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giovedì 8 settembre 2016

MIGRANTI E PROFUGHI: CONFRONTIAMOCI! incontro pubblico

COMUNITA' M.A.S.C.I. DI ALBENGA

MOVIMENTO ADULTI SCOUT CATTOLICI ITALIANI



INCONTRO PUBBLICO CON ANDREA TORRE

DIRETTORE CENTRO STUDI MEDI' 
DI GENOVA

MIGRANTI E PROFUGHI:
CONFRONTIAMOCI!


VENERDI' 16 SETTEMBRE ORE 20.45
PARROCCHIA DEL SACRO CUORE
VIA TRIESTE ALBENGA

mercoledì 31 agosto 2016

Ciao,
Ho appena firmato la petizione, "Ai bambini disabili dare la possibilità di fermarsi alla scuola d'infanzia @SteGiannini".
Credo che questo sia importante. La firmerai anche tu?
Ecco il link:
https://www.change.org/p/ai-bambini-disabili-dare-la-possibilit%C3%A0-di-fermarsi-alla-scuola-d-infanzia-stegiannini
Grazie,
Giuliano

martedì 12 luglio 2016

MIGRANTI: MA DAVVERO POSSIAMO “AIUTARLI A CASA LORO”?

Questo articolo nasce dalla rabbia e dall’indignazione che provo ogni volta che ascolto qualcuno dire:  aiutiamoli a casa loro. Oggi, nel 2016, non mi sembra possibile che si possa rispondere in maniera tanto SEMPLICISTICA, SUPERFICIALE e IGNORANTE al fenomeno migratorio.

