Perché non si ripeta.
Bibliografia
e sitografia
minima
sulla Shoah
Comprendere
è impossibile,
conoscere
è indispensabile
(Primo
Levi)
|
Premessa
Questa
breve rassegna di materiale di varia natura viene proposta
nell'intento di aiutare gli Insegnanti ad affrontare un tema come
quello della Shoah estremamente difficile, soprattutto nella Scuola
Primaria. Difficile da affrontare per l'orrore che comporta: la
distruzione voluta e scientificamente compiuta di milioni di esseri
umani. Un disumano progetto che ha radici lontane ma che è stato
potuto concepire e attuare solo nel secolo scorso “grazie” ai
progressi della tecnica, della chimica e della logistica.
Parlare
della Shoah non vuol dire dimenticare gli altri crimini commessi in
quel secolo fortunatamente breve: iniziato con il genocidio degli
Armeni e terminato con i massacri in Africa nelle guerre post o neo
coloniali. Parlare della Shoah non vuol dir obliterare i crimini
compiuti dai colonialisti (per l'appunto) o tacere dei morti
staliniani.
Un'ultima
annotazione: si preferisce utilizzare il termine ebraico Shoah
(che rimanda al biblico «tempesta
devastante»)
in quanto il termine “Olocausto” richiama l'idea di un sacrificio
inevitabile.
Giuliano
Falco
Bibliografia
1.
Sulla storia
Marc
Bloch, Apologia
della storia
o Mestiere di storico,
Einaudi, Torino, 1969
Uno
dei maggiori storici francesi del '900 -fucilato dai nazisti nel
1944- scrive in campo di prigionia quest'opera che diverrà un
classico. Lucien Febvre, storico a sua volta, afferma
nel profilo di Marc Bloch che una delle sue lezioni più
significative è che «la
storia non è “la scienza del passato”»
ma
una delle scienze umane legata
al presente.
Suo
oggetto sono gli Uomini: «ci
sono i campi, gli strumenti, le macchine, e gli Stati e le nazioni, e
le leggi, i sistemi giuridici, le morali, le istituzioni: ma, dietro
a tutto questo, le persone umane»
(p.
5).
Questo
bel libro nasce con intenti pedagogici: nell'introduzione Bloch
riporta una domanda posta da un bambino al padre storico: «Papà
spiegami a che serve la storia».
Questa
è
la risposta...
Stefano
Pivato, Vuoti
di memoria, Laterza,
Roma-Bari, 2007
L'autore
analizza l'utilizzo della storia da parte della politica italiana del
dopoguerra, con un'occhiata ai nostri giorni: non
a caso il sottotitolo parla di “usi e abusi della storia”. Storia
che quanto
riguarda
il Ventennio fascista, la Guerra Mondiale e la Shoah
si è cercato di riscrivere ad uso e consumo dei potenti
di turno. Le
riflessioni di Pivato sono importanti soprattutto oggi che si sono
“dimenticati” tanti episodi della storia recente del nostro paese
e dell'Europa.
Piero
Bevilacqua, L'utilità
della storia;
Donzelli, Roma, 2007
«L'insegnamento
della storia -di questo discutere del passato che è una delle più
antiche forme di conoscenza umana- si rappresenta con un centralità
difficilmente eludibile nel progetto di fornire alle nuove
generazioni una formazione dotata di orientamento e di senso».
L'insegnamento della storia e, in particolare, le riflessioni sulla
Shoah, contrastano l'andamento generale, «l'imperativo cui le
nuove generazioni debbono assoggettarsi sia non la conoscenza,
ma l'informazione, non la costruzione di sé , cognitiva ed
etica, ma il possesso di tecniche strumentali, immediatamente
spendibili, per un fine operativamente utile» (p. VII). Poco dopo
aggiunge: «è la storia, proprio la storia inutilizzabile nel
processo di produzione, che non dà luogo a merci, che si occupa di
ciò che non è più producibile, è certamente una delle poche
discipline in grado di mostrare il carattere transeunte, storico per
l'appunto, delle ossessioni del nostro tempo, e insieme la
straordinaria molteplicità di fini, ideali e passioni che ha mosso
gli uomini,da quando esistono su questa terra. Essa può continuare a
dirci ciò che gli uomini sono stati e ciò che potrebbero essere
rispeto a quello che oggi sono» (p. VIII).
