venerdì 31 agosto 2007
A proposito dell'11 settembre, un libro
ZERO. PERCHÉ LA VERSIONE UFFICIALE SULL´11/9 È UN FALSO
a cura di Giulietto Chiesa e Roberto Vignoli
Edizioni Piemme, pag. 412, 17,50 €
con interventi di Giulietto Chiesa, Gore Vidal, Franco Cardini e Marina Montesano, Lidia Ravera, Gianni Vattimo, Claudio Fracassi, Jurgen Helsasser, Michel Chossudovsky, David Ray Griffin, Thierry Meyssan, Andreas von Bulow, Steven E. Jones, Enzo Modugno, Webster Griffin Tarpley, Barry Zwicker
"Cari amici e amiche di Megachip e cari amici e compagni che avete firmato il manifesto per la verità sull'11 settembre, insieme ai lettori di aideM e a tutti coloro che hanno seguito in questi mesi il lavoro di costruzione del Bene Comune, questa mia lettera non è uno spot pubblicitario bensì il racconto breve di un risultato di cui tutti noi (e speriamo anche tutti voi) potete essere lieti e anche un pò orgogliosi.
Sono andati in porto, questa estate, due progetti ai quali con me ha partecipato un gruppo di validi compagni che sono stati impegnati in questi anni attorno ai progetti di cui sopra e di cui è d'obbligo citare i nomi (in ordine alfabetico): Paolo Bianchi, Franco Fracassi, Thomas Torelli, Fancesco Trento). Al film-inchiesta sull'11/9, che dura circa due ore, hanno preso parte Dario Fo, Moni Ovadia, Lella Costa e una miriade di protagonisti e analisti europei e americani dell'11 settembre. Il film, con il titolo "Zero", è ormai terminato e sarà proiettato nelle sale cinematografiche italiane e in diverse catene televisive straniere a partire da ottobre. Dobbiamo questo eccezionale risultato, di sostanza e di qualità a un gruppo di registi, sceneggiatori, attori, operatori che si è coagulato attorno a Megachip e al suo progetto-verità. I dettagli li potete trovare sul sito www.zerofilm.it e su www.megachip.info. Ma, appunto, siamo arrivati in porto e ora ci attende la prova dei risultati. Ma il progetto "Zero" si articola in un'operazione multimediale di più vaste proporzioni.
Da questa settimana è nelle librerie italiane un volume collettivo, da me curato insieme a Roberto Vignoli, con lo stesso titolo e la stessa impostazione grafica del film, che raccoglie i contributi di eccezionale livello di molti autori stranieri e di un gruppo di autori italiani (Claudio Fracassi, Franco Cardini, Lidia Ravera), oltre al sottoscritto, e stranieri, tra cui Gore Vidal. La casa editrice è Piemme. Tutto ciò dimostra la concretezza del nostro impegno e la forza della nostra determinazione. Siamo certi che questa doppia uscita scatenerà contro di noi, e contro di me personalmente, una canea d'insulti (visto che tacerne sarà impossibile) ma darà anche risposta a molte attese e costringerà i bugiardi a difendersi. Che è esattamente ciò che ci proponevamo di fare nella nostra battaglia contro la GFSM, cioè la Grande Fabbrica dei Sogni e delle Menzogne, che è la stessa che prepara le guerre del presente e del futuro. Andare a vedere il film, propagandarlo, sostenerlo in tutti i modi, comprare il libro e diffonderlo sarà il modo migliore per andare all'offensiva. In fondo libro e film sono stati concepiti proprio come strumenti per la lotta. Grazie per tutto quello che farete."
Giulietto Chiesa
La scheda
"In questi anni, è stato possibile accumulare una tale massa di dati, di immagini, di analisi da poter affermare senza ombra di dubbio che la 'versione ufficiale' è un falso. Abbiamo sfidato il tabù, spinti dalla necessità di ricercare la verità, ben sapendo che essa non è celata in un posto solo. Meno che mai in qualche grotta afgana. Lo abbiamo fatto perché sappiamo che la verità sull´11 settembre è importante, anzi essenziale: per sopravvivere."
L´11 settembre ha cambiato la storia. Con quel tragico e spettacolare attentato, in cui hanno perso la vita circa tremila persone innocenti, gran parte delle certezze occidentali sono andate in frantumi.
Ne è seguita un´offensiva che ha già prodotto due guerre e ha modificato non solo la geopolitica di intere aree del pianeta, ma tutti i rapporti di forza consolidati nei decenni precedenti.
I responsabili dell´attacco sono stati additati al mondo con singolare rapidità, e un solo, presunto responsabile è stato giudicato da un regolare tribunale e condannato all´ergastolo.
