Aerei da guerra turchi hanno massacrato 36 bambini e ragazzi negli attacchi aerei del 28.12.2011
Dopo l'autorizzazione concessa dal governo turco al suo esercito per attaccare tutte le forme di vita visibili nelle campagne curde, aerei da guerra turchi hanno dato il via a un programma sistematico di massacri contro il popolo curdo. Questi massacri pianificati sono costati la vita a 36 curdi dopo che alcuni aerei F-16 da combattimento hanno attaccato i sobborghi del villaggio di Roboski usando armi illegali e gas.
Un abitante del villaggio che è stato ferito durante l'attacco ha detto che sono stati presi in custodia e radunati dai soldati, poi i soldati si sono allontanati e sono comparsi gli aerei da guerra. Inoltre, l'abitante del villaggio ha aggiunto che le bombe cadute su di loro diffondevano un odore acre, erano infiammabili e li hanno lasciati senza fiato. Il Capo di Stato Maggiore turco ha affermato che l'attacco aereo è stato effettuato a seguito di un ordine e ha dato la colpa ai curdi per essersi trovati lì in quel momento. Hanno anche aggiunto che l'attacco è stato effettuato dopo operazioni di rilevamento da parte di aerei senza pilota (forniti da Israele e Stati Uniti).
Queste affermazioni dimostrano che l'attacco è stato effettuato con il consenso del governo dell'AKP, pianificato dal Capo di Stato Maggiore e realizzato con il supporto tecnologico e di intelligence degli Stati Uniti.
L'opinione pubblica è a conoscenza del fatto che oltre 5.000 mila civili curdi - inclusi rappresentanti politici, parlamentari, scrittori, giornalisti, intellettuali, sindaci e bambini - sono stati arrestati negli ultimi due anni. Parallelamente a questa campagna di genocidio politico, l'esercito turco ha condotto operazioni militari e ha usato armi chimiche per massacrare i guerriglieri curdi e bruciare i loro corpi.
Nei mesi scorsi anche una famiglia di sette persone fra cui 2 bambini è stata brutalmente assassinata nella regione di Qandil nel corso di attacchi aerei oltre confine dalle forze armate turche. Queste operazioni politiche e militari hanno incontrato il silenzio della comunità internazionale, e lo Stato turco ha ottenuto la necessaria fiducia per continuare il bagno di sangue nel Kurdistan: l'ultimo episodio ha avuto luogo nel villaggio di Roboski nella provincia di Sirnak, spezzando la vita di 36 giovani kurdi proprio nella primavera della loro vita, con il bilancio di vittime destinato ad aumentare.
Lo stato turco ha aggiunto un altro massacro e altra atrocità alla sua storia di crimini contro l'umanità. Anche gli altri stati che sono rimasti in silenzio di fronte a queste atrocità e hanno sostenuto lo Stato turco e le sue forze armate con tutti i tipi di supporto tecnologico e militare sono responsabili. Questi stati - che sono intervenuti in Medio Oriente giustificandosi con l'argomento che armi erano state usate contro i civili - cosa diranno al governo turco che bombarda 'i propri civili' con gli aerei? Questa politica dalla doppia faccia e ipocrita contro i curdi deve finire. Oppure questi stati stanno utilizzando la retorica dei diritti umani e della democrazia per il loro tornaconto personale e per propaganda!
Come curdo che vive in Europa non accetto i massacri attuati sul mio popolo. Noi non meritiamo questo trattamento e faremo di tutto per vedere che sia fatta giustizia. Chiedo all'opinione pubblica democratica e a tutti i sostenitori dei diritti umani e agli attivisti di sostenere il popolo curdo.
Questo è il mio appello all'opinione pubblica internazionale e alle organizzazioni:
- condannare e dire basta al massacro sistematico del popolo curdo da parte dello Stato turco;
- lanciare un appello per far cessare il sostegno militare offerto alla Repubblica turca in particolare dagli USA e dall'Unione Europea, e per congelare le relazioni politiche ed economiche;
- lanciare un appello per giudicare la Repubblica turca in un tribunale internazionale per i diritti umani per i crimini di guerra che ha commesso;
- lanciare un appello all'Unione Europea e alle Nazioni Unite per costituire una commissione di inchiesta sull'incidente nel villaggio Roboski.
UiKi ONLUS
venerdì 30 dicembre 2011
mercoledì 28 dicembre 2011
FERMIAMO L'ACQUISTO DEI CACCIA BOMBARDIERI
Fermiamo l'acquisto dei 131 cacciabombardieri JSF
In questi giorni il Parlamento approverà l'acquisto di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighters (JSF-F35) che impegnerà il nostro paese fino al 2026 con una spesa di quasi 14 miliardi di euro
MA PIU' LUNGO DI TUTTI CE L'HA IL PAPA
L’albero di Natale, dico.
Pare che Obama se ne sia fatto installare uno di otto metri, sotto il quale raccogliere la famiglia mulino bianco a cantare Silent Night. Sull’altra sponda dell’Atlantico, la regina Elisabetta dal ’52 addobba personalmente la conifera più alta di palazzo Buckingham, con il principe consorte sotto, a tenerle la scala. Quindici metri in tutto e mezzo quintale tra palle e palline multicolori.
E dunque il record par proprio che anche quest’anno spetti al Vaticano: un enorme abete, rosso (pour faire pendant con la porpora curiale), alto trenta metri e proveniente dalla foresta della Transcarpazia, di cui sino a ieri nessuno aveva mai sentito parlare e dove vegetava felice da ben sessant’anni.
Tutto si sarebbe aspettato il povero albero tranne che finire imballato e spedito alla corte ingessata del papa di Roma, che, peraltro, non perde occasione per tessere le lodi all’opera somma del Creatore, richiamando ad ogni fiato la sacralità della vita, l’impareggiabile splendore della natura, il sommo rispetto che le è dovuto, ecc ecc… E poi? Un brutto giorno, in un angolo dimenticato del pianeta, mentre nessuno ascolta e vede, un lavoretto di sega elettrica nemmeno tanto complicato e un viaggio di 1800 chilometri dall’Ucraina, sono quel che ci vuole per allietare la vista dalle mille e più stanze del Palazzo apostolico.
Che obelischi, campanili, torri, antenne e persino gesti come il saluto romano costituiscano altrettanti simboli fallici non è mistero. La storia e le piazze d’Italia ne sono piene. E se nel cristianesimo il legno richiama la croce di Cristo, l’albero come fallo universale è simbolo molto più antico e presente come tale probabilmente in tutte le culture. Ma a preoccupare non è tanto la veniale concessione sincretistica finita con disinvoltura fra gli addobbi natalizi di piazza San Pietro; piuttosto, in ambito cristiano, rattrista la ricerca dell’enorme, l’ostentazione ancora oggi di ciò che è grandioso. E la necessità comunque di una qualche vittima sacrificale.
Gli aborigeni australiani in certe danze iniziatiche tirano fuori la lingua in tutta la sua lunghezza – organo non scevro da connotazioni sessuali – allo scopo di intimidire gli avversari. E certi primati (stando all’etologia) per ottenere il dominio sul gruppo e il consenso della sua parte femminile, nell’atto di iniziare la lotta mostrano sfacciatamente i genitali ai concorrenti. Vince chi ce l’ha più grosso. Salvo imbarazzanti eccezioni, dove magari un pistolino da nulla prevale con l’astuzia su contendenti ben più accreditati e certamente meglio attrezzati.
Più che della buona notizia delle cose minime, al credente o al semplice visitatore, il colossale albero di Natale narra di questioni legate allo sfarzo del potere. E lo sforzo di trasferirgli un sempreverde di tali dimensioni sotto casa, nonché la sua lenta inutile agonia, si sarebbero potuti evitare qualora Benedetto avesse osato, contro qualsiasi tradizione, dare maggior credito al suo stesso magistero in materia di ecologia.
***
tratto dal blog http://primacheilgalloschiatti.blogspot.com
Pare che Obama se ne sia fatto installare uno di otto metri, sotto il quale raccogliere la famiglia mulino bianco a cantare Silent Night. Sull’altra sponda dell’Atlantico, la regina Elisabetta dal ’52 addobba personalmente la conifera più alta di palazzo Buckingham, con il principe consorte sotto, a tenerle la scala. Quindici metri in tutto e mezzo quintale tra palle e palline multicolori.
E dunque il record par proprio che anche quest’anno spetti al Vaticano: un enorme abete, rosso (pour faire pendant con la porpora curiale), alto trenta metri e proveniente dalla foresta della Transcarpazia, di cui sino a ieri nessuno aveva mai sentito parlare e dove vegetava felice da ben sessant’anni.
Tutto si sarebbe aspettato il povero albero tranne che finire imballato e spedito alla corte ingessata del papa di Roma, che, peraltro, non perde occasione per tessere le lodi all’opera somma del Creatore, richiamando ad ogni fiato la sacralità della vita, l’impareggiabile splendore della natura, il sommo rispetto che le è dovuto, ecc ecc… E poi? Un brutto giorno, in un angolo dimenticato del pianeta, mentre nessuno ascolta e vede, un lavoretto di sega elettrica nemmeno tanto complicato e un viaggio di 1800 chilometri dall’Ucraina, sono quel che ci vuole per allietare la vista dalle mille e più stanze del Palazzo apostolico.
Che obelischi, campanili, torri, antenne e persino gesti come il saluto romano costituiscano altrettanti simboli fallici non è mistero. La storia e le piazze d’Italia ne sono piene. E se nel cristianesimo il legno richiama la croce di Cristo, l’albero come fallo universale è simbolo molto più antico e presente come tale probabilmente in tutte le culture. Ma a preoccupare non è tanto la veniale concessione sincretistica finita con disinvoltura fra gli addobbi natalizi di piazza San Pietro; piuttosto, in ambito cristiano, rattrista la ricerca dell’enorme, l’ostentazione ancora oggi di ciò che è grandioso. E la necessità comunque di una qualche vittima sacrificale.
Gli aborigeni australiani in certe danze iniziatiche tirano fuori la lingua in tutta la sua lunghezza – organo non scevro da connotazioni sessuali – allo scopo di intimidire gli avversari. E certi primati (stando all’etologia) per ottenere il dominio sul gruppo e il consenso della sua parte femminile, nell’atto di iniziare la lotta mostrano sfacciatamente i genitali ai concorrenti. Vince chi ce l’ha più grosso. Salvo imbarazzanti eccezioni, dove magari un pistolino da nulla prevale con l’astuzia su contendenti ben più accreditati e certamente meglio attrezzati.
Più che della buona notizia delle cose minime, al credente o al semplice visitatore, il colossale albero di Natale narra di questioni legate allo sfarzo del potere. E lo sforzo di trasferirgli un sempreverde di tali dimensioni sotto casa, nonché la sua lenta inutile agonia, si sarebbero potuti evitare qualora Benedetto avesse osato, contro qualsiasi tradizione, dare maggior credito al suo stesso magistero in materia di ecologia.