Remo
Bodei, Se la Storia ha un senso, Moretti & Vitali, Begamo,
1997
Libro
sulla storia pubblicato non da uno storico ma da un filosofo. Scritto
con passione per riaffermare la necessità di una storia di un
discorso cioè che rifletta su ciò che accade e su ciò che è
accaduto: «invece di chiederci “se la storia abbia o no un senso”,
poniamo piuttosto l'interrogativo: “come siamo arrivati a ritenere
che la storia abbia un senso?» (p. 19). Dalla lettura di questo
volume possono dipartire interessanti riflessioni, al di là della
Shoah, su cosa intendiamo per storia e come si possa costruire
(e perché) un sapere storico.
2.
Sul Novecento
Eric
J. Hobswbam, Il secolo breve 1914/1991,
BUR, Milano, 2003
Uno
degli storici più famosi del Novecento racconta la storia di quello
che egli stesso ha definito “il secolo breve” che inizia con la
fine della Prima Guerra Mondiale e termina con la caduta dell'URSS.
«La
distruzione del passato, o meglio la distruzione dei meccanismi
sociali che connettono l'esperienza dei contemporanei a quella delle
generazioni precedenti, è uno dei fenomeni più tipici e insieme più
strani degli ultimi anni del Novecento. La maggior parte dei giovani
alla fine del secolo è cresciuta in una sorta di presente
permanente, nel quale manca ogni rapporto organico con il passato
storico del tempo in cui essi vivono. Questo fenomeno fa sì che la
presenza e l'attività degli storici,il cui compito è di ricordare
ciò che gli altri dimenticano siano ancor più essenziali alla fine
del secondo millennio di quanto lo siano mai state nei secoli scorsi»
(pp.
14-15).
Paolo
Viola, Il Novecento, Einaudi,
Torino, 2000
Agile
manuale per affrontare la storia del secolo scorso. Sulla scia de Il
secolo breve, parte dalla Prima
Guerra Mondiale per giungere alla caduta del comunismo reale. Ai fini
di questa bibliografia è utile in particolare il cap. V dedicato a
La Seconda Guerra Mondiale e lo sterminio degli ebrei.
Fulvio
De Giorgi (ed.), Approfondire il Novecento. Temi e problemi della
storia contemporanea, Carocci,
Roma 2001
Il
volume raccoglie una serie di saggi su temi diversi che tracciano una
mappa tematica e una guida storica del Novecento.
Di
particolare interesse, ai nostri fini, il capitolo 4 dedicato a
Totalitarismi e democrazie: in
poche pagine l'autore ricostruisce la genesi e l'epilogo del secolo
iniziato con il massacro
degli Armeni e terminato con le diverse stragi che hanno oscurato la
sua fine.
Scipione
Guarracino, Il Novecento e le sue storie, Edizioni Scolastiche
Bruno Mondadori, Milano, 1997
«Il
Novecento cos'è stato? La risposta è difficile: in parte
perché abbiamo appena cominciato ad uscirne, dopo che è stato
considerato , universalmente o quasi, come finito con una decina
d'anni di anticipo sulla sua scadenza naturale».
E
prosegue: «Non
sappiamo bene come il Novecento verrà percepito […]
da chi in futuro potrà guardarlo con sufficiente distacco, almeno
attraverso un bilancio delle sue numerose e instabili personalità».
