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martedì 30 giugno 2009

LE RIVISTE SAVERIANE COMUNICANO

Questo mese, le riviste saveriane pubblicano un editoriale congiuntodedicato a quanto accaduto a Milano a Mohamed Ba.
Inoltro per diffusione.
Giusy
-------Messaggio originale-------
Da: http://mail.google.com/mail/h/1i9alvy508x1h/?v=b&cs=wh&to=missioneoggi%40saveriani.bs.it Data: 30/06/2009 10.54.15
Oggetto: Missione Oggi - giugno luglio 2009

EDITORIALE: A Milano nella notte - Il canto di Ba "Si chiamava/ Moammed Sceab": così ha inizio una famosa poesia di GiuseppeUngaretti, intitolata In memoria, composta quasi un secolo fa e dedicata adun amico arabo che "non aveva più/ Patria./ Amò la Francia/ e mutò nome". Il protagonista di questo editoriale si chiama invece Mohamed Ba, che -venuto dal Senegal molti anni fa - ha trovato una nuova patria in Italia,amando questo Paese e non sentendo il bisogno di cambiare no­me. È unartista e un mediatore culturale apprezzato, capace come pochi di fare dellironia sulle difficoltà dell'integrazione in un'Italia che sta cambiandopelle, e che vive con paura le trasformazioni di una società plurale. Lavorapresso l'Ufficio Educazione Mondialità del PIME di Milano è ha spessopartecipato ai con­vegni del CEM, dimostrando una straordinariadisponibilità a mettersi in gioco: come traduttore o dando una mano allaboratorio degli adolescenti. Lo conosciamo bene, perciò, come un uomogiusto e impegnato contro ogni forma di discriminazione e a favore deldialogo e della convivenza pacifica. È per questo - anche per questo - che non possiamo tacere su quanto gli èaccaduto il 31 maggio, quando è stato oggetto di una vile e insensataaggressione. Mentre, verso le ore 19, Mohamed aspettava un tram a Mi­lano, èstato accoltellato allo stomaco da un uomo che parlava perfettamenteitaliano, indossava occhiali scu­ri e teneva in una mano un casco damotociclista: così, senza alcuna ragione. Si badi: non c'è stato un alterco,né una provocazione di sorta. Freddamente, l'uomo ha im­pugnato il coltellovibrando due colpi contro Ba. Poi, come per mettere la propria firma aquanto aveva compiuto, gli ha sputato addosso, e se ne è andato passeggiandoindi­sturbato, mentre la gente attorno, impaurita, scappava. E a Mohamed,incredulo e sanguinante, non è rimasto che tra­scinarsi verso il centrodella strada, per cercare di muovere a compassione qualche automobilista. Un momento di follia? Un raptus? Mentre attendiamo che qualche indaginefaccia luce su come ciò sia potuto ac­cadere, ci tormenta il pensiero chequesto grave episodio si inserisca in un clima di razzismo e di ostilità perqualsiasi forma di diversità che da tempo si respira in Italia, senza che laclasse dirigente si renda conto dell'estrema pericolo­sità di talesituazione. E dobbiamo anche sottolineare la scarsa copertura mediatica cheesso ha ricevuto, immaginando cosa si sarebbe scritto "a colori della pelleinvertiti". Per quanto ci riguarda, questa triste vicenda ci spinge acontinuare a operare a favore del dialogo, dell'educazio­ne interculturale edella fratellanza tra i popoli, cercando di far sì che tali aggressioni nonabbiano a ripetersi. E da queste pagine gli rinnoviamo la nostra vicinanza eamicizia, cogliendo l'occa­sione per ringraziarlo - una volta di più - pertutto ciò che ci ha regalato in tanti anni. Au­gurandoci che le tanteattestazioni di solidarietà ricevute possano aiutarlo a superare, non solola convalescenza, ma anche il dramma psicologico che sta attraversando. Di Sceab, Ungaretti concludeva la sua poesia scrivendo che "forse io solo/so anco­ra/ che visse". Di te, caro Mohamed, per fortuna siamo in tanti asapere che ancora vivi, e a esser certi che non verrà meno la tua fiducianell'uomo. Nonostante tutto.

MISSIONE OGGI – CEM MONDIALITA’ – MISSIONARI SAVERIANI – MISSIONE GIOVANI

Per una visione completa del numero potete cliccare il sito http://www/saverianibrescia.com/missione_oggi.php
Centro Saveriano Animazione Missionaria
sede legale in via G. Piamarta n. 9 - 25121 Brescia - Tel +39 030 3772780 - Fax +39 030 3772781

giovedì 25 giugno 2009

a fianco dei manifestanti iraniani

link e immagini su http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=13933

I testi che inoltro sono entrambi di Patrizia Fiocchetti, attiva nelCisda di Roma,Coordinamento italiano Sostegno Donne Afghane. Il primoche vi allego è un commento-reazione sull' analisi di George Friedmandirettore di “Stratfor”.Chi sia Patrizia Fiocchetti, lo racconta lei neltesto che segue, sicuramente più informata di noi italiane come lei.Vorrei solo precisare che non si tratta di un copia-incolla casuale, madi un passa parola tra donne, come questi testi che mi ha inviatoCristina Cattafesta, che spesso neanche si conoscono nella realtà, chesono sposate, single,vedove, lavorano, in pensione, precarie, affannatee a volte anche serene, giovani o meno. Costa fatica, molta, comunicare.A volte le lingue differenti richiedono tempi di traduzione, esopratutto interpretazione di ciò che porta una di noi a tavolino,gettandosi nella mischia della scrittura in Rete: "già perchè anche leparole hanno un sapore".A volte non si ha neanche il tempo di deglutire, che siamo fatte fuori euccidono ciò che abbiamo di più caro, compresa la Libertà.Prendetevene un po' di tempo, donne e uomini, per leggere quanto segue,senza fretta.Se vi arriva il ponte...
Doriana Goracci