***
tratto dal blog http://primacheilgalloschiatti.blogspot.com
martedì 27 dicembre 2011
PER UN MONDO DI "BUONI VICINI INTERELIGIOSI": TUTTI I BENEFICI DEL DIALOGO TRA LE RELIGIONI
DOC-2402. BOGOTÀ-ADISTA. Perché oggi sia possibile fare una scelta religiosa, è necessario che ciò avvenga «in maniera interreligiosa», cioè «riconoscendo che esistono altri modi validi di essere religiosi» e ancor di più «che le religioni del mondo sono chiamate oggi ad apprendere le une dalle altre, a mettersi reciprocamente in discussione e a cooperare mutuamente». È stato questo il tema della conferenza e del «laboratorio in tre sessioni» che ha tenuto alla fine dello scorso agosto, alla Pontificia Università Saveriana di Bogotà, il teologo statunitense Paul Knitter, docente dello Union Theological Seminary di New York, nonché uno dei massimi rappresentati della Teologia del pluralismo religioso. Un tema, quello della necessità del dialogo interreligioso e dei «benefici che possono risultare da questo dialogo», diventato, secondo Knitter, ancor più importante negli ultimi quindici anni, e soprattutto dopo l’11 settembre del 2001, quando hanno assunto evidenza universale le parole di Hans Küng, secondo cui «non vi sarà pace tra le nazioni se non vi sarà pace tra le religioni. E non vi sarà pace tra le religioni senza un maggior dialogo tra le religioni». Secondo Knitter, infatti, il mondo in cui viviamo, oltre ad essere globalizzato e interconnesso come non mai, è anche «minacciato e in pericolo come mai prima di ora», a causa della violenza che gli esseri umani stanno commettendo «tanto contro altri esseri umani quanto contro l’ambiente». E proprio come la sicurezza di una nazione dipende dal fatto che i suoi cittadini siano “buoni vicini” degli altri, impegnati cioè a fare «del loro spazio comune un vicinato sano, pulito, sicuro per tutti», allo stesso modo, secondo il teologo, «dovremo essere buoni vicini multi-religiosi degli altri». E, oltre ad essere «buoni vicini», anche «mutui pacificatori interreligiosi», impegnati a contrastare qualunque tentativo di usare la religione per giustificare la violenza, tanto quella «terrorista del lanciare aerei contro edifici» quanto quella «militare del gettare bombe su altri popoli». E, per finire, siamo pure chiamati ad essere «pellegrini interreligiosi gli uni con gli altri», nella consapevolezza che nessuna religione può dire di aver raggiunto quell’obiettivo che è comune a tutte: quello, cioè, di «aiutare gli esseri umani ad essere sempre più coscienti e ricettivi rispetto al Mistero Ultimo su cui si basa il nostro essere». E ciò perché «nessuna religione può comprendere e contenere la pienezza di questo Mistero», un mistero troppo grande perché si possa pensare di racchiuderlo in un’unica esperienza. Cosicché non resta che riconoscere che deve essserci «più verità in tutte le religioni insieme che in qualunque di essa separatamente».
pubblicato su www.adistaonline.it
Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, ampi stralci della conferenza di Knitter, rimandando ad un prossimo numero l’intervento pronunciato dal teologo nel successivo laboratorio (la versione integrale della conferenza può essere letta in spagnolo all’indirizzo www.servicioskoinonia.org/relat/416.htm). (claudia fanti)
pubblicato su www.adistaonline.it
lunedì 26 dicembre 2011
La beffa di Anonymous, donazioni ai poveri con dati 'rubati'
Piratato il sito di Stratfor che ha tra i suoi clienti la difesa e l'esercito Usa
Washington, 26 dic. (TMNews) - Il gruppo di pirati informatici Anonymous ha annunciato di avere violato il sito di Stratfor Global Security, realtà di riferimento del mondo anti-hacker, ottenendo messaggi e dati delle carte di credito dei suoi clienti. I pirati hanno pubblicato su Twitter un link verso la lista dei clienti di Stratfor, in particolare il ministero della Difesa americano, l'esercito, l'aviazione militare, altre agenzie pubbliche, subappaltatori del settore della sicurezza e colossi dell'hi-tech, tra cui Apple o Microsoft. Hanno inoltre inviato immagini con le ricevute delle donazioni fatte a organizzazioni benefiche utilizzando i conti di clienti di Stratfor. Uno di questi pagamenti, dell'importo di 494 dollari, sarebbe stato fatto all'ong Care con il denaro del ministero della Difesa americano e destinato a un fondo per l'acquisto di materiale scolastico per studenti poveri. In tutto, i pirati dicono di aver ottenuto informazioni bancarie su 90mila clienti e averle utilizzate per distribuire più di un milione di dollari. Stratfor ha riconosciuto di essere stato l'obiettivo di un attacco, derivato dalla pubblicazione su internet di una lista di istituzioni sue clienti Fco/Kat
Washington, 26 dic. (TMNews) - Il gruppo di pirati informatici Anonymous ha annunciato di avere violato il sito di Stratfor Global Security, realtà di riferimento del mondo anti-hacker, ottenendo messaggi e dati delle carte di credito dei suoi clienti. I pirati hanno pubblicato su Twitter un link verso la lista dei clienti di Stratfor, in particolare il ministero della Difesa americano, l'esercito, l'aviazione militare, altre agenzie pubbliche, subappaltatori del settore della sicurezza e colossi dell'hi-tech, tra cui Apple o Microsoft. Hanno inoltre inviato immagini con le ricevute delle donazioni fatte a organizzazioni benefiche utilizzando i conti di clienti di Stratfor. Uno di questi pagamenti, dell'importo di 494 dollari, sarebbe stato fatto all'ong Care con il denaro del ministero della Difesa americano e destinato a un fondo per l'acquisto di materiale scolastico per studenti poveri. In tutto, i pirati dicono di aver ottenuto informazioni bancarie su 90mila clienti e averle utilizzate per distribuire più di un milione di dollari. Stratfor ha riconosciuto di essere stato l'obiettivo di un attacco, derivato dalla pubblicazione su internet di una lista di istituzioni sue clienti Fco/Kat
UN FUNERALE LAICO...RACCONTATO DA UN PRETE
Cara, caro,
un grande abbraccio di pace per questo Natale da parte mia e anche a nome di "Noi Siamo Chiesa"
Questa è una vigilia particolare anche perché tutti e tre i principali quotidiani italiani ("Corrire della Sera", "la Repubblica", "la Stampa")pubblicano oggi a piena pagina interviste e testi del Card. Martini.
E' un fatto inedito. Martini ha parole di speranza, parla dei poveri, interloquisce nei confronti dell'uomo in ricerca. Parleremo ancora di isolamento voluto e malevolo della sensibilità cristiana da parte della
cultura laica, di cui sono espressione i tre quotidiani ? O non piuttosto della necessità che le gerarchie, ed ogni singolo credente, annuncino il Vangelo con parole di ascolto e di speranza parlando delle grandi questioni
di fondo (vita, morte, amore, misericordia, pace, giustizia) invece di partecipare troppo spesso a campagne, a polemiche e a discutibili interventi politici ?
Shalom Vittorio
Ti incollo il racconto di un funerale laico. Leggilo, ti coinvolgerà.
Un Funerale laico
Lalla Reggiani era sindaco di Castelnuovo Rangoni un paese a 14 chilometri da Modena. Eletta nelle liste del PD si era impegnata per rinnovare la politica con coraggio e determinazione. Purtroppo un male incurabile ha
minato la sua salute. Sapeva di avere i mesi e i giorni contati. Mi ha chiamato e al letto dell’ospedale mi ha detto: “Beppe non voglio un funerale in chiesa, ma vorrei una preghiera e una benedizione da te: come possiamo fare? Mi piacerebbe che fosse presente anche don Isacco il parroco di Castelnuovo: siamo legati da stima ed amicizia”. “Cara Lalla, il luogo più appropriato per l’ultimo saluto è la piazza del tuo paese dove tu hai
incontrato i tuoi cittadini, vicino ai negozi e ai bar dove tu amavi discutere le tue scelte politiche con i castelnovesi. E’ uno spazio libero e laico equidistante dalla chiesa e dal palazzo comunale”. Le sue ultime
volontà sono state accolte alla lettera dalla famiglia, la figlia Valeria e il compagno Mario e dagli amministratori comunali. Dopo tre giorni Lalla moriva. Lunedì 31 ottobre, la bara è arrivata alle ore 14 in una piazza
piena di gente. C’era il sole. I sindaci dei paesi di Modena e della Terra dei Castelli, con il tricolore, i gonfaloni, gli amici; i cittadini hanno applaudito mentre suonava l’inno Fratelli d’Italia e la canzone che aveva
accompagnato la sua campagna elettorale. Poi hanno parlato due giovani collaboratori del sindaco e una signora dell’opposizione, che hanno raccontato commossi la testimonianza del grande impegno civile di Lalla che aveva saputo coinvolgere la gente e specialmente i giovani.
Nella seconda parte della cerimonia abbiamo letto tre brani biblici: la parabole dei due figli del vangelo, il Qoelet (C’è un tempo…), l’Apocalisse (Cieli e terra nuovi). Seguiti da un breve commento: “Dio accoglie chi fa la sua volontà, che serve gli ultimi; chi si impegna per la pace e la giustizia. E il vero povero è oggi il malato che può confidare solo nel Signore, e tu Lalla hai sperimentato nella tua carne la sofferenza della
croce. Per tutti ci aspetta la speranza di un mondo rinnovato dove non ci sarà più ne lacrime né morte”. ‘Dov’è ora la nonna’, chiedeva la nipote Aurora: è qui vicina a te, le ha risposto sua madre, e ogni volta che vuoi parlare con lei ti ascolta e ti risponde nel cuore”. La liturgia laica-religiosa-civile si è conclusa con la recita corale dell’antica preghiera universale: il padre nostro e il segno della croce.
Vi racconto tutto questo per condividere con voi alcune riflessioni.
Non è vero che oggi non c’è più fede: forse molti non si ritrovano in liturgie e modi di pregare tradizionali o si sono allontanati dalla “chiesa” per comportamenti o scelte morali e politiche della gerarchia che non
condividono, ma non dalla fede.
Ci sono altri spazi e altre modalità per offrire a chi lo vuole non solo la consolazione della preghiera ma anche la speranza della parola di Gesù. Ci vuole coraggio e fantasia. La piazza laica di Castelnuovo, ha accolto in silenzio le testimonianze degli amici e degli amministratori ma anche le parole della Bibbia e il
commento; si è riconosciuta nella recita del Padre Nostro: non ha avvertito violenze o contrapposizioni.
Mi sembra che i presenti di diversa estrazione politica e religiosa, abbiano ritrovato senza forzature le radici di una religiosità antica e condivisa.