Nuto
Revelli, La guerra dei poveri,
Einaudi, Torino, 1993
La
Seconda Guerra Mondiale vista dal basso in un bel libro di uno dei
maggiori storici italiani del Novecento. Revelli ha vissuto
direttamente la Guerra e la disfatta della Campagna di Russia: da
queste tragiche esperienze prenderà coscienza del dolore e
dell'inutilità della guerra.
Nuto
Revelli, Le due guerre. Guerra fascista e guerra partigiana,
Einaudi, Torino, 2003
Anche
questo libro nasce dall'esperienza diretta dell'autore, partito
convinto per il conflitto, tornato dalla Russia pacifista e
antifascista.
3.
Sul razzismo
Pierre-André
Taguieff, Il razzismo. Pregiudizi, teorie, comportamenti,
Raffaello Cortina
Editore, Milano, 1999
Lo
studioso francese analizza la nascita dei meccanismi che portano a
una mentalità segregazionista e quindi razzista. Come scrive nella
prefazione, la domanda «cosa
sia il razzismo?»
è
solo apparentemente semplice. Come semplice non è affrontare le
risposte, a volte inquietanti, che l'autore propone.
Interessante
ai fini didattici il glossario che correda il libro. Parallelamente
alla domanda sul razzismo, l'autore risponde a quella sul «perchè
essere antirazzisti».
George
L. Mosse, Il razzismo in Europa. Dalle origine all'olocausto,
Laterza, Roma-bari, 1983
L'autore
è stato uno dei maggiori storici del nazismo e del fascismo. In
questo volume, fondamentale per capire quella parte del Novecento
che, ahimè, non si è conclusa con la Shoah. Mosse
ripercorre la storia del razzismo europeo a
partire dalle sue origini
settecentesche. Afferma che
«interpretare
correttamente la storia del razzismo significa
anche meditare sulla storia dell'Europa con la quale esso è così
strettamente intrecciato».
Un'avvertenza: «forse
il razzismo è stato in ultima analisi, tanto efficace proprio perché
era così banale ed eclettico, e perché. Più di ogni altro sistema
del secolo XIX, si è adoperato con tanto successo a fondere il
fattore visivo con quello ideologico. È avvenuto allora come se le
stesse banalità di una vita morale e virtuosa, solo perché basate
sul razzismo e protette da esso, acquistassero improvvisa vitalità
sino ad assumere nuove e orrende dimensioni»
(p.
232). Poco dopo formula un auspicio: che «il
primo passo verso la vittoria su questo flagello dell'umanità
consiste nel rendersi conto di quali aspirazioni e speranze esso
abbia suscitato nel passato. Questo libro intende contribuire alla
formulazione di una diagnosi del cancro del razzismo nelle nostre
nazioni e persino in noi stessi»
(p.
233).
George
L. Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, Il Saggiatore,
Milano
Lo
storico tedesco di origini ebraiche ripercorre le ragioni
dell'adesione di molti intellettuali e persone colte al
nazionalsocialismo. Qui ripercorre le tappe attraverso cui questa
bieca ideologia, anche attraverso l'arte e la letteratura, ha pervaso
la società tedesca in un vasto e terribile movimento di massa:
«questo
saggio ha per oggetto individuo a tal punto prigionieri di
un'ideologia, da perdere di vista le leggi della civiltà e i
relativi atteggiamenti verso i loro simili. Possiamo solo sperare che
in nessuna parte del mondo l'ideologia nazional-patriottica serva più
da soluzione a una crisi del pensiero e della politica».
Donatella
di Cesare, Heidegegr
e gli ebrei. I Quaderni neri,
Bollati-Boringhieri, Milano, 2014
L'autrice,
uno dei maggiori filosofi italiani contemporanei ricostruisce il
percorso culturale di Heidegger (definito dalla Harendt il sovrano
nascosto della filosofia). Purtroppo questo grande filosofo si è
macchiato indelebilmente con l'adesione al nazionalsocialismo, mai
ripudiata. L'autrice ripercorre la storia dell'antisemitismo dalle
sue origini medievali ad oggi. Ilq udro che emerge è sconfortante:
come è possibile che dal cuore dell'Europa, nella patria di Goethe,
sia nata un'ideologia distruttrice di ogni valore? Ideologia che ha
contaminato anche gran parte dell'intellighenzia non solo tedesca,
cui ben pochi sono sfuggiti (tra questi Karl Jasper) .