Possibile che davvero non sappiate cosa succede nel Mondo, possibile che siate estranei ad una globalizzazione che ha velocizzato e indurito lo sfruttamento dell’85% della popolazione mondiale a favore del restante 15%?
Quando dite CASA LORO, avete una minima idea di cosa state dicendo?
Probabilmente no, perché non credo che una persona, in tutta coscienza possa conoscere quello che sto per raccontarvi ed essere insensibile al  dolore altrui.
Ora vi farò una lista, sicuramente incompleta, di quello che succede nel Mondo perché in Europa Occidentale si possa vivere come stiamo vivendo. (Con acqua corrente, luce elettrica, riscaldamento, con accesso ad ogni tipo di prodotto alimentare presente nel mercato globale, con vestiti a basso costo, con cellulari e ogni altro prodotto superfluo che ci da il nostro Status Quo)
CASA LORO, ISTRUZIONI PER L’USO
Iniziamo, buona lettura.
Casa loro è CAJAMARCA, in Perù, dove l’impresa mineraria Yanacocha (proprietà di Newman Co., USA) secca le lagune, avvelena la terra con gli scarti della produzione,  obbliga le famiglie e le comunità a lasciare terreni  nei quali vivono da tempi immemorabili e uccide o fa arrestare chi protesta. Tutto questo per estrarre ORO.
Casa loro è il CONGO, dove si estraggono COLTAN e DIAMANTI. Il primo è utilizzato per la produzione dei nostri cellulari Hi-Tech mentre il secondo davvero  non credo di doverlo  spiegare.Sapete che in queste miniere la gente vive in un sistema medioevale di servitù della gleba? Che i bambini  di appena 8  anni lavorano  nei piccoli  buchi scavati nelle montagne? Che molte persone vivono la loro intera vita (che spesso non supera i 30 anni) in queste miniere? Che della madri partoriscono mentre lavorano 15 ore al giorno in queste miniere? In Congo, poi, come se non bastasse c’è anche la guerra, un conflitto che non  risparmia nessuno e dove le donne sono le principali vittime di torture e stupri di massa.
Casa loro è la Nigeria,dove il gruppo terrorista Boko Haram, che si autofinanzia anche grazie al traffico di AVORIO (pensateci bene quando siete in vacanza e decidete di comprare un souvenir) rapisce, uccide e tortura senza che nessuno gli ponga freno.
Casa loro è Potosi, un regione mineraria in Bolivia dove si calcola che dal periodo della conquista spagnola, siano morti almeno 8 MILIONI di persone per estrarre ARGENTO diretto in EUROPA, nei tunnel della montagna del diavolo, il CERRO RICO. Ad oggi centinaia di bambini in età scolare lavorano nelle miniere, rovinando i loro polmoni, il loro corpo distruggendo il loro futuro. In Bolivia la salute non è pubblica come non lo è l’educazione.  A queste generazioni non resta altro che sacrificarsi per poter portare in tavolo qualcosa da mangiare.
 Casa loro è la SIRIA, in guerra dalla fine del 2011, con  MILIONI e MILIONI di profughi sparsi per tutto il mondo. Una guerra dove ogni Stato ha il suo interesse e dove ognuno gioca a RISIKO sulle spalle della popolazione civile. I bambini sono i più coinvolti  da queste barbarie. La SIRIA è un pezzo importante della scacchiera mediorientale per la sua posizione strategica, per i porti e per il passaggio di materie prime dall’ASIA all’EUROPA e viceversa.
Casa loro sono CUBA e VENEZUELA dove la popolazione civile non può alimentarsi per via del razionamento dovuto ai boicottaggi internazionali e interni (nel caso del Venezuela). I supermercati sono vuoti, le monete nazionali incredibilmente deboli. CUBA sta uscendo dall’embargo, il VENEZUELA è sull’orlo di una guerra civile.
Casa loro è l’ERITREA (Paese che noi italiani dovremmo conoscere bene) dove sei obbligato a fare il servizio militare A VITA!!! Avete capito bene, entri a fare il servizio miliare e non sai quando finirà… Voi non scappereste?
Casa loro sono GUATEMALA, HONDURAS, NICARAGUA e SALVADOR dove le multinazionali dominano incontrastate, comprando governi, finanziando colpi di stato per sfruttare le piantagioni di questi paesi e appropriarsi delle terre della popolazione indigena. Un esempio su tutti: il Salvador ha una popolazione di 6,34 MILIONI di abitanti. In Agosto del 2015 nel Paese sono stati registrati quasi 900 omicidi  per armi da fuoco!!! Devo dire altro?  Considerate poi  che in questi Paesi praticamente non esiste la libertà di  orientamento sessuale. Il collettivo LGBT è  perseguitato e molte sono le esecuzioni di attivisti/e per i diritti umani  che lottano per difendere la terra, l’acqua, le loro comunità. BERTA CACERES, uccisa in Honduras a marzo di quest’anno è l’esempio lampante.
Casa loro è l’UCRAINA, dove c’è  una guerra civile tra filo russi e filo europei, guerra silenziosa non coperta da media che però uccide, eccome se uccide. L’Ucraina è  un paese strategico per poter metter alle corde ( geo politicamente parlando, la Russia di Putin). E perché  lo sappiate, parte del GAS con il quale vi riscaldate viene da li.
Casa loro  è la LIBIA, un paese invaso dalla coalizione NATO, devastato e lasciato poi in balia di se stesso. Un paese dove non è chiaro chi ha il potere, chi detta legge. Dove non c’è sicurezza, dove i trafficanti di persone la fanno da padroni. Un Paese dove l’Italia, attraverso l’ENI e altre grandi imprese ha interessi per MILIONI di euro per estrarre GAS e PETROLIO.
Casa loro sono i BALCANI, dove solo pochi anni fa abbiamo assistito alla più grande guerra in Europa dopo la seconda Guerra Mondiale. Dove nei campi ci sono ancora le
mine, dove la pulizia etnica ha generato odio e rancore, dove la NATO bombardò Belgrado, dove la ONU permise i fatti di Srebrenica. Non ci siamo mai accorti che di fronte alla Puglia si trovava l’Albania, almeno fino a quando non è crollato il regime totalitario di Enver Hoxha e nel 1991, a bordo del VLORA, migliaia di giovani sono venuti a cercare la speranza di un futuro migliore, approdando al  porto di Bari.
Casa loro è l’AFGHANISTAN, in guerra dagli anni ’80, prima contro la Russia, poi contro gli Stati Uniti d’America. Una guerra per il controllo di un paese che è sempre stato strategico per gli scambi commerciali tra Europa e ASIA. Oggi si parla di oleodotti e di trasporto di GAS, nonché di droga e traffico di persone.
Casa loro è il  Bangladesh,  dove la maggior parte delle imprese tessili del Mondo sfruttano milioni di lavoratori/trici trattandoli come schiavi per produrre i nostri VESTITI FIRMATI dei quali andiamo tanto fieri.
Casa loro poi sono anche PALESTINA, SAHARA OCCIDENTALE, SUDAN e SUD SUDAN, la REPUBBLICA CENTRAFICANA, L’EGITTO, LA TUNISIA, IL MAROCCO, L’ALGERIA, IL SENEGAL, LA COSTA D’AVORIO, LA SIERRA LEONE, LA SOMALIA, IL KENIA, IL MALI, LA LIBERIA, L’ANGOLA, IL MOZAMBICO, L’ETIOPIA, L’ECUADOR, LA COLOMBIA, IL MESSICO, IL BRASILE etc…
Se non credete a quello che ho scritto, fate delle ricerche personali, approfondite i temi. In questo Blog potrete trovare molti degli argomenti che ho citato ma vi invito a consultare anche molte altre fonti. Se preferite vedere, piuttosto che leggere, vi consiglio questa sezione, dove potete trovare documentari e film che trattano di problemi sociali in tutto il mondo.
Credo insomma che il messaggio sia chiaro… E RICORDATE BENE quello che diceva FABER: “Anche se vi credete assolti,  siete lo stesso coinvolti”.
La Fraternità non e un sentimento, è uno stile di vita!
DIEGO BATTISTESSA