Ho letto l'articolo e sono rimasta senza parole. Non risponderò puntoper punto a questa sorta di analisi della situazione iraniana per ilsemplice motivo che non ne è ho voglia: da troppo tempo sono stanca diquesti sostenitori del "relativismo culturale" che comodamente sedutinella loro poltrona si leggonoarticoli e commenti lontano dai fatti, non coinvolti mentre ci sonopersone reali che fanno una scelta e scendono in piazza a lottare perdiritti *fondamentali *di cui, i tipi di cui sopra, hanno dimenticato ilvalore se non addirittura il sapore (e già perchè le parole hanno ancheun loro sapore). Risponderò invece mettendo me stessa, la mia storia eparte della mia vita a confronto a cotante tesi.Mi chiamo Patrizia Fiocchetti. Mio marito era iraniano, un rifugiatosotto l'egida dell'UNHCR, membro della resistenza armata al regime diKhomeini dei Mojaheddin del Popolo Iraniano. Mio marito è stato messosulla lista dei condannati a morte di Rasht (capoluogo della regionenord-occidentale dell'Iran, Ghilan) ed è fuggito prima di esserecatturato agli inizi degli anni 80. Per anni ha fatto parte della partepolitica dell'organizzazione qui in Italia, finchè nel 1990 non èpartito per l'Iraq dove ci sono le basi militari dei Mujaheddin. E inIraq è morto a fine marzo del 2003, ucciso durante uno scontro a fuococon un drappello dei pasdaran entrati nel suolo iracheno approfittandodei bombardamenti anglo-americani sull'Iraq. In tutto questo periodo, misono occupata della situazione iraniana damolto vicino e soprattutto non dall'esterno ma partecipando a ciò cheerano gli sviluppi ed entrando nel merito in prima persona di quella cheera la realtà così di difficile lettura, non solo storico-politica, masoprattutto sociale e culturale dell'Iran. E' stato un insegnamento euna scuola per me: vedere l'altro ed imparare a rispettare le differenzereciproche. Ma soprattutto, e dico soprattutto, a trovare i punti dicomunanza e condivisione che ci avvicinavano come esseri umani. E ilrispetto dei sacri diritti dell'individuo alla libertà, dei dirittiumani, civili, di sesso, della libera scelta, erano le richiesteprincipali dei molti esuli iraniani che avevano deciso di battersi perla liberazione del proprio paese. (Quali erano quelli che muovevano icombattenti della resistenza al nazi-fascismo?).Ora, in Iran, sta succedendo qualcosa che non è paragonabile nè a quantosuccesso in altri paesi (vedi piazza Tienamenn) nè alla rivoluzione del1979 che tanti cambiamenti ha portato a questo paese. Tante analisi,parole, ma la domanda vera e reale è cosa succederàadesso? Fino a che punto si spingeranno? Chi è in piazza sono i giovani,coloro che hanno meno di 30 anni, lamaggioranza della popolazione iraniana. Ma sono innanzitutto studenti,intellettuali, docenti universitari. Sono loro ad infiammare le piazzeal grido di "libertà", "morte al regime", "democrazia". E sonoloro che hanno colpito nel vivo - mai successo fino ad ora - lalegittimità dellaguida spirituale, quella che tiene in piedi tutto l'attuale sistema, ilfondamento della "Qanun-e-asli", la Costituzione. E i ranghi dellanomenclatura si sono serrati, hanno espresso - finora ignorato dai paesioccidentali che tuttora si muovono in maniera morbida - la loro ferociaal mondo, quella che i più pensavano finita, ma che era semplicementetaciuta nonostante le istanze di condanna, le prove più volte sottoposteall'opinizione pubblica mondiale da parte di chi contro di loro sono 30anni che si batte incessantemente. Non esiste più una facciata dadifendere nè da mostrare per avere il beneplacito di democrazieoccidentali che hanno continuato nel corso di tutto questo periodo afare affari con questo regime. L'unica emergenza a cui bisognarispondere ora, è salvare il fondamento del Velayat-e-faghih, senza ilquale questo sistema e tutte le sue varie espressioni, Rafsanjani,Khatami, Ahmadinejad, Musavi (sì lui, uomo del regime da sempre) e tuttigli altri non rimarrebbe in piedi neanche una settimana. E la storia celo ha dimostrato più volte. Questo è l'ordine, e questo va eseguito, nonimporta cosa il mondo pensi. In piazza non si sono visti ad oggi, mentrescrivo, non so poi, i potenti bazari, gli operai e i religiosi stessi. Non ci sono in Iran formazioni politiche, sindacati che diano a questomovimento spontaneo e travolgente una forma, una via entro cui muoversi.Quindi il rischio che tutto ciò finisca in un bagno di sangue è veramentealto.Tre le opzioni:1 - che il movimento venga represso, con tanti altri morti, o shahid(martiri, spinta così viva nel mondo musulmano sciita. Anche Musavi hadetto di essere pronto al martirio. Ma dov'è Musavi?). Comunque, avràottenuto il merito di creare una breccia nel sistema, di aprire unpercorso da cui non si potrà tornare indietro. Ma quanto tempo ancoradovrà passare? Perchè la reazione della macchina repressiva del regimesarà sempre più dura e terribile;2 - che il movimento venga in qualche modo riquadrato da personaggi dellaestablishment (mi sembra la meno plausibile), e riportato, quindi,nei termini accettabili dal sistema della repubblica islamica, facendoloin qualche modo rientrare nei ranghi e cioè in una ribellione contro ilsistema stesso;3 - che questo venga invece, preso per mano da una forza di opposizionereale organizzata e soprattutto che abbia la capacità di prenderne leistanze e portarle fino alle estreme conseguenze; il crollo dellarepubblica islamica, la fine della superiorità della guida islamica equindi un rifarsi alle istituzioni, queste sì, democratiche che dovrannoessere create.Al momento, la risposta di ciò che accade in Iran è di difficile letturae previsione. E bisogna seguire e leggere tra le sfumature di tutto ciòche accade e ci arriva come notizia.Un'ultima cosa:Mia figlia, la mia ragazza metà iraniana, ieri mi ha chiamato dallaSpagna, dove sta facendo l'erasmus, preoccupata dopo aver parlato con lacugina, figlia del fratello del padre, con cui si era sentita attraversofacebook.Questo quanto lei ha detto:I morti sono più di 200. Questi sono molto forti. Questo regime fa schifo(già proprio così, apertamente). Loro sono venuti da noi, per viadel nostro cognome... Sì, perchè queste sono le modalità in cui si èsempre mosso questo regime. Appena scattano i giri di vite, ecco imorti, gli arrestati e iperseguitati per un cognome, per le scelte di un altro.
***********************************************************************************************************************Molte sono le analisi fatte questi giorni in merito al risultatoelettorale in Iran, alla più o meno differenza tra i due contendenti,Ahmadinejad e Musavi, all'impatto che l'uno o l'altro potevano averein merito alla politica internazionale iniziando dalla questione delnucleare.Molto si è detto sulle manifestazioni, volute, spontanee, cancellate,represse nel sangue e che soprattutto non accennano a finire. Al di làdella volontà dei vari leader religiosi o laici che siano, riformisti oconservatori come vengono ingenuamente definiti da un'analisi tuttaoccidentale ma che non rispecchia la realtà iraniana, i giovani hannocontinuato a scendere in piazza, e nel corso dei giorni, da che laribellione è esplosa, gli slogan sono andati mutando. Qualcuno l'hanotato? "Dov'è il mio voto?" è stata la partenza, ma ora si gridalibertà, democrazia e lo stesso Musavi si è trovato a gestire qualcosapiù grande di lui, che lo prevaricava. Musavi è uomo della nomenclatura,ricomparso sulla scena politica da pochissimo che ha condotto unacampagna elettorale con il sostegno non tanto di Khatami, ma quanto delpotente Rafsanjani, uomo del regime, colui che meglio di qualsiasi altroha portato avanti la linea ideologico-politica dell'Ayatollah Khomeini.E Rafsanjani non ha esitato un attimo a tirarsi indietro dall'appoggiosubito dopo la dichiarazione di sconfitta alle elezioni, dato al suocandidato, ma soprattutto alla piazza, quando ha colto prima degli altricosa la piazza stava realmente contestando: il Velajat-e-Faghih,l'infallibilità della guida spirituale, il perno intorno a cui ruota lasopravvivenza stessa della Repubblica Islamica dell'Iran.La piazza, i giovani, poco politicizzati - non ci sono partiti némovimenti politici veri e propri in Iran - due terzi della popolazioneiraniana al di sotto dei 30 anni, nati dopo la rivoluzione e di cui nonconoscono le motivazioni, ma spinti da un'irrefrenabile voglia dicambiamento, di democrazia di libertà di scelta, continuando lemanifestazioni, le proteste e scontrandosi con i basiji e i pasdaran,hanno disobbedito all'ayatollah Khamenei che aveva riconosciuto nelcorso dell'ultima preghiera del venerdì che Ahmadinejad era ilvincitore. Con questo gesto, hanno aperto una crepa in un apparato giàin crisi da lotte intestine per il potere in atto da diversi anni, mache mai, neanche nel periodo Khatami, erano arrivate a mettere indiscussione la prerogativa dell'Uno, di colui che è paragonatoall'Imam Alì, perché ciò avrebbe significato la fine stessa del sistemadi cui loro erano gli uomini rappresentativi e che quel sistema avevanocontribuito a costruire.La scommessa adesso è chi prenderà in mano questa ribellione, chi inqualche modo riuscirà a portarla al suo ideale obiettivo quello dellafine di una Costituzione che toglie al livello esecutivo la gestionereale dello stato, unica possibilità per un vero, radicale cambiamentoin un paese martoriato da 30 anni di una delle più feroci dittatureconosciute nella storia e su cui troppo le diplomazie occidentali e iloro organi di stampa hanno taciuto per gli enormi interessi economiciin cui erano coinvolte.Un suggerimento: perché Khamenei ha tuonato contro la Gran Bretagna?Contro gli Stati Uniti sarebbe sembrato normale, ma questo ha sorpresotutti. Qualche mese fa la Corte Suprema Britannica ha imposto al governodi cancellare il nome dei Mujaheddin del Popolo Iraniano - il movimentodi resistenza armata al regime - dalla lista delle organizzazioniterroristiche.Una domanda: dov'è Massud Rajavi, leader della suddetta organizzazione?Non è più in Iraq, dove ormai i combattenti dei Mujaheddin del Popolosono stati disarmati dall'esercito americano; e non è a Parigi, sedepolitica della resistenza dove si trova la moglie nonché Presidente delConsiglio nazionale della resistenza iraniana Maryam Rajavi.
Patrizia Fiocchetti

mercoledì 24 giugno 2009

non lasciamo sola tehran!!!

Telefonando stamattina alla Fondazione Langer, abbiamo appreso che, nonostante l'intervento del Presidente della Camera, ancora il regime iraniamo non ha concesso a Narges Mohammadi, stretta collaboratrice del Premio Nobel Shirin Ebadi, di venire in Italia a ritirare il premio Langer 2009.
Vedi articolo di stampa sotto riportato.

Il numero di questo mese di "Azione Nonviolenta" ha un articolo dedicato alla figura di Narges ed illustra l'attività dei due organismi di cui è vicepresidente: il «Centro dei difensori dei diritti umani» e il «Consiglio nazionale della pace». Ragion di più da parte nostra per sollecitare la sottoscrizione dell'appello "per non lasciare sola Tehran". Oggi - a quanto ne sappiamo, ci sono iniziative per sostenere la civile ribellione dell'Onda Verde a Roma e a Palermo. Domani si manifesta a Firenze. Diamoci una mossa!.

APPELLO - NON LASCIAMO SOLA TEHRAN!
Le notizie che giungono da Tehran sono drammatiche. Queste giovani e questi giovani, queste persone comuni che, rischiando la vita, sognano più libertà e chiedono il rispetto della volontà popolare (con un voto regolare), meritano tutta la nostra ammirazione ed il nostro sostegno. Non è questo il momento dei distinguo accademici sul tasso di democraticità e laicità dell'attuale opposizione politica.E' il momento, invece, di mobilitarsi subito, insieme!E' necessario che, anche in Italia, ci uniamo alle proteste davanti all'Ambasciata di Roma, ai vari consolati, nelle diverse piazze, per fare sentire che Tehran non è sola!La pressione dell'opinione pubblica internazionale potrà, forse, evitare all'umanità tutta la vergogna di una "Tehran-men" annunciatrice di nuovi lutti e nuove guerre. Primi firmatari individuali: Don Luigi Ciotti - Francesco Lo Cascio - Alberto L'Abate - Alfonso Navarra Associazioni, gruppi, movimenti: Gruppo Abele - LDU - Libera - Riconciliazione.it - Coordinamento Nord Sud del Mondo - Centro Internazionale Helder Camara - FIM-CISL nazionale (appena pervenuta)

Per informazioni e adesioni Coordinamento "Fermiamo che scherza col fuoco atomico"c/o Campagna OSM/DPN via M. Pichi, 120143 Milano
e mail: locosm@tin.ittel. 02-58101226 cell. 349 5211837

