie/petition.htmlfirma anche tuhttp://www.petitiononline.com/doparie/petition-sign.html?
Alla Società Civile, Istituzioni, Organi d'Informazione
Viviamo in Italia una fase politica molto difficile. I governi cadono e i politici non riescono ad accordarsi per cambiare una legge elettorale"carente". Abbiamo di fronte una democrazia seriamente ammalata in cui esplodono a raffica difficoltà e tensioni sociali, e in cui è profondamente intaccato il rapporto di lealtà tra cittadini e politici.
C'è ancora qualcosa che si può fare per fermare il declino e invertire la rotta? Studi scientifici sulle emozioni dimostrano che gli istituti di democrazia diretta incrementano la felicità personale: i cittadini svizzeri sono più soddisfatti nei cantoni dove possono influenzare maggiormente le decisioni politiche.
Ci vorrebbe in Italia un nuovo strumento di partecipazionedemocratica allargata, che riavvicini gli elettori alla politica e che consenta loro di provare nuovamente fiducia nei confronti dei politici, senza più considerarli come appartenenti ad una casta privilegiata e intoccabile. Lo strumento per rispondere validamente alla crisi della politica e alle denunce dell'antipolitica sono le DOPARIE, ossia, le "primarie" svolte dopole elezioni e vertenti su questioni e decisioni di governo. Il termine"doparie" ha un significato duplice: si collega al termine primarie: mentre le primarie si fanno prima delle elezioni, le doparie si fanno dopo le elezioni, quando è maggiore lo scollamento tra politica e problemi dei cittadini; fa venire in mente il fenomeno del doping, però in questo caso si tratta di doping positivo: come il movimento del corpo fa bene al cervello, così i movimenti della società civile e la partecipazione democratica possono aiutare i partiti a governare. Attraverso una doparia, le coalizioni al potere potrebbero consultare i propri elettori a proposito di questioni non previste al momento della redazione del programma di governo, oppure riguardo a questioni previste dal programma ma che spaccano la coalizione. Si veda, ad esempio, la tassazione al 20% delle rendite finanziarie, che era presente nel programma dell'Unione ma che ha spaccato la coalizione di governo. Una doparia consultiva su questo tema avrebbe degli effetti sicuramente positivi: gli elettori si sentirebbero spinti a interessarsi delle questioni pubbliche e si sentirebbero finalmente coinvolti e ascoltati dai politici per le decisioni più importanti; i politici stessi riacquisterebbero una parte della fiducia degli elettori; il governo avrebbe la forza e il consenso per prendere decisioni difficili. Ma le doparie oltre a essere consultive, potrebbero anche essere propositive. Qualora i cittadini si accorgessero di un problema sociale per loro importante ma assente dall'agenda politica, essi potrebbero spingere la propria coalizione di governo a indire una doparia. Un esempio? Il doppio cartellino dei prezzi in euro e in lire. Se ci fossero state le doparie nel 2002, quando dopo il cambio lire-euro è iniziata la speculazione sui prezzi dei beni al consumo, i cittadini avrebbero potuto costringere i politici a rendere obbligatorio il doppio cartellino, con un chiaro effetto deterrente contro l'aumento sconsiderato dei prezzi. Altri esempi? L'istituzione di un salario di disoccupazione. La Tav in Val di Susa. L'innalzamento dei fondi per la ricerca scientifica e per la cultura...Questo strumento di democrazia partecipativa nelle mani dei cittadini costituirebbe una continuazione ideale di movimenti e processi associativi della società civile, che sono nati, sono cresciuti dal punto di vista mediatico e poi sono sfioriti proprio per l'assenza di strumenti di partecipazione.
Hanno già aderito alla proposta delle doparie semplici cittadini, politici e intellettuali tra cui Oliviero Beha, Tana de Zulueta, Antonello Falomi, Clara Sereni, Mario Staibano, Clotilde Pontecorvo, Francesco Scardamaglia, Carlo Siliotto, Elio Veltri, Sabrina Paravicini, Gualtiero Rosella, Filippo La Porta, Antonio Di Pietro, Alfonso Berardinelli, Mimmo Locasciulli, Ammazzateci tutti ragazzi di Locri...Le doparie rappresentano un'idea forte di democrazia e una discontinuità effettiva rispetto alla vecchia politica. Un tentativo di cambiamento, con uno slogan divertente:"Doparie. *Fatti* di vera Democrazia Partecipata". Per creare finalmente unapolitica felice, noi abbiamo deciso di dargli vita. Sincerely,http://www.petitiononline.com/doparie/petition.htmlfirma anche tuhttp://www.petitiononline.com/doparie/petition-sign.html?
Una buona notizia da Milano: la sindachessa Moratti viene smentita...
Traggo da una mail dell'amico Rolando Borzetti, pubblicata sulla ml dw-intercultura, la seguente, stupenda, notizia...
Dell'illegalità di questa delibera comunale milanese se ne era già parlato in un precedente post.
La mia solidarietà va alla donna marocchina e al giudice...che ora verrà bollato come amico dei clandestini...
La circolare del Comune di Milano, che vieta ai figli di immigrati irregolari l'iscrizione alle scuole materne, e' "discriminatoria". È quanto ha stabilito il giudice Claudio Marangoni, del Tribunale civile di Milano, nell'ordinanza che dà ragione alla donna marocchina, priva del permesso di soggiorno, che aveva denunciato il Comune perchè le impediva di iscrivere la figlia piu' piccola alla scuola materna. Il giudice, inoltre, ordina al Comune di inserire il nome della piccola nella graduatoria di iscrizione alle scuole materne e di rimuovere gli effetti discriminanti della circolare.
"Ci auguriamo che il Comune ora cambi queste norme -afferma l'avvocatoAlberto Guariso, legale, insieme all'avvocato Livio Neri, della donna-. Non avrebbe senso che accettasse l'iscrizione della figlia della nostra assistita e non di altri che sono nelle stesse condizioni". Lo studio legale Guariso-Neri ha già altri quattro nomi di stranieri (segnalati da alcune associazioni di volontariato), che potrebbero fare causa al Comune, se non verranno cambiati i requisiti per accedere alle scuole materne. Il Tribunale ha emanato l'ordinanza con urgenza, come chiesto dagli avvocati della donna, per permettere l'iscrizione della bambina prima della scadenza fissata dal Comune per tutte le scuole materne. La causa verrà poi discussa più ampiamente il 15 maggio.
"Pensiamo che il giudice confermerà la decisione presa, viste la ampie motivazioni presenti nell'ordinanza", spiega Alberto Guariso. Per il giudice Claudio Marangoni ogni bambino, straniero o no, ha diritto all'istruzione, anche alla scuola materna. Gli avvocati del Comune avevano infatti sostenuto che il diritto esiste solo per la scuola dell'obbligo. "La scuola dell'infanzia, pur non obbligatoria e non indirizzata direttamente all'istruzione del minore in senso stretto,- scrive il giudice - e' comunque pienamente inserita nell'ambito del piu' complessivo sistema scolastico nazionale". Il giudice sostiene questa tesi citando il decreto legislativo 59 del 2004, firmato dalla stessa Letizia Moratti, allora ministro dell'Istruzione e oggi sindaco di Milano. Sui figli degli immigrati irregolari non devono ricadere le colpe dei genitori. Per il giudice milanese "la posizione del minore nell'ambito della regolamentazione del soggiorno dello straniero sul territorio dello stato appare del tutto peculiare ed autonoma rispetto a quella dei suoi familiari, presenti o meno anch'essi sul territorio dello Stato". I minori non possono essere espulsi e non possono essere considerati irregolari. "La legge Bossi Fini non ha cambiato questa tutela particolare dei minori - spiega l'avvocato Guariso -. Pertanto non si può fare distinzione fra bambini sulla base della condizione giuridica dei genitori".
Agenzia Stampa DIRE
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La scuola come territorio di incontro tra le culture, per la condivisione dei diritti e la valorizzazione delle differenze. Spazio web interattivo per pubblicare materiali e commenti, archiviare file, segnalare siti web, su:http://www.didaweb.net/liste/home.php?lista=002dw-intercultura e' una lista DIDAweb:http://www.didaweb.net/modera luisa rizzo lu-sa@mail.clio.it
Dell'illegalità di questa delibera comunale milanese se ne era già parlato in un precedente post.
La mia solidarietà va alla donna marocchina e al giudice...che ora verrà bollato come amico dei clandestini...
La circolare del Comune di Milano, che vieta ai figli di immigrati irregolari l'iscrizione alle scuole materne, e' "discriminatoria". È quanto ha stabilito il giudice Claudio Marangoni, del Tribunale civile di Milano, nell'ordinanza che dà ragione alla donna marocchina, priva del permesso di soggiorno, che aveva denunciato il Comune perchè le impediva di iscrivere la figlia piu' piccola alla scuola materna. Il giudice, inoltre, ordina al Comune di inserire il nome della piccola nella graduatoria di iscrizione alle scuole materne e di rimuovere gli effetti discriminanti della circolare.
"Ci auguriamo che il Comune ora cambi queste norme -afferma l'avvocatoAlberto Guariso, legale, insieme all'avvocato Livio Neri, della donna-. Non avrebbe senso che accettasse l'iscrizione della figlia della nostra assistita e non di altri che sono nelle stesse condizioni". Lo studio legale Guariso-Neri ha già altri quattro nomi di stranieri (segnalati da alcune associazioni di volontariato), che potrebbero fare causa al Comune, se non verranno cambiati i requisiti per accedere alle scuole materne. Il Tribunale ha emanato l'ordinanza con urgenza, come chiesto dagli avvocati della donna, per permettere l'iscrizione della bambina prima della scadenza fissata dal Comune per tutte le scuole materne. La causa verrà poi discussa più ampiamente il 15 maggio.
"Pensiamo che il giudice confermerà la decisione presa, viste la ampie motivazioni presenti nell'ordinanza", spiega Alberto Guariso. Per il giudice Claudio Marangoni ogni bambino, straniero o no, ha diritto all'istruzione, anche alla scuola materna. Gli avvocati del Comune avevano infatti sostenuto che il diritto esiste solo per la scuola dell'obbligo. "La scuola dell'infanzia, pur non obbligatoria e non indirizzata direttamente all'istruzione del minore in senso stretto,- scrive il giudice - e' comunque pienamente inserita nell'ambito del piu' complessivo sistema scolastico nazionale". Il giudice sostiene questa tesi citando il decreto legislativo 59 del 2004, firmato dalla stessa Letizia Moratti, allora ministro dell'Istruzione e oggi sindaco di Milano. Sui figli degli immigrati irregolari non devono ricadere le colpe dei genitori. Per il giudice milanese "la posizione del minore nell'ambito della regolamentazione del soggiorno dello straniero sul territorio dello stato appare del tutto peculiare ed autonoma rispetto a quella dei suoi familiari, presenti o meno anch'essi sul territorio dello Stato". I minori non possono essere espulsi e non possono essere considerati irregolari. "La legge Bossi Fini non ha cambiato questa tutela particolare dei minori - spiega l'avvocato Guariso -. Pertanto non si può fare distinzione fra bambini sulla base della condizione giuridica dei genitori".
Agenzia Stampa DIRE
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PER LA PRESENTAZIONE DI LISTE NONVIOLENTE: UNA PROPOSTA
1. PER LE LISTE ELETTORALI DELLA SINISTRA DELLA NONVIOLENZA
Riproponiamo alcuni articoli apparsi nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" nel 2008 a sostegno della proposta della presentazione di liste elettorali della sinistra della nonviolenza alle imminenti elezionipolitiche.
Ricordiamo che il 2 marzo a Bologna si svolgerà l'assemblea promossa dall'appello di Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana: "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici dellanonviolenza? Discutiamone il 2 marzo a Bologna" (per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato@tin.it Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato: micheleboato@tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59@libero.it, Mao Valpiana: mao@nonviolenti.org).