Nella mia ormai quarantennale esperienza di prete senza tonaca e di predicatore senza tesserino, ho incontrato sempre grande interesse alla fede e alle problematiche religiose. Ma mi sono sempre posto come un ascoltatore
attento, senza pregiudiziali, senza dogmi da difendere o verità non negoziabili invalicabili.
E ho potuto costatare che la bontà, la verità e la bellezza, è stata distribuita a larghe mani su tutti i viandanti di buona volontà che incontriamo sulla nostra strada.
Beppe Manni
(Pubblicato su SETTIMANA n.44 del 4 dicembre 2011)
un grande abbraccio di pace per questo Natale da parte mia e anche a nome di "Noi Siamo Chiesa"
Questa è una vigilia particolare anche perché tutti e tre i principali quotidiani italiani ("Corrire della Sera", "la Repubblica", "la Stampa")pubblicano oggi a piena pagina interviste e testi del Card. Martini.
E' un fatto inedito. Martini ha parole di speranza, parla dei poveri, interloquisce nei confronti dell'uomo in ricerca. Parleremo ancora di isolamento voluto e malevolo della sensibilità cristiana da parte della
cultura laica, di cui sono espressione i tre quotidiani ? O non piuttosto della necessità che le gerarchie, ed ogni singolo credente, annuncino il Vangelo con parole di ascolto e di speranza parlando delle grandi questioni
di fondo (vita, morte, amore, misericordia, pace, giustizia) invece di partecipare troppo spesso a campagne, a polemiche e a discutibili interventi politici ?
Shalom Vittorio
Ti incollo il racconto di un funerale laico. Leggilo, ti coinvolgerà.
Un Funerale laico
Lalla Reggiani era sindaco di Castelnuovo Rangoni un paese a 14 chilometri da Modena. Eletta nelle liste del PD si era impegnata per rinnovare la politica con coraggio e determinazione. Purtroppo un male incurabile ha
minato la sua salute. Sapeva di avere i mesi e i giorni contati. Mi ha chiamato e al letto dell’ospedale mi ha detto: “Beppe non voglio un funerale in chiesa, ma vorrei una preghiera e una benedizione da te: come possiamo fare? Mi piacerebbe che fosse presente anche don Isacco il parroco di Castelnuovo: siamo legati da stima ed amicizia”. “Cara Lalla, il luogo più appropriato per l’ultimo saluto è la piazza del tuo paese dove tu hai
incontrato i tuoi cittadini, vicino ai negozi e ai bar dove tu amavi discutere le tue scelte politiche con i castelnovesi. E’ uno spazio libero e laico equidistante dalla chiesa e dal palazzo comunale”. Le sue ultime
volontà sono state accolte alla lettera dalla famiglia, la figlia Valeria e il compagno Mario e dagli amministratori comunali. Dopo tre giorni Lalla moriva. Lunedì 31 ottobre, la bara è arrivata alle ore 14 in una piazza
piena di gente. C’era il sole. I sindaci dei paesi di Modena e della Terra dei Castelli, con il tricolore, i gonfaloni, gli amici; i cittadini hanno applaudito mentre suonava l’inno Fratelli d’Italia e la canzone che aveva
accompagnato la sua campagna elettorale. Poi hanno parlato due giovani collaboratori del sindaco e una signora dell’opposizione, che hanno raccontato commossi la testimonianza del grande impegno civile di Lalla che aveva saputo coinvolgere la gente e specialmente i giovani.
Nella seconda parte della cerimonia abbiamo letto tre brani biblici: la parabole dei due figli del vangelo, il Qoelet (C’è un tempo…), l’Apocalisse (Cieli e terra nuovi). Seguiti da un breve commento: “Dio accoglie chi fa la sua volontà, che serve gli ultimi; chi si impegna per la pace e la giustizia. E il vero povero è oggi il malato che può confidare solo nel Signore, e tu Lalla hai sperimentato nella tua carne la sofferenza della
croce. Per tutti ci aspetta la speranza di un mondo rinnovato dove non ci sarà più ne lacrime né morte”. ‘Dov’è ora la nonna’, chiedeva la nipote Aurora: è qui vicina a te, le ha risposto sua madre, e ogni volta che vuoi parlare con lei ti ascolta e ti risponde nel cuore”. La liturgia laica-religiosa-civile si è conclusa con la recita corale dell’antica preghiera universale: il padre nostro e il segno della croce.
Vi racconto tutto questo per condividere con voi alcune riflessioni.
Non è vero che oggi non c’è più fede: forse molti non si ritrovano in liturgie e modi di pregare tradizionali o si sono allontanati dalla “chiesa” per comportamenti o scelte morali e politiche della gerarchia che non
condividono, ma non dalla fede.
Ci sono altri spazi e altre modalità per offrire a chi lo vuole non solo la consolazione della preghiera ma anche la speranza della parola di Gesù. Ci vuole coraggio e fantasia. La piazza laica di Castelnuovo, ha accolto in silenzio le testimonianze degli amici e degli amministratori ma anche le parole della Bibbia e il
commento; si è riconosciuta nella recita del Padre Nostro: non ha avvertito violenze o contrapposizioni.
Mi sembra che i presenti di diversa estrazione politica e religiosa, abbiano ritrovato senza forzature le radici di una religiosità antica e condivisa.
Nella mia ormai quarantennale esperienza di prete senza tonaca e di predicatore senza tesserino, ho incontrato sempre grande interesse alla fede e alle problematiche religiose. Ma mi sono sempre posto come un ascoltatore
attento, senza pregiudiziali, senza dogmi da difendere o verità non negoziabili invalicabili.
E ho potuto costatare che la bontà, la verità e la bellezza, è stata distribuita a larghe mani su tutti i viandanti di buona volontà che incontriamo sulla nostra strada.
Beppe Manni
(Pubblicato su SETTIMANA n.44 del 4 dicembre 2011)
sabato 24 dicembre 2011
Azione legale della figlia del poeta contro CasaPound
A Natale bisogna essere più buoni? Però, una notizia così non può che farmi piacere...
La figlia di Ezra Pound, Mary de Rachewiltz, ha intentato una azione legale contro il movimento CasaPound perché cambi nome. "Un'organizzazione compromessa politicamente come questa non ha nessun diritto di usare il nome di Pound", ha detto la figlia del poeta americano.
La figlia del poeta Ezra Pound ha avviato un procedimento legale contro il gruppo di estrema destra Casapound per l'uso improprio del nome di suo padre. Lo scrive il quotidiano britannico The Independent.
"Un'organizzazione politica compromessa come questa - ha dichiarato la donna - non ha nulla a che fare con il nome Pound". Suo padre aveva notoriamente simpatie fasciste e antisemite.
L'idea di avviare il procedimento legale contro il movimento, spiega la donna, è maturata due anni fa "quando ho capito che CasaPound si era allargata fuori da Roma".
Ma la decisione finale è scattata dopo che un simpatizzante del gruppo ha sparato, il 13 dicembre a Firenze, uccidendo due senegalesi e ferendone altri tre, prima di uccidersi. "Questo mi ha colpito terribilmente. E' stata l'ultima goccia - ha spiegato la figlia del poeta al Guardian - anche perchè ho studiato a Firenze e ciò mi ha reso i fatti ancora più dolorosi Mary de Rachewiltz, 86 anni, vive in un castello nel nord Italia e ha studiato a Firenze. Ed e' proprio dopo il 13 dicembre, quando Gianluca Casseri, simpatizzante e frequentatore di Casapound, ha ucciso due senegalesi nel capoluogo toscano che ha deciso di andare fino in fondo.
"E' un'azione assurda ed indotta. Ma soprattutto è una cosa che va avanti da oltre un anno tanto che a gennaio ci sarà il processo e credo proprio a Roma". E' il commento del leader di CasaPound Italia Gianluca Iannone in merito alla decisione della figlia del poeta Ezra Pound di avviare un procedimento legale contro il gruppo di estrema destra per l'uso improprio del nome di suo padre. "Ad ogni modo - conclude Iannone - Casapound ribadisce l'interesse per l'opera dell'autore perchè Ezra Pound appartiene all'umanità ed è patrimonio di tutti".
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=159952
La figlia di Ezra Pound, Mary de Rachewiltz, ha intentato una azione legale contro il movimento CasaPound perché cambi nome. "Un'organizzazione compromessa politicamente come questa non ha nessun diritto di usare il nome di Pound", ha detto la figlia del poeta americano.
La figlia del poeta Ezra Pound ha avviato un procedimento legale contro il gruppo di estrema destra Casapound per l'uso improprio del nome di suo padre. Lo scrive il quotidiano britannico The Independent.
"Un'organizzazione politica compromessa come questa - ha dichiarato la donna - non ha nulla a che fare con il nome Pound". Suo padre aveva notoriamente simpatie fasciste e antisemite.
L'idea di avviare il procedimento legale contro il movimento, spiega la donna, è maturata due anni fa "quando ho capito che CasaPound si era allargata fuori da Roma".
Ma la decisione finale è scattata dopo che un simpatizzante del gruppo ha sparato, il 13 dicembre a Firenze, uccidendo due senegalesi e ferendone altri tre, prima di uccidersi. "Questo mi ha colpito terribilmente. E' stata l'ultima goccia - ha spiegato la figlia del poeta al Guardian - anche perchè ho studiato a Firenze e ciò mi ha reso i fatti ancora più dolorosi Mary de Rachewiltz, 86 anni, vive in un castello nel nord Italia e ha studiato a Firenze. Ed e' proprio dopo il 13 dicembre, quando Gianluca Casseri, simpatizzante e frequentatore di Casapound, ha ucciso due senegalesi nel capoluogo toscano che ha deciso di andare fino in fondo.
"E' un'azione assurda ed indotta. Ma soprattutto è una cosa che va avanti da oltre un anno tanto che a gennaio ci sarà il processo e credo proprio a Roma". E' il commento del leader di CasaPound Italia Gianluca Iannone in merito alla decisione della figlia del poeta Ezra Pound di avviare un procedimento legale contro il gruppo di estrema destra per l'uso improprio del nome di suo padre. "Ad ogni modo - conclude Iannone - Casapound ribadisce l'interesse per l'opera dell'autore perchè Ezra Pound appartiene all'umanità ed è patrimonio di tutti".
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=159952
La mangiatoia, luogo di grandi cambiamenti
di Jens Hansen
Che cosa è il Natale? Chi arriva da una cultura diversa dalla nostra e osserva dall'esterno le nostre usanze potrebbe definire il Natale espressione per eccellenza di una società consumistica: vede i negozi che fanno a gara per addobbare le vetrine, vede le offerte per il Natale, vede tanti “Babbi natali” anche in televisione che fanno pubblicità per incentivare il consumo. Se poi questa persona viene invitata nelle nostre famiglie può completare il quadro: si mangia, si gioca a carte, si fanno regali e tutto ciò sullo sfondo di un presepe costruito appositamente o un albero addobbato.