Premio Langer, si muovono le ambasciate. Ritirato il passaporto a Narges Mohammadi. Intervento diplomatico di Fini (Alexander Langer, politico e eurodeputato dei Verdi, tra i fondatori del movimento ambientalista, è morto a Firenze nel luglio del 1995 )
BOLZANO — Dall'8 mag­gio il suo passaporto è nelle mani della polizia iraniana. Narges Mohammadi, pre­mio Langer 2009, rischia di non riaverlo in tempo per ve­nire a Bolzano ai primi di lu­glio e quindi a Roma, dove è attesa nella sala del Cavalie­re della Camera per un incon­tro con il presidente Fini. E nei giorni scorsi l'ex leader di An, in accordo con la Far­nesina, ha deciso di muove­re la diplomazia a Roma e Teheran con l'obiettivo di far riottenere alla leader «femminista» iraniana il do­cumento necessario per l'espatrio.
«Quella di muoversi pri­ma del voto - —conferma la bolzanina Grazia Barbiero, da molti anni nell'ufficio pre­sidenza della Camera, dove sostiene le varie cause in fa­vore delle donne e della non­violenza — è una scelta pre­cisa. Per l'Italia è indifferen­te chi vincerà (si vota oggi, ndr). La questione va risolta al più presto, perché sareb­be gravissimo se Narges non potesse venire in Italia. Sia­mo comunque fiduciosi».
La fiducia è in parte ripo­sta nelle discrete relazioni di­plomatiche fra i due Paesi. L'Italia è probabilmente lo Stato europeo che ha i rap­porti migliori con la Repub­blica islamica guidata dal tandem Ahmadinejad (presi­dente uscente) - Ali Khame­nesi (guida suprema). Qual­che settimana fa una missio­ne diplomatica del ministro Frattini — guardata con mol­tissima attenzione dal segre­tario di Stato americano, Hil­lary Clinton, e con leggera apprensione da Israele — sal­tò all’ultimo momento per­ché lo stesso giorno il «dot­tore » diede l’ok al test di un nuovo missile in grado di raggiungere lo Stato ebraico (la motivazione ufficiale del­la Farnesina fu comunque la richiesta di prevedere l’in­contro fuori Teheran).
L’Iran preelettorale — co­me racconta, nell’articolo sotto Sabri Najaf e come è possibile verificare pure dai videoreportage di Andrea Ni­castro su www.corriere.it — è un Iran insolitamente li­bero: gente per strada di not­te, sberleffi ad Ahmadi­nejad, la possibilità di racco­gliere firme ... . L’autoritario presidente iraniano cerca vo­ti in tutte le fasce della popo­lazione. Il problema è che un mese fa le briglie non erano ancora sciolte.
L’8 maggio Narges Mohammadi stava per salire su un aereo per raggiungere il Guatemala dove avrebbe parlato del ruolo delle don­ne nella democrazia in Iran. «Il portavoce della forza giu­diziaria iraniana Alireza Jamshidi - si legge in un lan­cio del 22 maggio — ha det­to alla agenzia di stampa ira­niana Irna che la attivista dei diritti umani Narges Moham­madi, la stretta collaboratri­ce di Nobel per la pace Shi­rin Ebadi, è stata accusata di 'propaganda contro il regi­me iraniano'». Per questo le è stato ritirato il passaporto. Qualche settimana prima la Fondazione Langer di Bolza­no aveva annunciato che avrebbe dato il premio intito­lato all’ex eurodeputato ver­de proprio alla «femmini­sta » iraniana.
Narges Mohammadi è vi­cepresidente e portavoce del «Centro dei difensori dei di­ritti umani» e presidente del comitato esecutivo del «Con­siglio nazionale della pace». Quel giorno si trovava insie­me a Soraya Izadpanah un'al­tra collaboratrice del consi­glio della pace. Per entram­be è scattato il divieto di espatrio e dovranno presto presentarsi davanti ad un tri­bunale. Qualche giorno do­po la diffusione della notizia Mohammadi ha dichiarato: «Questo modo di dare la no­tizia è sorprendente. È con­tro i diritti civili di ogni citta­dino. Il portavoce della forza giudiziaria, infatti, ha dato la notizia di un’accusa con­tro di me prima alla stampa. Non accetto questa accusa fi­no a quando non ne saranno chiari i motivi. Sono un atti­vista dei diritti umani e nien­t’altro ». «Ci auguriamo — afferma Grazia Barbiero — che la vi­cenda si sblocchi al più pre­sto ». L’incontro alla Camera è fissato per il 7 luglio alle 16. Il premio le sarà conse­gnato a Bolzano il 2 luglio.
Fonte: Corriere dell'Alto Adige da 12/06/2009
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martedì 23 giugno 2009

sit in per l'Iran

da un volantino della LOC Lega Obiettori di Coscienza
LOC locosm@tin.it



Si sta organizzando un sit in al politema di Palermo per giovedi prossimo (ore 16-19), quale prima iniziativa cittadina a sostegno della lotta dei giovani e delle donne di Teheran.

Il MIR degli USA (http://www.forusa.org/ ) già da anni ha un programma di intervento e gemellaggi con la società civile iraniana, per scongiurare i rischi di una guerra col pretesto del programma nucleare iraniano.
In internet ( http://www.iniziativanonviolenta.wordpress.org/) abbiamo iniziato una mobilitazione che ha portato alla presentazione di 2 interrogazioni parlamentari sia alla camera che al senato.

Si è in oltre riusciti a far si che anche l'ambasciata italiana a teheran aprisse le porte ai feriti delle manifestazioni di questi giorni (http://www.marcellosaponaro.it/blog/2009/06/20/porte-aperte-subito/ ). Qui la lista delle ambasciate aperte (Embassies Accepting Injured People in Tehran:http://bit.ly/WC3Fh; http://www.huffingtonpost.com/2009/06/13/iran-demonstrations-viole_n_215189.html).

Anche la LOC e gli obiettori fiscali propongono nuovamente l'apertura di analoghe ambasciate di Pace in Iran" (http://groups.google.it/group/fermiamo-il-fuoco-atomico ).
Naturalmente ci si muove liberi dalla paranoia che "torni il Sig. Jones". La gente veramente libera, nell'intelligenza e nel cuore, sa "riconoscere dai frutti" i "buoni" dai "cattivi" (e dai "cattivissimi" pagati dalla CIA).
Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari
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venerdì 19 giugno 2009

un grande ritorno: iran e votare centrosinistra...

Con il pensiero e il cuore rivolto all'Iran, torno a scrivere qualcosa sul blog da cui, causa riparazione computer, mi sono distaccato per ben quattro giorni.
Faccio notare che nonostante le proteste, l'Iran è invitato al G8 che si terrò a Trieste...e che, se non ricordo male, l'Italia è uno dei maggiori partner economici del 'simpatico' leader iraniano...
notizia per i leghisti: sapete chi è il massimo produttore di zafferano al mondo? Non lo saprete di certo perchè, come dicevano in un film di cui non ricordo il titolo, certe notizie le nascondono nei libri...comunuqe ve lo dico lo stesso: l'Iran...per cui mi sa che nel vostro risotto ci sia qualcosa di iraniano...ah ah ah...mangiate cous cous che è meglio!
Giuliano

PS: visto che salto di palo in frasca: domenica e lunedì votate per il centrosinistra (tappatevi quel che volete)...non consegnamo a questa destra quello che ancora non ha. lo so il centrosinistra è un po'...così...ma la destra fa paura...
dimenticavo: i referendum vanno boicottati (senza ritirare la scheda...) sarei tentatodi votare solo al terzo -scheda verde- per impedire all'attivissimo presidente di presentarsi ovunque, come candidato, dico...

domenica 14 giugno 2009

AL PEGGIO NON C'E' MAI FINE...

nascono le ronde nere

Scritto da AlbaniaNews Sabato 13 Giugno 2009 15:34

Il Msi ( Movimento sociale Italiano ) ha presentato questa mattine le "ronde nere" che affiancheranno "le ronde padane" nella sorveglianza del territorio italiano. A detta di Gaetano Saia che sarà anche il presidente del nascente Partito Nazionalista Italiano, sono già in 2100 pronti a garantire la sicurezza di noi cittadini, specialmente nel Nord Italia. Oggi dovrebbe esserci anche la loro presentazione ufficiale. Le gloriose guardie dovranno garantire lo svolgersi del congresso "Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale"


Singolare la scelta dell'uniforme. La divisa sarà una camicia grigia o kaki, pantaloni neri e avranno tutti una fascia nera al braccio, sarà impressa la "ruota solare" che sarà anche il simbolo del nuovo partito, nonche un simpatico basco con aquila imperiale romana.

Colpisce, prima di tutto, il fatto che ogni partito spinge per avere una sua ronda, in evidente contrasto con l'esistenza stessa delle Forze dell'Ordine, percepiti oramai come incapaci di mantenere l'ordine pubblico, probabilmente sovversivi e in combutta con le toghe rosse. Singolare anche la scelta dell'uniforme che ricorda un pò vuoi le milizie fasciste, vuoi le brigade comuniste o le formazione delle SS.

Non possiamo non ricordare quel bellissimo detto che recita "Quando un popolo rinuncia alla libertà in nome della sicurezza, allora le perderà entrambe." Sperando che sia sbagliata.

Saya avrà il ruolo di "ispiratore politico", qualsiasi cosa questo significhi. Il signor Gaetano Saya è stato rinviato a giudizio nel 2004 per aver diffuso 'idee fondate sulla superiorita' e l'odio razziale', e ha avuto il buongusto di mettere in guardia i fratelli ariani parlando degli immigrati come 'un pericolo per la nostra razza'.


Da una mail di Giovanni Falcetta

PS: se non ricordo male, già Cicerone, ai suoi tempi, si chiedeva 'chi ci difende dalla difesa?'

CHI CI HA DERUBATO?

D'intesa con la redazione di Rocca (rocca@cittadella.org ; www.rocca.cittadella.org ) diffondo in anticipo (come già faccio con gli articoli di La Valle) il mio prossimo articolo per la rubrica "Fatti e segni" (che tengo dal 1989), come invito a conoscere questa rivista quindicinale, chiedendone numeri in saggio.