2. PEPPE SINI: VERSO LISTE NONVIOLENTE [Dalle "Minime" n. 324] Siamo gente pratica. Ci contentiamo di poco, sappiamo come vanno le cose del mondo e quanto profondo sia il pozzo del cuore umano. Così possiamo ammettere che a governare la cosa pubblica ancora non sia la permanente assemblea dell'umanità intera. E possiamo anche ammettere che si sbagli sovente, dacchè la forza della democrazia non è nel non sbagliare, ma nell'aver la possibilità e la capacità di correggere gli errori.
*Quello che non possiamo ammettere è che governino gli assassini. Anche se essi hanno governato dalla notte dei tempi, è giunta l'ora che questa processione finisca, e cominci una novella istoria. Cominci una nuova storia prima che quella processione tutto porti al naufragio, all'abisso, al nulla. Una nuova storia può cominciare qui e adesso prendendo sul serio quei principi fondamentali che chi sconfisse il fascismo volle scrivere negliarticoli che aprono la Costituzione della Repubblica Italiana e definiscono i valori supremi cui essa fa riferimento. Una politica costituzionale, vorremmo. Si converrà che non è chiedere la luna.
*Ma questa politica costituzionale solo la scelta della nonviolenza può adempierla. Ed affinchè la scelta della nonviolenza amministri la cosa pubblica secondo le linee-guida dei principi fondamentali della Costituzione italiana, occorre che le persone amiche della nonviolenza entrino nelle istituzioni. E vi entrino non per gentile concessione degli assassini, ma con la propria identità e le proprie forze. Non è difficile. Ma occorre decidersi a farlo. E per farlo occorre innanzitutto rompere ogni subalternità ed ogni collusione col partito della guerra e del razzismo, col partito del femminicidio e del collasso della biosfera, col partito degli assassini.
*Occorre cessare di votare per il partito degli assassini e costruire liste elettorali di persone amiche della nonviolenza. Liste elettorali di donne e di uomini di volontà buona e di tenace concetto che pongano a fondamento del proprio programma la scelta della nonviolenza. Sapendo che essa è lotta, la più ardua e la più necessaria, contro tutte le violenze e le menzogne, contro tutte le oppressioni e le viltà. Questo oggi occorre, più ancora del pane.
3. QUALE SORPRESA? [Dalle "Minime" n. 337] Per cortesia: che vi siano partiti che sono fondamentalmente delle associazioni a delinquere nessuno lo ignora. Ciò che è scandaloso è che a certi personaggi si affidi il governo della cosa pubblica. Che i crimini vadano puniti, ci sembra il minimo. Ciò che è scandaloso è il sempiterno pretendere impunità da parte dei potenti. Che il cosiddetto centrosinistra si sia rapidamente berlusconizzato, è di un'evidenza solare.
*Che sia necessario affrettarsi a costruire una nuova sinistra fondata sulla scelta della nonviolenza - sulla forza della verità, sull'opposizione alla guerra, sulla difesa della Costituzione, sul riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani - ci sembra l'urgenza delle urgenze. Che il soggetto storico fondamentale nella costruzione della sinistra della nonviolenza siano i movimenti femministi, ci sembra la certezza delle certezze.Che la sinistra della nonviolenza debba affrettarsi ad entrare nelle istituzioni e governare la cosa pubblica per contrastare il femminicidio, per contrastare il collasso della biosfera, per contrastare la guerra e il razzismo, per contrastare il golpe, per contrastare il modo di produzione dello sfruttamento, per contrastare il regime della corruzione, per contrastare i poteri criminali, ci sembra qui ed ora il dovere dei doveri.*Che ogni persona di retto sentire e di volontà buona sia chiamata ad uscire dall'apatia e dalla rassegnazione, dall'ambiguità e dalle collusioni. Solo la nonviolenza può salvare l'umanità.4. SEVERINO VARDACAMPI: L'ANNO SCORSO A ZIMMERWALD[Dalle "Minime" n. 338]Quei ministri e quei parlamentari che hanno ripetutamente votato per la partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan.Quei ministri e quei parlamentari che ripetutamente votando per la partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan hanno ripetutamente violato l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana. Quei partiti politici che or non è guari dicevano di essere contro la guerra, addirittura facendo uso di formule tanto altisonanti quanto poco meditate, e che appena giunti al governo si sono arruolati e votano e votano e votano per mandare ragazzi italiani in divisa a correre il rischio di uccidere e morire in Afghanistan, e votano e votano e votano per la guerra e per le stragi, e votano e votano e votano facendo strame della Costituzione.*E quei loro manutengoli e tifosi che giustificano e sostengono chi vota per la guerra e viola la Costituzione, ed arrivano al delirio di dire che chi vota per la guerra è contro la guerra, chi infrange la Costituzione la difende, così come le streghe di Macbeth cantavano l'ebbra infernale canzone del capovolgimento di tutti i valori.*E le moltitudini degli arresi e dei complici. Che per viltà o per interesse, per corruzione o per obnubilamento chiudono gli occhi, si danno di gomito, parlano d'altro, mentre l'Italia è in guerra è in guerra è in guerra.*Di cosa dovremmo parlare se non di questo? Occorre, è urgente, costruire un movimento che si oppone alla guerra e al golpe, un movimento che rompa ogni complicità con lo pseudopacifismo ministeriale e guerriero e con lo pseudopacifismo cialtrone e squadrista (peraltro tra loro contigui); un movimento che faccia la scelta nitida edintransigente della nonviolenza.Un movimento che smascheri e denunci e contrasti il delirio e l'infamia di ben tre partiti di governo che si riempiono la bocca della parola "nonviolenza" mentre votano la guerra e le stragi. Un movimento che si ponga il problema di portare al più presto la scelta della nonviolenza, e quindi persone amiche della nonviolenza che per quella scelta si battano, nelle istituzioni.Un movimento che costruisca dunque anche liste elettorali di una nuova sinistra, la sinistra della nonviolenza, e che si presenti alle elezioni con il preciso programma di opporsi alla guerra e alle stragi, con il programma della nonviolenza. Ed opporsi alla guerra e alle stragi significa opporsi al femminicidio. Significa opporsi alla devastazione dell'ambiente che sta portando la biosfera al collasso e la civiltà umana alla catastrofe. Significa battersiper i diritti umani di tutti gli esseri umani. Significa un programma socialista e libertario di liberazione dell'umanità, di solidarietà che ogni essere umano raggiunga, di responsabilità che tutte le persone interpelli e coinvolga. Significa lotta per inverare i principi fondamentali scritti nella nostra carta costituzionale. Significa scelta di lottarecontro ogni violenza, contro ogni menzogna.*L'ora è adesso.5. DELLA NECESSITÀ E DELL'URGENZA DI COSTRUIRE UN'ALTERNATIVA AL REGIMEDELLA CORRUZIONE[Dalle "Minime" n. 339]A questo oggi tutte le persone amiche della nonviolenza sono chiamate. Nella catastrofe di un ceto politico tutto andreottizzato, tutto berlusconizzato, è necessario e urgente rinunciare ad ogni illusione e prepararsi alla lotta.Occorre costruire subito la sinistra della nonviolenza.Questa sinistra nella società italiana c'è già, ma ancora non ha saputo fare due passi indispensabili.Il primo: uscire dalla subalternità e decidere di autorappresentarsi nelle istituzioni.Il secondo: rompere ogni contiguità con i corrotti e gli squadristi, i totalitari e i patriarcali, i militaristi e gli ecocidi, ed affermare la scelta della nonviolenza come criterio decisivo dell'unica proposta politica adeguata ad affrontare la tragica situazione del mondo ad apertura del XXI secolo.*Occorre dir chiaro che la sinistra della nonviolenza non può essere rappresentata dai partiti che hanno votato per la guerra. Occorre dir chiaro che tutti coloro della ex-sinistra al governo che hanno votato per la guerra e tutti coloro che hanno appoggiato questa scelta non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari.Occorre dir chiaro che tutti coloro della ex-sinistra al governo che hanno votato per provvedimenti razzisti e tutti coloro che hanno appoggiato questa scelta non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari.Occorre dir chiaro che tutti coloro della ex-sinistra al governo che hanno appoggiato ladri di stato e corrotti, corruttori ed eversori dall'alto, non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari. Occorre dir chiaro che tutti coloro della ex-sinistra al governo che hanno votato per provvedimenti di devastazione dell'ambiente e tutti coloro che hanno appoggiato questa scelta - mentre il collasso della biosfera è in corso, e travolgerà l'umanità intera se non si muta subito modello di sviluppo - non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari.Occorre dir chiaro che tutti coloro della ex-sinistra al governo che hanno perpetuato il patriarcato e il maschilismo non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari. Occorre dir chiaro che tutti coloro della ex-sinistra al governo che hanno violato la legalità costituzionale e tutti coloro che hanno appoggiato questa scelta non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari.*La sinistra del femminismo e dell'ecologia, la sinistra dell'opposizionealla guerra e allo sfruttamento, la sinistra antimafia e antifascista, lasinistra della solidarietà e della responsabilità, la sinistra socialista e libertaria, la sinistra della democrazia e della Costituzione: questa è la sinistra della nonviolenza che è chiamata oggi all'impegno di uscire daogni rassegnazione, di uscire da ogni ambiguità, di proporsi come soggetto politico in grado di governare, di chiamare alla lotta ogni persona di retto sentire, ogni persona di volontà buona. La nonviolenza è matura, è pronta alla prova. Occorre costruire subito liste elettorali della sinistra della nonviolenza per portare il criterio ele proposte della nonviolenza in tutte le istituzioni democratiche elettive. Il momento è ora.6. STANISLAO ARDITI E OLIVIERO LORELLI: LE PENULTIME LETTERE[Dalle "Minime" n. 340]Proviamo a dirlo in poche parole.Alle elezioni politiche del 2006 questo foglio sostenne ovviamente lacoalizione del cosiddetto centrosinistra, ma sulla base di un soloargomento: la necessità suprema di cacciare dal governo la destra eversivaberlusconiana, ovvero la necessità suprema di difendere la Costituzionedemocratica, ovvero la necessità suprema di impedire il trionfo della mafiacome metodo e come sistema, la necessità suprema.Qualche lettore ci chiese di indicare anche qualche motivo positivo pervotare per la coalizione del cosiddetto centrosinistra. Non ne vedevamoalcuno, ma quell'unico motivo di fermare il golpe della destra eversivabastava e avanzava.Siamo quindi di quelli che non si facevano alcuna illusione sul cetopolitico del cosiddetto centrosinistra. Qualche illusione ci facevamo sualcune singole persone - accecati talvolta da un'antica amicizia -, poianche quelle caddero.*La prova di sè data dal governo, e dalla maggioranza parlamentare che losostiene, in questi due anni è stata peggiore delle peggiori previsioni.La Costituzione ancora e ancora violentata.La partecipazione militare alla guerra terrorista e stragista, imperialistae colonialista in Afghanistan che continua.Il razzismo fatto legge: sono ancora lì i campi di concentramento dellalegge Turco-Napolitano, poi Bossi-Fini. E la persecuzione dei migranti si èfatta ancor più feroce.Il riarmo, incessante; la politica estera, sempre più militarizzata;addirittura risposte militarizzate anche alle emergenze sociali, ambientalied amministrative interne.La corruzione, pervasiva come non mai.L'oppressione delle classi oppresse: sempre più furiosa, sempre piùproterva, sempre più tracotante.L'accordo con la destra eversiva sempre più sfacciatamente cercato edesibito, in un basso mercato in cui la cosa pubblica è preda, è bottino;in cui delle leggi e della morale si fa strame.