Vede insomma una festa piena di tradizioni religiose, perché, almeno a Natale, si va in chiesa, ma vede anche che c'è un divario enorme fra ciò che è alla base della festa e ciò che ne facciamo. In fondo dovrà constatare che quando l'addobbo natalizio viene tolto dalle case è dimenticato anche il messaggio.
Con il Natale ci troviamo forse in modo esponenziale di fronte ad una festa con una lunghissima tradizione - infatti nasce nel quarto secolo dopo Cristo - che oramai è diventata vittima di una globalizzazione del consumo.
Bonhoeffer, il grande teologo luterano della resistenza al nazismo, parla di un Natale autentico. Egli parte dai cambiamenti rivoluzionari di cui la mangiatoia è il segno: Dio diventa uno di noi, Dio ha scelto la condizione umana per portare il suo progetto di salvezza nel mondo.
Così noi stando davanti alla mangiatoia non possiamo rimanere indifferenti, il messaggio è troppo forte per essere ascoltato e sperimentato senza tradurlo in azioni concrete il cui centro è stare dalla parte degli umili. Per dirlo con le parole di un altro teologo: Dio è diventato umano, perché non facciamo altrettanto?
Il messaggio del Natale, di un Dio diventato come noi, è quindi una grande provocazione che vuole scuoterci e aprire il nostro orizzonte, liberarci dalle strettoie della vita borghese e renderci capaci di vedere che il nostro vuoto consumismo non schiaccia solo l'80 % della popolazione mondiale e non porta solo il globo allo sbando ecologico, ma rende vuoti anche noi.
Il Natale autentico è la nascita di una vita che ha alla base due principi: la libertà e la responsabilità, libertà nella responsabilità e responsabilità nella libertà. Per dirlo in parole bibliche: Natale è diventare prossimo dell'umiliato come Dio lo è diventato di noi e ciò non solo per pochi giorni ma per tutta la vita.
Buon Natale.
Dietrich Bonhoeffer scrive:
Chi, alla mangiatoia,
depone finalmente
ogni violenza,
ogni onore,
ogni reputazione,
ogni vanità
ogni superbia,
ogni ostinazione,
chi sta dalla parte degli umili
e lascia Dio solo essere grande,
chi, nel bambino nella mangiatoia
vede la magnificenza di Dio
proprio nell'umiliazione,
costui festeggerà l'autentico Natale.
tratto da: http://www.chiesavaldese.org/pages/archivi/index_vangelo.php?id=403
REPETITA JUVANT...O NO?
Non vorrei sembrare noioso però governi di destra, governi di sinistra (?) o governi tecnici (?) tagliano su tutto (sanità, scuola, pensioni e qualità della vita -?- in genere). Nessun taglio, però, alle spese militari. Anche il governo Monti ha rifinanziato le missioni militari all'estero. E tutti o quasi -a parte quei 'rompiscatole' dei pacifisti- tacciono sull'acquisto dei caccia bombardieri o sull'installazione dei radar un po' dovunque nella penisola.
Buon Natale!
Buon Natale!
venerdì 23 dicembre 2011
Gli immigrati? Pagano le tasse. Una media di 2.800 euro a testa
Roma, 23-12-2011
Gli stranieri pagano quasi 6 miliardi di euro di Irpef, versando al fisco italiano in media 2.810 euro a testa. I contribuenti nati all'estero sono in totale 2,1 milioni (pari al 6,8% del totale) e partecipano per il 4,1% al gettito complessivo nazionale. Tra tutti quelli che presentano la dichiarazione dei redditi, però, quelli che in realtà pagano l`Irpef sono il 64,9%. Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia sono le aree in cui è maggiore il peso della contribuzione straniera sul totale dell`Irpef pagato.
Secondo una ricerca realizzata dalla Fondazione Leone Moressa che ha elaborato i dati del Ministero delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2010, nello scorso anno i contribuenti nati all'estero che hanno pagato l`Irpef sono stati oltre 2,1 milioni. La maggior parte sono concentrati in Lombardia (20,9%), in Veneto (12,0%) e in Emilia Romagna (11,2%). La maggiore incidenza dei contribuenti nati all'estero è localizzata, invece, in Trentino Alto Adige e in Friuli Venzia Giulia dove è straniero un contribuente ogni dieci. Subito dopo si trovano regioni quali il Veneto (9,0%), l`Emilia Romagna (8,7%) e la Liguria (8,2%) e mano a mano che si scende verso Sud, cala l`incidenza dei contribuenti stranieri.
I nati all'estero hanno pagato nel 2009 mediamente una cifra di 2.810 euro per contribuente, contro i 4.865 euro dei contribuenti nati in Italia. Gli stranieri che vivono in Lombardia e nel Lazio sono quelli che esborsano la cifra maggiore: rispettivamente, di 3.600 euro e 3.410 euro.
Ma quanti sono in effetti gli stranieri che pagano l'inposta netta? Un indicatore interessante da analizzare è il confronto tra italiani e stranieri rispetto al rapporto tra il numero di contribuenti che pagano l’imposta netta e il numero di contribuenti totali che fanno la dichiarazione dei redditi. Questo indicatore permette di capire quanti contribuenti pagano effettivamente l’Irpef e quanti invece ne sono esentati a causa delle diverse e molteplici detrazioni. Per quanto riguarda i contribuenti nati all’estero la percentuale di coloro che pagano l’Irpef è del 64,9%, contro il 75,5% degli italiani. Questo significa che gli stranieri beneficiano, più degli italiani, di detrazioni fiscali a causa principalmente del basso importo dei redditi percepiti.
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=159919
Gli stranieri pagano quasi 6 miliardi di euro di Irpef, versando al fisco italiano in media 2.810 euro a testa. I contribuenti nati all'estero sono in totale 2,1 milioni (pari al 6,8% del totale) e partecipano per il 4,1% al gettito complessivo nazionale. Tra tutti quelli che presentano la dichiarazione dei redditi, però, quelli che in realtà pagano l`Irpef sono il 64,9%. Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia sono le aree in cui è maggiore il peso della contribuzione straniera sul totale dell`Irpef pagato.
Secondo una ricerca realizzata dalla Fondazione Leone Moressa che ha elaborato i dati del Ministero delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2010, nello scorso anno i contribuenti nati all'estero che hanno pagato l`Irpef sono stati oltre 2,1 milioni. La maggior parte sono concentrati in Lombardia (20,9%), in Veneto (12,0%) e in Emilia Romagna (11,2%). La maggiore incidenza dei contribuenti nati all'estero è localizzata, invece, in Trentino Alto Adige e in Friuli Venzia Giulia dove è straniero un contribuente ogni dieci. Subito dopo si trovano regioni quali il Veneto (9,0%), l`Emilia Romagna (8,7%) e la Liguria (8,2%) e mano a mano che si scende verso Sud, cala l`incidenza dei contribuenti stranieri.
I nati all'estero hanno pagato nel 2009 mediamente una cifra di 2.810 euro per contribuente, contro i 4.865 euro dei contribuenti nati in Italia. Gli stranieri che vivono in Lombardia e nel Lazio sono quelli che esborsano la cifra maggiore: rispettivamente, di 3.600 euro e 3.410 euro.
Ma quanti sono in effetti gli stranieri che pagano l'inposta netta? Un indicatore interessante da analizzare è il confronto tra italiani e stranieri rispetto al rapporto tra il numero di contribuenti che pagano l’imposta netta e il numero di contribuenti totali che fanno la dichiarazione dei redditi. Questo indicatore permette di capire quanti contribuenti pagano effettivamente l’Irpef e quanti invece ne sono esentati a causa delle diverse e molteplici detrazioni. Per quanto riguarda i contribuenti nati all’estero la percentuale di coloro che pagano l’Irpef è del 64,9%, contro il 75,5% degli italiani. Questo significa che gli stranieri beneficiano, più degli italiani, di detrazioni fiscali a causa principalmente del basso importo dei redditi percepiti.
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=159919
La sete di Ismaele. Siria, diario monastico islamo-cristiano, Gabrielli Editori
Gabrielli Editore propone un Libro di Paolo Dall’Oglio, Prefazione di Paolo Rumiz, Recensione di Laura Tussi
La sete di Ismaele. Siria, diario monastico islamo-cristiano
Come in un intenso sommario descrittivo, in un diario narrativo, Padre Paolo Dall'Oglio consegna nell'opera “La sete di Ismaele” le personali riflessioni sull'attualità e sull'esperienza direttamente vissuta dalla comunità del monastero di Mar Musa in Siria.
La sete di Ismaele.