Rocca è eccellente per la larghezza di interessi, per l'attenzione approfondita a problemi e fatti, ed è ben leggibile per il linguaggio serio, libero, non riservato a specialisti.
Enrico Peyretti, Torino

Chi ci ha derubato?
Enrico Peyretti

Angelo - Da bimbi lo sapevamo e l’abbiamo dimenticato: un angelo accanto ad ognuno, che ha cura di lui. Che altro sapevamo che non sappiamo più? Che cos’abbiamo imparato che i bimbi non sanno? Che cosa potremmo imparare se continuassimo a nascere?Bimbi - Ero lì senza sorriso, quando piccoli passerotti umani compaiono correndo, giocando ad inseguirsi sulla via, due bimbetti appena sgambettanti, spettacolo di vita risorgente, e io senza volerlo mi trovo che sorrido. Dolore - Ricordo una riflessione di don Michele Do sul “buon ladrone”. Tento di riassumerla. È un uomo condannato ad atroce sofferenza che sa guardare al dolore del vicino, non solo al proprio; è un colpevole che riconosce il proprio male e chiede a Gesù che si ricordi di lui, nel suo regno. Gli altri (anche l’altro condannato) sfidano Gesù a salvare se stesso se vuol salvare altri. Forse in quel momento Gesù è tentato di ritenere fallita tutta la sua opera, abbandonato dal Padre. Il buon ladrone lo riporta alla missione per cui è nato, per cui muore: annunciare la salvezza. Il ladrone aiuta Gesù, quasi lo salva come messia, e Gesù gli promette salvezza per questa sua fiducia nella vita mentre è preda di una vendetta di morte, per la rara santità di saper guardare l’altro, crocifisso come lui, accanto a lui. Noi siamo salvati sulla croce di Gesù, ma anche su quella del ladrone buono.Dono - Ognuno restituisce ai figli ciò che ha avuto dai genitori. Non è al datore che si rende il dono. Continua solamente ciò che si perde. Giustizia - Enormi parti dell’umanità hanno creduto e sperato nella giustizia, amato e lottato per l’uguaglianza di tutte le persone nella dignità effettiva, hanno pagato anche con la vita per la liberazione dalla fame e dalla soggezione ai bisogni che abbrutisce. Tutto questo non è stato solo nel movimento operaio e socialista nei due secoli precedenti all’attuale, ma era già nelle sapienze e nelle morali antiche, che sono radice e anima, spesso non riconosciuta, di quel movimento contemporaneo. Oggi quella fede sembra perduta. Chi ci ha tanto derubato? Chi ci ha tolto la fede nella giustizia? Chi ha distrutto quest’anima, senza la quale l’umanità non è viva? Se riusciamo a vedere chi e che cosa, anche in noi stessi, ci ha avvelenato la speranza, chi ci ha falsificato l’ideale in illusione, per potere spararci addosso il colpo mortale della delusione e della rassegnazione, allora potremo tornare a fare analisi della realtà alla luce della intelligenza disincantata e con la forza dell’anima (satyagraha), e potremo vedere dove sta l’inganno e come si può cercare di diventare veramente umani, soci o fratelli, più giusti. Mare - La nave taglia il mare: una gran pelle ferita sanguina schiuma bianca. Il mare è mobile, grande, uguale, rotondo, superficie del profondo. Qui il mondo liquido prende forma dal vento, che si rivela in onde dalle creste bianche, che subito scompaiono. Immagino che siano queste le figure antiche di sirene nascenti dall’acqua. Il mare è più antico di tutta la storia, solo le stelle più antiche di lui. Si affacciano i delfini, a ridere di noi superficiali e metallici.Pena - La coppia che litiga per strada è molto penoso spettacolo, fa vacillare il senso delle cose. Pensare - Integra la realtà con la fantasia e puoi incontrare nuova realtà. Limita la fantasia alla realtà e puoi perdere nuova realtà.Regalo - Non puoi regalare un giocattolo a un bambino, che ce l’ha già… Ne hanno troppi. Una buona idea: cercare i giocattoli di una volta, originalissimi. Ma ci sono ancora?Scusa – Vorrei potere scusare un uomo potente e vuoto, miserabile. Anche lui, affamato di donne prelibate, cerca Dio, purché non le consideri sacrifici umani dovuti alla propria divinità, ma spenda se stesso, deluso dal potere, come estrema invocazione, nel seno di ogni povera immagine dell’infinita bellezza.Silenzio - I morti sono in Dio. Se parlo con Dio parlo con loro. Rispondono, per la stessa via, come risponde Dio: con silenziosi suggerimenti interiori.Tempo - Con l’invecchiare, sempre meno sono i nomi che ti risultano nuovi, e tutte le facce che vedi somigliano ad una già vista. Ti scopri a pensare come Qohelet, sempre più spesso. I tipi umani sono limitati. Sì, ogni persona è unica, ma l’umanità si ripete terribilmente simile, nei suoi aspetti, e nei comportamenti.

sabato 13 giugno 2009

DA IERI OGNUNO DI NOI E' MENO LIBERO......

È passato l'emendamento D'Alia.
L 'attacco finale alla democrazia è iniziato!

Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto
controllo.

Ieri nel voto finale al Senato che ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), tra gli altri provvedimenti scellerati come l 'obbligo di denuncia per i medici dei pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senza tetto, con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC), è stato introdotto l'articolo 50-bis, "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet". Il testo la prossima settimana approderà alla Camera. E nel testo approdato alla Camera l'articolo è diventato il n. 60. Anche se il senatore Gianpiero D'Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo, questo la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della "Casta" che non vuole scollarsi dal potere.

In pratica se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all'estero. Il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali. Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta con questa legge? Si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l'informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l'unica fonte informativa non censurata. Vi ricordo che il nostro è l'unico Paese al mondo, dove una media company, Mediaset, ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube. Vi rendete conto? Quindi il Governo interviene per l'ennesima volta, in una materia che vede un'impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e d'interessi. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di "normalizzare" il fenomeno che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.
Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet? Chi non può farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l'Italia come la Cina e la Birmania. Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista specializzata Punto Informatico.

Fate girare questa notizia il più
possibile. È ora di svegliare le coscienze addormentate degli italiani.
È in gioco davvero la democrazia!!!


da una mail di Rolando A. Borzetti a diverse ml

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E AL PREMIER....

Oggetto: Lettera aperta al Presidente della Repubblica e al Premier: aderisce anche Ecumenici

Postato su Facebook il 14 -06 alle ore 19.50; sono operativi due nuovi comoderatori: Beppe (cattolico) e Gianluca (battista e fiduciario di Ecumenici)

Lettera aperta al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio sui rinvii di migranti e richiedenti asilo verso la Libia

Le organizzazioni firmatarie, appartenenti al Tavolo Asilo, si appellano oggi pubblicamente al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per chiedere attenzione verso i diritti umani e il diritto d’asilo, il quale risulta profondamente a rischio a seguito della politica perseguita dall’Italia nel Mediterraneo.

Tra il 6 e l’11 maggio, unità navali Italiane hanno rinviato forzatamente in Libia alcune centinaia di persone – 471 secondo quanto dichiarato dal Ministro dell’Interno al Senato il 25 maggio – dopo averle intercettate nelle acque del Mediterraneo.

A riguardo, intendiamo innanzitutto esprimere la nostra profonda preoccupazione e il nostro rammarico per la mancanza di trasparenza che ha caratterizzato tali operazioni. Non si ha notizia che riguardo alle persone trasportate in Libia sia stata rilevata la nazionalità, l’eventuale minore età, l’eventuale stato di gravidanza delle donne, o la possibile richiesta di protezione internazionale, così come non risulta che siano state accertate le condizioni di salute.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha dichiarato che tra le persone riportate in Libia vi erano cittadini somali ed eritrei in cerca di protezione internazionale. In proposito è utile ricordare che, nel 2008, circa il 75% dei 35.000 migranti giunti in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo e al 50% di questi è stata concessa una forma di protezione (fonte: Ministero dell’Interno).

Inoltre, secondo fonti di organizzazioni non governative, da maggio 2008 a febbraio 2009 sono stati circa 2000 i minori stranieri non accompagnati arrivati via mare a Lampedusa e negli ultimi anni sono aumentate le donne in gravidanza e i migranti con patologie legate alle condizioni di viaggio via mare come traumi, ustioni, ferite. Di conseguenza riteniamo che, assieme a persone bisognose di protezione internazionale, tra i migranti rinviati in Libia potessero esservi minori non accompagnati e persone bisognose di cure mediche.

La Libia è un paese che non aderisce alla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951, non ha una procedura di asilo e non ha offerto sinora alcuna protezione a migranti e rifugiati, quindi non può essere considerata un posto sicuro.

La Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati, la Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali, la Convenzione ONU contro la tortura e altre pene o trattamenti inumani o degradanti, la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea e il Testo Unico sull’immigrazione della normativa italiana vietano le espulsioni, i respingimenti e ogni forma di rinvio, diretto o indiretto, verso luoghi nei quali esista un serio rischio che le persone rinviate possano essere vittime di tortura, persecuzione, altre gravi violazioni dei diritti umani e conflitti armati o condizioni di violenza generalizzata. Gli obblighi sanciti in questi strumenti internazionali e richiamati dalla normativa nazionale sono inderogabili e debbono essere sempre rispettati dalle autorità che svolgono attività di controllo alle frontiere e contrasto all’immigrazione irregolare, anche quando operano in zone extraterritoriali.

L’allontanamento di persone dalle coste europee, direttamente dal mare, senza aver dato loro accoglienza e assistenza medica a terra, rappresenta inoltre una violazione di principi umanitari, tenendo conto che queste persone hanno effettuato un viaggio lungo e pericoloso, in condizioni estreme.