È il basso impero.E scelte di modello di sviluppo dissennate e onnicide: un'aggressionecrescente all'ambiente di vita, alla casa comune, alla salute e ai dirittidi tutti.Ed incessante prosegue lo smantellamento dello stato sociale, la demolizionedei diritti sociali, l'irrisione dell'etica pubblica, l'annichilimento diquella solidarietà che fonda ogni ordinamento giuridico. La logicadell'orda, l'associazione a delinquere come unica forma di consorzio, lacorruttela come una delle belle arti, una tabe che tutto divora.*Quella che fu la rappresentanza istituzionale della sinistra organizzataitaliana si è metamorfosata in una camarilla di ladroni.Urge ricostruire una sinistra, una sinistra adeguata ai compiti dell'ora.Una sinistra delle classi oppresse e dei diritti umani, della pace e dellasolidarietà, della difesa delle persone e dell'ambiente in cui le personevivono, una sinistra antitotalitaria ed antimafia, una sinistraantimilitarista ed antimaschilista, una sinistra della legalitàcostituzionale e della responsabilità personale, una sinistra, in unaparola, che faccia della scelta della nonviolenza - della lotta nonviolentacontro ogni oppressione, contro ogni devastazione, contro ogni menzogna,contro ogni uccisione - il criterio della sua azione.*Occorre chiamare ora, subito, a costruire la sinistra della nonviolenza.Ed a preparare liste elettorali della sinistra della nonviolenza.Liste elettorali che puntino a portare in tutte le istituzioni, e quindi algoverno della cosa pubblica, il criterio della nonviolenza. L'opposizione alfemminicidio, e quindi al patriarcato. L'opposizione alla guerra, e quindial militarismo e al riarmo. L'opposizione alla mafia, e quindi ai corrotti eai collusi. L'opposizione all'ecocidio, e quindi all'industrialismo e alconsumismo. L'opposizione allo sfruttamento. L'opposizione alla violenza.La difesa della Costituzione nata dalla Resistenza.La scelta della solidarietà e della responsabilità.*Liste elettorali della sinistra della nonviolenza. Rompendo quindi ogniambiguità ed ogni collusione con i predoni e con gli squadristi. Listeelettorali della sinistra della nonviolenza. Il contrario dell'estremismo.Liste elettorali della sinistra della nonviolenza. Contro ogni derivapopulista, fracassona, ciarlatana: derive che tutte portano all'abisso.Liste elettorali della sinistra della nonviolenza.*Ed occorre creare altresì uno strumento di collegamento e di orientamento:il giornale della nonviolenza. Della nonviolenza nitida e intransigente.Aperta e complessa, ma nitida e intransigente. Sperimentale e in ricerca, manitida e intransigente. Purale e dialogica, ma nitida e intransigente. Lanonviolenza politica.*Siamo ancora una volta a un tornante della storia: non si può sconfiggerela barbarie cedendo alla barbarie. La scelta della nonviolenza è l'urgenzadelle urgenze.Quelle e quelli tra noi che vengono da una lunga vicenda di impegnopolitico, quelle e quelli tra noi che hanno servito con onore nella cosapubblica per il pubblico bene, quelle e quelli tra noi che sono stativalenti pubblici amministratori, sanno, sappiamo quanto ingenti siano lerisorse pubbliche e come esse possano indifferentemente essere usate a finedi male o di bene. Anche una presenza ridottissima di pubbliciamministratori onesti può avere effetti straordinari, se quelle persone divolontà buona non cedono al compromesso, non si lasciano irretire ecorrompere. Per questo occorre predisporre liste elettorali della sinistradella nonviolenza, eleggere persone alla nonviolenza fedeli, che nel governodella cosa pubblica portino il criterio della nonviolenza, senza esitazioni,senza cedimenti, senza prostituzioni.*La sinistra italiana muore o rinasce oggi dinanzi a questa scelta: lanonviolenza.Il tempo è poco, grave il momento. Indugiare non è più consentito.7. GIOBBE SANTABARBARA: CADA IL GOVERNO DELLA GUERRA E DELLA CORRUZIONE.CESSI OGNI COMPLICITÀ CON I PARTITI DELLE STRAGI E DELLE RUBERIE. SICOSTRUISCA LA SINISTRA DELLA NONVIOLENZA[Dalle "Minime" n. 343]Il governo della guerra e della corruzione merita di cadere, e merita dicadere perché è il governo della guerra e della corruzione.Ovvero perché ha violato la Costituzione, ha proseguito la guerra econtribuito alle stragi, ha avallato e sostenuto il razzismo, ha continuatoin pratiche ecocide che cooperano alla devastazione della biosfera a dannodell'umanità intera e, infine, ha mantenuto pratiche di corruttela esaccheggio.Il governo della coalizione eletta con i voti di chi si opponeva aBerlusconi si è rapidamente berlusconizzato. Il governo della coalizioneeletta coi voti di chi si opponeva alla guerra e al riarmo si è rapidamenteallineato alla guerra e al riarmo. Il governo della coalizione eletta coivoti di chi difendeva la Costituzione ha subito violato e sfregiato laCostituzione. Il governo eletto coi voti delle persone e dei movimenti chesi oppongono ai poteri criminali, al regime della corruzione, alladevastazione e distruzione della biosfera e del pubblico bene, ha subitocaratterizzato la sua azione in continuità con le scelte che implicano ladevastazione e distruzione della biosfera e del pubblico bene, che implicanol'eternizzazione del regime della corruzione, che implicano il rafforzamentodei poteri criminali: una politica estera caratterizzata dalla guerra inAfghanistan, guerra che è terrorista e alimentatrice di terrorismo, guerrache favoreggia i signori della droga e le mafie transnazionali, è unapolitica a vantaggio dei poteri criminali; una politica internasull'immigrazione e sui diritti sociali che perseguita i poveri e glioppressi e li lascia in balia delle mafie, dei trafficanti e deglischiavisti, è una politica a vantaggio dei poteri criminali.Questo governo e la coalizione parlamentare che lo sostiene, e i partitipolitici che compongono l'uno e l'altra, hanno violato la Costituzione e sisono collocati fuori e contro la legge fondamentale del nostro ordinamentogiuridico.Questo governo e la coalizione parlamentare che lo sostiene, e i partitipolitici che compongono l'uno e l'altra, hanno avallato e attuato unapolitica criminale, assassina, stragista, terrorista.Questo governo e la coalizione parlamentare che lo sostiene, e i partitipolitici che compongono l'uno e l'altra non possono rappresentare unasinistra che voglia essere sinistra, cioè che abbia alla sua base la sceltadella solidarietà che tutti gli esseri umani raggiunga, la sceltadell'uguaglianza di diritti tra tutti gli esseri umani, la scelta dellademocrazia come impegno comune per il bene comune, la scelta della giustiziacome responsabilità di tutti e di ciascuno per la civile convivenza, lascelta della legalità come inveramento del criterio del rispetto dellalibertà e della dignità di ogni essere umano.Occorre prenderne atto.*E prendendone atto si pone la necessità, urgente, di costruire unarappresentanza istituzionale della sinistra adeguata ai compiti dell'ora,che fronteggi la catastrofe delle organizzazioni che pretendevano dirappresentare le classi oppresse ed invece si erano già prostituite alregime dello sfruttamento e della corruzione entrando a farne parte.Occorre una rappresentanza istituzionale della sinistra che si organizzisulla base della scelta della nonviolenza, come criterio rigoroso, comescelta nitida e intransigente, come fedeltà all'umanità.Occorre organizzare le forme pratiche che consentano alla sinistra dellanonviolenza di entrare nelle istituzioni e portare nelle istituzioni ilpunto di vista, il criterio, il progetto, le proposte e l'azione concretadella nonviolenza. Queste forme si compendiano in una essenziale: lacostruzione di liste elettorali della sinistra della nonviolenza.*Liste elettorali della nonviolenza presa sul serio: ovvero rigorosamenteantimaschiliste ed antipatriarcali. Ovvero rigorosamente antimilitariste edantiriarmiste. Ovvero rigorosamente ecologiste ed antitotalitarie. Ovverorigorosamente socialiste e libertarie.Ci sono in Italia movimenti sociali, ci sono esperienze organizzate, c'è unblocco storico già pronto a questo passo? Noi crediamo di sì. Ma questosoggetto non sta che in minima parte nei movimenti che si autoproclamanononviolenti (e tra i quali ben pochi lo sono con sincerità d'intenti eprofondità di riflessione), è soprattutto fuori di essi.È nonviolenza in cammino la vicenda, la ricerca e la lotta dei movimentidelle donne: lì è il soggetto storico centrale, lì è la forza motricedel percorso che qui si propone.È nonviolenza in cammino la resistenza delle classi oppresse al modo diproduzione dello sfruttamento: e questa tradizione va ereditata e inveratanel progetto che qui si propone.È nonviolenza in cammino la mobilitazione sociale in difesa dell'ambientedi cui viviamo, della biosfera di cui siamo parte: e questa cultura e questaprassi, questa ormai lunga e luminosa storia di resistenza e di coscienza,è parte integrante della proposta che qui si formula.È nonviolenza in cammino la resistenza alla guerra e al razzismo.È nonviolenza in cammino la lotta contro ogni potere mafioso.È nonviolenza in cammino l'azione individuale e collettiva perché i valorisupremi scritti nei principi fondamentali della Costituzione dellaRepubblica Italiana così come nella Dichiarazione universale dei dirittiumani si inverino qui e adesso in azione politica, in organizzazionesociale, in ordinamento giuridico effettualmente cogente.*Non si potrà fermare il degrado delle istituzioni, la degenerazione nelcrimine e nel razzismo, il disastro sociale e morale, la deriva anomica etotalitaria, se non si organizza una sinistra politica della nonviolenza chenelle istituzioni entri con tutta la propria forza e capacità propositiva.*La nonviolenza non è mera pedagogia, non è mera testimonianza, e meno chemai è mero insieme di tecniche o peggio generica e astratta aspirazione edesortazione: la nonviolenza è essenzialmente lotta politica per obiettivipolitici.La nonviolenza è volontà di più ampia democrazia, è impegno politicodiretto senza deleghe e senza rinvii.La nonviolenza è in cammino.Oggi in Italia si pone la necessità, l'urgenza, dell'ingresso dellanonviolenza nelle istituzioni per combattere contro il crimine dei potenti eper governare la cosa pubblica secondo il criterio della difesa e dellapromozione dei diritti e della dignità di tutti gli esseri umani.*Occorre abbandonere ogni pigrizia e ogni rassegnazione, occorre rompere ognisubalternità e ogni ambiguità, occorre uscire dall'apatia edall'esitazione, dalla minorità e dall'irresolutezza.Ma non basta opporsi alla corruzione guerrafondaia e razzista ministeriale.Occorre opporsi anche alla corruzione squadrista e militarista di parte -piccola ma rumorosa, e assai vezzeggiata dai mass-media dominanti - deicosiddetti "movimenti". La nonviolenza non può essere alleata di personaggied organizzazioni palesemente irresponsabili e violentisti. La nonviolenza osi propone in modo nitido e intransigente, o viene annichilita.Tante personalità che vengono spacciate per "nonviolente" (e già questaaggettivazione è grottesca: nessuna persona è "nonviolenta", ma ognipersona può essere amica della nonviolenza - la nonviolenza è un cammino,non uno stato; un esperimento esistenziale e politico, non un'essenzapretesamente incarnata) negli scorsi anni e ancora in questi mesi hannocompiuto atti di viltà e di complicità ripugnanti. Non sono loro i nostricompagni di lotta.Liste elettorali della sinistra della nonviolenza possono essere promossesolo da chi in questi anni si è opposto alla guerra e al militarismo; soloda chi in questi anni si è opposto alle ideologie e alle prassi delmaschilismo e del patriarcato che portano al femminicidio; solo da chi inquesti anni non si è lasciato corrompere. Poichè chi si è prostituito unavolta al potere assassino è probabile che messo alla prova lo farà ancora.Chi non ha ceduto è probabile possa ancora e ancora resistere, e schiuderela via a un'alternativa che inveri la legalità costituzionale, i dirittiumani, e che almeno contrasti in modo nitido e intransigente la guerra, lestragi, il terrorismo, il razzismo, le mafie, l'ecocidio, il femminicidio.