http://www.lasinistraquotidiana.it/wordpress/ma-davvero-possiamo-aiutarli-a-casa-loro/


venerdì 8 aprile 2016

Perché votare SI al referendum del 17 aprile:


1. Perché Chicco Testa e Matteo Renzi sono per il no e /o l'astensione (e già questo, data la 'simpatia' dei personaggi, potrebbe bastare!);
2. Perché è ora di uscire dalla logica del consumo delle energie non rinnovabili e di incrementare l'uso di quelle rinnovabili;
3. Perché è ora di smetterla di cadere nel ricatto del lavoro: quanti posti di lavoro si potrebbe avere 'sfruttando' non il petrolio ma il nostro patrimonio storico-archeologico-ambientale e paesaggistico (che c'è già e non ha bisogno di trivelle o altre schifezze!);
4. Perché, come al solito, si fanno gli interessi di pochi contro quelli di molti...
5. Non a caso il Matteo Renzi vuole far ripartire le così dette grandi opere: progetti fantasmatici che ci sono già costati montagne di soldi, che hanno prodotto solo danni ambientali e corruzione (chiedetelo a Galan...);
6. Perché il nostro mare è già abbastanza incasinato così senza l'aggiunta di altre schifezze...;
7. Perché se le trivelle sono sicure (magari come le centrali nucleari) preferisco andare a piedi...
Il 17 aprile, vota SI'

martedì 22 marzo 2016

ORRORE E TERRORE A BRUXELLES: UNA SOLA RISPOSTA POSSIBILE


Je suis européen et citoyen du monde
#‎nonviolenza‬

La guerra è il più grande crimine contro l'umanità, che la facciano le bombe dei terroristi di Daesh o le bombe sganciate da aerei di eserciti regolari. Oggi piangiamo le vittime di Bruxelles e condanniamo i carnefici assassini. Oggi abbiamo bisogno di mezzi di soccorso per salvare i feriti dell'attentato e i profughi in fuga dall'inferno. Oggi sentiamo la mancanza di una polizia efficiente contro i criminali terroristi e di una polizia internazionale per fermare i criminali di guerra. Oggi dobbiamo difendere i diritti umani di tutti, dei turisti e cittadini innocenti come delle popolazioni che subiscono i bombardamenti indiscriminati.
Oggi e domani dev'essere il momento della nonviolenza, l'unica via per salvare l'umanità dal suo suicidio.