Siria, diario monastico islamo-cristiano
Libro di Paolo Dall’Oglio,
Prefazione di Paolo Rumiz,
Recensione di Laura Tussi,
Editore Gabrielli
http://www.peacelink.it/pace/a/35290.html
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/cultura/Recensioni_1324387810.htm
http://www.confronti.net/SERVIZI/la-sete-di-ismaele-siria-diario-monastico-islamo-cristiano
http://serenoregis.org/2011/12/la-sete-di-ismaele-laura-tussi /
Come in un intenso sommario descrittivo, in un diario narrativo, Padre Paolo Dall'Oglio consegna nell'opera “La sete di Ismaele” le personali riflessioni sull'attualità e sull'esperienza direttamente vissuta dalla comunità del monastero di Mar Musa in Siria. “La sete di Ismaele”, il figlio primogenito di Abramo, concepito con Agar, la serva di Sara, è proprio la necessità degli esclusi della terra, di quanti gridano e piangono per essere riconosciuti. Padre Paolo Dall'Oglio ha fondato nel 1991 in Siria a Deir Mar Musa un monastero restaurato con la tenacia e la perseveranza di uomo giusto e di persona sorretta dalla propria vocazione. Nel monastero vive una comunità monastica autonoma, maschile e femminile, dedita all'accoglienza e al dialogo tra religioni: è una realtà attiva nell'ambito del panorama mediorientale, che cerca di dimostrare e praticare una possibilità di convivenza e interazione tra cristiani e musulmani. L'autore con l'opera “La sete di Ismaele” vuole proporre una soluzione pacifica e nonviolenta ai problemi posti dalle sommosse popolari scoppiate in Siria, indicando il percorso di una transizione politica verso un'architettura policentrica e istituzionale democratica, fondata sul consenso, sulla condivisione delle differenti sensibilità religiose e delle diverse componenti sociali che coesistono in Siria. Nonostante le reazioni del regime di Assad, Padre Dall'Oglio non ha ottemperato alle ordinanze di espulsione e ha continuato a risiedere in Siria, praticando il personale percorso di impegno sociale, nella pratica spirituale, a favore del dialogo interreligioso e della pace. Il libro racchiude, nel messaggio implicito, l'invito a riconoscere la diversità religiosa, accogliendo il grido degli esclusi, la “sete” degli ultimi, per aprire a orizzonti sconfinati di pace e speranza. La comunità monastica di Deir Mar Musa è formata da monache e da monaci che vivono vita comune nell'ospitalità offerta a tutti, formando un'ampia comunione esistenziale in chiesa, a tavola, nel lavoro. La relazione tra donna e uomo permette di apprendere e imparare la grammatica e la sintassi primigenie di ogni dialogo autentico in una propositiva e innovativa collaborazione e convivenza tra differenti generi e religioni, che costituisce l'annuncio consolante di una rinnovata umanità, costruita sull'umiltà, il realismo, la conoscenza di sè, l’ascesi affettiva, l'apertura all'obbedienza, nella direzione spirituale e non nella sottomissione sessista, come in una grande famiglia, dove proprio la castità consacrata consente di superare le barriere caratteriali, gli steccati familiari, favorendo invece l'apertura universale, la vocazione plurima al dialogo e ad ibridi aneliti di pace nelle interazioni tra diversità, nella speranza di poter riconciliare le identità tradizionali con la ribellione islamica alla globalizzazione capitalista proterva e spersonalizzante, ricordando che i giudei, cristiani e musulmani, figli di Abramo, cercano l'unione personale con il divino, approdando ad un grande unificante silenzio d'amore e di pace nella trasparenza, nella comunione, nella libertà di culto, di opinione e di espressione. La vita cultuale votata all'incontro, all'accoglienza e al dialogo tra diversità è sottesa tra ciò che costituisce il corpo della pratica cristiana e musulmana e la particolarità delle inculturazioni che riattualizzano il significato e il portato valoriale dell’ universale evangelico e del messaggio coranico. Tra il suono di antiche litanie che provengono da un arcipelago di grotte eremitiche, nel monastero si avverte la bellezza della preghiera cristiana formulata in lingua araba, dove poter cercare l'illuminazione spirituale, nelle periferie, negli avamposti, nelle trincee di mondi considerati a rischio e nel profondo di regioni lontane e nazioni marchiate come guerrafondaie e bellicose dalla geopolitica banalizzante dell'Occidente: così, allontanandosi dal baricentro, dal punto di riferimento del culto Romano, si avverte la presenza di un messaggio cristiano limpido e cristallino, sempre più vicino alla fonte originaria dell'Oriente e sempre meno disturbato da tentazioni di egemonia e di potere, oltre i conflitti tra civiltà, per aprirsi ad osmosi dialogiche e visioni maieutiche cultuali, in prospettive plurali di pace, oltre i bizantinismi fideistici occidentali. Quali cenobiti più conviviali degli antichi anacoreti delle valli siriane, in sentieri che si inerpicano a collegare le grotte e le celle degli eremiti e dei monaci, i fratelli e le sorelle del monastero si incontrano e si separano come in una metafora di un sentimento umano verso le ascesi più coraggiose dell'amore divino e del prossimo in prospettive messianiche di pace.
Laura Tussi
Note:
http://www.peacelink.it/pace/a/35290.html
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/cultura/Recensioni_1324387810.htm
http://www.confronti.net/SERVIZI/la-sete-di-ismaele-siria-diario-monastico-islamo-cristiano
http://serenoregis.org/2011/12/la-sete-di-ismaele-laura-tussi/
giovedì 22 dicembre 2011
XX Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
Secondo il racconto biblico, Dio nel suo Verbo creò l’universo e vide che la sua creazione era buona; formò l’uomo a sua immagine e somiglianza, e vide che era cosa “molto buona” (Gen 1,31). La caduta dell’uomo turba anche l’armonia della creazione e dei rapporti tra gli uomini. La Bibbia alza il velo sul mistero della creazione visibile mettendola in relazione con la storia di salvezza, quando con Paolo afferma che il mondo geme nei dolori del parto nell’attesa della salvezza finale (cf. Rm 8,22). L’incarnazione del Figlio, la sua croce, la resurrezione e il dono dello Spirito santo restaurano l’uomo e l’universo feriti; l’umanità nuova in Cristo Gesù, con la libera obbedienza della fede, può così compiere il disegno di salvezza di Dio e governare responsabilmente la creazione che le è stata affidata.
Il XX Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa vuole approfondire questo legame fondamentale tra creazione e salvezza, interrogando e lasciandosi interrogare dalle diverse tradizioni spirituali dell’ortodossia.
Le chiese ortodosse con molto discernimento hanno saputo ridestare la coscienza che la responsabilità dell’uomo per tutto il creato è iscritta nel comandamento di Dio. Il patriarca ecumenico Bartholomeos I, proseguendo un’intuizione del suo predecessore Dimitrios, sin dall’inizio del suo servizio patriarcale ha con molta forza promosso iniziative per la custodia della creazione, sottolineando la dimensione spirituale e cristiana dell’impegno ecologico.
Se l’ecologia è una scienza recente, i suoi fondamenti spirituali hanno radici antiche. La creazione è un libro che racconta la gloria e la misericordia di Dio; i padri della chiesa hanno meditato il racconto biblico della creazione, ma hanno anche affrontato lo scandalo del male e della sofferenza, contrapponendo la provvidenza divina alla fatalità astrologica; Massimo il Confessore (vii sec.) ha scrutato la vocazione dell’uomo nel creato e la creazione rinnovata dal Cristo. La tradizione spirituale ha così saputo scorgere, attraverso la purificazione del cuore, le tracce del Verbo creatore nel mondo naturale, fino a contemplare il mondo immerso nella luce divina.
Che cosa ci insegna oggi questa novità di sguardo sulla creazione?
Monaci e monache hanno spesso cercato la solitudine in ambienti poco ospitali: il deserto e le foreste popolate da bestie selvagge. Che cosa ci insegnano le vite dei santi bizantini sulla quiete del cuore dell’uomo di Dio che diffonde pace attorno a sé? Come e perché i monaci, in oriente e in occidente, hanno lavorato per bonificare ambienti naturali ingrati e instaurarvi uno sviluppo durevole, adatto alla preghiera e al lavoro?
L’ascesi monastica è la rivelazione dell’ascesi-sobrietà (enkráteia – sophrosýne) che il battesimo esige da ogni cristiano. Che cosa insegnano oggi l’ascesi e la povertà (aktemosýne) nella società dei consumi, a noi che siamo spesso incapaci di rispettare la terra che ci ospita, di condividerne i doni con tutti gli uomini?
La celebrazione liturgica include intimamente il cosmo nella lode e nell’adorazione della chiesa. Tutto quello che vive e respira, gli alberi, le pietre, il sole e la luna, lodano il Signore. La celebrazione eucaristica è, per eccellenza, questo sacrificio di lode offerto al Padre, nel quale l’assemblea credente trascina la creazione intera e tutta la storia dell’umanità.
Come questa grande ricchezza spirituale può tradursi in un’etica della creazione? Come la teologia ortodossa contemporanea raccoglie le sfide poste oggi dalle tecniche e dalle scienze, come per esempio alcuni progressi della medicina?
Tutto questo ci porterà, in conclusione, a porci una domanda fondamentale: come parlare oggi della creazione?
COMITATO SCIENTIFICO:
Enzo Bianchi (Bose), Lino Breda (Bose), Sabino Chialà (Bose), Lisa Cremaschi (Bose), Hervé Legrand (Parigi), Adalberto Mainardi (Bose), Antonio Rigo (Venezia), Roberto Salizzoni (Torino), Luigi d'Ayala Valva (Bose), Michel Van Parys (Chevetogne)
Il Convegno è aperto a tutti.
Tutte le relazioni saranno tradotte in simultanea in italiano, greco, russo, francese e inglese.
L’ arrivo dei partecipanti è previsto per martedì 6 settembre. Il Convegno si concluderà con il pranzo di festa sabato 8 settembre.
L’ ospitalità sarà assicurata presso il Monastero e presso alcune strutture nelle vicinanze di Bose, per cui è previsto un servizio giornaliero di trasporto.
Per l’iscrizione al Convegno è necessario prima telefonare alla Segreteria organizzativa e successivamente inviare la scheda di iscrizione entro il 20 agosto 2012. La Segreteria è a disposizione per ogni informazione.
__________________________
COMITATO SCIENTIFICO:
Enzo Bianchi (Bose)
Lino Breda (Bose)
Sabino Chialà (Bose)
Lisa Cremaschi (Bose)
Hervé Legrand (Parigi)
Adalberto Mainardi (Bose)
Antonio Rigo (Venezia)
Roberto Salizzoni (Torino)
Luigi d'Ayala Valva (Bose)
Michel Van Parys (Chevetogne)
La Segreteria resta a disposizione per ogni informazione.
Segreteria Convegni
Monastero di Bose
I-13887 Magnano (BI)
Tel. +39 015.679.185
Fax +39 015.679.294
e-mail: convegni@monasterodibose.it Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
CASAPOUND & FRIENDS
Dall'amico Giovanni falcetta ricevo questo articolo di Claudia Cernigoi
Roma - Scontri con studenti di CasaPound
Gianluca Casseri, non molto noto come neofascista, ha conquistato i primi titoli dei giornali dopo essere diventato un assassino, andando al mercato a Firenze a fare il tiro al senegalese (ne ha ammazzati due, ma avrebbe potuto fare di peggio, visto l’armamentario che s’era portato dietro), una cosa che ci ha ricordato un po’ certe sparate (metaforiche, ovviamente) di un sindaco di Treviso che proponeva di “vestire gli immigrati da lepri” il giorno dell’apertura della caccia “per far divertire i cacciatori”. (Sissignori, l’Italia è anche questo, caso mai ce lo fossimo dimenticato).Casseri si è poi ucciso, ma quanti Casseri esistono in Italia, persone che vivono un po’ nell’ombra, un po’ isolate, un po’ strane, appassionate di fantasy, possiedono armi (legalmente? Illegalmente?), frequentano circoli ed associazioni di destra come CasaPound… no, questo non lo dovete dire! Casseri è venuto a volte, ma non è, insomma non fa, lo si conosceva ma non era dei nostri…
Copione già visto, come all’epoca dell’attentato al Manifesto dove l’attentatore si fece male da solo (e per fortuna non fece male a nessun altro), dal quale Forza nuova prese subito le distanze, diceva che sì, girava, vedeva gggente, ma però non c’entrava…
Salvo qualche anno dopo, alle manifestazioni di Forza nuova filmate in “Nazirock”, si veda benissimo come la folla inneggi al mitico “camerata Insabato”, con applausi ed ovazioni.
Ciò ci ricorda quella vecchia storiella yiddish, dove un rabbino, un sabato pomeriggio, trova in mezzo alla strada una cassettina piena di monete d’oro e di gioielli, e non la può prendere, perché di shabbath l’ebreo osservante non può toccare nulla di prezioso. Allora si mette a pregare, e Dio compie il miracolo: dappertutto nel mondo in quel momento è sabato, ma nel metro quadrato dove si trovano il rabbino e la cassettina è giovedì, quindi il rabbino può prendere l’oro senza problemi.