*Allo studio e al lavoro, dunque.8. LA CADUTA[Dalle "Minime" n. 345]Cade il governo della guerra e del razzismo, del cedimento al male, dellaprostituzione ai potenti e della persecuzione dei poveri e degli oppressi.E proprio per il male commesso da questo governo fedifrago e corrotto siprofila il pericolo del ritorno al potere dell'estrema destra eversiva ecriminale.*Vi è un solo modo per contrastare le due destre che dai neonazisti allasedicente "cosa rossa" hanno governato lungo tutto il decennio per la guerrae per il razzismo, per il riarmo e per l'ecocidio, contro la Costituzione econtro l'umanità.Occorre che la nonviolenza in cammino (incarnata nelle tante esperienze dilotta e di solidarietà del movimento delle donne, del movimento delleclassi oppresse, dei movimenti per la pace e per l'ambiente, dei movimentidi liberazione e per i diritti umani di tutti gli esseri umani) promuovaliste elettorali della sinistra della nonviolenza, e persone amiche dellanonviolenza entrino in quanto tali nelle istituzioni, per portare nelgoverno della cosa pubblica in tutte le istituzioni elettive la scelta, leproposte, la forza della nonviolenza. La scelta nitida e intransigente della nonviolenza. Le proposte concrete e coerenti della nonviolenza.La forza della verità.*Non vi è un minuto da perdere. Nessuna ambiguità è più ammissibile.Solo la scelta della nonviolenza può fondare oggi una politica all'altezzadelle tragiche sfide dell'ora presente. Solo la nonviolenza può salvare l'umanità.9. UNA COSA CHE CHIUNQUE CAPISCE[Dalle "Minime" n. 346]Se non si presenteranno liste della sinistra della nonviolenza, moltielettori e molte elettrici che vogliono essere persone oneste non potrannovotare alle prossime elezioni.*Se non si presenteranno liste della sinistra della nonviolenza, moltielettori e molte elettrici che vogliono essere persone democratiche e disinistra non potranno votare alle prossime elezioni.*Se non si presenteranno liste della sinistra della nonviolenza, moltielettori e molte elettrici che vogliono essere persone di pace, solidali conl'umanità intera e sollecite della biosfera, non potranno votare alleprossime elezioni.*Se non si presenteranno liste della sinistra della nonviolenza, moltielettori e molte elettrici il cui voto è determinante per impedire lavittoria della coalizione della destra più oltranzista, nazista e mafiosa,non potranno votare alle prossime elezioni.*Se non altro per questo, per consentire a tante persone (persone di tenaceconcetto, di retto sentire, di volontà buona) di votare, di godere ancoradel diritto e del piacere di votare, di usare dello strumento democraticodel voto per affermare giustizia e libertà, verità e responsabilità,solidarietà e dignità, è indispensabile presentare liste della sinistradella nonviolenza alle prossime elezioni.10. NECESSARIE ED URGENTI LE LISTE ELETTORALI DELLA SINISTRA DELLANONVIOLENZA[Dalle "Minime" n. 352]Le liste elettorali della sinistra della nonviolenza sono necessarie edurgenti.*Necessarie ed urgenti perché ci deve essere la possibilità di votare pereleggere una rappresentanza istituzionale che si opponga alla guerra, alrazzismo, al riarmo, quando tutte le forze politiche presenti in parlamentonell'ultima legislatura hanno aderito alle politiche della guerra, delrazzismo, del riarmo.Necessarie ed urgenti perché ci deve essere la possibilità di votare pereleggere una rappresentanza istituzionale che difenda la legalitàcostituzionale violata da tutte le forze politiche presenti in parlamentonell'ultima legislatura.Necessarie ed urgenti perché ci deve essere la possibilità di votare pereleggere una rappresentanza istituzionale che abbia come suo fondamento leproposte dei movimenti femministi, le proposte dei movimenti ecologisti, leproposte dei movimenti antimilitaristi, le proposte del movimento delleclassi sociali sfruttate ed oppresse.Necessarie ed urgenti perché ci deve essere la possibilità di votare pereleggere una rappresentanza istituzionale che avendo fatto la sceltafondamentale della nonviolenza si impegni quindi per leggi ed attiamministrativi intesi alla promozione di tutti i diritti umani per tutti gliesseri umani, si impegni per una prospettiva socialista e libertaria,femminista ed ecopacifista, di solidarietà e di responsabilità neiconfronti dell'umanità intera e della biosfera nostra casa comune.Necessarie ed urgenti perché ci deve essere la possibilità di votare pereleggere una rappresentanza istituzionale che inveri nell'ordinamentogiuridico e nell'azione amministrativa quella ferma opposizione allabarbarie che è necessaria per impedire la catastrofe dell'umanità.Necessarie ed urgenti perché ci deve essere la possibilità di votare pereleggere una rappresentanza istituzionale che contrasti i poteri criminali eil regime della corruzione.*Dopo il fallimento del centrosinistra che, eletto coi voti di chi siopponeva alla mafia e al totalitarismo, alla corruzione e alla guerra, hatradito la volontà degli elettori e proseguito in molti e decisivi campi lapolitica della destra eversiva berlusconiana; dopo lo smascheramento deigruppi dirigenti di un ceto politico che anche in esperienze che purprovenivano dalla storia del movimento delle oppresse e degli oppressi si èrivelato alla prova dei fatti subalterno al regime dello sfruttamento edella corruzione, della violazione dei diritti umani, dell'uccidere con laguerra e con la rapina; dopo il fallimento dei collateralismi e degliattendismi, delle subalternità e delle compromissioni; ebbene, dopo tuttociò è l'ora della politica della nonviolenza: della proposta autonoma,nitida, intransigente, aperta, complessa, umile e forte della nonviolenza.*Le liste elettorali della sinistra della nonviolenza sono necessarie edurgenti.11. UN INCONTRO DELLE PERSONE AMICHE DELLA NONVIOLENZA[Dalle "Minime" n. 354]Le persone amiche della nonviolenza che sono preoccupate del possibile esitodi una vittoria della destra più estrema alle ormai prevedibilmenteprossime elezioni sanno due cose che ad onor del vero nessuna persona onestapuò fingere di non sapere:- la prima: che dopo due anni di governo di un centrosinistra che ha traditogli impegni assunti con gli elettori su questioni decisive comel'opposizione alla guerra e al razzismo, che ha reiteratamente violato laCostituzione, che ha favoreggiato corrotti e corruttori attribuendo loroincarichi pubblici di decisiva rilevanza, che ha attuato politiche dicomplicità coi ricchi e i potenti a danno degli sfruttati e degli oppressi,ebbene, vi è ormai in Italia una vasta area di cittadine e cittadini chenon sono più disponibili a farsi rappresentare da fedifraghi, dacorruttori, da criminali.- La seconda: che proprio i progressivi cedimenti dell'area che fudemocratica verso posizioni autoritarie, razziste, belliciste e violatricidella legalità ha favorito la vittoria culturale della destra più violentae criminale, la crescita del consenso alla ferocia e alla barbarie.*Per questo è necessario che alle prossime elezioni politiche vi sia unapresenza di liste elettorali della sinistra della nonviolenza.Affinchè possano votare tante persone democratiche che altrimenti sarebberoespropriate del proprio diritto di voto.Affinchè vi sia un punto di riferimento e una possibilità dirappresentanza per tutta l'area democratica.Affinchè possa entrare nelle istituzioni una sinistra nitida eintransigente, dalla scelta della nonviolenza caratterizzata, che faccia daargine al dilagare dell'oltranzismo razzista e bellicista, che faccia daargine al dilagare del regime della corruzione e dei poteri criminali, chefaccia da barriera alla barbarie.*E perché non ci siano equivoci, aggiungiamo:- liste elettorali della sinistra della nonviolenza presa su serio: quindinessuna subalternità e nessuna complicità con quei partiti che pur siriempiono la bocca della parola "nonviolenza" e non hanno esitato per dueanni di seguito a votare per la guerra, per le stragi di cui essa consiste,per il razzismo, per la complicità con corrotti e criminali, per il riarmoe per l'ecocidio;- liste elettorali della sinistra della nonviolenza presa su serio: quindinessuna complicità con quei personaggi e con quelle organizzazioni chepromuovono o avallano lo squadrismo di piazza o di sottoscala, l'ideologiadel fine che giustifica i mezzi, l'irresponsabilità della società dellospettacolo, e che peraltro poi sovente praticano anche il più sfrenatosaccheggio delle pubbliche risorse e l'occupazione del sottogovernoparassitario con i loro compari ministeriali e bombardieri.*E sempre perché non ci siano equivoci: quando diciamo sinistra dellanonviolenza non ci riferiamo a piccoli movimenti sedicenti tali che soventesono gremiti di personaggi palesemente inaffidabili, ma ad una cultura e unaprassi, a una storia di esperienze e riflessioni ormai diffuse, che trova lesue espressioni migliori certo anche in alcuni storici movimentinonviolenti, come ad esempio il Movimento Nonviolento fondato da AldoCapitini, ma anche in esperienze che la nonviolenza vivono e praticano,sovente senza chiamarla con questo nome, poichè la nonviolenza è la lottacontro tutte le violenze, e vive ovunque vive il conflitto che resiste almale - alla violenza, al crimine, all'ingiustizia, alla menzogna - senzariprodurlo nelle sue pratiche e nelle sue metodiche.*E quindi, dicendo sinistra della nonviolenza diciamo, in rapido elenco: imovimenti delle donne, che sono la corrente calda della nonviolenza incammino, il massimo suo inveramento storico; i movimenti antimafia eantirazzisti; la viva e concreta memoria ed esperienza del movimento delleclassi sociali oppresse e dei popoli oppressi in lotta per l'emancipazionedell'umanità intera; i movimenti ecopacifisti ed ecoequosolidali; leinfinite pratiche di aiuto e di liberazione, di verità e di giustizia, diresponsabilità e di misericordia, negli infiniti ambiti in cui esse sidanno; tutte le iniziative che affermano il riconoscimento di tutti idiritti umani a tutti gli esseri umani.*E quindi quando diciamo sinistra della nonviolenza diciamo anche:antipatriarcale ed antimaschilista; antisviluppista ed invece ecosostenibileed ecoequosolidale; contro la guerra, il terrorismo, le uccisioni, e quindicontro tutti gli strumenti e gli apparati che all'uccidere, al terrorizzaree al far guerra sono intesi; per la liberazione delle oppresse e deglioppressi in una condivisione solidale e responsabile; antirazzista edantisegregativa, e quindi per il riconoscimento e l'inveramento di tutti idiritti umani per tutti gli esseri umani; responsabile per la biosfera, equindi non chiusa in uno specismo che tutto asserve, consuma e devasta, maaperta in un'empatia che custodisce, rispetta, riconosce e sostiene.