Ci sono classi dove 10 soli bimbi sono italiani ed i restanti 10 stranieri .
Com'è possibile seguire dei programmi quando metà dei bambini di una classe non parla bene l'italiano, si chiedono in tanti?
Questo anche se spesso i cosiddetti "bambini stranieri" sono nati e cresciuti in Italia e la lingua la parlano e scrivono alla perfezione. Succede, denunciano tanti genitori, che i "pochi" italiani siano isolati e messi in difficoltà anche dal punto di vista linguistico, ma soprattutto - spiegano gli addetti ai lavori -, da un punto di vista culturale.
Sarebbe infatti la mancanza di un background comune a mettere in crisi i genitori, sicuramente più dei figli. E allora a poco valgono i discorsi buttati là sulla ricchezza della multiculturalità: a prevalere è la paura, è il senso di disagio. Perciò cercano di spostare i loro figli in scuole dove il numero di stranieri è minore …
Cosa si può fare in questo caso se non cominciare a promuovere didattiche nuove e informazioni anche agli stessi genitori e magari in primis agli insegnanti che non devono trincerarsi dietro paure inverosimili . I responsabili didattici ed i presidi dovrebbero spiegare diffusamente che il problema per i bimbi italiani d.o.c. non esiste e che cresceranno sicuramente con mentalità più aperte e colte dove si intende propriamente edotte di culture e tradizioni diverse rispetto agli stessi bimbi in classi di tutti italiani d.o.c.
Certamente varrebbe la pena di raccontare loro di quei genitori che spendono diecimila euro all’anno per mandare i loro figli alla scuola privata parificata a livello mondiale la “International” dove non solo il 70% dei bambini e’ figlio di stranieri ma tutta la didattica si svolge in lingua inglese e nessuno ha timore che non imparino l’italiano vivendo in Italia … e dove tutte le festività di tutte le religioni vengono rispettate anzi condivise ; si parla e si discute delle varie culture tradizioni e usi folkloristici come vera motivazione di arricchimento.
Viene da sé che queste scuole elementari statali di periferia hanno un plus di potenzialità che andrebbero incanalate in programmi educativi specifici e iniziative extra scolastiche dove dovrebbero parteciparvi anche i genitori tutti insieme , perché il futuro dei nostri figli dipende tanto dall’integrazione e dalla conoscenza reciproca che genera dialogo e debella la peggiore malattia che è l’ignoranza .
La scuola dovrebbe essere il posto dove si impara a combattere pregiudizi e ci si allena la mente confrontandosi e mettendosi in discussione , dove si insegna che non si smette mai di imparare e proprio colui che è più diverso da noi può aiutarci a cogliere sfumature e può aprirci gli occhi e la mente .
Cosa possiamo sperare di meglio per il nostro futuro se non vedere sempre religioni e culture diverse sedute serenamente allo stesso tavolo come lo sono questi bimbi allo stesso banco?
Cinzia Aicha Rodolfi
Cinzia Aicha Rodolfi
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