Mao Valpiana
presidente del Movimento Nonviolento
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Mao Valpiana
verona

mao@nonviolenti.org

Abbiamo solo bisogno di amore
(John - Paul - George - Ringo)
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Nonviolenti mailing list
Nonviolenti@nonviolenti.org

domenica 13 marzo 2016

Referendum contro la durata indefinita delle trivellazioni a mare: votiamo e facciamo votare sì!


3 Votes

Balena franca nordatlantica (Eubalaena glacialis) con piccolo
Balena franca nordatlantica (Eubalaena glacialis) con piccolo
Pochi ancora lo sanno, ma il 17 aprile 2016 siamo chiamati alle urne per un referendum contro la durata indefinita delle trivellazioni per combustibili fossili (gas naturale e petrolio) a mare.
Dopo la dichiarazione di inammissibilità da parte della Corte costituzionale (9 marzo 2016) relativa ad altri due quesiti referendari, rimane un unico quesito referendario che sarà sottoposto ai cittadini italiani.
E’ l’unico rimasto, dopo il vaglio di ammissibilità della Corte di cassazione e della Corte costituzionale, di un pacchetto di quesiti referendari che puntavano ad amputare le norme del c.d. decreto Sblocca Italia (convertito nella legge n. 164/2014) che assegnavano allacompetenza statale le autorizzazioni per ricerche ed estrazioni di fonti energetiche, in quanto risorse strategiche nazionali. Norme poi parzialmente modificate proprio per evitare le relative consultazioni referendarie.
Il Governo Renzi, è bene premetterlo, con una furbata degna di miglior causa, ha fissato la data della consultazione per il 17 aprile 2016, evitando l’accorpamento con le elezioni amministrative della prossima primavera: l’intento nemmeno nascosto è quello di far fallire il referendum per mancato raggiungimento del quorum.  In ogni caso, si spenderanno colpevolmente centinaia di milioni di euro in più per l’organizzazione della consultazione.
Roma, Corte di cassazione
Roma, Corte di cassazione
Il referendum.
Eccolo:
“Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?”
E’ il cosiddetto referendum “No-Triv”: una consultazione per decidere se vietare il rinnovo delle concessioni estrattive di gas e petrolio per i giacimenti entro le 12 miglia dalla costa italiana.
Sono state le assemblee di nove regioni a chiedere il referendum: BasilicataMarchePuglia,SardegnaVenetoCalabriaLiguriaCampania e Molise. Una raccolta di firme per presentare il referendum era fallita lo scorso inverno.
L’esito del referendum sarà valido solo se andranno a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto.
17. Ai fini di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, all’interno del perimetro delle aree marine e costiere a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale, in virtù di leggi nazionali, regionali o in attuazione di atti e convenzioni internazionali sono vietate le attività di ricerca, di prospezione nonchè di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare, di cui agli articoli 4, 6 e 9 della legge 9 gennaio 1991, n. 9. Il divieto è altresì stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia marine dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette, oltre che per i soli idrocarburi liquidi nella fascia marina compresa entro cinque miglia dalle linee di base delle acque territoriali lungo l’intero perimetro costiero nazionale. Per la baia storica del Golfo di Taranto di cui all’articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1977, n. 816, il
divieto relativo agli idrocarburi liquidi è stabilito entro le cinque miglia dalla linea di costa. Al di fuori delle medesime aree, le predette attività sono autorizzate previa sottoposizione alla procedura di valutazione di impatto ambientale di cui agli articoli 21 e seguenti del presente decreto, sentito il parere degli enti locali posti in un raggio di dodici miglia dalle aree marine e costiere interessate dalle attività di cui al primo periodo. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano ai procedimenti autorizzatori in corso alla data di entrata in vigore del presente comma. Resta ferma l’efficacia dei titoli abilitativi già rilasciati alla stessa data. Dall’entrata in vigore delle disposizioni di cui al presente comma è abrogato il comma 81 dell’articolo 1 della legge 23 agosto 2004, n. 239
quadro delle istanze di prospezioni petrolifere (da L'Unione Sarda, 2014)
quadro delle istanze di prospezioni petrolifere (da L’Unione Sarda, 2014)
La situazione attuale.
La maggior parte delle 66 concessioni estrattive marine che ci sono oggi in Italia si trovano oltre le 12 miglia marine dalla costa, non coinvolte dal referendum.
Il referendum riguarda soltanto 21 concessioni che invece si trovano entro questo limite: una in Veneto, due in Emilia-Romagna, uno nelle Marche, tre in Puglia, cinque in Calabria, due in Basilicata e sette in Sicilia.