*Diciamo pertanto, con antica nostra parola, una sinistra socialista elibertaria.*E quando diciamo che la nonviolenza deve essere la scelta fondamentale,diciamo dunque opposizione integrale alla violenza e alle menzogna; diciamoanche difesa della legalità costituzionale e quindi anche adesione allaDichiarazione universale dei diritti umani.*Ma detto tutto questo, tutto è ancora da ragionare insieme ed insieme dafare.E il tempo è poco.*Occorrerà che le persone interessate a questa prospettiva si incontrino,riflettano insieme, suscitino ovunque le energie che ovunque sonodisponibili e che devono uscire dalla rassegnazione, dall'apatia, dallasubalternità, dall'ambiguità.Alcune - non poche - persone amiche della nonviolenza hanno già manifestatouna generosa disponibilità.Questo foglio è disponibile a contribuire ad avviare questo percorso, chenon può che essere un percorso di crescita dal basso, policentrico ereticolare, limpido e verificabile, pienamente democratico, "omnicratico"per usare l'espressione capitiniana, senza figure carismatiche e senzagerarchie.Un percorso, un incontro, un soggetto politico in formazione che siaintransigente sulla scelta di fondo della nonviolenza, ed insieme aperto ecomplesso, comprensivo e in ascolto, dialogico e plurale, quindi umile eforte.Quando e dove si potrebbe fare un primo incontro? Chi è disponibile?12. SUBITO LE LISTE DELLA SINISTRA DELLA NONVIOLENZA[Dalle "Minime" n. 356]Affinchè cessi la partecipazione italiana alla guerra terrorista estragista in Afghanistan.Affinchè cessi la violazione della Costituzione della Repubblica Italiana.Affinchè cessi ogni complicità con i governanti e i parlamentariresponsabili della partecipazione italiana alla guerra e alle stragi.Alle prossime elezioni politiche ci sia la possibilità di votare per listedella sinistra della nonviolenza, liste dell'opposizione integrale allaguerra, liste che si oppongano a tutte le uccisioni di esseri umani, listeche riconoscano a tutti gli esseri umani il diritto a vivere.13. STANISLAO ARDITI E OLIVIERO LORELLI: DIECI BUONE RAGIONI PER CUI ÈNECESSARIO CHE ALLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE SI PRESENTINO LISTE DELLASINISTRA DELLA NONVIOLENZA[Dalle "Minime" n. 357]La prima ragione: l'immensità delle risorse pubbliche che oggi vengonoutilizzate a fini di male e potrebbero invece essere utilizzate a vantaggiodell'umanità.Tutti quelli di noi che nel corso della loro vita sono stati pubbliciamministratori recano in cuore una ferita che non cicatrizza: laconsapevolezza di quante risorse pubbliche si sperperino (e peggio: si usinoper provocare disastri), e come invece sarebbe agevole utilizzarle abeneficio di tutti se ad amministrarle vi fosse anche qualche persona divolontà buona, di retto sentire, di tenace concetto.Per questo occorre che a contribuire a gestire le risorse pubbliche nelleistituzioni democratiche vadano persone amiche della nonviolenza; per questooccorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormaiimminenti elezioni politiche.*La seconda ragione: la crisi della democrazia in Italia è un dato di fatto.Solo l'ingresso della nonviolenza nella politica e nelle istituzioni puòsalvare la democrazia dalla deriva autoritaria ed anomica in corso.Per questo occorre abbandonare ogni sentimento di minorità, dimarginalità, di rassegnazione e decidersi a portare la lotta nonviolentaovunque occorre lottare per difendere e inverare legalità e democrazia; perquesto occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormaiimminenti elezioni politiche.*La terza ragione: il ceto politico attuale non si autoriformerà mai.Poichè i meccanismi di cooptazione sono in se stessi corruttivi: e prova neè la triste sorte di alcune brave persone cooptate in questa legislatura:che si sono asservite quanto e più degli altri alla guerra e al razzismo.Per questo occorre mandare in parlamento persone amiche della nonviolenza,nitide e intransigenti; per questo occorre presentare liste della sinistradella nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.*La quarta ragione: non c'è più tempo da perdere, vi è una catastrofeambientale di dimensioni planetarie in corso, e se i pubblici poteri nonmutano politiche non vi sarà salvezza.Per questo occorre portare la scelta della nonviolenza dove si decide delbene comune; per questo occorre presentare liste della sinistra dellanonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.*La quinta ragione, e dirimente: occorre rovesciare i rapporti di genere nelgoverno della cosa pubblica, oppure il patriarcato e il maschilismocontinueranno a provocare crimini e disastri.Per questo occorre candidare ed eleggere nelle istituzioni democratiche piùdonne che sia possibile, donne portatrici delle esperienze e delleriflessioni dei movimenti femministi; per questo occorre presentare listedella sinistra della nonviolenza - che nel femminismo riconosce la suacorrente calda e il suo storico maggior inveramento - alle ormai imminentielezioni politiche.*La sesta ragione: lo sfruttamento e le ideologie dello sfruttamento sonocrescite negli ultimi decenni a tal punto che sembra oggidì ovvio ciò chelungo gli ultimi due secoli parve a tutti così oscenamente scandaloso che apiù riprese le oppresse e gli oppressi si sollevarono per abolire quel mododi produzione che aliena e disumanizza chi al giogo della proprietà ècollocato e ai fini della massimizzazione del profitto vampirizzato, e ascorpioni e frustate si pretende governarlo.Per riaprire una prospettiva di solidarietà che ogni essere umano raggiungae la dignità umana di ciascuno rivendichi occorre occorre riaffermare unascelta socialista e libertaria concreta e coerente nei mezzi e nei fini; perquesto occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormaiimminenti elezioni politiche.*La settima ragione: è la guerra, la guerra in corso, la guerra terrorista estragista, imperialista e razzista, cui l'Italia sta partecipando inviolazione della sua stessa legge fondamentale; e con la guerra il riarmo,il militarismo: l'organizzazione, la prassi e l'ideologia sterminista. Esolo la nonviolenza si oppone alla guerra, al riarmo, al militarismo in modoadeguato. Solo la nonviolenza.Per contrastare la guerra, per difendere la Costituzione della RepubblicaItaliana; per questo occorre presentare liste della sinistra dellanonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.*L'ottava ragione è costituita dalle generazioni future e da quelle passate:accettare una politica irresponsabili e criminale che porta alla barbarie eal collasso della biosfera denega in radici i diritti umani degli esseriumani che verranno; e annienta il senso e il frutto di quell'impresa comunedell'umanità che chiamiamo la storia della civiltà umana, il progrediredell'umana coscienza, dell'umana famiglia, dell'umana vicenda.Anche per le generazioni future e per le passate ancora, anche per loro èoggi da lottare; anche per questo occorre presentare liste della sinistradella nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.*Una nona ragione: non fermeranno l'avanzata della destra eversiva e razzistae mafiosa coloro che in questi due anni hanno progressivamente ceduto allasua aggressione lasciandosene insignorire fino a portarne avanti lepolitiche di guerra e razziste, ecocide e misogine. Potrà fermarel'avanzata dell'estrema destra barbarica e gangsteristica soltantol'ingresso nelle istituzioni della nonviolenza.Per questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alleormai imminenti elezioni politiche.*E una decima, infine: quel comando morale che dice: "tu non uccidere".Perché questo comando morale divenga criterio dell'azione politica, perquesto, per questo occorre oggi presentare liste della sinistra dellanonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.*Altre ragioni ancora vi sarebbero, ma qui e adesso bastino queste per dire,ancora una volta, che occorre presentare liste della sinistra dellanonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.
VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedì de "La nonviolenza è in cammino"Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.itNumero 147 del 12 febbraio 2008
Riproponiamo alcuni articoli apparsi nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" nel 2008 a sostegno della proposta della presentazione di liste elettorali della sinistra della nonviolenza alle imminenti elezionipolitiche.
Ricordiamo che il 2 marzo a Bologna si svolgerà l'assemblea promossa dall'appello di Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana: "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici dellanonviolenza? Discutiamone il 2 marzo a Bologna" (per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato@tin.it Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato: micheleboato@tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59@libero.it, Mao Valpiana: mao@nonviolenti.org).
2. PEPPE SINI: VERSO LISTE NONVIOLENTE [Dalle "Minime" n. 324] Siamo gente pratica. Ci contentiamo di poco, sappiamo come vanno le cose del mondo e quanto profondo sia il pozzo del cuore umano. Così possiamo ammettere che a governare la cosa pubblica ancora non sia la permanente assemblea dell'umanità intera. E possiamo anche ammettere che si sbagli sovente, dacchè la forza della democrazia non è nel non sbagliare, ma nell'aver la possibilità e la capacità di correggere gli errori.
*Quello che non possiamo ammettere è che governino gli assassini. Anche se essi hanno governato dalla notte dei tempi, è giunta l'ora che questa processione finisca, e cominci una novella istoria. Cominci una nuova storia prima che quella processione tutto porti al naufragio, all'abisso, al nulla. Una nuova storia può cominciare qui e adesso prendendo sul serio quei principi fondamentali che chi sconfisse il fascismo volle scrivere negliarticoli che aprono la Costituzione della Repubblica Italiana e definiscono i valori supremi cui essa fa riferimento. Una politica costituzionale, vorremmo. Si converrà che non è chiedere la luna.
*Ma questa politica costituzionale solo la scelta della nonviolenza può adempierla. Ed affinchè la scelta della nonviolenza amministri la cosa pubblica secondo le linee-guida dei principi fondamentali della Costituzione italiana, occorre che le persone amiche della nonviolenza entrino nelle istituzioni. E vi entrino non per gentile concessione degli assassini, ma con la propria identità e le proprie forze. Non è difficile. Ma occorre decidersi a farlo. E per farlo occorre innanzitutto rompere ogni subalternità ed ogni collusione col partito della guerra e del razzismo, col partito del femminicidio e del collasso della biosfera, col partito degli assassini.
*Occorre cessare di votare per il partito degli assassini e costruire liste elettorali di persone amiche della nonviolenza. Liste elettorali di donne e di uomini di volontà buona e di tenace concetto che pongano a fondamento del proprio programma la scelta della nonviolenza. Sapendo che essa è lotta, la più ardua e la più necessaria, contro tutte le violenze e le menzogne, contro tutte le oppressioni e le viltà. Questo oggi occorre, più ancora del pane.
3. QUALE SORPRESA? [Dalle "Minime" n. 337] Per cortesia: che vi siano partiti che sono fondamentalmente delle associazioni a delinquere nessuno lo ignora. Ciò che è scandaloso è che a certi personaggi si affidi il governo della cosa pubblica. Che i crimini vadano puniti, ci sembra il minimo. Ciò che è scandaloso è il sempiterno pretendere impunità da parte dei potenti. Che il cosiddetto centrosinistra si sia rapidamente berlusconizzato, è di un'evidenza solare.