Riteniamo sia da accogliere con favore la possibilità che, anche con il contributo dell’Italia e dell’Unione Europa, si possa costruire un sistema di asilo in paesi esterni all’UE fortemente investiti da flussi migratori, come la Libia. Tuttavia, ciò non può condurre all’ipotesi di demandare a paesi terzi l’esame delle domande di asilo presentata da rifugiati che intendono chiedere protezione all’Italia e ad altri paesi europei. Il presupposto ineludibile del rispetto del diritto d’asilo nel diritto internazionale è infatti rappresentato, in primo luogo, dal diritto di accesso dei rifugiati al territorio dei paesi ove essi intendono chiedere protezione e l’esame delle domande di protezione internazionale deve sempre avvenire sotto la piena giurisdizione di tali stati.

Vorremmo infine segnalare che a oggi, nonostante le ripetute richieste di trasparenza, non sono stati resi pubblici gli accordi tecnici in materia d’immigrazione stipulati tra Italia e Libia negli ultimi anni.

Le associazioni firmatarie si rivolgono al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affinché venga ripristinato il rispetto del diritto internazionale.

Chiediamo che sia assicurata una prassi basata sul soccorso, la prima accoglienza e l’identificazione dei gruppi vulnerabili tra cui i richiedenti asilo, le vittime di tratta e i minori e che i migranti intercettati vengano portati a terra in Italia dove possano essere identificati, presentare richiesta di protezione internazionale e ricevere adeguate cure mediche, con un’analisi dei casi individuali svolta in conformità con le norme vigenti.

Roma, 10 giugno 2009


Amnesty International Italia
Associazione ARCI
ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione)
Associazione Progetto Diritti
Associazione Senza Confine
Casa dei Diritti Sociali
Centro Astalli – JRS Italia
FCEI (Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia)
CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati)
Centro Ex Canapificio - Castevolturno
SIMM (Società Italiana Medicina delle Migrazioni)

venerdì 12 giugno 2009

sempre contro la guerra...

Cari amici e elettori,
vi allego due mail della ml semprecontrolaguerra
buona lettura
giuliano



Invio il messaggio sotto da attac, scritto penso da Bersani.
Spero di far cosa utile per colmare il vuoto di informazione che spesso caratterizza anche la base dei movimenti.
Come sapete lo spostamento all'Aquila del G8 ha fatto pensare subito ad una manifestazione conseguente. I movimenti abruzzesi pare non gradiscano per motivi che non ho ben chiari. C'è tutta un'area invece che preme per per muoversi in Abruzzo. Questa proposta si trova un po' in concorrenza con la manifestazione che i nodalmolin vicentini hanno indetto per il 4 luglio. Penso ci siano anche conflitti di egemonia politica tra "disobbedienti" veneti (che sono molto presenti nel presidio a Vicenza) e altri gruppi.
Al di là di questi problemi, che non sarebbe male sfuggissero finalmente dalle stanze riservate dei soliti leader, l'analisi di Bersani mi pare molto buona e condivisibile. Resta da chiedersi che fare. Temo che, come sempre, non saremo noi a decidere.
Se Nella avesse notizie più precise credo ci farebbe un piacere a socializzarle.
Un saluto
TC

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PERCHE’ PENSIAMO CHE IL G8 ALL’AQUILA POSSA DIVENTARE UN’OCCASIONE PER I MOVIMENTI
La scelta del Governo Berlusconi di spostare il G8 dalla Sardegna alla città de L’Aquila colpita dal terremoto non è solo una boutade propagandistica ad uso e consumo dell’immagine del leader.
Sul terremoto e sulla ricostruzione in Abruzzo si sperimenta un modello che consideriamo paradigmatico della crisi globale e dei tentativi di uscita a destra dalla stessa.
Il terremoto è un fenomeno naturale.
Le devastazioni che ha prodotto in Abruzzo sono il risultato di una politica del territorio, abitativa e sociale costruita in spregio dei più elementari diritti alla vita, alla salute, all’ambiente e alla sicurezza sociale delle popolazioni.
Ciò che non produce redditività è per il modello liberista un costo da eliminare : ecco perché non c’è stata alcuna politica di prevenzione, di messa in sicurezza, di coinvolgimento attivo delle popolazioni perché potessero rispondere con consapevolezza collettiva all’evento sismico.
E una volta che questo si è verificato, con la scia colpevole di morte e distruzione, l’Abruzzo e le sue popolazioni colpite sono diventate le cavie di un esperimento sociale paradigmatico.
Da una parte si è messo in campo ancora una volta il capitalismo delle catastrofi, ovvero l’idea di un modello economico, urbanistico e sociale costruito a tavolino, con il tentativo di azzerare la storia e la cultura di interi territori e popolazioni e di finanziare sulla spalle delle stesse la ripresa delle grandi lobbies mafiose dell’edilizia, delle infrastrutture,dei poteri forti finanziari; dall’altra si è messa in campo, insieme all’azzeramento di fatto del coinvolgimento degli enti locali, il disciplinamento di massa delle popolazioni, perseguendo, attraverso la cosiddetta efficienza della Protezione Civile, la passivizzazione della popolazioni, la militarizzazione delle relazioni sociali nelle e fra le tendopoli, la frammentazione sociale delle comunità.
L’obiettivo è chiaro : la solitudine competitiva, dentro la quale il messaggio diventa ciascuno pensi per sé e superi la paura dell’insicurezza attraverso l’identificazione diretta con chi detiene il potere e può decidere se il futuro di ogni singola persona sarà di vita o di precarietà disperata.
Comunità frammentate e persone disciplinate che dovranno sorridere speranzose all’Obama di turno che, girando fra le tende con telecamere al seguito, stringerà loro le mani, facendo capire al mondo come “siamo tutti sulla stessa barca…avvengono crisi economiche, avvengono terremoti, stringiamoci intorno all’umanità dolente, che ha.. che deve avere... fiducia in noi”.
Ripresa dell’economia (la loro..), new town per tutti e applaudite il Commissario (e il premier).
Questo è il paradigma costituente dell’Abruzzo : quello che vuole nascondere la crisi e gli effetti delle politiche liberiste, quello che vuole far diventare sistema gli esperimenti autoritari già messi in opera sulla vicenda rifiuti in Campania, quello che ha bisogno di diventare modello accettato, in attesa di poterne affondare tutta la potenza contro altri conflitti territoriali già in atto (Val di Susa, Vicenza) o futuri (le centrali nucleari).
Ma se l’Abruzzo è un paradigma, significa che lì la battaglia sarà di lungo corso.
Ma se l’Abruzzo è un paradigma, significa che quella battaglia deve divenire un patrimonio di tutti i movimenti in lotta per un altro mondo possibile.
Il G8 a L’Aquila non è stato scelto a caso : è stato voluto per tentare di usare le drammatiche condizioni delle popolazioni nelle tendopoli contro i movimenti di contestazione dei potenti della terra, primi responsabili della crisi globale.
Chi oserà mai protestare di fronte a queste popolazioni ferite?
Chi oserà mai rompere questa aurea di solidarietà verso coloro che hanno perso tutto?
Chi vorrà parlare di crisi globale di fronte alle tendopoli?
Le popolazioni stesse hanno cominciato a farlo.
Superato il panico da shock, compreso che solo sulla memoria e sulle relazioni con il proprio territorio e le persone che lo abitano poteva essere pensato un possibile futuro, hanno cominciato a manifestare per una ricostruzione totale, delle case e delle relazioni sociali.
Sono primi segnali che c’è chi si oppone alla passivizzazione di massa, chi non vuole consegnare il proprio territorio alle consorterie mafiose, di chi non vuole che si giochi la partita del consenso ad una certa uscita dalla crisi sulle loro spalle.
Segnali che sono anche il frutto del lavoro di diverse realtà di movimento che da subito si sono messe in azione a L’Aquila per portare solidarietà concreta e per stare dal basso con le popolazioni colpite.
Nel frattempo, i G8 territoriali avvenuti e in corso in ogni angolo del Paese, sono accompagnati da altrettante esperienze di contro-forum e di contestazione (da Siracusa a Torino, da Roma a Lecce etc.). Sono tutte esperienze che pongono da ciascun livello territoriale istanze e bisogni di una radicale fuoriuscita dalle politiche liberiste, che dicono chiaramente come la crisi la debba pagare chi l’ha provocata e che dev’essere un’altra la società da costruire, più giusta e uguale per tutte e tutti.
Noi pensiamo che il G8 a L’Aquila possa diventare un’occasione.
Con tutte le difficoltà del caso e le delicatezze necessarie, riteniamo che le esperienze dei contro-G8 territoriali, le esperienze di conflitto territoriale (da Vicenza alla Val di Susa, ai movimenti per l’acqua e per i beni comuni) debbano provare ad incontrarsi proprio a L’Aquila con le importanti esperienze che anche lì sono state messe in atto dai movimenti aquilani e abruzzesi.