Ma un´ analisi attenta evidenzia che la versione ufficiale non è solo lacunosa in decine di punti essenziali, ma in altre decine di punti dimostrabilmente falsa. Salvo rarissime eccezioni, i media hanno rispettato il tabù, e negli anni hanno applicato quella legge del giornalismo contemporaneo secondo cui - per dirla con Gore Vidal - «ciò che non dovrebbe essere vero, non lo è».
Noi non accettiamo questo criterio.
L´eccezionale rilevanza dell´evento appare del tutto incompatibile con una tale massa di omissioni, distrazioni, dimenticanze, silenzi. La tesi dell´inefficienza, delle incompetenze, non regge alla più elementare delle analisi.
È stato scritto autorevolmente che la verità sull´11 settembre non la saprà questa generazione. Noi non possiamo pretendere di sostituirci agli investigatori che hanno svolto la loro opera a partire dai dati primari raccolti sui luoghi. Ma i materiali che hanno prodotto rivelano falsità ed errori che possono essere dimostrati.
Per questo abbiamo raccolto un´enorme mole di dati, fatti, analisi, immagini e li abbiamo posti sotto il vaglio rigoroso di verifiche che hanno coinvolto un gran numero di specialisti di provata competenza nei diversi campi dell´indagine. Sono quelle verifiche a confermare i sospetti, a suggerire ipotesi ben più realistiche e a darci un´assoluta certezza: non è, proprio non può essere andata come ci hanno raccontato. Per avvicinarci alla verità, siamo ripartiti da zero.
Gli autori
GIULIETTO CHIESA - È uno dei più noti giornalisti italiani. Esperto di politica internazionale, fondatore di Megachip - Associazione per la democrazia nell´informazione e parlamentare europeo, ha pubblicato tra l´altro La guerra infinita, La guerra come menzogna e Le carceri segrete della Cia in Europa.
GORE VIDAL - Scrittore, saggista, caustico commentatore della società americana contemporanea, è considerato uno dei più rilevanti intellettuali del nostro tempo.
FRANCO CARDINI - È il più noto medievalista italiano. Studioso delle relazioni tra musulmani e cristiani, il suo ultimo saggio è Europa e Islam: storia di un malinteso.
GIANNI VATTIMO - Filosofo, saggista, esponente politico, insegna Estetica all´università di Torino ed è visiting professor in importanti atenei americani.
LIDIA RAVERA - Scrittrice, giornalista e saggista, collabora con L´Unità e Micromega.
ANDREAS VON BÜLOW - Già ministro della Ricerca nell´amministrazione Schmidt ed esponente di spicco della SPD tedesca, ha scritto saggi e articoli sui servizi segreti europei ed USA.
STEVEN JONES - Fisico, già professore all´università dello Utah, è membro fondatore di "Scholars of 9/11 Truth".
CLAUDIO FRACASSI - Giornalista, saggista, ex corrispondente e poi direttore di Paese Sera, ha fondato e diretto la rivista Avvenimenti.
JURGEN ELSAESSER - Giornalista, ha scritto rilevanti saggi sulla Bosnia e sul terrorismo di matrice musulmana in Europa.
WEBSTER G. TARPLEY - Storico, saggista, si è occupato dei rapporti tra Brigate Rosse e loggia P2. Ha pubblicato recentemente 9/11 Synthetic Terror.
THIERRY MEYSSAN - Giornalista, il suo libro L´incredibile menzogna è stato un bestseller internazionale tradotto in ventisette lingue.
ENZO MODUGNO - Economista e giornalista, è noto per i suoi articoli sui principi keynesiani e la loro rilevanza sul modello economico militare-industriale.
DAVID RAY GRIFFIN - Filosofo, teologo e saggista, è autore di The 9/11 Commission Report: Omissions and Distorsions.
BARRY ZWICKER - Giornalista, documentarista e attivista politico, ha realizzato il documentario 9/11, The Great Conspiracy.
MICHEL CHOSSUDOVSKY - Professore di economia all´università di Ottawa, si è occupato della guerra in Jugoslavia ed è autore di America´s War on Terrorism.