*Che sia necessario affrettarsi a costruire una nuova sinistra fondata sulla scelta della nonviolenza - sulla forza della verità, sull'opposizione alla guerra, sulla difesa della Costituzione, sul riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani - ci sembra l'urgenza delle urgenze. Che il soggetto storico fondamentale nella costruzione della sinistra della nonviolenza siano i movimenti femministi, ci sembra la certezza delle certezze.Che la sinistra della nonviolenza debba affrettarsi ad entrare nelle istituzioni e governare la cosa pubblica per contrastare il femminicidio, per contrastare il collasso della biosfera, per contrastare la guerra e il razzismo, per contrastare il golpe, per contrastare il modo di produzione dello sfruttamento, per contrastare il regime della corruzione, per contrastare i poteri criminali, ci sembra qui ed ora il dovere dei doveri.*Che ogni persona di retto sentire e di volontà buona sia chiamata ad uscire dall'apatia e dalla rassegnazione, dall'ambiguità e dalle collusioni. Solo la nonviolenza può salvare l'umanità.4. SEVERINO VARDACAMPI: L'ANNO SCORSO A ZIMMERWALD[Dalle "Minime" n. 338]Quei ministri e quei parlamentari che hanno ripetutamente votato per la partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan.Quei ministri e quei parlamentari che ripetutamente votando per la partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan hanno ripetutamente violato l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana. Quei partiti politici che or non è guari dicevano di essere contro la guerra, addirittura facendo uso di formule tanto altisonanti quanto poco meditate, e che appena giunti al governo si sono arruolati e votano e votano e votano per mandare ragazzi italiani in divisa a correre il rischio di uccidere e morire in Afghanistan, e votano e votano e votano per la guerra e per le stragi, e votano e votano e votano facendo strame della Costituzione.*E quei loro manutengoli e tifosi che giustificano e sostengono chi vota per la guerra e viola la Costituzione, ed arrivano al delirio di dire che chi vota per la guerra è contro la guerra, chi infrange la Costituzione la difende, così come le streghe di Macbeth cantavano l'ebbra infernale canzone del capovolgimento di tutti i valori.*E le moltitudini degli arresi e dei complici. Che per viltà o per interesse, per corruzione o per obnubilamento chiudono gli occhi, si danno di gomito, parlano d'altro, mentre l'Italia è in guerra è in guerra è in guerra.*Di cosa dovremmo parlare se non di questo? Occorre, è urgente, costruire un movimento che si oppone alla guerra e al golpe, un movimento che rompa ogni complicità con lo pseudopacifismo ministeriale e guerriero e con lo pseudopacifismo cialtrone e squadrista (peraltro tra loro contigui); un movimento che faccia la scelta nitida edintransigente della nonviolenza.Un movimento che smascheri e denunci e contrasti il delirio e l'infamia di ben tre partiti di governo che si riempiono la bocca della parola "nonviolenza" mentre votano la guerra e le stragi. Un movimento che si ponga il problema di portare al più presto la scelta della nonviolenza, e quindi persone amiche della nonviolenza che per quella scelta si battano, nelle istituzioni.Un movimento che costruisca dunque anche liste elettorali di una nuova sinistra, la sinistra della nonviolenza, e che si presenti alle elezioni con il preciso programma di opporsi alla guerra e alle stragi, con il programma della nonviolenza. Ed opporsi alla guerra e alle stragi significa opporsi al femminicidio. Significa opporsi alla devastazione dell'ambiente che sta portando la biosfera al collasso e la civiltà umana alla catastrofe. Significa battersiper i diritti umani di tutti gli esseri umani. Significa un programma socialista e libertario di liberazione dell'umanità, di solidarietà che ogni essere umano raggiunga, di responsabilità che tutte le persone interpelli e coinvolga. Significa lotta per inverare i principi fondamentali scritti nella nostra carta costituzionale. Significa scelta di lottarecontro ogni violenza, contro ogni menzogna.*L'ora è adesso.5. DELLA NECESSITÀ E DELL'URGENZA DI COSTRUIRE UN'ALTERNATIVA AL REGIMEDELLA CORRUZIONE[Dalle "Minime" n. 339]A questo oggi tutte le persone amiche della nonviolenza sono chiamate. Nella catastrofe di un ceto politico tutto andreottizzato, tutto berlusconizzato, è necessario e urgente rinunciare ad ogni illusione e prepararsi alla lotta.Occorre costruire subito la sinistra della nonviolenza.Questa sinistra nella società italiana c'è già, ma ancora non ha saputo fare due passi indispensabili.Il primo: uscire dalla subalternità e decidere di autorappresentarsi nelle istituzioni.Il secondo: rompere ogni contiguità con i corrotti e gli squadristi, i totalitari e i patriarcali, i militaristi e gli ecocidi, ed affermare la scelta della nonviolenza come criterio decisivo dell'unica proposta politica adeguata ad affrontare la tragica situazione del mondo ad apertura del XXI secolo.*Occorre dir chiaro che la sinistra della nonviolenza non può essere rappresentata dai partiti che hanno votato per la guerra. Occorre dir chiaro che tutti coloro della ex-sinistra al governo che hanno votato per la guerra e tutti coloro che hanno appoggiato questa scelta non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari.Occorre dir chiaro che tutti coloro della ex-sinistra al governo che hanno votato per provvedimenti razzisti e tutti coloro che hanno appoggiato questa scelta non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari.Occorre dir chiaro che tutti coloro della ex-sinistra al governo che hanno appoggiato ladri di stato e corrotti, corruttori ed eversori dall'alto, non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari. Occorre dir chiaro che tutti coloro della ex-sinistra al governo che hanno votato per provvedimenti di devastazione dell'ambiente e tutti coloro che hanno appoggiato questa scelta - mentre il collasso della biosfera è in corso, e travolgerà l'umanità intera se non si muta subito modello di sviluppo - non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari.Occorre dir chiaro che tutti coloro della ex-sinistra al governo che hanno perpetuato il patriarcato e il maschilismo non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari. Occorre dir chiaro che tutti coloro della ex-sinistra al governo che hanno violato la legalità costituzionale e tutti coloro che hanno appoggiato questa scelta non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari.*La sinistra del femminismo e dell'ecologia, la sinistra dell'opposizionealla guerra e allo sfruttamento, la sinistra antimafia e antifascista, lasinistra della solidarietà e della responsabilità, la sinistra socialista e libertaria, la sinistra della democrazia e della Costituzione: questa è la sinistra della nonviolenza che è chiamata oggi all'impegno di uscire daogni rassegnazione, di uscire da ogni ambiguità, di proporsi come soggetto politico in grado di governare, di chiamare alla lotta ogni persona di retto sentire, ogni persona di volontà buona. La nonviolenza è matura, è pronta alla prova. Occorre costruire subito liste elettorali della sinistra della nonviolenza per portare il criterio ele proposte della nonviolenza in tutte le istituzioni democratiche elettive. Il momento è ora.6. STANISLAO ARDITI E OLIVIERO LORELLI: LE PENULTIME LETTERE[Dalle "Minime" n. 340]Proviamo a dirlo in poche parole.Alle elezioni politiche del 2006 questo foglio sostenne ovviamente lacoalizione del cosiddetto centrosinistra, ma sulla base di un soloargomento: la necessità suprema di cacciare dal governo la destra eversivaberlusconiana, ovvero la necessità suprema di difendere la Costituzionedemocratica, ovvero la necessità suprema di impedire il trionfo della mafiacome metodo e come sistema, la necessità suprema.Qualche lettore ci chiese di indicare anche qualche motivo positivo pervotare per la coalizione del cosiddetto centrosinistra. Non ne vedevamoalcuno, ma quell'unico motivo di fermare il golpe della destra eversivabastava e avanzava.Siamo quindi di quelli che non si facevano alcuna illusione sul cetopolitico del cosiddetto centrosinistra. Qualche illusione ci facevamo sualcune singole persone - accecati talvolta da un'antica amicizia -, poianche quelle caddero.*La prova di sè data dal governo, e dalla maggioranza parlamentare che losostiene, in questi due anni è stata peggiore delle peggiori previsioni.La Costituzione ancora e ancora violentata.La partecipazione militare alla guerra terrorista e stragista, imperialistae colonialista in Afghanistan che continua.Il razzismo fatto legge: sono ancora lì i campi di concentramento dellalegge Turco-Napolitano, poi Bossi-Fini. E la persecuzione dei migranti si èfatta ancor più feroce.Il riarmo, incessante; la politica estera, sempre più militarizzata;addirittura risposte militarizzate anche alle emergenze sociali, ambientalied amministrative interne.La corruzione, pervasiva come non mai.L'oppressione delle classi oppresse: sempre più furiosa, sempre piùproterva, sempre più tracotante.L'accordo con la destra eversiva sempre più sfacciatamente cercato edesibito, in un basso mercato in cui la cosa pubblica è preda, è bottino;in cui delle leggi e della morale si fa strame.È il basso impero.E scelte di modello di sviluppo dissennate e onnicide: un'aggressionecrescente all'ambiente di vita, alla casa comune, alla salute e ai dirittidi tutti.Ed incessante prosegue lo smantellamento dello stato sociale, la demolizionedei diritti sociali, l'irrisione dell'etica pubblica, l'annichilimento diquella solidarietà che fonda ogni ordinamento giuridico. La logicadell'orda, l'associazione a delinquere come unica forma di consorzio, lacorruttela come una delle belle arti, una tabe che tutto divora.*Quella che fu la rappresentanza istituzionale della sinistra organizzataitaliana si è metamorfosata in una camarilla di ladroni.Urge ricostruire una sinistra, una sinistra adeguata ai compiti dell'ora.Una sinistra delle classi oppresse e dei diritti umani, della pace e dellasolidarietà, della difesa delle persone e dell'ambiente in cui le personevivono, una sinistra antitotalitaria ed antimafia, una sinistraantimilitarista ed antimaschilista, una sinistra della legalitàcostituzionale e della responsabilità personale, una sinistra, in unaparola, che faccia della scelta della nonviolenza - della lotta nonviolentacontro ogni oppressione, contro ogni devastazione, contro ogni menzogna,contro ogni uccisione - il criterio della sua azione.*Occorre chiamare ora, subito, a costruire la sinistra della nonviolenza.Ed a preparare liste elettorali della sinistra della nonviolenza.Liste elettorali che puntino a portare in tutte le istituzioni, e quindi algoverno della cosa pubblica, il criterio della nonviolenza. L'opposizione alfemminicidio, e quindi al patriarcato. L'opposizione alla guerra, e quindial militarismo e al riarmo. L'opposizione alla mafia, e quindi ai corrotti eai collusi. L'opposizione all'ecocidio, e quindi all'industrialismo e alconsumismo. L'opposizione allo sfruttamento. L'opposizione alla violenza.La difesa della Costituzione nata dalla Resistenza.La scelta della solidarietà e della responsabilità.*Liste elettorali della sinistra della nonviolenza. Rompendo quindi ogniambiguità ed ogni collusione con i predoni e con gli squadristi. Listeelettorali della sinistra della nonviolenza. Il contrario dell'estremismo.Liste elettorali della sinistra della nonviolenza. Contro ogni derivapopulista, fracassona, ciarlatana: derive che tutte portano all'abisso.Liste elettorali della sinistra della nonviolenza.*Ed occorre creare altresì uno strumento di collegamento e di orientamento:il giornale della nonviolenza. Della nonviolenza nitida e intransigente.Aperta e complessa, ma nitida e intransigente. Sperimentale e in ricerca, manitida e intransigente. Purale e dialogica, ma nitida e intransigente. Lanonviolenza politica.*Siamo ancora una volta a un tornante della storia: non si può sconfiggerela barbarie cedendo alla barbarie. La scelta della nonviolenza è l'urgenzadelle urgenze.Quelle e quelli tra noi che vengono da una lunga vicenda di impegnopolitico, quelle e quelli tra noi che hanno servito con onore nella cosapubblica per il pubblico bene, quelle e quelli tra noi che sono stativalenti pubblici amministratori, sanno, sappiamo quanto ingenti siano lerisorse pubbliche e come esse possano indifferentemente essere usate a finedi male o di bene. Anche una presenza ridottissima di pubbliciamministratori onesti può avere effetti straordinari, se quelle persone divolontà buona non cedono al compromesso, non si lasciano irretire ecorrompere. Per questo occorre predisporre liste elettorali della sinistradella nonviolenza, eleggere persone alla nonviolenza fedeli, che nel governodella cosa pubblica portino il criterio della nonviolenza, senza esitazioni,senza cedimenti, senza prostituzioni.