Un luogo di incontro e di confronto tra territori e movimenti, per capire assieme gli intrecci della crisi globale e gli intrecci del paradigma Abruzzo; un luogo di discussione e solidarietà che rafforzi le lotte territoriali e inneschi l’assunzione della realtà abruzzese come fulcro delle iniziative future. E un luogo di protesta e mobilitazione contro la crisi globale e le politiche liberiste, contro il governo e le politiche di ricostruzione. Da costruire insieme alle popolazioni. Naturalmente, non pensiamo ad una manifestazione classica anti G8, che attacchi zone rosse e che abbia come scopo lo scontro, né tanto meno ad iniziative autoreferenziali e semplicemente simboliche calate dall'alto su quel territorio. Pensiamo ad un momento di lotta costruito sulle rivendicazione dei movimenti territoriali che operano sul territorio, per sostenerle e connetterle con le altre rivendicazioni che i movimenti esprimono.
Immaginiamo le difficoltà, comprendiamo le prudenze, non inseguiamo feticismi.
Ma crediamo anche che tutte le strade debbano essere tentate per fare dell’ennesimo affronto alle popolazioni (il ballo dei potenti davanti alle tende della tragedia) un’occasione di lotta e di solidarietà.
A questo cercheremo di dare il nostro modesto contributo.
Per questo saremo a L’Aquila nei giorni del G8, dentro le iniziative che tutte/i assieme sapremo costruire.
ATTAC ITALIA


AntiG8 a L'Aquila - la parola alle popolazioni ferite
I movimenti abruzzesi cosa potrebbero non gradire da un antiG8 all'Aquila? Provo ad imaginarlo mettendomi nei panni di un terremotato "cosciente", abituato al movimentismo ed alla politica. Sicuramente sarei infastidito dal solito circo no-global - o alter-global - che mi passa sulla testa per esercitarsi al lancio delle pietre (in questo caso detriti) ed all'"invasione delle zone rosse". Mentre sto, con fatica, cercando di organizzare una popolazione shockata e passivizzata, non vedrei affatto di buon occhio il "mordi e fuggi" di gente pittoresca e strampalata, che dice di essere venuta in mia solidarietà, ma che in realtà non è interessata a propormi nulla e non ha nulla da fare e a che fare con me.
Le manifestazioni con il codazzo di scontri - cercati e voluti - con la polizia le vedrei come il fumo negli occhi: so bene che mi marchierebbero addosso lo stigma dell'"estremista casinaro" ed alla fine rafforzerebbero, nella credibilità pubblica, proprio chi vuole consegnare il territorio alle consorterie della ricostruzione mafiosa...
I santissimi (non so come li chiamano i "Maroni" in dialetto abruzzese) mi mulinerebbero alla vista degli pseudo guerriglieri in posa con plastici gesti davanti alle troupes televisive di tutto il mondo (un lanciatore di pietre, issato su un'auto rovesciata, con il passamontagna di prammatica, è più telegenico della vecchietta che suda, soffre e si arrabatta nelle tende).
Sarei invece interessato ad un forum di confronto tra movimenti di base che ci aiuti nel nostro tentativo di "altra ricostruzione dal basso". Le esperienze dei punti alti di resistenza popolare (la Val di Susa, Vicenza...) potrebbero risultarci utili. Soprattutto se si riflettesse seriamente su limiti ed errori già commessi...
Accoglierei con gratitudine chi mi spiegasse che esiste un "paradigma Abruzzo" (già visto in Campania, ma non solo) di gestione autoritaria e militarizzata del conflitto. Ma anche chi contestasse ai vecchi teorici dell'antiliberismo l'abbaglio sulla "redditività" che muoverebbe le Grandi Opere. Qui - mi direbbe l'analisi innovativa - non abbiamo di fronte un "capitalismo" che cerca i "profitti" nella logica del mercato, ma un intreccio "neo-feudale" di poteri economico-politici (o politico-economici, fa lo stesso), che sfrutta ogni occasione per pompare dalle Casse Pubbliche: ecco perchè, miei carissimi illusi, le centrali nucleari - opposizione popolare permettendo - le faranno davvero, al di là di ogni considerazione sull'"economicità" del kilowattore!
Infine riserverei un'ovazione a chi mi proponesse un sogno: non la semplice solidarietà sulle mie esigenze e rivendicazioni, ma una lotta comune contro le politiche di ricostruzione affaristica in quanto elemento di una gestione antipopolare della "crisi" da contestare e ribaltare globalmente. Ecco perchè, ad esempio, sarei disposto ad inserire i seguenti obiettivi unitari trans-movimento nella mia "Campagna per il 100%": 1- i soldi della ricostruzione bisogna prenderli: a- dalle spese di guerra e dagli investimenti militari offensivi, che violano la Costituzione, creano morti e "terremotati" in altri Paesi, aggravano l'ingiustizia globale (6 miliardi di euro, quest'anno); b- dai salvataggi a gratis di banchieri e speculatori finanziari, per puntellare un modello economico che oggi ci nega dignità, anche a chi riesce a consumare un po', e sta mettendo a rischio la sopravvivenza di tutti (almeno 20 miliardi di euro "italiani", quest'anno. Nel mondo, 1700 miliardi almeno).
A partire anche dal forum aquilano potremmo quindi costruire insieme un nuovo movimento sociale di resistenza.
Abbiamo da dimostrarci capaci di mettere in rete "operativa" il sindacalismo di base, le lotte territoriali, ma anche i gruppi che si battono per l'orizzonte della pace disarmata, della economia non distruttiva, della fraternità globale verso cui tendiamo...
Da ultimo e non come ultima cosa, nel Forum darei un ruolo protagonista e decisivo alla voce diretta delle popolazioni ferite, alla gente comune (la citata vecchietta, ad esempio) che ha perso tutto: ad essa, e non alle "avanguardie" più o meno illuminate e/o incazzate, spetta trovare la strada e le forme per una disobbedienza civile di massa al disciplinamento autoritario, vale a dire la risposta vincente alla gestione militarizzata del conflitto sociale...

Alfonso Navarra - obiettore alla guerra (ed alle spese militari e nucleari)

lunedì 8 giugno 2009

CAMPAGNA IO NON RESPINGO

Si sta consumando una tremenda ingiustizia con la complicità del nostra
paese, le carceri libiche sono diventate le succursali dei nostri CIE, dove
però è permesso di tutto: detenere anche per più di tre anni persone la cui
sola colpa è quella di essere scappati da una dittaura, sottoporle a tortura
e a ogni genere di violenza, ricattarle finchè non riescono a pagarsi la
libertà con 5 o 600 dollari...

Il 12/6 viene Geddafi in visita a Berlusconi e il 20/6 è la giornata
mondiale del rifugiato.

Ecco una lista di manifestazioni organizzate in tutta Italia per
l'occasione, con il kit informativo da distribuire:
http://fortresseurope.blogspot.com/2006/01/io-non-respingo-il-programma-della.html

Con alcuni ragazzi e amici dei comboniani volevamo organizzare una
manifestazione anche a Firenze, sarebbe bello riuscire a fare una cosa in
una piazza, ad esempio una proiezione a santo spirito del filmato "come un
uomo sulla terra". Potremmo fare anche delle brevi letture dal libro o cose
simili.
Però per fare questo dovremmo coinvolgere pezzi di società civile con più
esperienza organizzativa, ci vuole un impianto audio, un pannello in cui
proiettare, possibilmente anche un palchetto... volevamo coinvolgere più
soggetti possibili: villa guicciardini, le piagge, pax christi, altre realtà
fiorentine con cui siamo in contatto.
Bisogna prima capire quali soggetti si coinvolgono e come, se abbiamo la
possibilità anche di spendere un po' di soldi ad esempio per noleggiare un
impianto audio, fare dei volantini eccetera.
Quindi pensare l'evento in base alle forze che abbiamo.
Abbiamo pochissimo tempo, la nostra proposta è solo indicativa però rimane
il fatto che bisogna organizzare qualcosa assolutamente secondo noi.


Alessandro, Fiammetta, Andrès

domenica 7 giugno 2009

CIVILTA' ITALIANA?

La ragazza è ucraina ed è priva del codice fiscale necessario per iscriversi
Le nuove norme non lasciano speranze.
Petizione dei compagni per aiutarla
Napoli, bravissima ma clandestina
Per Daria niente esame di maturità

http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/scuola_e_universita/servizi/padova-permesso-soggiorno/napoli-ucraina/napoli-ucraina.html

NAPOLI - A scuola è bravissima, ma non ha il codice fiscale. E per questo non può fare l'esame di maturità. Daria è ucraina, parla 6 lingue e, nel suo paese, ha già il suo titolo di studio. Che, però, in italia non è valido: per questo ha dovuto rifare il liceo. Ma ora, giunta all'ultimo anno, l'ennesimo ostacolo. Daria è clandestina, non ha documenti e tantomeno il codice fiscale. E senza quel tesserino di plastica non può fare l'esame di Stato. La vicenda, riportata dal quotidiano "Il Mattino", si svolge al liceo Margherita di Savoia di Napoli.E non è altro che la logica conseguenza delle nuove norme varate dal governo. Il ministero dell'Istruzione, infatti, per compilare l'anagrafe dello studente deve rilevare i dati relativi a ogni singolo candidato. Compreso il codice fiscale, che, successivamente, passerà al vaglio dell'agenzia delle entrate.Un'operazione che deve essere fatta entro dopo domani. Siccome la circolare del 22 maggio 2009 del ministro Maria Stella Gelmini vuole che senza codice fiscale non si possa sostenere l'esame, per Daria il sogno di diplomarsi rischia di infrangersi per sempre.Daria a Napoli vive insieme ai genitori: lamadre fa le pulizie ad ore, il padre il saldatore. A scuola, intanto, è scattata una vera e propria gara di solidarietà per aiutarla mentre i suoi compagni pensano di inoltrare una petizione.
(7 giugno 2009)

sabato 6 giugno 2009

SE VUOI LA PACE, EDUCA ALLA PACE


SE VUOI LA PACE, EDUCA ALLA PACE
quarta edizione
Montelupo Fiorentino
11 giugno

Istituto comprensivo “Baccio da Montelupo” via Caverni
(5 minuti a piedi dalla stazione FS , 5 minuti in macchina dall’uscita Fi-Pi-Li)
14.30: accoglienza, caffè equo-solidale
14.45: “Forum toscano dell’educazione alla Pace” confronto/dibattito con facilitatori: quali buone pratiche? Quali problemi? Quali le esigenze della scuola?
17: caffè/merenda/rinfresco equo-solidale
17.15: Laboratorio : sperimentazione di giochi, esercizi e pratiche formative
19: Conclusione lavori
Fiesole – Badia Fiesolana di San Domenico
21.15 presentazione del libro “L'Europa e i conflitti armati. Prevenzione, difesa nonviolenta e Corpi civili di pace”. Saranno presenti gli autori Alberto L’Abate e Lorenzo Porta, Lisa Clark e Domenico Gallo
Fiesole 12 giugno – Badia Fiesolana di San Domenico
Ore 9.30: accoglienza
Ore 9.45: PAT PATFOORT: “Costruire la nonviolenza”
Ore 10.45: intervallo
Ore 11: Laboratorio: pratiche di educazione alla nonviolenza
Ore 12.30: Valentina Cappelli: “Esperienze di mediazione a scuola”
Ore 13: Pranzo
Ore 15: “Scuola ed educazione alla pace”: insegnanti delle scuole di Fiesole presentano le loro attività
Ore 18: conclusione lavori

venerdì 5 giugno 2009

TRA ISLAM E OCCIDENTE

Cara Amica, Caro Amico,

"Tutti i popoli del mondo possono vivere in pace tra loro. È questo il disegno di Dio”. Barack Obama lo afferma chiaramente in conclusione del suo atteso discorso all'Università del Cairo, citando brani del Corano, del Talmud, della Bibbia, per quello che lui definisce un “nuovo inizio” nei rapporti tra l'Occidente e il mondo islamico, perché gli Stati Uniti e l'Islam devono lavorare per un nuovo inizio, un innovativo rapporto basato sul rispetto reciproco e la condivisione di interessi comuni...