Insabato frequentava Forza nuova prima, la frequenta adesso, non era di Forza nuova solo il giorno in cui è andato alla redazione del Manifesto…?
Chissà se anche Gianluca Casseri, dal quale oggi CasaPound prende le distanze, nonostante le numerose foto che lo ritraggono con le bandiere dell’associazione, avrà un recupero post-mortem, chissà se ne leggeremo tra qualche anno il nome sui muri delle città, come oggi a Trieste trionfa una scritta inneggiante ad Alibrandi nel trentesimo anniversario della morte?
Alibrandi, chi era costui? Lo sanno i ragazzini della scuola media su cui troneggia da giorni una frase che nessuno ha ancora pensato a cancellare? Gli insegnanti della scuola hanno spiegato ai loro studenti che Alessandro Alibrandi era un criminale, un terrorista dei NAR che collaborò a diversi attentati per cui furono condannati Mambro e Fioravanti; Alibrandi fu chi mostrò il giudice Amato, che indagava sul terrorismo di destra, al camerata Fioravanti (che non lo conosceva di persona) affinché potesse riconoscerlo, il giudice Amato che cadde poi sotto il piombo dei NAR; Alibrandi stesso partecipò al massacro di due poliziotti a Roma il 21/10/81, ed il 5 dicembre successivo rimase ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia stradale. Ecco perché a trent’anni di distanza viene ricordato sui muri di una scuola triestina da una firma GUD (Gruppo unione difesa, una delle entità affini, contigue, similari a Forza nuova). Ma esiste ancora il reato di apologia di reato in questo paese? Perché noi un po’ di apologia la si ravviserebbe… e dato che i nomi dei facenti parte del GUD dovrebbero essere nomi noti, non crediamo che un’indagine in merito sarebbe inutile.
Dopo l’episodio Casseri, è stato fatto girare in rete un documento con dei nomi (di “intellettuali” e “persone di cultura”) che firmarono tempo fa per “sdoganare” CasaPound, nel senso che si attivarono perché non fosse loro impedito di organizzare iniziative pubbliche.
A parte i nomi delle solite “anime belle” che spesso non comprendono a fondo le cose della vita, e che ritengono di dover difendere i diritti di persone che poi si guarderebbero bene dal difendere i diritti di coloro che li hanno difesi, come i giornalisti Piero Sansonetti, Ritanna Armeni od Andrea Colombo, o l’Ugo Maria Tassinari che a forza di studiare i fascisti se ne è invaghito, anzi affascinato, troviamo anche dei nomi coerentemente presenti. Ne prendiamo fuori alcuni.
“Mario Michele Merlino – poeta e autore teatrale”: ah, questa è bella, ultimamente lo trovavamo come “filosofo”. Merlino è lo stesso Merlino fascista che si era infiltrato tra gli anarchici romani dopo il “viaggio di studio” sulle tecniche di infiltrazione in Grecia nel 1969, e fu coinvolto nelle indagini su piazza Fontana.
“Maurizio Murelli – società editrice barbarossa”: sì, Murelli fondò un circolo Barbarossa, dopo avere scontato 11 anni di prigione per l’omicidio dell’agente Antonio Marino avvenuto a Reggio Calabria nel 1973. Fondò anche la rivista Orion assieme a Marco Battarra, col quale mise anche in piedi un negozio di fantasy, “la bottega del fantastico”. Chi era appassionato di fantasy? Casseri? Bravi, risposta esatta, ma si tratta sicuramente di una coincidenza.
“Gabriele Adinolfi – Noreporter”, altro nome noto. Fu in Terza Posizione assieme a Roberto Fiore, ed oggi sempre con Fiore sta in Forza nuova, dopo vent’anni di latitanza perché condannato per banda armata (come Fiore, del resto).
L’abbiamo lasciato per ultimo per la sua importanza istituzionale: “Cristano De Eccher – senatore del Pdl”.
Il trentino De Eccher fu negli anni ’60 militante di estrema destra e sospettato addirittura di collusione con gli stragisti neri; la scorsa primavera ha presentato un disegno di legge costituzionale per abolire la XII norma transitoria della Costituzione, quella che vieta la riorganizzazione del partito fascista. Il fatto che De Eccher sia stato condannato proprio per questo reato, da giovane, è puramente casuale, ovviamente.
Questi alcuni amici di CasaPound, ma ne hanno anche altri di una certa importanza, se esaminiamo il programma relativo alla loro Festa nazionale “Direzione Rivoluzione”, svoltasi a Roma dal 15 al 18 settembre scorsi (il programma è a questo link):
http://casapounditalia.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2363%3Acasapound-italia-direzione-rivoluzione-dal-15-al-18-settembre-a-roma-la-festa-nazionale-del-movimento&catid=59%3Agenerico&Itemid=169
“Roma, 9 settembre – Dibattiti con nomi della politica e dell’informazione, da Stefania Craxi a Mario Sechi, da Pietrangelo Buttafuoco a Gabriele Adinolfi. Ma anche formazione, sport, musica, teatro, volontariato, impegno sociale e un omaggio video a Pietro Taricone. Da giovedì 15 a domenica 18 settembre CasaPound Italia, chiuso il terzo anno di attività, si ritrova nel cuore di Roma, nella ‘postazione nemica’ di Area 19, per ‘Direzione Rivoluzione’, la festa nazionale del movimento nato a giugno 2008”.Stefania Craxi e Pietrangelo Buttafuoco sono relatori in un dibattito sulle “primavere arabe”, ma la notizia più ghiotta ci sembra quella della “presentazione della nuova onlus di CasaPound Italia, Solidarité-Identités, già impegnata in progetti di solidarietà in Birmania, Kosovo e Kenya, sarà l’occasione per discutere della funzione dell’associazionismo nel settore della cooperazione con Franco Nerozzi della comunità solidarista Popoli e Walter Pilo dell’Uomo libero onlus”.
Cosa sia “l’Uomo libero onlus” lo leggiamo nel loro sito: si sono dati da fare dopo la caduta del muro di Berlino (1990) a portare la loro “solidarietà” con i viaggi “in Romania, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia e soprattutto in Lituania dove la popolazione combatteva ancora nelle strade contro le truppe speciali dell’Armata Rossa sovietica”. Noi ricordiamo che all’epoca della rivolta contro Ceausescu partivano per la Romania da Trieste diversi furgoni in regime Tir, cioè sigillati alla partenza e apribili solo a destinazione, che non sappiamo cosa portassero, ma sappiamo che ad organizzare il tutto erano personalità del calibro del socialista Arduino Agnelli assieme all’ex ordinovista Francesco Neami ed al suo socio Claudio Bressan (che avendo la moglie di origine romena probabilmente partiva avvantaggiato nei contatti). Così come gli ex dirigenti del Fronte della Gioventù triestino Roberto Menia (poi sottosegretario nel governo Berlusconi) e Gilberto Paris Lippi (poi vicesindaco nella gestione Di Piazza) si sono fatti un vanto di avere parlato il12/3/90 a Timisoara a 15.000 romeni per portare la solidarietà della “gioventù italiana”, dopo avere raggiunto “la Romania in rivolta nel dicembre 1989, per portare concreta solidarietà alla popolazione” (da “20 anni di lotta e di sogni” edito dal Fronte della Gioventù di Trieste nel 1992).
Negli anni ‘90 l’Uomo libero onlus (da non confondersi con l’Uomo libero che fu una testata comunitarista molti anni or sono) si è occupato dell’ex Jugoslavia “durante tutto il conflitto l’Uomo Libero ha sostenuto ben trentotto viaggi per trasportare aiuti umanitari, raccolti principalmente nel basso Trentino”, (chi è trentino? Ah, de Eccher, sicuramente una coincidenza) ed oggi si occupa dei Serbi del Kosovo. E qui noi che ci lasciamo andare ai ricordi, dobbiamo annotare che nella manifestazione organizzata dal GUD a Trieste il 5 novembre scorso c’era una forte presenza serba (considerando una quindicina di persone su un centinaio totali, va detto) che sosteneva il diritto serbo sul Kosovo (fattore sul quale siamo d’accordo anche noi, ma che viene politicamente egemonizzato dalla destra estrema, in funzione di barriera cristiana contro l’islamismo).
“L’uomo libero onlus” ha però anche un progetto per il popolo Karen della Birmania, e qui entra in scena il veronese Franco Nerozzi della comunità solidarista “Popoli”, il quale ha patteggiato una condanna a diversi mesi per una questione di “mercenari” che avrebbero dovuto andare a fare un golpe alle isole Comore.
Nerozzi (“bieco e delirante anticomunista” per sua stessa definizione durante una conferenza tenutasi a Trieste ed organizzata dal Partito radicale), era passato da reporter free lance (nella Jugoslavia degli anni 90, vi ricorda qualcosa?) ad organizzatore di “iniziative umanitarie”, come queste che porta da anni avanti nel sudest asiatico, sia con i Karen che con i Montagnards del Viet Nam, spesso fregandosene delle necessarie autorizzazioni dei governi legittimi. Ma tanto per restare tutti in famiglia, ricordiamo che all’epoca tra gli indagati veronesi per presunti traffici d’armi che si sarebbero celati sotto pretese “operazioni umanitarie” in Birmania vi fu anche Giulio Spiazzi (figlio del più ben noto generale Amos) che scelse come proprio avvocato il veronese Roberto Bussinello, altro esponente di Forza nuova. Che Nerozzi abbia patteggiato è di dominio pubblico; come invece si sia conclusa la vicenda di Spiazzi non lo sappiamo, però troviamo nel sitohttp://educazionedemocratica.org/?p=1208#comments che cinque anni fa (l’articolo è del 2011) un “giovane papà”, dopo avere fatto l’inviato di guerra in praticamente tutto il mondo ha deciso di fondare una “scuola di stampo libertario”, andando oltre la propria formazione steineriana per “ispirarsi alla filosofia libertaria”. Chi è questo “giovane papà” tanto libertario? Giulio Spiazzi, l’avreste mai creduto?
Smettiamola di dietrologare e torniamo alla festa di CasaPound, dove a parlare di politica e di economia assieme al direttore de “il Tempo” Mario Sechi ed il giornalista del “Sole 24 ore” Augusto Grandi (e ad un responsabile di CasaPound) troviamo nuovamente Gabriele Adinolfi, qualificato come fondatore del Centro studi Polaris, la cui competenza in materia economica ci è oscura e tanto meno ci è stata chiarita leggendo l’introduzione del sito di tale Centro studi:
Cos’è Polaris Il modello cui tendiamo, e al quale ci avviciniamo progressivamente ogni giorno di più, non ha ancora un nome proprio in italiano. Usando l’anglicismo corrente, si potrebbe definire, non senza qualche disagio per la sudditanza linguistica, un Think Tank. La scommessa che ci prefiggiamo di vincere è di farne qualcosa di simile ma di diverso, in quanto non lo intendiamo al servizio di potentati economici ma della comunità nazionale. Quando potremo dire di aver vinto questa scommessa saremo probabilmente anche riusciti a dare la definizione italiana di un Think Tank oltre alla sua italica versione”.