*La sinistra italiana muore o rinasce oggi dinanzi a questa scelta: lanonviolenza.Il tempo è poco, grave il momento. Indugiare non è più consentito.7. GIOBBE SANTABARBARA: CADA IL GOVERNO DELLA GUERRA E DELLA CORRUZIONE.CESSI OGNI COMPLICITÀ CON I PARTITI DELLE STRAGI E DELLE RUBERIE. SICOSTRUISCA LA SINISTRA DELLA NONVIOLENZA[Dalle "Minime" n. 343]Il governo della guerra e della corruzione merita di cadere, e merita dicadere perché è il governo della guerra e della corruzione.Ovvero perché ha violato la Costituzione, ha proseguito la guerra econtribuito alle stragi, ha avallato e sostenuto il razzismo, ha continuatoin pratiche ecocide che cooperano alla devastazione della biosfera a dannodell'umanità intera e, infine, ha mantenuto pratiche di corruttela esaccheggio.Il governo della coalizione eletta con i voti di chi si opponeva aBerlusconi si è rapidamente berlusconizzato. Il governo della coalizioneeletta coi voti di chi si opponeva alla guerra e al riarmo si è rapidamenteallineato alla guerra e al riarmo. Il governo della coalizione eletta coivoti di chi difendeva la Costituzione ha subito violato e sfregiato laCostituzione. Il governo eletto coi voti delle persone e dei movimenti chesi oppongono ai poteri criminali, al regime della corruzione, alladevastazione e distruzione della biosfera e del pubblico bene, ha subitocaratterizzato la sua azione in continuità con le scelte che implicano ladevastazione e distruzione della biosfera e del pubblico bene, che implicanol'eternizzazione del regime della corruzione, che implicano il rafforzamentodei poteri criminali: una politica estera caratterizzata dalla guerra inAfghanistan, guerra che è terrorista e alimentatrice di terrorismo, guerrache favoreggia i signori della droga e le mafie transnazionali, è unapolitica a vantaggio dei poteri criminali; una politica internasull'immigrazione e sui diritti sociali che perseguita i poveri e glioppressi e li lascia in balia delle mafie, dei trafficanti e deglischiavisti, è una politica a vantaggio dei poteri criminali.Questo governo e la coalizione parlamentare che lo sostiene, e i partitipolitici che compongono l'uno e l'altra, hanno violato la Costituzione e sisono collocati fuori e contro la legge fondamentale del nostro ordinamentogiuridico.Questo governo e la coalizione parlamentare che lo sostiene, e i partitipolitici che compongono l'uno e l'altra, hanno avallato e attuato unapolitica criminale, assassina, stragista, terrorista.Questo governo e la coalizione parlamentare che lo sostiene, e i partitipolitici che compongono l'uno e l'altra non possono rappresentare unasinistra che voglia essere sinistra, cioè che abbia alla sua base la sceltadella solidarietà che tutti gli esseri umani raggiunga, la sceltadell'uguaglianza di diritti tra tutti gli esseri umani, la scelta dellademocrazia come impegno comune per il bene comune, la scelta della giustiziacome responsabilità di tutti e di ciascuno per la civile convivenza, lascelta della legalità come inveramento del criterio del rispetto dellalibertà e della dignità di ogni essere umano.Occorre prenderne atto.*E prendendone atto si pone la necessità, urgente, di costruire unarappresentanza istituzionale della sinistra adeguata ai compiti dell'ora,che fronteggi la catastrofe delle organizzazioni che pretendevano dirappresentare le classi oppresse ed invece si erano già prostituite alregime dello sfruttamento e della corruzione entrando a farne parte.Occorre una rappresentanza istituzionale della sinistra che si organizzisulla base della scelta della nonviolenza, come criterio rigoroso, comescelta nitida e intransigente, come fedeltà all'umanità.Occorre organizzare le forme pratiche che consentano alla sinistra dellanonviolenza di entrare nelle istituzioni e portare nelle istituzioni ilpunto di vista, il criterio, il progetto, le proposte e l'azione concretadella nonviolenza. Queste forme si compendiano in una essenziale: lacostruzione di liste elettorali della sinistra della nonviolenza.*Liste elettorali della nonviolenza presa sul serio: ovvero rigorosamenteantimaschiliste ed antipatriarcali. Ovvero rigorosamente antimilitariste edantiriarmiste. Ovvero rigorosamente ecologiste ed antitotalitarie. Ovverorigorosamente socialiste e libertarie.Ci sono in Italia movimenti sociali, ci sono esperienze organizzate, c'è unblocco storico già pronto a questo passo? Noi crediamo di sì. Ma questosoggetto non sta che in minima parte nei movimenti che si autoproclamanononviolenti (e tra i quali ben pochi lo sono con sincerità d'intenti eprofondità di riflessione), è soprattutto fuori di essi.È nonviolenza in cammino la vicenda, la ricerca e la lotta dei movimentidelle donne: lì è il soggetto storico centrale, lì è la forza motricedel percorso che qui si propone.È nonviolenza in cammino la resistenza delle classi oppresse al modo diproduzione dello sfruttamento: e questa tradizione va ereditata e inveratanel progetto che qui si propone.È nonviolenza in cammino la mobilitazione sociale in difesa dell'ambientedi cui viviamo, della biosfera di cui siamo parte: e questa cultura e questaprassi, questa ormai lunga e luminosa storia di resistenza e di coscienza,è parte integrante della proposta che qui si formula.È nonviolenza in cammino la resistenza alla guerra e al razzismo.È nonviolenza in cammino la lotta contro ogni potere mafioso.È nonviolenza in cammino l'azione individuale e collettiva perché i valorisupremi scritti nei principi fondamentali della Costituzione dellaRepubblica Italiana così come nella Dichiarazione universale dei dirittiumani si inverino qui e adesso in azione politica, in organizzazionesociale, in ordinamento giuridico effettualmente cogente.*Non si potrà fermare il degrado delle istituzioni, la degenerazione nelcrimine e nel razzismo, il disastro sociale e morale, la deriva anomica etotalitaria, se non si organizza una sinistra politica della nonviolenza chenelle istituzioni entri con tutta la propria forza e capacità propositiva.*La nonviolenza non è mera pedagogia, non è mera testimonianza, e meno chemai è mero insieme di tecniche o peggio generica e astratta aspirazione edesortazione: la nonviolenza è essenzialmente lotta politica per obiettivipolitici.La nonviolenza è volontà di più ampia democrazia, è impegno politicodiretto senza deleghe e senza rinvii.La nonviolenza è in cammino.Oggi in Italia si pone la necessità, l'urgenza, dell'ingresso dellanonviolenza nelle istituzioni per combattere contro il crimine dei potenti eper governare la cosa pubblica secondo il criterio della difesa e dellapromozione dei diritti e della dignità di tutti gli esseri umani.*Occorre abbandonere ogni pigrizia e ogni rassegnazione, occorre rompere ognisubalternità e ogni ambiguità, occorre uscire dall'apatia edall'esitazione, dalla minorità e dall'irresolutezza.Ma non basta opporsi alla corruzione guerrafondaia e razzista ministeriale.Occorre opporsi anche alla corruzione squadrista e militarista di parte -piccola ma rumorosa, e assai vezzeggiata dai mass-media dominanti - deicosiddetti "movimenti". La nonviolenza non può essere alleata di personaggied organizzazioni palesemente irresponsabili e violentisti. La nonviolenza osi propone in modo nitido e intransigente, o viene annichilita.Tante personalità che vengono spacciate per "nonviolente" (e già questaaggettivazione è grottesca: nessuna persona è "nonviolenta", ma ognipersona può essere amica della nonviolenza - la nonviolenza è un cammino,non uno stato; un esperimento esistenziale e politico, non un'essenzapretesamente incarnata) negli scorsi anni e ancora in questi mesi hannocompiuto atti di viltà e di complicità ripugnanti. Non sono loro i nostricompagni di lotta.Liste elettorali della sinistra della nonviolenza possono essere promossesolo da chi in questi anni si è opposto alla guerra e al militarismo; soloda chi in questi anni si è opposto alle ideologie e alle prassi delmaschilismo e del patriarcato che portano al femminicidio; solo da chi inquesti anni non si è lasciato corrompere. Poichè chi si è prostituito unavolta al potere assassino è probabile che messo alla prova lo farà ancora.Chi non ha ceduto è probabile possa ancora e ancora resistere, e schiuderela via a un'alternativa che inveri la legalità costituzionale, i dirittiumani, e che almeno contrasti in modo nitido e intransigente la guerra, lestragi, il terrorismo, il razzismo, le mafie, l'ecocidio, il femminicidio.*Allo studio e al lavoro, dunque.8. LA CADUTA[Dalle "Minime" n. 345]Cade il governo della guerra e del razzismo, del cedimento al male, dellaprostituzione ai potenti e della persecuzione dei poveri e degli oppressi.E proprio per il male commesso da questo governo fedifrago e corrotto siprofila il pericolo del ritorno al potere dell'estrema destra eversiva ecriminale.*Vi è un solo modo per contrastare le due destre che dai neonazisti allasedicente "cosa rossa" hanno governato lungo tutto il decennio per la guerrae per il razzismo, per il riarmo e per l'ecocidio, contro la Costituzione econtro l'umanità.Occorre che la nonviolenza in cammino (incarnata nelle tante esperienze dilotta e di solidarietà del movimento delle donne, del movimento delleclassi oppresse, dei movimenti per la pace e per l'ambiente, dei movimentidi liberazione e per i diritti umani di tutti gli esseri umani) promuovaliste elettorali della sinistra della nonviolenza, e persone amiche dellanonviolenza entrino in quanto tali nelle istituzioni, per portare nelgoverno della cosa pubblica in tutte le istituzioni elettive la scelta, leproposte, la forza della nonviolenza. La scelta nitida e intransigente della nonviolenza. Le proposte concrete e coerenti della nonviolenza.La forza della verità.*Non vi è un minuto da perdere. Nessuna ambiguità è più ammissibile.Solo la scelta della nonviolenza può fondare oggi una politica all'altezzadelle tragiche sfide dell'ora presente. Solo la nonviolenza può salvare l'umanità.9. UNA COSA CHE CHIUNQUE CAPISCE[Dalle "Minime" n. 346]Se non si presenteranno liste della sinistra della nonviolenza, moltielettori e molte elettrici che vogliono essere persone oneste non potrannovotare alle prossime elezioni.*Se non si presenteranno liste della sinistra della nonviolenza, moltielettori e molte elettrici che vogliono essere persone democratiche e disinistra non potranno votare alle prossime elezioni.*Se non si presenteranno liste della sinistra della nonviolenza, moltielettori e molte elettrici che vogliono essere persone di pace, solidali conl'umanità intera e sollecite della biosfera, non potranno votare alleprossime elezioni.*Se non si presenteranno liste della sinistra della nonviolenza, moltielettori e molte elettrici il cui voto è determinante per impedire lavittoria della coalizione della destra più oltranzista, nazista e mafiosa,non potranno votare alle prossime elezioni.*Se non altro per questo, per consentire a tante persone (persone di tenaceconcetto, di retto sentire, di volontà buona) di votare, di godere ancoradel diritto e del piacere di votare, di usare dello strumento democraticodel voto per affermare giustizia e libertà, verità e responsabilità,solidarietà e dignità, è indispensabile presentare liste della sinistradella nonviolenza alle prossime elezioni.10. NECESSARIE ED URGENTI LE LISTE ELETTORALI DELLA SINISTRA DELLANONVIOLENZA[Dalle "Minime" n. 352]Le liste elettorali della sinistra della nonviolenza sono necessarie edurgenti.*Necessarie ed urgenti perché ci deve essere la possibilità di votare pereleggere una rappresentanza istituzionale che si opponga alla guerra, alrazzismo, al riarmo, quando tutte le forze politiche presenti in parlamentonell'ultima legislatura hanno aderito alle politiche della guerra, delrazzismo, del riarmo.Necessarie ed urgenti perché ci deve essere la possibilità di votare pereleggere una rappresentanza istituzionale che difenda la legalitàcostituzionale violata da tutte le forze politiche presenti in parlamentonell'ultima legislatura.Necessarie ed urgenti perché ci deve essere la possibilità di votare pereleggere una rappresentanza istituzionale che abbia come suo fondamento leproposte dei movimenti femministi, le proposte dei movimenti ecologisti, leproposte dei movimenti antimilitaristi, le proposte del movimento delleclassi sociali sfruttate ed oppresse.Necessarie ed urgenti perché ci deve essere la possibilità di votare pereleggere una rappresentanza istituzionale che avendo fatto la sceltafondamentale della nonviolenza si impegni quindi per leggi ed attiamministrativi intesi alla promozione di tutti i diritti umani per tutti gliesseri umani, si impegni per una prospettiva socialista e libertaria,femminista ed ecopacifista, di solidarietà e di responsabilità neiconfronti dell'umanità intera e della biosfera nostra casa comune.Necessarie ed urgenti perché ci deve essere la possibilità di votare pereleggere una rappresentanza istituzionale che inveri nell'ordinamentogiuridico e nell'azione amministrativa quella ferma opposizione allabarbarie che è necessaria per impedire la catastrofe dell'umanità.Necessarie ed urgenti perché ci deve essere la possibilità di votare pereleggere una rappresentanza istituzionale che contrasti i poteri criminali eil regime della corruzione.*Dopo il fallimento del centrosinistra che, eletto coi voti di chi siopponeva alla mafia e al totalitarismo, alla corruzione e alla guerra, hatradito la volontà degli elettori e proseguito in molti e decisivi campi lapolitica della destra eversiva berlusconiana; dopo lo smascheramento deigruppi dirigenti di un ceto politico che anche in esperienze che purprovenivano dalla storia del movimento delle oppresse e degli oppressi si èrivelato alla prova dei fatti subalterno al regime dello sfruttamento edella corruzione, della violazione dei diritti umani, dell'uccidere con laguerra e con la rapina; dopo il fallimento dei collateralismi e degliattendismi, delle subalternità e delle compromissioni; ebbene, dopo tuttociò è l'ora della politica della nonviolenza: della proposta autonoma,nitida, intransigente, aperta, complessa, umile e forte della nonviolenza.