Annali
della Pubblica Istruzione 5-6 1998, A sessant'anni dalle leggi
razziali, Le Monnier, Firenze
Il
doppio numero della Rivista alcuni saggi interessanti ma soprattutto
i documenti: La dichiarazione sulla razza del Gran
Consiglio del Fascismo,
Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola
fascista, Istituzione
di scuole elementari per fanciulli di razza ebraica,
Provvedimenti per la difesa della razza italiana,
Integrazione e coordinamento in unico testo delle norme
emanate per la difesa della razza nella scuola italiana,
Dispense dal servizio di personale universitario di razza
ebraica, Personale
insegnante ebraico dispensato dal servizio.
Si tratta di parte del nostro
contributo alla Shoah
che sfata il mito degli
“italiani, brava gente”.
4.
Sul nazismo
Simon
Wiesenthal, Gli assassini sono tra noi,
Garzanti, Milano, 1967
Recita
il sottotitolo: «Come
sono stati presi Eichmann e tutti gli altri carnefici nazisti
sfuggiti alla cattura nel 1945».
Com'è
noto già prima della fine della guerra, alti gerarchi nazisti
avevano cercato di trattare con gli Alleati per cercare di sopravvive
allo sfascio del regime. Molti di loro riuscirono a fuggire in sud
America con complicità politiche, economiche e culturali. Wiesenthal
è stato uno dei maggiori cacciatori di nazisti ed ha costituito a
Linz un Centro di Documentazione tra i più importanti.
Philippe
Lacoue-Labarthe, Jean-Luc Nancy, Il
mito nazi,
Il Melangolo, Genova, 2013
«Dalla
fine del Terzo Reich ad oggi il mito nazi ha continuato a
persistere nella xenofobia, nel razzismo e nell'antisemitismo
contemporanei. Questo mito -ossia “la potenza che riunisce
le forze e le direzioni fondamentali di un individuo o di un popolo,
la potenza di un'identità sotterranea, invisibile e non empirica”-
permane come una minacciosa presenza sulla storia dell'Europa e nella
formazione dell'uomo europeo. Il nazismo» scrivono i due autori «non
è stato un mero incidente della storia, ma il tentativo riuscito e
sempre presente di fare del “sangue” e della “terra” la
giustificazione estetico-politica per la più distruttiva mitopoiesi
antiumanistica dell'Occidente» (dalla quarta di copertina).
Mirella
Pizzolini, Bruno Bandini, Scuola e pedagogia nella Germania
nazista, Loescher, Torino, 1981
Un
viaggio nella Germania nazista alla ricerca delle basi 'pedagogiche'
della fabbrica del consenso nazista. Il partito di Hitler aveva posto
molta attenzione al condizionamento della gioventù, al fine di
preparare non uomini ma automi per il regime. «La teoria e la prassi
pedagogica nazionalsocialista si presentano intimamente connesse
all'organizzazione dello stato nazionale-etnico. L'educazione si
definisce come uno strumento in grado di saldare il singolo alla
totalità, la parte al tutto sulla base di una teoria razziale che
pone all'apice delle virtù civili la difesa del patrimonio etnico ed
il suo miglioramento eugenetico. Il razzismo [...] informa di sé
l'intera opera di educazione e di formazione individuale e
collettiva, che vede nella scuola un semplice momento, e forse
nemmeno il più significativo, della complessiva “nazionalizzazione
delle masse”» (dalla quarta di copertina). Di particolare
interesse, il cap. II dedicato a Teoria e pratica della “Scienza
dell'educazione” nazionalsocialista e il cap. V riservato a I
libri di testo adottati nelle scuole tedesche.