Noi non ci abbiamo capito niente, ma dato che non intendiamo aderire a Polaris possiamo ora riprendere lo studio di CasaPound. A Trieste non ha una sede, però a Udine sì, e nel 2010 avevano organizzato un dibattito sulle “foibe” invitando a parlare la sottoscritta, Giacomo Scotti, Alessandra Kersevan, Sandi Volk… non si capiva se per un linciaggio (metaforico, ovviamente) in diretta o se per crearsi una copertura bipartisan, che logicamente ci siamo ben guardati di fornire loro, declinando l’invito con la massima cortesia.
Alla fine alla conferenza hanno parlato il biologo triestino Giorgio Rustia ed il medico Vincenzo Maria De Luca, già tra i relatori (assieme a Roberto Fiore, sì sempre quello di Forza nuova) invitati da Lotta studentesca (associazione vicina a Forza nuova) di Roma per una conferenza dal titolo “Foibe l’unica verità” da tenersi alla Sapienza, iniziativa saltata per le proteste degli studenti (non per vantarmi, ma lo scopo della conferenza sarebbe stato quello di “sbugiardare” il mio studio sulle foibe, attività che sembra essere uno degli scopi della vita del dottor Rustia). Insomma, gira che ti rigira, tornano fuori sempre gli stessi nomi: il che dovrebbe essere positivo, perché vuol dire che più di tanti in Italia non sono.
A Brescia CasaPound ha giocato ancora più sporco, invitando ad un dibattito dal titolo “C’era una volta 28 maggio 1974” il rappresentante dei familiari delle vittime della strage di Brescia, Manlio Milani (che purtroppo si è prestato al gioco) assieme a Gabriele Adinolfi (sempre come Polaris) e due esponenti di CasaPound. Questo episodio ha creato una frattura piuttosto pesante all’interno dell’associazione per la memoria che sono giunti addirittura a chiedere le dimissioni di Milani. Ovviamente ciascuno ha diritto di partecipare alle iniziative che crede, ma quando si ricopre una carica come quella di Milani dare un qualsivoglia avallo di dialogo su un argomento tanto scottante con persone di quella fatta, nell’insieme quello che viene da pensare è che certe iniziative di CasaPound abbiano un contrappunto provocatorio e che a volte la provocazione gli riesca.
Mi rendo conto di essere andata un po’ a ruota libera in questo articolo, ma la ricerca sul neofascismo è come le ciliegie, una notizia tira l’altra, e poi si arriva un po’ dappertutto per tornare al punto di partenza.
Naturalmente questi sono solo degli appunti che richiedono assolutamente degli approfondimenti e dei chiarimenti, cosa che mi riprometto di fare quanto prima. E se qualcuno ha idee, notizie, sospetti o anche solo pettegolezzi, me li mandi, così posso destreggiarmi meglio in questa galassia nerofumo.
Dicembre 2011
mercoledì 21 dicembre 2011
CIE BOLOGNA: FUGA RIUSCITA PER 3 TUNISINI E 1 ALGERINO
c.i.e. di bologna
continua...
http://fortresseurope.blogspot.com/
URGENTE! L' omissione di soccorso praticata nei cie, bologna 18 dicembre chiama aiuto e passaparola
http://www.autistici.org/macerie/?p=28989 ( PERFAVORE ascolta la terza registrazione-telefonata-testimonianza dal cie di bologna, in fondo all'articolo "idranti", 18 dicembre )
Qui sotto i contatti di chi ha ricevuto e pubblicato la telefonata.
Contatti di Radio Onda Rossa
Telefono
+39 06 491750
ondarossa@ondarossa.info
Anche città radio città del capo di bologna cita la telefonata di radio onda rossa:
http://radio.rcdc.it/archives/al-cie-di-via-mattei-la-tensione-continua-92390/
Qui trovi i contatti di radio città del capo
http://radio.rcdc.it/contatti/
Telefona e scrivi per chiedere informazioni su come stanno i ragazzi e sopratutto informazioni sulla salute di quello che ha battuto la testa cadendo dal muro.
Lunedì pomeriggio a bologna ( presso la facoltà di lettere) le persone sensibili alla tema dei no cie si sono trovate per discutere di quanto sta succendendo in via Mattei, dov'è il cie di Bologna. Se hai dei contatti sentitli e divulga le info.
Mobilita i medici, fai loro sentire la registrazione della telefonata dal cie di bologna.
Grazie
da una mail a peacelink di valeria sonda
martedì 20 dicembre 2011
SIRIA, VENTI DI GUERRA...
1) Qui potete leggere un aggionamento sulla situazione dei libici neri DEPORTATI da Tawergha (ila punizione collettiva è crimine contro l'umanità) http://nena-news.globalist.it/?p=15588 ; bisognerebbe pensare a una specie di "adozione" di quella città da parte di una città italiana decente, per azioni a loro protezione. Li vogliono cacciare dal paese. Lo stesso ha promesso l'Esercito siriano libero se vincerà: gli alauiti in montagna, i cristiani siriani tutti in Libano
2) E a proposito ho appena parlato su skype con una religiosa delle Chiese cristiane d'Oriente, palestinese. Sta organizzando missioni di osservatori (a giorni andrà Carita internazionale e altri) e giornalisti per parlare con le famiglie delle vittime e andare agli ospedali perché la sua versione è che immani atrocità sono compiute in Siria ma sono squadroni della morte che uccidono civili e militari; vogliono anche denunciare al Jazeera per una notiZIa falsa sulla morte di un ragazzino di 8 anni ucciso appunto da queste squadre come dice sua madre.
La religiosa dice che gli osservatori della Lega araba sono una buona idea purché siano imparziali. Anche lei è stupita che il Consiglio diritti umani dica che ha una lista di 5mila morti ma non la può pubblicare in un rapporto peché "tiene troppo spazio" (così hanno dichiarato ad Al Jazeera)!!!
NB. Sapevate che Al Jazeera non aveva il permesso di trasmettere negli Usa fino a marzo e quando ha cominciato ad appoggiare alla gtrande le rivolte armate in libia ha avuto il permesso? Me l'ha detto un avvocato palestinese/statunitense, Curtis Dobbler, con il quale ho parlato per una possibile causa per crimini di guerra in Libia (dice che sarà dura).
Scusate per gli appunti confusi
Marinella
2) E a proposito ho appena parlato su skype con una religiosa delle Chiese cristiane d'Oriente, palestinese. Sta organizzando missioni di osservatori (a giorni andrà Carita internazionale e altri) e giornalisti per parlare con le famiglie delle vittime e andare agli ospedali perché la sua versione è che immani atrocità sono compiute in Siria ma sono squadroni della morte che uccidono civili e militari; vogliono anche denunciare al Jazeera per una notiZIa falsa sulla morte di un ragazzino di 8 anni ucciso appunto da queste squadre come dice sua madre.
La religiosa dice che gli osservatori della Lega araba sono una buona idea purché siano imparziali. Anche lei è stupita che il Consiglio diritti umani dica che ha una lista di 5mila morti ma non la può pubblicare in un rapporto peché "tiene troppo spazio" (così hanno dichiarato ad Al Jazeera)!!!
NB. Sapevate che Al Jazeera non aveva il permesso di trasmettere negli Usa fino a marzo e quando ha cominciato ad appoggiare alla gtrande le rivolte armate in libia ha avuto il permesso? Me l'ha detto un avvocato palestinese/statunitense, Curtis Dobbler, con il quale ho parlato per una possibile causa per crimini di guerra in Libia (dice che sarà dura).
Scusate per gli appunti confusi
Marinella
lunedì 19 dicembre 2011
FIRENZE, A PROPOSITO DEL MASSACRO DEI SENEGALESI: BASTA RAZZISMO, VOGLIAMO DIRITTI
Dopo una domenica trascorsa a telefonare al 119 e a reclamare con la TIM, oggi riesco a connettermi e ne approfitto subito. Qui di fianco, potete leggere che il sito www.islam-online.it pubblica una (tragica) intervista a un esponente di Casa Pound. Ho già commentato sul sito l'intervista. Per fortuna, come dice anche il Corano, "le differenze sono un dono del signore", per cui prego i lettori di leggere lo scritto sottostante, tratto da unblog islamico, intitolato In difesa dell'Islam.
domenica 18 dicembre 2011
ROMA - Dolore e rabbia per quei due ragazzi uccisi in mezzo alla strada per il colore della pelle. E proprio da Firenze, dove la pistola dell'estremista di destra Gianluca Casseri ha spezzato due vite, è partita l'onda di solidarietà che ha portato in strada migliaia di persone al fianco della comunità senegalese e per dire no al razzismo. Cortei e presidi a Firenze, Torino, Milano, Verona, Bari, Genova, Napoli e Bologna. Con un unico filo rosso che ha legato la protesta alla richiesta di abrogare la legge Bossi-Fini, di dare più diritti - a partire dalla cittadinanza - agli immigrati che vivono e lavorano nel nostro Paese e di fissare pene più dure contro il razzismo.
Firenze. Ventimila persone in corteo. Un lungo serpentone che si è mosso da piazza Dalmazia, dove la pistola di Gianluca Casseri ha fatto fuoco. In testa le bandiere del Senegal e i familiari delle vittime, Mor Diop e Modou Samb. Molte persone indossavano una fascetta rossa in segno di lutto. E' stato un corteo pacifico e silenzioso come avevano chiesto gli organizzatori. "Non si può diffondere disprezzo come è stato fatto in questi anni. Chi lo ha seminato, vedendo tutte queste persone, dovrebbe vergognarsi" dice Il portavoce della comunità senegalese fiorentina Pape Diaw - Al governo hiediamo leggi severe contro il razzismo e la discriminazione razziale". Tra la gente anche alcuni politici, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani ("occorre chiedere alle istituzioni di fare la loro parte, reprimendo con severità fenomeni di terrorismo razzista"), il presidente della Puglia, Nichi Vendola ("cancelliamo la Bossi-Fini") e il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. "Noi senegalesi non abbiamo bisogno delle scuse di Casa Pound; loro, piuttosto, dovrebbero vergognarsi, e non solo di fronte a noi, ma davanti al mondo intero". Pape Diaw replica così agli esponenti di Casa Pound che stamani, a Bari, hanno detto di "non sentirsi in colpa e non dover chiedere scusa a nessuno".
Parecchi giornali, commentando l'impresa del neonazista, grassoccio e vagamente disgustoso, che ha voluto riprodurre nel suo piccolo le imprese del suo compagno di fede norvegese qualche mese fa, si sono affannati a dire che un singolo episodio non può essere qualificato come razzista: i più hanno definito, il massacro, il gesto di un pazzo, e qualcuno lo ha più avvicinato alla tragedia di Columbine (USA), dove uno studente ha fatto il "tiro a segno" sui suoi compagni di università e ne ha ammazzati una ventina. La stessa persona che ha fatto questo accostamento è uno scrittore italiano con madre americana, che ci ha tenuto a dire che le imprese del Ku Klux Klan erano tutta un'altra cosa.