*Le liste elettorali della sinistra della nonviolenza sono necessarie edurgenti.11. UN INCONTRO DELLE PERSONE AMICHE DELLA NONVIOLENZA[Dalle "Minime" n. 354]Le persone amiche della nonviolenza che sono preoccupate del possibile esitodi una vittoria della destra più estrema alle ormai prevedibilmenteprossime elezioni sanno due cose che ad onor del vero nessuna persona onestapuò fingere di non sapere:- la prima: che dopo due anni di governo di un centrosinistra che ha traditogli impegni assunti con gli elettori su questioni decisive comel'opposizione alla guerra e al razzismo, che ha reiteratamente violato laCostituzione, che ha favoreggiato corrotti e corruttori attribuendo loroincarichi pubblici di decisiva rilevanza, che ha attuato politiche dicomplicità coi ricchi e i potenti a danno degli sfruttati e degli oppressi,ebbene, vi è ormai in Italia una vasta area di cittadine e cittadini chenon sono più disponibili a farsi rappresentare da fedifraghi, dacorruttori, da criminali.- La seconda: che proprio i progressivi cedimenti dell'area che fudemocratica verso posizioni autoritarie, razziste, belliciste e violatricidella legalità ha favorito la vittoria culturale della destra più violentae criminale, la crescita del consenso alla ferocia e alla barbarie.*Per questo è necessario che alle prossime elezioni politiche vi sia unapresenza di liste elettorali della sinistra della nonviolenza.Affinchè possano votare tante persone democratiche che altrimenti sarebberoespropriate del proprio diritto di voto.Affinchè vi sia un punto di riferimento e una possibilità dirappresentanza per tutta l'area democratica.Affinchè possa entrare nelle istituzioni una sinistra nitida eintransigente, dalla scelta della nonviolenza caratterizzata, che faccia daargine al dilagare dell'oltranzismo razzista e bellicista, che faccia daargine al dilagare del regime della corruzione e dei poteri criminali, chefaccia da barriera alla barbarie.*E perché non ci siano equivoci, aggiungiamo:- liste elettorali della sinistra della nonviolenza presa su serio: quindinessuna subalternità e nessuna complicità con quei partiti che pur siriempiono la bocca della parola "nonviolenza" e non hanno esitato per dueanni di seguito a votare per la guerra, per le stragi di cui essa consiste,per il razzismo, per la complicità con corrotti e criminali, per il riarmoe per l'ecocidio;- liste elettorali della sinistra della nonviolenza presa su serio: quindinessuna complicità con quei personaggi e con quelle organizzazioni chepromuovono o avallano lo squadrismo di piazza o di sottoscala, l'ideologiadel fine che giustifica i mezzi, l'irresponsabilità della società dellospettacolo, e che peraltro poi sovente praticano anche il più sfrenatosaccheggio delle pubbliche risorse e l'occupazione del sottogovernoparassitario con i loro compari ministeriali e bombardieri.*E sempre perché non ci siano equivoci: quando diciamo sinistra dellanonviolenza non ci riferiamo a piccoli movimenti sedicenti tali che soventesono gremiti di personaggi palesemente inaffidabili, ma ad una cultura e unaprassi, a una storia di esperienze e riflessioni ormai diffuse, che trova lesue espressioni migliori certo anche in alcuni storici movimentinonviolenti, come ad esempio il Movimento Nonviolento fondato da AldoCapitini, ma anche in esperienze che la nonviolenza vivono e praticano,sovente senza chiamarla con questo nome, poichè la nonviolenza è la lottacontro tutte le violenze, e vive ovunque vive il conflitto che resiste almale - alla violenza, al crimine, all'ingiustizia, alla menzogna - senzariprodurlo nelle sue pratiche e nelle sue metodiche.*E quindi, dicendo sinistra della nonviolenza diciamo, in rapido elenco: imovimenti delle donne, che sono la corrente calda della nonviolenza incammino, il massimo suo inveramento storico; i movimenti antimafia eantirazzisti; la viva e concreta memoria ed esperienza del movimento delleclassi sociali oppresse e dei popoli oppressi in lotta per l'emancipazionedell'umanità intera; i movimenti ecopacifisti ed ecoequosolidali; leinfinite pratiche di aiuto e di liberazione, di verità e di giustizia, diresponsabilità e di misericordia, negli infiniti ambiti in cui esse sidanno; tutte le iniziative che affermano il riconoscimento di tutti idiritti umani a tutti gli esseri umani.*E quindi quando diciamo sinistra della nonviolenza diciamo anche:antipatriarcale ed antimaschilista; antisviluppista ed invece ecosostenibileed ecoequosolidale; contro la guerra, il terrorismo, le uccisioni, e quindicontro tutti gli strumenti e gli apparati che all'uccidere, al terrorizzaree al far guerra sono intesi; per la liberazione delle oppresse e deglioppressi in una condivisione solidale e responsabile; antirazzista edantisegregativa, e quindi per il riconoscimento e l'inveramento di tutti idiritti umani per tutti gli esseri umani; responsabile per la biosfera, equindi non chiusa in uno specismo che tutto asserve, consuma e devasta, maaperta in un'empatia che custodisce, rispetta, riconosce e sostiene.*Diciamo pertanto, con antica nostra parola, una sinistra socialista elibertaria.*E quando diciamo che la nonviolenza deve essere la scelta fondamentale,diciamo dunque opposizione integrale alla violenza e alle menzogna; diciamoanche difesa della legalità costituzionale e quindi anche adesione allaDichiarazione universale dei diritti umani.*Ma detto tutto questo, tutto è ancora da ragionare insieme ed insieme dafare.E il tempo è poco.*Occorrerà che le persone interessate a questa prospettiva si incontrino,riflettano insieme, suscitino ovunque le energie che ovunque sonodisponibili e che devono uscire dalla rassegnazione, dall'apatia, dallasubalternità, dall'ambiguità.Alcune - non poche - persone amiche della nonviolenza hanno già manifestatouna generosa disponibilità.Questo foglio è disponibile a contribuire ad avviare questo percorso, chenon può che essere un percorso di crescita dal basso, policentrico ereticolare, limpido e verificabile, pienamente democratico, "omnicratico"per usare l'espressione capitiniana, senza figure carismatiche e senzagerarchie.Un percorso, un incontro, un soggetto politico in formazione che siaintransigente sulla scelta di fondo della nonviolenza, ed insieme aperto ecomplesso, comprensivo e in ascolto, dialogico e plurale, quindi umile eforte.Quando e dove si potrebbe fare un primo incontro? Chi è disponibile?12. SUBITO LE LISTE DELLA SINISTRA DELLA NONVIOLENZA[Dalle "Minime" n. 356]Affinchè cessi la partecipazione italiana alla guerra terrorista estragista in Afghanistan.Affinchè cessi la violazione della Costituzione della Repubblica Italiana.Affinchè cessi ogni complicità con i governanti e i parlamentariresponsabili della partecipazione italiana alla guerra e alle stragi.Alle prossime elezioni politiche ci sia la possibilità di votare per listedella sinistra della nonviolenza, liste dell'opposizione integrale allaguerra, liste che si oppongano a tutte le uccisioni di esseri umani, listeche riconoscano a tutti gli esseri umani il diritto a vivere.13. STANISLAO ARDITI E OLIVIERO LORELLI: DIECI BUONE RAGIONI PER CUI ÈNECESSARIO CHE ALLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE SI PRESENTINO LISTE DELLASINISTRA DELLA NONVIOLENZA[Dalle "Minime" n. 357]La prima ragione: l'immensità delle risorse pubbliche che oggi vengonoutilizzate a fini di male e potrebbero invece essere utilizzate a vantaggiodell'umanità.Tutti quelli di noi che nel corso della loro vita sono stati pubbliciamministratori recano in cuore una ferita che non cicatrizza: laconsapevolezza di quante risorse pubbliche si sperperino (e peggio: si usinoper provocare disastri), e come invece sarebbe agevole utilizzarle abeneficio di tutti se ad amministrarle vi fosse anche qualche persona divolontà buona, di retto sentire, di tenace concetto.Per questo occorre che a contribuire a gestire le risorse pubbliche nelleistituzioni democratiche vadano persone amiche della nonviolenza; per questooccorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormaiimminenti elezioni politiche.*La seconda ragione: la crisi della democrazia in Italia è un dato di fatto.Solo l'ingresso della nonviolenza nella politica e nelle istituzioni puòsalvare la democrazia dalla deriva autoritaria ed anomica in corso.Per questo occorre abbandonare ogni sentimento di minorità, dimarginalità, di rassegnazione e decidersi a portare la lotta nonviolentaovunque occorre lottare per difendere e inverare legalità e democrazia; perquesto occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormaiimminenti elezioni politiche.*La terza ragione: il ceto politico attuale non si autoriformerà mai.Poichè i meccanismi di cooptazione sono in se stessi corruttivi: e prova neè la triste sorte di alcune brave persone cooptate in questa legislatura:che si sono asservite quanto e più degli altri alla guerra e al razzismo.Per questo occorre mandare in parlamento persone amiche della nonviolenza,nitide e intransigenti; per questo occorre presentare liste della sinistradella nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.*La quarta ragione: non c'è più tempo da perdere, vi è una catastrofeambientale di dimensioni planetarie in corso, e se i pubblici poteri nonmutano politiche non vi sarà salvezza.Per questo occorre portare la scelta della nonviolenza dove si decide delbene comune; per questo occorre presentare liste della sinistra dellanonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.*La quinta ragione, e dirimente: occorre rovesciare i rapporti di genere nelgoverno della cosa pubblica, oppure il patriarcato e il maschilismocontinueranno a provocare crimini e disastri.Per questo occorre candidare ed eleggere nelle istituzioni democratiche piùdonne che sia possibile, donne portatrici delle esperienze e delleriflessioni dei movimenti femministi; per questo occorre presentare listedella sinistra della nonviolenza - che nel femminismo riconosce la suacorrente calda e il suo storico maggior inveramento - alle ormai imminentielezioni politiche.*La sesta ragione: lo sfruttamento e le ideologie dello sfruttamento sonocrescite negli ultimi decenni a tal punto che sembra oggidì ovvio ciò chelungo gli ultimi due secoli parve a tutti così oscenamente scandaloso che apiù riprese le oppresse e gli oppressi si sollevarono per abolire quel mododi produzione che aliena e disumanizza chi al giogo della proprietà ècollocato e ai fini della massimizzazione del profitto vampirizzato, e ascorpioni e frustate si pretende governarlo.Per riaprire una prospettiva di solidarietà che ogni essere umano raggiungae la dignità umana di ciascuno rivendichi occorre occorre riaffermare unascelta socialista e libertaria concreta e coerente nei mezzi e nei fini; perquesto occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alle ormaiimminenti elezioni politiche.*La settima ragione: è la guerra, la guerra in corso, la guerra terrorista estragista, imperialista e razzista, cui l'Italia sta partecipando inviolazione della sua stessa legge fondamentale; e con la guerra il riarmo,il militarismo: l'organizzazione, la prassi e l'ideologia sterminista. Esolo la nonviolenza si oppone alla guerra, al riarmo, al militarismo in modoadeguato. Solo la nonviolenza.Per contrastare la guerra, per difendere la Costituzione della RepubblicaItaliana; per questo occorre presentare liste della sinistra dellanonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.*L'ottava ragione è costituita dalle generazioni future e da quelle passate:accettare una politica irresponsabili e criminale che porta alla barbarie eal collasso della biosfera denega in radici i diritti umani degli esseriumani che verranno; e annienta il senso e il frutto di quell'impresa comunedell'umanità che chiamiamo la storia della civiltà umana, il progrediredell'umana coscienza, dell'umana famiglia, dell'umana vicenda.Anche per le generazioni future e per le passate ancora, anche per loro èoggi da lottare; anche per questo occorre presentare liste della sinistradella nonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.*Una nona ragione: non fermeranno l'avanzata della destra eversiva e razzistae mafiosa coloro che in questi due anni hanno progressivamente ceduto allasua aggressione lasciandosene insignorire fino a portarne avanti lepolitiche di guerra e razziste, ecocide e misogine. Potrà fermarel'avanzata dell'estrema destra barbarica e gangsteristica soltantol'ingresso nelle istituzioni della nonviolenza.Per questo occorre presentare liste della sinistra della nonviolenza alleormai imminenti elezioni politiche.*E una decima, infine: quel comando morale che dice: "tu non uccidere".Perché questo comando morale divenga criterio dell'azione politica, perquesto, per questo occorre oggi presentare liste della sinistra dellanonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.*Altre ragioni ancora vi sarebbero, ma qui e adesso bastino queste per dire,ancora una volta, che occorre presentare liste della sinistra dellanonviolenza alle ormai imminenti elezioni politiche.
VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedì de "La nonviolenza è in cammino"Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.itNumero 147 del 12 febbraio 2008
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