Laura Tussi
www.peacelink.it
www.icpratidesio.it
www.politicamentecorretto.com
www.ildialogo.org
www.corrieredelweb.it
www.ideabiografica.com

TRA ISLAM E OCCIDENTE.
Contro l’islamofobia e l’antisemitismo.
Gli attuali molteplici razzismi

di Laura Tussi

“Tutti i popoli del mondo possono vivere in pace tra loro. È questo il disegno di Dio”. Barack Obama lo afferma chiaramente in conclusione del suo atteso discorso all'Università del Cairo, citando brani del Corano, del Talmud, della Bibbia, per quello che lui definisce un “nuovo inizio” nei rapporti tra l'Occidente e il mondo islamico, perché gli Stati Uniti e l'Islam devono lavorare per un nuovo inizio, un innovativo rapporto basato sul rispetto reciproco e la condivisione di interessi comuni.
Il ciclo di sospetto e di discordia tra Occidente e Islam deve terminare, con la libertà di religione per la possibilità dei popoli di vivere insieme, superando gli stereotipi e garantendo la libertà religiosa.
Contrastare l'antisemitismo e l’islamofobia significa agire contro il pensiero prevenuto, il preconcetto, l'etnocentrismo, l'intolleranza, la chiusura e la rigidità.[1]
Lo scontro tra Islam e Occidente ha utilizzato una forma di islamofobia che vede nell'altro il nemico e la minaccia.
La costruzione dell'immagine dell'altro avviene tramite processi di origine storica e sociale.
Durante l'infanzia si apprendono miti, immagini, atteggiamenti che rievocano l'atavica paura dell'invasore saraceno.
I mass media veicolano immagini del nemico che influenzano molti atteggiamenti discordanti e aggressivi rispetto alle problematiche del fondamentalismo e del terrorismo.
L'Islam, come l'Ebraismo, non è una struttura monolitica, coerente e uniforme.
Secondo questa visione diffusa, tutte le persone di origine musulmana sono immaginate come partecipanti ad una stessa cultura islamica, caratterizzata dalla religione, indipendentemente da quella reale d'origine, allo scopo di differenziarle dagli altri gruppi etnici.
Un altro elemento principale per comprendere la paura dell'Islam, l’islamofobia, è la diffusione del fondamentalismo, un fenomeno di reazione contro la modernità, che mira a risolvere, tramite la religione, tutti i problemi sociali e politici.
I fondamentalisti elaborano una specie di utopia politica universalistica, coniata tramite la rielaborazione di elementi della tradizione islamica, perché percepiscono la loro identità religiosa minacciata e che nell'immaginario occidentale richiama una serie di connotazioni negative come la guerra santa, il terrorismo, il fanatismo, la violenza, l'oppressione delle donne, la poligamia.
La civiltà musulmana trovandosi al cospetto della superiorità economica, tecnologica e militare dell'Occidente, ha elaborato un sentimento di ripiegamento verso il passato e un risentimento per la posizione perduta.
Attualmente, i movimenti islamisti si sviluppano tra giovani dotati di cultura, nelle università, come prodotto non dell'ignoranza, ma della disoccupazione e della rivolta contro Stati corrotti, responsabili della crisi.
Sussiste in forma moderna, una riedizione dell'ideologia dell'Islam globale, fondato su un progetto di imperialismo mondiale che vede nell'Occidente il nemico da combattere.
Le paure occidentali verso l'Islam vedono nell'immigrato musulmano un pericoloso radicale.
I musulmani vengono erroneamente considerati un blocco monolitico sotto il vessillo del fondamentalismo che assume l'immeritato titolo di rappresentante legittimo e ufficiale dell'intero Islam. Questo è solo un pregiudizio.
I giovani maghrebini in Europa maturano un antisionismo di natura politica, motivato dal risentimento per la questione mediorientale, in un grande fenomeno di origine sociale, per cui tali gruppi proiettano la rabbia della violenza urbana contro le minoranze e in particolare contro gli ebrei, fino a scadere nell'antisemitismo.
Nelle scuole si moltiplicano le classi multiculturali, dove studiano insiemi italiani, europei e figli di immigrati extracomunitari, anche di religione musulmana che ripetono un antisemitismo proveniente dal risentimento per la contrapposizione tra la civiltà araba ed Israele.
Per questo motivo la scuola deve continuare ad insegnare la Shoah e spiegare i fatti inerenti le deportazioni, contrastando il razzismo e l'antisemitismo.
Gli insegnanti che proponevano con certezza la storia dell'Olocausto, attualmente si sentono impreparati ad affrontare le critiche contro Israele e la commistione tra antisionismo ed antisemitismo.
L'odio contro gli ebrei e contro i musulmani deve essere inquadrato nella complessa diatriba interetnica delle nostre società in cerca di equilibrio e di integrazione delle diversità.
Da tutte le recenti analisi psicosociologiche, risulta che dove sussiste l'intolleranza nei confronti degli ebrei, quest'ultima si ripercuote anche contro gli arabi, gli stranieri, i Rom, e i Sinti, i cosiddetti zingari.
I pregiudizi che fomentano il razzismo sono molteplici come per esempio la convinzione che il potere finanziario nel mondo sia in gran parte in mano agli ebrei, che siano gli ebrei stessi a fare discriminazioni razziali, che gli immigrati alimentano la prostituzione e che i musulmani, anche se vivono in Italia da molti anni, sono fedeli solo al mondo islamico, sostenendo il terrorismo internazionale.
Quindi l'antisemitismo deve essere considerato all'interno di atteggiamenti di pregiudizio più estesi e più capillari e consolidati nella convinzione discriminatoria.
Risulta di conseguenza necessario insegnare l'Olocausto in classi multiculturali, affrontando collettivamente la questione del razzismo e dell'antisemitismo, evidenziando il pluralismo identitario, valorizzando ciascun gruppo etnico di provenienza, investendo sulla ricchezza valoriale rappresentata dalle differenze e dalle diversità culturali.
Habermas ha ricordato come l’islamofobia scaturisce da paure e proiezioni che sussistono alla base dell'antisemitismo.
Dunque l’antisemitismo alimenta l’islamofobia. E viceversa.


Laura Tussi

PER I LETTORI DELLA PROVINCIA DI SAVONA...MA ANCHE PER GLI ALTRI...

Cari amici,
come saprete, sabato e domenica prossimi si voterà per le elezioni europee, per le provinciali (e, in diversi comuni, anche per le comunali).
Lo scontro si annuncia epocale, ma ben pochi sembrano rendersene conto (piccola citazione colta: avete presente quel brano de La Gaia Scienza di Nietzsche dove c'è colui che annuncia la Gaia Scienza -mi sembra che sia il 125 o il 250, non ricordo bene.dove c'è chi annuncia la morte di Dio, ma nesunose ne è ancora accorto?). Va bè, veniamo a noi: i sondaggi danno Berlusconi vincente (e nessuno dice chi siano i sondaggisti...). Comunque, una sicurezza c'è: quando arriverà al 100% dei consensi, dovrà fermarsi: non perchè la matematica sia comunista (o dovremo assistere anche alla riforma degli assiomi -in uno stato liberista, cosa ci fanno le regole gli assiomi e le dimostrazioni? tutta roba da soviet!), quando arriverà al 100% dei consensi, dicevo, dovrà fermarsi...per forza dicose e da lì in poii,dovrà calare, per forza di cose. Sic transit gloria mundi!

Alle provinciali ho accettato la candidatura offerttami dalla lista Per il Bene Comune... Un nome un po' troppo cattolico, come mi ha fatto notare un redattore dell'Adista, agenzia di stampa cattolica..., di cui spesso pubblico materiale.
Siamo una lista di gente normale, non politici di professione, anzi...ognuno di noi ha una sua storia diversa, così come diversi sono i percorsi compiuti. Ci siamo ritrovati su poche, ma bailare, cose, come la correttezza, il ribrezzo per il politichese e la 'partitica', la difesa dei valori costituzionali e la salute dei cittadini. Se avessimo avuto il denaro, il tempo e le energie per portare a conoscenza di tutti il nostro programma (che potete leggere in questo blog, in quelli elencati qui a sinistra o sul sito www.renzobriano.com) prenderemmo più di Berlusconi...ogni vota che ho accennato alle persone incontrate qualcosa, mi hanno assiucrato il loro voto (altri me lo hanno assicurato a prescindere, come diceva Totò).
Spero che i lettori della Provincia votino Per il Bene Comune...almeno noi proviamo a fare qualcosa di alternativo. Gli altri, fanno parte di apparati di potere...
Coraggio, dunque, una croce sul simbolo non può far male...anzi...