L'indice
Introduzione di Giulietto Chiesa
David Ray Griffin - Il Rapporto della Commissione sull´11 settembre. Il capolavoro di omissione e mistificazione di Philip Zelikow
Claudio Fracassi - La Waterloo dell´informazione
Andreas von Bulow - Il governo Bush prima, durante e dopo gli attacchi dell´11 Settembre rispetto a quattro possibili ipotesi di complotto
Lidia Ravera - L´impotenza
Jurgen Helsasser - Da Sarajevo ad Amburgo. Terroristi, agenti, doppiogiochisti: i principali indiziati dell´11 Settembre impararono il mestiere del terrore nei Balcani negli anni Novanta e furono in contatto con i servizi segreti degli Stati Uniti
Giulietto Chiesa - Come Marte ha vinto Venere
Steven E. Jones - Un´analisi scientifica del crollo degli edifici del World Trade Center
Franco Cardini e Marina Montesano - Neocon. Politica, cultura, affiliazioni del movimento neoconservatore
Webster Griffin Tarpley - Anatomia di un coup d´état: come le esercitazioni e le manovre del Pentagono sono divenute i canali chiave per gli attacchi segreti del governo l´11 settembre
Michel Chossudovsky - Al Qaeda e la "Guerra al terrore"
Enzo Modugno - 11/9 e warfare: il capolavoro di Bush
Thierry Meyssan - Resistere alla menzogna
Barry Zwicker - Il complotto della "teoria del complotto"
Gianni Vattimo - L´11 settembre e l´Italia: considerazioni politiche
Intervista a Gore Vidal di Paolo Jormi Bianchi e Giulietto Chiesa
Appendice: Testimonianze e Bibliografia
Interviste
Intervista a Giulietto Chiesa, Radio Città Aperta - 28 agosto 2007 (mp3)
Intervista a Lidia Ravera e Franco Cardini, Baobab, Radio 1 Rai - 27 agosto 2007 (mp3)
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www.megachip.info
mercoledì 29 agosto 2007
Una casa editrice interessante...la Editrice Missionaria Italiana di Bologna
EMI via di Corticella 179/4 40128 Bologna
tel. 051326027 fax 051327552
sermis@emi.it
www.emi.it
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martedì 28 agosto 2007
Dio e Cesare, i preti militari: cosa ne avrebbe pensato don Milani?
Riprendo questo articolo dall'agenzia di stampa Adista (www.adistaonline.it/ n. 57 del 28 agosto 2007) sui preti soldato.
PRETI-SOLDATO, “PRESENZA IRRINUNCIABILE”. “AVVENIRE” BOCCIA LA PROPOSTA LA LEGGE CHE SMILITARIZZA I CAPPELLANI MILITARI
34002. ROMA-ADISTA. Giù le mani dai preti-soldato: i cappellani militari devono continuare ad entrare nelle caserme e ad accompagnare le truppe nelle “missioni di pace” con le stellette appuntate sulla talare e sul clergyman, da soldati quindi, e non da semplici sacerdoti. È la posizione del quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, che in un editoriale di Marco Tarquinio (“Irrinunciabile presenza tra gli uomini in divisa”) il 19/7 intima l’altolà ad un recente disegno di legge presentato dal senatore dei Verdi Gianpaolo Silvestri che propone non l’abolizione dei cappellani militari ma la loro smilitarizzazione: cioè lo sganciamento dalla struttura gerarchica delle forze armate (i cappellani assumono i gradi di ufficiale, l’ordinario militare è generale di corpo d’armata) e l’affidamento della cura pastorale dei soldati ai sacerdoti delle parrocchie (v. Adista n. 43/07). Come del resto propone anche Pax Christi da oltre dieci anni. “Avvenire”: giù le mani dai cappellani militariQuella del senatore Silvestri – e poi fatta propria dall’intero gruppo Verdi-Comunisti italiani di Palazzo Madama – è “una proposta di legge che, per contenuti e obiettivi, induce a serissima perplessità” dal momento che punta “a metter fuori dalle caserme i cappellani militari cattolici”, scrive Tarquinio, travisando completamente – non si capisce se in buona o in cattiva fede – il testo della legge che non prevede affatto l’espulsione dei sacerdoti dalle caserme. Prosegue l’editorialista di Avvenire: “l’esperienza accumulata in tutta la tormentata seconda metà del Novecento e in questo teso avvio del nuovo secolo proclama la straordinaria importanza del ruolo svolto dai cappellani militari tra gli uomini e le donne in divisa impegnati nelle tante missioni di stabilizzazione e di pace che sono state svolte e tutt’ora vengono sviluppate, con umanità e onore, nelle situazioni più delicate e difficili. Può sembrare retorico, ma è la realtà: dai Balcani all’Africa, dal Medio Oriente all’Afghanistan, chi dice ‘missione italiana’ pensa e parla di soldati al servizio dei popoli e della loro speranza, obbedienti alle leggi della Repubblica e alle indicazioni delle Nazioni Unite, espressione di una cultura fondata sul rispetto della persona umana - esso sì - ‘senza se e senza ma’. E questi militari, questi