Theodor
W. Adorno, L'educazione dopo Auschwitz
in Anna Kaiser (ed.), La Bildung ebraico-tedesca del
Novecento, Bompiani,
Milano, 1999
Uno
dei maggiori filosofi del Novecento riflette su
come sia possibile parlare ancora di educazione dopo i sei anni di
stermini programmati e scientifici, partendo dal un'esigenza: che
Auschwitz non si ripeta. Purtroppo «quell'atrocità
non è stata capita dagli uomini, e ne è sintomo il continuare a
sussistere dalle possibilità della sua reiterazione»
(p. 303). Indaga quali
possano essere le ragioni di tanta barbarie individuando almeno una
causa nella «resurrezione
del nazionalismo aggressivo che dalla fine del XIX secolo ha trovato
modo di attuarsi in molti paesi»
(p. 304). Ma è l'educazione
una delle concause dell'affermazione e della realizzazione del
genocidio: «si
devono riconoscere i meccanismi che rendono gli uomini tali da essere
capaci di simili azioni, si devono indicare loro proprio questi
meccanismi, e cercare di impedire che essi diventino così un'altra
volta, suscitando in loro una
generale consapevolezza di quei meccanismi stessi».
Ma chi sono i colpevoli se non «coloro
che, infranta ogni barriera della coscienza hanno dato sfogo sfrenato
al loro odio e al loro furore aggressivo sulle vittime»
e l'educazione «avrebbe
un senso in generale, solo allorché fosse un'educazione
all'auto-riflessione critica»
(p. 305).
Giovanni
Gozzini, La strada per Auschwitz. Documenti e
interpretazioni sullo sterminio nazista,
Bruno Mondadori, Milano, 1996
La
Shoah è uno degli argomenti più studiati della storia
contemporanea «eppure nella coscienza collettiva questo lavoro non
sembra lasciare traccia: Auschwitz rimane sinonimo di un male tanto
assoluto quanto incomprensibile». Per questo motivo «è necessario
comprendere come il progetto politico sotteso allo sterminio degli
ebrei sia drammaticamente vicino a noi nel tempo e nello spazio. Il
libro porta l'attenzione del lettore proprio sulla “modernità di
Auschwitz, mettendo in luce la metodologia tecnico-burocratica dello
sterminio, così come la strumentalità politica implicita nella
logica della pulizia etnica» (dalla quarta di copertina).
Donatella
Di Cesare, Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo, Il
Melangolo, Genova, 2012
L'autrice,
una delle principali filosofe italiane, indaga chi siano i
negazionisti cioè quelle persone, gruppi o partiti che negano ogni
realtà alla Shoah. Il volume «offre una prima riflessione
politica e filosofica su un fenomeno, di dimensioni internazionali,
radicato e diffuso» anche nel nostro Paese. Ma il negazionismo non è
un'opinione come un'altra: «il nesso di complicità tra
annientamento e negazione rende problematico il concetto di opinione.
I profanatori della cenere perseguono la “verità” di Hitler, ne
vogliono portare a termine il progetto politico. Attraverso le
bassure della negazione, dai nuovi hitleriani fino a Mahmoud
Ahmadinejad, emerge la minaccia di una negazione che non si limita al
passato, ma vorrebbe reiterarsi nel futuro. È in tale contesto che
va ripensata la “singolarità” di Auschwitz» (dalla quarta di
copertina). Leggere questo libro per non permettere il reiterarsi di
quello che Adorno (citato) definisce “Il principio di Auschwitz”.
Umberto
Eco, Protocolli fittizi, in Sei passeggiate nei boschi
narrativi; Bompiani, Milano, 1995
Si
tratta dell'ultimo capito del volume nel quale Eco ripercorre e
ricostruisce la storia cosiddetti Protocolli dei Savi di Sion,
testo che tutti gli antisemiti citano nei loro giornali, libri,
opuscoli e ora siti internet a riprova del “complotto ebraico”.