Le prime concessioni che scadranno sono quelle degli impianti più vecchi, realizzati negli anni ’70 del secolo scorso. Il quadro normativo prevede che le concessioni abbiano una durata iniziale di trent’anni, prorogabile una prima volta per altri dieci, una seconda volta per cinque e una terza volta per altri cinque: al termine della concessione, le aziende possono chiedere di prorogare la concessione fino all’esaurimento del giacimento.
Se al referendum dovessero vincere i “sì”, gli impianti delle 21 concessioni di cui si parla dovranno chiudere tra 5-10 anni. Gli ultimi impianti, cioè quelli che hanno ottenuto le concessioni più recenti, dovrebbero chiudere tra circa vent’anni.
In tutto in Italia ci sono circa 130 piattaforme offshore utilizzate in processi di estrazione o produzione di gas e petrolio. L’80% di tutto il gas naturale che viene prodotto in Italia (e che soddisfa circa il 10 per cento del fabbisogno nazionale) viene estratto dal mare, così come circa il 25% di tutto il petrolio estratto in Italia.
Nessuno al momento ha calcolato quale percentuale di gas e petrolio viene prodotta entro le 12 miglia marine, né quanto sono abbondanti le riserve che si trovano in quest’area.
uccello marino incatramato
uccello marino incatramato
Che cosa accade in caso di vittoria del “sì” al referendum.
Una vittoria referendaria del “sì” non modificherebbe la possibilità di compiere nuove trivellazioni oltre le 12 miglia marine (come quelle in progetto nei mari sardi, per esempio) e nemmeno la possibilità di cercare e sfruttare nuovi giacimenti sulla terraferma. Le nuove trivellazioni entro le 12 miglia marine sono già vietate dalla legge (art. 6, comma 17°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).    Una vittoria dei “sì” al referendum impedirà l’ulteriore sfruttamento degli impianti già esistenti una volta scadute le concessioni.
Per esempio, il giacimento di Porto Garibaldi Agostino, al largo di Cervia, in Romagna, è in concessione all’ENI ed è sfruttato da sette piattaforme di estrazione. La concessione risale al 1970 ed è stata rinnovata per dieci anni nel 2000 e per cinque nel 2010. In caso di vittoria del sì, l’ENI potrà ottenere una seconda e ultima proroga per altri cinque: dopo sarà costretta ad abbandonare il giacimento, anche se nei pozzi si trovasse ancora del gas naturale.
CIL-2014Le ragioni del “sì”, le ragioni del “no”.
Le motivazioni dei Consigli regionali promotori, dei Comitati “No Triv” e di buona parte delle associazioni ambientaliste (Greenpeace, WWF, ecc.), riuniti nel Comitato nazionale “No Triv”, sono sostanzialmente politiche: dare al Governo un segnale contrario all’ulteriore sfruttamento dei combustibili fossili e a favore di un maggior utilizzo di fonti energetiche alternative. In minor misura si paventano danni al turismo.[1]
Contrari gli Amici della Terra, perché una chiusura dei pozzi oggi ancora aperti entro le 12 miglia marine dalla costa aumenterebbe solo le importazioni di combustibili fossili, che rappresentano ancora il 79% circa del fabbisogno energetico nazionale (in realtà sarebbe il 62,2%, secondo i dati Terna s.p.a., 2014).
Il comitato “Ottimisti e razionali raggruppa i fautori del “no”, secondo cui l’Italia estrae sul suo territorio circa il 10 per cento del gas naturale e del petrolio che utilizza, evitando il transito per i porti italiani di centinaia di petroliere, con benefici ambientali. Inoltre, in caso di vittoria referendaria dei “sì”, verrebbero meno numerosi posti di lavoro nel settore estrattivo, cosa in realtà tutta da dimostrare.
stendardo GrIGLa posizione del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.
E’ vero che una vittoria referendaria dei “sì” avrebbe effetti pratici limitati, tuttavia è semplicemente assurdo prevedereconcessioni estrattive di combustibili fossili (gas naturale, petrolio) senza limiti temporali, lasciati alla mercè delle aziende energetiche entro la zona di mare di immediata prossimità alla costa (12 miglia marine dal litorale), cioè quella più delicata.
Sarebbe certamente anche un forte segnale politico al Governo Renzi (e a qualsiasi altro futuro Governo): non si può agire senza controlli nel campo della politica energetica e ambientale con la scusa dell’interesse strategico nazionale, così come prevede il c.d. decreto Sblocca Italia (convertito nella legge n. 164/2014) e come sta di fatto accadendo per esempio per i nuovi inceneritori imposti in varie regioni.
Votiamo e facciamo votare “sì” al referendum contro la durata illimitata della concessioni di estrazione petrolifera e di gas a mare: otterremo così un vantaggio forse modesto per l’ambiente, ma grande per la democrazia!
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