Vorremmo far osservare all'illustre scrittore che tra i fatti di Columbine e la strage di Senegalesi fatta a Firenze vi sono per lo meno due differenze: il killer americano ha ammazzato gente con il suo stesso colore di pelle, non risultava essere l'autore di deliranti saggi dal sapore nazista, ne risultava aderire attivamente a un'organizzazione pseudoculturale neonazista come Casa Pound. Non risulta neppure che l'impresa dell'assassino di Columbine abbia raccolto il plauso di circoli nazisti, ne che qualcuno abbia definito un "eroe bianco". Circa poi l'auto assolutoria affermazione di chi ama sostenere che gli italiani non sono razzisti vogliamo fare due semplici affermazioni:
L'Italia è l'unico paese d'Europa dove un partito razzista e xenofobo come la Lega ha fatto parte del governo nazionale per quindici anni; ed è l'unico paese d'Europa dove si pratica una politica vergognosa nei confronti del fenomeno immigratorio e un ministro degli interni leghista ha sostenuto che nei confronti degli immigrati clandestini occorre tenere una linea politica "cattiva". Il risultato sono le migliaia di vittime morte annegate nel Mediterraneo mentre, sfuggendo a guerre e carestie, cercavano di raggiungere il nostro paese. La circostanza è ancora più deprecabile se si considera che la maggioranza degli annegati avrebbe avuto diritto all'asilo politico in base alle leggi internazionali.
Se poi ci dovessimo soffermare sui comportamenti individuali, credo che in nessun altro paese d'Europa se non forse l'Ungheria, tiene nei confronti degli stranieri comportamenti ispirati al disprezzo più totale e al rifiuto. Tanto per ricordare il fatto più eclatante, si sottolinea che in barba all'Articolo 19 della Costituzione, nonostante tra gli immigrati vi siano più di un milione e mezzo di musulmani, esiste soltanto una moschea degna di questo nome e che la politica persecutoria nei confronti delle associazioni islamiche confini di culto sono sottoposte a ogni genere di restrizione e di angheria in nome della "sicurezza contro le infiltrazioni terroristiche". Non credo sia arbitrario evidenziare che anche i musulmani nativi dell'Italia (parlo per esperienza personale) sono fatti oggetto quotidianamente di insulti, provocazioni, telefonate anonime e quant'altro. I 3500 musulmani che risiedono a Vicenza non sono ancora riusciti a farsi assegnare uno spazio comunale da usare per seppellire i propri morti; e in quest'ultima disgustosa impresa non è dato riscontrare nessuna differenza tra i comportamenti degli amministratori comunali di ogni partito, cominciando dal sindaco.
Ci sono poi segnali più sottili per dare corpo al razzismo italico, in larga misura dovuto a totale ignoranza nei confronti delle culture degli immigrati. Nei servizi televisivi dedicati alla manifestazione che i senegalesi hanno organizzato sabato scorso a Firenze c'è dato più volte di sentire che il corteo si è concluso con la esecuzione di un canto funebre tribale. Lo abbiamo ascoltato questo canto tribale funebre: si trattava della prima sura del Corano, recitata in lingua araba e antica di 1500 anni. Vorremmo chiedere agli autori di quei servizi se si sono preoccupati di chiedere a qualcuno dei senegalesi cosa stessero cantando. O forse sembrava troppo presentare una folla di migliaia di persone di fede musulmana, profondamente ferite dall'azione criminale di un "eroe ariano", mentre manifestavano pacificamente con una preghiera il loro dolore.
P.S: Abbiamo saputo che la comunità senegalese di Firenze pretende le scuse di Casa Pound per quanto è accaduto. Secondo il mio parere non è il caso. Ottenere le scuse da una congrega di mascalzoni che sotto l'etichetta "culturale" spacciano vocazioni omicide e genocide infangherebbe la memoria delle vittime.
tratto da http://domenicobuffarini.blogspot.com/2011/12/firenze-proposito-del-massacro-dei.htm
domenica 18 dicembre 2011
ROMA - Dolore e rabbia per quei due ragazzi uccisi in mezzo alla strada per il colore della pelle. E proprio da Firenze, dove la pistola dell'estremista di destra Gianluca Casseri ha spezzato due vite, è partita l'onda di solidarietà che ha portato in strada migliaia di persone al fianco della comunità senegalese e per dire no al razzismo. Cortei e presidi a Firenze, Torino, Milano, Verona, Bari, Genova, Napoli e Bologna. Con un unico filo rosso che ha legato la protesta alla richiesta di abrogare la legge Bossi-Fini, di dare più diritti - a partire dalla cittadinanza - agli immigrati che vivono e lavorano nel nostro Paese e di fissare pene più dure contro il razzismo.
Firenze. Ventimila persone in corteo. Un lungo serpentone che si è mosso da piazza Dalmazia, dove la pistola di Gianluca Casseri ha fatto fuoco. In testa le bandiere del Senegal e i familiari delle vittime, Mor Diop e Modou Samb. Molte persone indossavano una fascetta rossa in segno di lutto. E' stato un corteo pacifico e silenzioso come avevano chiesto gli organizzatori. "Non si può diffondere disprezzo come è stato fatto in questi anni. Chi lo ha seminato, vedendo tutte queste persone, dovrebbe vergognarsi" dice Il portavoce della comunità senegalese fiorentina Pape Diaw - Al governo hiediamo leggi severe contro il razzismo e la discriminazione razziale". Tra la gente anche alcuni politici, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani ("occorre chiedere alle istituzioni di fare la loro parte, reprimendo con severità fenomeni di terrorismo razzista"), il presidente della Puglia, Nichi Vendola ("cancelliamo la Bossi-Fini") e il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. "Noi senegalesi non abbiamo bisogno delle scuse di Casa Pound; loro, piuttosto, dovrebbero vergognarsi, e non solo di fronte a noi, ma davanti al mondo intero". Pape Diaw replica così agli esponenti di Casa Pound che stamani, a Bari, hanno detto di "non sentirsi in colpa e non dover chiedere scusa a nessuno".
Parecchi giornali, commentando l'impresa del neonazista, grassoccio e vagamente disgustoso, che ha voluto riprodurre nel suo piccolo le imprese del suo compagno di fede norvegese qualche mese fa, si sono affannati a dire che un singolo episodio non può essere qualificato come razzista: i più hanno definito, il massacro, il gesto di un pazzo, e qualcuno lo ha più avvicinato alla tragedia di Columbine (USA), dove uno studente ha fatto il "tiro a segno" sui suoi compagni di università e ne ha ammazzati una ventina. La stessa persona che ha fatto questo accostamento è uno scrittore italiano con madre americana, che ci ha tenuto a dire che le imprese del Ku Klux Klan erano tutta un'altra cosa.
Vorremmo far osservare all'illustre scrittore che tra i fatti di Columbine e la strage di Senegalesi fatta a Firenze vi sono per lo meno due differenze: il killer americano ha ammazzato gente con il suo stesso colore di pelle, non risultava essere l'autore di deliranti saggi dal sapore nazista, ne risultava aderire attivamente a un'organizzazione pseudoculturale neonazista come Casa Pound. Non risulta neppure che l'impresa dell'assassino di Columbine abbia raccolto il plauso di circoli nazisti, ne che qualcuno abbia definito un "eroe bianco". Circa poi l'auto assolutoria affermazione di chi ama sostenere che gli italiani non sono razzisti vogliamo fare due semplici affermazioni:
L'Italia è l'unico paese d'Europa dove un partito razzista e xenofobo come la Lega ha fatto parte del governo nazionale per quindici anni; ed è l'unico paese d'Europa dove si pratica una politica vergognosa nei confronti del fenomeno immigratorio e un ministro degli interni leghista ha sostenuto che nei confronti degli immigrati clandestini occorre tenere una linea politica "cattiva". Il risultato sono le migliaia di vittime morte annegate nel Mediterraneo mentre, sfuggendo a guerre e carestie, cercavano di raggiungere il nostro paese. La circostanza è ancora più deprecabile se si considera che la maggioranza degli annegati avrebbe avuto diritto all'asilo politico in base alle leggi internazionali.
Se poi ci dovessimo soffermare sui comportamenti individuali, credo che in nessun altro paese d'Europa se non forse l'Ungheria, tiene nei confronti degli stranieri comportamenti ispirati al disprezzo più totale e al rifiuto. Tanto per ricordare il fatto più eclatante, si sottolinea che in barba all'Articolo 19 della Costituzione, nonostante tra gli immigrati vi siano più di un milione e mezzo di musulmani, esiste soltanto una moschea degna di questo nome e che la politica persecutoria nei confronti delle associazioni islamiche confini di culto sono sottoposte a ogni genere di restrizione e di angheria in nome della "sicurezza contro le infiltrazioni terroristiche". Non credo sia arbitrario evidenziare che anche i musulmani nativi dell'Italia (parlo per esperienza personale) sono fatti oggetto quotidianamente di insulti, provocazioni, telefonate anonime e quant'altro. I 3500 musulmani che risiedono a Vicenza non sono ancora riusciti a farsi assegnare uno spazio comunale da usare per seppellire i propri morti; e in quest'ultima disgustosa impresa non è dato riscontrare nessuna differenza tra i comportamenti degli amministratori comunali di ogni partito, cominciando dal sindaco.
Ci sono poi segnali più sottili per dare corpo al razzismo italico, in larga misura dovuto a totale ignoranza nei confronti delle culture degli immigrati. Nei servizi televisivi dedicati alla manifestazione che i senegalesi hanno organizzato sabato scorso a Firenze c'è dato più volte di sentire che il corteo si è concluso con la esecuzione di un canto funebre tribale. Lo abbiamo ascoltato questo canto tribale funebre: si trattava della prima sura del Corano, recitata in lingua araba e antica di 1500 anni. Vorremmo chiedere agli autori di quei servizi se si sono preoccupati di chiedere a qualcuno dei senegalesi cosa stessero cantando. O forse sembrava troppo presentare una folla di migliaia di persone di fede musulmana, profondamente ferite dall'azione criminale di un "eroe ariano", mentre manifestavano pacificamente con una preghiera il loro dolore.
P.S: Abbiamo saputo che la comunità senegalese di Firenze pretende le scuse di Casa Pound per quanto è accaduto. Secondo il mio parere non è il caso. Ottenere le scuse da una congrega di mascalzoni che sotto l'etichetta "culturale" spacciano vocazioni omicide e genocide infangherebbe la memoria delle vittime.
tratto da http://domenicobuffarini.blogspot.com/2011/12/firenze-proposito-del-massacro-dei.htm
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