Si tratta in realtà di un falso creato ad arte dalla polizia segreta
zarista in cui si stratificano diverse fonti in genere di bassa lega.
Nonostante sia stata dimostrata la loro falsità, godono di un
incredibile successo negli ambienti neo nazisti, antisemiti o
dell'oltranzismo islamico. Vedi anche il volume della Pisanty citato
oltre.
5.
testimonianze e documenti
Marcel
Reich-Ranicki (ed.), Andavo a scuola nel Terzo Reich. Ricordi di
scrittori tedeschi, Il Melangolo, Genova, 2008
«Com'era
realmente l'epoca in cui ovunque sventolavano le bandiere con la
croce uncinata e marciavano le SA “con passo tranquillo e sicuro?»
(p. 9). Vale la pena ricordare che le SA erano corpo “scelto”
nazista in seguito sterminato dalle SS. Venti autori tedeschi
raccontano la loro infanzia vissuta nel periodo hitleriano., il
“dodicennio nero”. Anna Kaiser, nella postfazione,
analizza le ragioni che hanno portato all'affermazione di un regime
brutale e dispotico come quello nazista. Ma più ancora si interroga
sulla dignità di chi ha visto e ha taciuto, di chi sapeva e non ha
reagito: «Responsabilità civile, libertà di scelta, rispetto pe
rla diversità e la differenza sono tratti fondamentali che
costituiscono l'essere umano in quanto umana dignità. Educare ad
essi impedisce che ogni forma di autoritarismo, imposizione e
costrizione. Educare alla cieca obbedienza, al fanatismo,
all'ideologia depaupera il soggetto della propria dignità. Su cosa
si basava, allora, l'educazione scolastica di quegli anni? Chi
insegnava? Quali rapporti educativi venivano intrecciandosi tra le
giovani generazioni e quelle precedenti? E soprattutto, quale tipo di
percezione della realtà politica potevano sviluppare i bambini e gli
adolescenti? Assorbivano quanto il regime imponeva in maniera passiva
o in modo critico?» (p. 276).
Louise
Jacobson, Lettere. Dal Liceo ad Auschwitz, L'Unità, 1996
«Ogni
testimonianza che viene alla luce e che riguarda l'Olocausto è come
aggiungere una nuova tessera al grande mosaico della tragedia che ha
colpito il popolo ebraico». Mosaico che «non potrà mai essere
completato perché tanto grande è stata la dimensione della
sofferenza che è impossibile riuscire a descrivere compiutamente
l'offesa recata ad ognuna dei sei milioni di vittime». Le lettere di
Louise, aggiunge il rabbino Toaff, «sono piene di delicatezza e di
drammaticità; esse riportano il pensiero e il dramma di tanti
bambini e adolescenti che hanno mantenuto il sorriso della loro
innocenza e il loro ottimismo anche sulla soglia dell'orrore e della
fine prematura. La dimensione dell'Olocausto non si esaurisce nel
tempo e tanto meno nella testimonianza dei superstiti. È un evento
che è parte della storia e dell'essenza stessa dell'umanità»
(dalla Presentazione di Elio Toaff).
Denise
Holstein, Non vi dimenticherò mai, bambini miei di Auschwitz,
Il Melangolo, Genova, 2006
«Per
mezzo secolo sono rimasta in silenzio. Non volevo somigliare a quei
soldati di Verdun che irritavano i giovani con i racconti della loro
guerra. Tuttavia sul mio braccio, in quel punto, c'era sempre il
tatuaggio: A 16 727. Il numero di matricola di Auschwitz.