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[1] Secondo Pro e contro il referendum sulle trivellazioni (Il Post, 8 marzo 2016), “questa settimana Greenpeace ha pubblicato uno studio realizzato dall’ISPRA, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca, che mostra come tra il 2012 e il 2014 ci siano stati dei superamenti dei livelli stabiliti dalla legge per gli agenti inquinanti nel corso della normale amministrazione di alcuni dei 130 impianti attualmente in funzione in Italia. Non sembra però che i valori fossero particolarmente preoccupanti”.

Gabbiano reale (Larus michahellis, foto Cristiana Verazza)
Gabbiano reale (Larus michahellis, foto Cristiana Verazza)

(tabella da http://www.imille.org, foto National Geographic, A.N.S.A., Cristiana Verazza, S.D., archivio GrIG)

fonte: http://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/03/13/referendum-contro-la-durata-indefinita-delle-trivellazioni-a-mare-votiamo-e-facciamo-votare-si/

sabato 12 marzo 2016

FERMIAMO LA CACCIA AL LUPO IN LIGURIA. FERMIAMO LA LEGA NORD!

Il lupo, dopo essere stato sterminato dall’uomo, è un animale protetto dall’Unione europea ed è tornato a vivere anche sui monti della Liguria grazie a un lungo e faticoso lavoro di ripopolamento.
Senza nessun approccio scientifico e nessun rispetto per gli equilibri fragili dell’ecosistema regionale, l’Assessore all’Ambiente della Liguria è già pronto a imbracciare il fucile per andare a caccia dei lupi.
Chiediamo alla Regione di rafforzare invece gli strumenti di rilevazione e monitoraggio del lupo e conservazione e gestione con metodi non cruenti, anche promuovendo un serio confronto scientifico nella comunità (università, enti locali, allevatori e agricoltori, associazioni); chiediamo poi alla Regione di domandare nella Conferenza Stato-Regioni un incremento dei fondi necessari, incluso per risarcire i danni subiti da allevatori e agricoltori.

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