Giuliano Falco
candidato nei collegi di Albenga 2, Albenga 3 e Andora...

mercoledì 3 giugno 2009

UN GRAVE ATTENTATO: ALLA SICUREZZA? NO AI DIRITTI UMANI!!!

Immigrati; Terre des hommes: 5mila minori saranno espulsi a 18 anni
Col pacchetto sicurezza permesso solo per chi arriva prima dei 15

Cinquemila minorenni stranieri, in carico al sistema di accoglienza nazionale, saranno espulsi al compimento dei 18 anni se il pacchetto sicurezza sarà approvato così com'è. E' l'allarme lanciato dall'organizzazione Terre des hommes e dall'associazione Parsec, che stamattina hanno presentato a Roma la ricerca 'Minori erranti, l'accoglienza e i percorsi di protezione'.
In pratica, spiega Raffaele Salinari, presidente dei Terre des hommes Italia, tutti i ragazzi che sono arrivati nel nostro Paese dopo i 15 anni, verranno automaticamente espulsi appena maggiorenni. "Avremo -sottolinea - sempre più clandestini e spingeremo le famiglie a spedire in Italia bambini sempre più piccoli. Queste norme - denuncia – violano il diritto internazionale e la convenzione di New York sui minori del 1989, che l'Italia ha ratificato nel 1991 e sono pugnalate reiterate al diritto internazionale umanitario". Secondo il dossier, nel 2008 in Italia sono stati rilevati 7.500 minori stranieri non accompagnati, vale a dire senza un parente o un connazionale che se ne occupi. Ma sono probabilmente molti di più, sottolineano le organizzazioni, dal momento che molti non vengono mai intercettati dai servizi sociali o dalle forze dell'ordine.
Fino ai 18 anni, spiega l'avvocato Alessandra Cocchi, i minori non possono essere espulsi e la convenzione di New York obbliga lo Stato a occuparsene. Al compimento del diciottesimo anno diventano cittadini stranieri come tutti gli altri. Attualmente possono ottenere un permesso se prima di raggiungere la maggiore età sono stati affidati a una struttura. In Italia sono molte le strutture che se ne occupano, in gran parte cooperative e associazioni che seguono anche il loro percorso scolastico e formativo, accompagnandoli verso l'inserimento lavorativo. Ora il pacchetto sicurezza dà una robusta stretta al sistema: non sarà più sufficiente l'affidamento, che poteva arrivare anche a 17 anni. Occorrerà dimostrare di essere in Italia da almeno tre anni, e in affido ai servizi sociali da almeno due. Insomma, tutti quelli che sono arrivati oltre i 15 anni, sono esclusi. "Si tratta - sottolinea Cocchi - di un atteggiamento contraddittorio da parte del Governo. Che senso ha spendere soldi per l'integrazione e la formazione professionale dei ragazzi fino ai 18 anni per poi espellerli subito dopo?". Attualmente, spiega, quattro minori non accompagnati su cinque hanno almeno 16 anni. Insomma saranno almeno 5mila quelli colpiti dal provvedimento. Ragazzi che, continua, a casa vengono considerati adulti e che arrivano in Italia per lavorare e spedire soldi alla famiglia. "C'è bisogno - prosegue l'esperto - di un intervento legislativo opposto: occorre un permesso specifico per questi ragazzi, che li accompagni nell'inserimento lavorativo dopo i 18 anni. A Milano, grazie a un buon lavoro tra servizi sociali, comunità e tribunale, viene rilasciato ai ragazzi un cosiddetto 'permesso di prosieguo', che vale fino ai 21 anni. E i risultati sono ottimi, i ragazzi vengono praticamente tutti inseriti". Ma il pacchetto sicurezza crea anche un altro problema: quello del reato di clandestinità. Formalmente, infatti, spiega Cocchi, nulla esclude che possa essere contestato anche ai minorenni, che però non possono essere espulsi. "Con questa normativa confusa - è l'allarme - è probabile che qualche tribunale dei minori istruirà il processo per il reato di clandestinità anche nei confronti di un ragazzo. Insomma - conclude - occorre più chiarezza anche da questo punto di vista".


PS:
la lega conduce la campagna elettorale sulla pelle degli stranieri; mentono sapendo di mentire poichè lo sanno anche loro che, senza gli stranieri, l'economia del nostro (?) paese crollerebbe...

lunedì 1 giugno 2009

risparmiare 15 miliardi di euro? si può! spenderli in maniera più intelligente? Anche!

Per Unaltracittà

Lista di cittadinanza: www.perunaltracitta.org


Stop ai Cacciabombardieri: "Si risparmino 15 miliardi".
Per Unaltracittà aderisce all'appello
Un impegno per il Consiglio Comunale fiorentino

“Il governo risparmi i 15 miliardi di euro destinati alla produzione dei 131 cacciabombardieri F-35 e destini qu
ei soldi per affrontare la crisi economica e contribuire alla ricostruzione in Abruzzo".

' la richiesta della lista Per
Unaltracittà, che aderisce all'appello lanciato oggi in tal senso dalla
“Campagna Sbilanciamoci!” e della Rete Italiana per il Disarmo.
“Chiederemo ufficialmente al nuovo Consiglio Comunale una chiara scelta
di campo a favore del disarmo attraverso la costituzione di un fondo di
riconversione del Comune, oltre a proporre misure di sostegno ai
lavoratori che vogliano aderire all'obiezione militare”.

"Con una velocità inusuale e sconvolgente - hanno spiegato oggi nel corso di
una
conferenza stampa Massimo Paolicelli della Rete italiana per il Disarmo
e Giulio Marcon della "Campagna Sbilanciamoci!" - il Senato prima e la
Camera poi, hanno dato il via libera al governo per l’acquisto di 131
cacciabombardieri Joint Strike Fighter che impegneranno il nostro paese
fino al 2026 con una spesa di quasi 15 miliardi di euro. Con quei soldi
- hanno aggiunto - si possono fare molte altre cose in alternativa. Ad
esempio si possono costruire 5000 nuovi asili nido, costruire 8 milioni
di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa
indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la
cassa integrazione a tutte le piccole imprese".

La Comunità di Base delle Piagge è fra le associazioni promotrici della
“Campagna Sbilanciamoci!” ed aderisce alla lista "Per Unaltracittà" con cinque
canddiati: per il Consiglio, comunale Alberto Mega e Adriana Alberici,
candidata anche alla presidenza del Quartiere 5. Per il consiglio di
Quartiere 5 ci sono anche Fabrizio Cherubini, Jacopo Menichetti e
Daniela Misuri.

Ecco qui di seguito il testo dell'appello sottoscritto
dalle candidate a Sindaco di Firenze Ornella De Zordo e alla Presidenza
della Provincia Claudia Agati, insieme a tutti i candidati al Consiglio
Comunale ed ai Quartieri.
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Di fronte
alla folle decisione governativa di destinare ben 15 miliardi di euro
alla produzione dei 131 cacciabombardieri F-35 rispondiamo con una
ferma condanna. Per questo ed aderiamo all'appello lanciato dalla
Campagna Sbilanciamoci! e della Rete Italiana per il Disarmo, chiedendo
l’immediato stop alla produzione degli F-35 e la destinazione dei 15
miliardi, stanziati per il loro acquisto, per affrontare la crisi
economica e contribuire alla ricostruzione dell’Abruzzo. Ci impegniamo
altresì a far conoscere ed a diffondere sul territorio fiorentino la
campagna di obiezione civile alle spese militari che comporta l’invio
di una dichiarazione ufficiale di obiezione al Presidente della
Repubblica attraverso versamenti, anche minimi, a favore di
associazioni che si battono per il disarmo, quali la Lega degli
Obiettori di coscienza per il Fondo per la pace, l’Ufficio nazionale
per il Servizio Civile, Associazioni-ONG-ONLUS, impegnate in azioni
dirette non armate, non violente, per la pace.
I candidati si
dichiarano pronti inoltre a richiedere ufficialmente al nuovo Consiglio
Comunale una chiara scelta di campo a favore del disarmo con la
costituzione di un fondo di riconversione del Comune. Inoltre ci
impegnamo a proporre misure in sostegno dei lavoratori, dipendenti da
aziende coinvolte nelle produzioni belliche, che vogliano esercitare il
loro diritto all’obiezione di coscienza ed essere dispensati dal
fornire le loro prestazioni lavorative in progetti “armati”.






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Per mandare un messaggio a questo gruppo, invia una email a
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BALLA COI CINGHIALI e FIND THE CURE

Cari amici,

siete tutti invitati sabato 6 giugno dalle ore 15:00
all'inaugurazione in Piazza Lombardia a Ceriale
dell'Officina della Solidarietà, dove Balla Coi Cinghiali
e Find the Cure avranno un punto informativo e d'incontro
aperto tutto
l'anno.

Ecco il programma di questo pomeriggio di festa con i nostri
amici di Find The Cure:

15.30 Gruppo Damanya, musiche e danze tradizionali africane
e Celine Motta, danza afro-contemporanea
17.00 Saluto al Sindaco e alla cittadinanza di Ceriale
17.30 ZIBBA live, rock d’autore
18.30 Dj set by Ballacoicinghiali
20.00 Proiezione film documentario India del Sud "La Formula
del Miele".

Il tutto condito con la specialità ligure Panfritto, il
piatto indiano Chapati e i vini Pigato e Vermentino
gentilmente offerti dalla Cooperativa Viticoltori Ingauni.

Vi aspettiamo in tanti e già che ci siete segnatevi anche
queste date:

21 giugno 2009 FESTAFRICA, Toirano (SV), Parco del Marchese

20, 21, 22 agosto 2009 BALLACOICINGHIALI 2009, Bardineto
(SV)

Maggiori info su: www.ballacoicinghiali.it

Stay cinghial,
Lo staff di BCC

Da una mail di Roberto, frizzi@ballacoicinghiali.it