Auschwitz-Birkenau per l'esattezza. È il nome di quell'acquitrino
polacco dove fu costruito il peggiore tra i campi di sterminio. Con
la camera a gas e il forno crematorio. Io tornai. I bambini con i
quali sono partita, loro, duecento piccoli orfani ebrei, non
tornarono, furono gassati subito dopo il loro arrivo al campo, erano
troppo giovani per lavorare. Io avevo diciassette anni. I miei
genitori neppure hanno fatto ritorno dalla deportazione. Papà aveva
cinquantatré anni, mamma ne aveva quarantuno. Agli occhi dei
tedeschi erano troppo vecchi»
Valentina
Pisanty, Educare all'odio: “La Difesa della Razza”
(1938-1943), L'Unità (ora
Feltrinelli,
Milano)
La
Difesa della Razza era
la rivista teorica dei razzisti italiani, ed è stata diretta anche
da Giovanni Spadolini... L'autrice, che ha pubblicato anche
L'irritante questione delle camere a gas
(Bompiani, Milano,
1998), ripercorre la storia della «rivista
più nota del razzismo
fascista, uscita con cadenza quindicinale dall'agosto del 1938 al
giugno 1943 sotto gli auspici del Ministero della Cultura Popolare».
Ad essa collaborarono anche
Giorgio Almirante e Julius Evola. Il
volume «analizza
le intenzioni propagandistiche del progetto editoriale, volto alla
definizione di una “scienza” e di una “cultura della razza”.
L'osservazione di questo tipo di persuasione risulta estremamente
utile per riconoscere gli analoghi meccanismi che agiscono anche
nella società contemporanea»
(dalla quarta di copertina)
Augusto
Cherchi, Enrico Manera (eds.), Meditate che questo è stato.
Storia e memoria della deportazione e dei campi di sterminio,
L'Unità/Giorni di storia 17, Roma, 2004
Il
documentatissimo volume è arricchito da un apparato iconografico
notevole come notevole è l'apparato documentaristico. Il libro
studia l'apporto italiano all'universo dei campi di sterminio,
apporto che spesso è stato minimizzato e sottovalutato ed iniziato
con l'avventura coloniale in Africa dove il Regio Esercito si era
macchiato di crimini contro l'umanità (come l'utilizzo di gas
venefici contro la popolazione civile. Le contraddizioni interne al
regime fascista (che giunse a non utilizzare per motivi razziali la
stessa Faccetta nera) non diminuiscono le responsabilità
tacciute.
Interessanti
i capitoli sui Bambini nei lager e Ragazzi ebrei in fuga
come lo scritto di Enrico Manera La pedagogia dopo Auschwitz.
Gregor
Ziemer, Educazione alla morte. Come si crea un nazista, Città
Aperta, Troina, 2006
Il
volume è stato definito «uno dei più significativi libri sul
modello scolastico, l'educazione, i riti e l'inquadramento
dell'infanzia e della gioventù tedesca durante il Terzo Reich».
L'autore ottenne il permesso, poco prima dello scoppio della Seconda
Guerra Mondiale, «di visitare le scuole tedesche dei diversi gradi
nonché le varie associazioni della gioventù e le organizzazioni
assistenziali. Ne emerse un racconto drammatico quanto realistico
quanto realistico della struttura interna delle varie scuole e
istituzioni». Venne utilizzato nell'ambito del processo di
Norimberga quale prova a carico del Ministro dell'Educazione, Baldur
von Schirach.
Hannah
Arendt, Banalità del male. Eichmann a Gerusalemme,
Feltrinelli, Milano, 1992
L'autrice,
nota filosofa tedesca e allieva di Martin Heidegger, segue il
processo di uno dei maggiori responsabili dello sterminio non solo
degli ebrei ma di tutti gli “asociali” (omosessuali, comunisti,
anarchici, disabili, malati di mente, zingari, testimoni di Geova).
Eichmann preparò l'aspetto logistico dello sterminio, curando che
tutto avvenisse secondo la legalità e i regolamento previsti dalla
burocrazia nazista. Il volume suscitò notevole scandalo anche perché
fa emergere le corresponsabilità delle varie comunità ebraiche. La
banalità del male è incarnata in questo piccolo e insignificante
burocrate (che, caduto il Reich si lamenta di non aver più ordini da
seguire e regolamenti da applicare!): «il Male che Eichmann incarna
appare alla Arendt “banale”, e perciò tanto più terribile,
perché i suoi servitori più o meno consapevoli non sono che
piccoli, grigi burocrati». Emerge anche la trama soggiacente
all'ideologia dello sterminio. Di questo si sono occupati ben dodici
uffici diversi, ciascuno con i suoi uomini armati, la sua burocrazia,
le proprie competenze. Un intreccio davvero diabolico che permetteva
agli operatori di morte di non sentirsi coinvolti...
Sitografia
1.
http://archivio.pubblica.istruzione.it/shoah/didattica/
Sito
del Ministero in cui è possibile rintracciare molto materiale utile:
a)
il
testo della lezione tenuta dal professor Sarfatti sulla persecuzione
degli ebrei in Italia. Indirizzo:
http://archivio.pubblica.istruzione.it/shoah/didattica/sarfatti_torino08.pdf;
b)
link al sito
http://archivio.pubblica.istruzione.it/shoah/didattica/promoforma2008.pdf
che offre altro materiale interessante;
c)
la testimonianza di un reduce dai campi di sterminio, reperibile
all'indirizzo
http://www.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-09379682-4223-4c33-8b2a-67d585a70426.html.
È
possibile inoltre scaricare il seguente materiale, sia in formato pdf
che rft:
-
Perchè insegnare l'Olocausto;
-Cosa
insegnare sull'Olocausto;
Come
insegnare l'Olocausto a scuola.
Inoltre,
una nutrita rassegna stampa è scaricabile all'indirizzo
http://archivio.pubblica.istruzione.it/shoah/biblio/libri.shtml
è rinvenibile una notevole bibliografia e una nutrita serie di audio
libri.
È
il sito ufficiale dell'Associazione degli Insegnanti e Ricercatori
sulla didattica della storia. Ospita accurata bibliografia e
sitografia. Vi è un link a Materiali per il giorno della memoria
del Gruppo di
didattica della storia dell'Istituto Regionale per la Storia del
Movimento di Liberazione nelle Marche,
via Villafranca 1 60122 Ancona, didattica@istitutostoriamarche.it
Su
questo sito è possibile reperire molto materiale informativo e
storico che copre le diverse epoche. Possono essere utili laboratori
didattici e testimonianze dirette (sia per la Shoah che per altri
argomenti storici).
Dal
primo sito si può accedere alla mostra
La persecuzione degli
ebrei in Italia (1938-1945) attraverso i documenti dell'epoca
allestita dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (v.
oltre). La mostra fornisce materiale iconografico e informativo
estremamente interessante e utilizzabile dal punto di vista
didattico.
5.
www.cdec.it/
Sul
sito del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea si può
accedere a materiale di vario genere. Vi è anche il link al testo
Shoah: testimonianze per meditare realizzato a fini pedagogici
e didattici (http://www.cdec.it/home2_2.asp?idtesto=891&idtesto1=891.
Leggi
i testi presenta una rassegna di testimonianze da varie fonti
scritte;
Documenti
e risorse sulla Shoah in Italia:
fonti storiche, studi e proposte di lettura sulla Shoah e
per la memoria della Shoah
in Italia. Da questa sezione si può accedere a:
-
La Shoah in Italia.
Inquadramento storico e documenti;
-
La Shoah in Italia. Letture di approfondimento;
-
La Shoah in Italia. Bibliografia e sitografia;
-
La Shoah in Italia. Strumenti per la didattica;
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La Shoah in Italia. Fondo Israel Kalk.
6.
http://digital-library.cdec.it/
Sezione
del precedente sito. Ospita la digital library che fornisce altro
materiale informativo tra cui, molto interessante, quello reperibile
all'indirizzo http://digital-library.cdec.it/cdec-web/audiovideo
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