uomini e donne in divisa, sono i primi a testimoniare dell’imprescindibile e preziosa opera svolta tra loro e con loro dai cappellani”. Torna poi il concetto di “militarità”, tanto caro all’attuale presidente della Conferenza episcopale italiana, mons. Angelo Bagnasco, ordinario militare nel periodo 2003-2006: la necessità, cioè, che il cappellano sia incardinato nella struttura e nella gerarchia militare. “Chi conosce almeno un po’ il mondo militare e le sue regole – scrive ancora Tarquinio –, sa che per risultare efficaci al suo interno bisogna esserci. E, da anni e anni, i cappellani militari vivono con efficacia la loro missione pastorale e umana tra i soldati - dimostrando, con Sant’Agostino, che l’autorità e il ‘grado’ coincidono con impegnativi doveri di servizio - proprio perché non sono e non appaiono come un ‘corpo estraneo’”. C’è da aggiungere un particolare che Tarquinio omette: il “grado”, oltre ad “impegnativi doveri di servizio”, consente ai cappellani di percepire uno stipendio mensile da ufficiali delle forze armate – che nel 2005 (ultimo dato disponibile) è costato allo Stato italiano 10 milioni e 817mila euro per 190 cappellani in servizio – e, una volta raggiunta l’età, anche di godere di una ricca pensione che, per gli ordinari in congedo, è una pensione da generale. I parroci: la Chiesa rinunci ai preti-soldatoAlle posizioni espresse da Tarquinio provano a replicare due parroci, don Salvatore Leopizzi (parroco a Gallipoli) e don Renato Sacco (parroco a Cesara, in provincia di Verbania), in una lettera indirizzata al direttore di Avvenire, Dino Boffo, che però il quotidiano della Cei non pubblica. “Siamo parroci, impegnati tra la gente da molti anni, in luoghi diversi dell’Italia al Nord e al Sud – scrivono –. Avvertiamo una crescente sensibilità e attesa dei credenti per una Chiesa capace di scelte più audaci e credibili. Da diversi anni, nella stessa Chiesa italiana vanno emergendo riflessioni teologiche e proposte pastorali che mirano a rivedere lo status dei cappellani militari. Già parlare di preti con le stellette o di Chiesa militare induce a considerare gli stessi cappellani come organicamente inseriti nel sistema gerarchico delle forze armate, con relativi gradi, carriera e stipendi. Non è da mettere in questione, secondo noi, la necessità della presenza religiosa e l’assistenza spirituale nelle caserme, ma l’opportunità di smilitarizzarne le forme e le norme che oggi la regolano, come ad.esempio già accade per la Polizia di Stato. Sarebbe un segnale positivo non solo nella direzione di una matura laicità dello Stato, ma anche della necessaria libertà della Chiesa”.Proseguono i due parroci: “Nel rispetto delle proprie e delle altrui competenze e responsabilità, la Chiesa è chiamata certamente a portare e a testimoniare il Vangelo anche tra i soldati, ma facendosi eco di quella Parola profetica e non negoziabile: ‘rimetti la tua spada nel fodero, perché chi di spada ferisce di spada perisce’. Parola che può suscitare derisione, rifiuto e può portare al martirio, ma diventa seme di speranza per quanti cercano giustizia senza violenza e pace senza tornaconto. È tempo allora non più di cappellani militari, ma di cappellani tra i militari. Cappellani con il coraggio di ripetere, all’occorrenza, come mons. Romero: ‘Soldati, vi prego, vi supplico, vi scongiuro, vi ordino, non uccidete più...’ (...). Cappellani liberi da mimetiche e stellette, da stipendi e privilegi, a servizio di un Dio che difende sempre la vita, e non di un potere, sia pure legittimo, che può dare anche la morte. Non sarebbe questa una scelta da compiere, in modo unilaterale e preventivo, per dovere di coscienza cristiana e di fedeltà al Vangelo, senza attendere una legge dello Stato, vissuta o subita come una forzata privazione di un irrinunciabile diritto?”. (luca kocci)
PRETI-SOLDATO, “PRESENZA IRRINUNCIABILE”. “AVVENIRE” BOCCIA LA PROPOSTA LA LEGGE CHE SMILITARIZZA I CAPPELLANI MILITARI
34002. ROMA-ADISTA. Giù le mani dai preti-soldato: i cappellani militari devono continuare ad entrare nelle caserme e ad accompagnare le truppe nelle “missioni di pace” con le stellette appuntate sulla talare e sul clergyman, da soldati quindi, e non da semplici sacerdoti. È la posizione del quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, che in un editoriale di Marco Tarquinio (“Irrinunciabile presenza tra gli uomini in divisa”) il 19/7 intima l’altolà ad un recente disegno di legge presentato dal senatore dei Verdi Gianpaolo Silvestri che propone non l’abolizione dei cappellani militari ma la loro smilitarizzazione: cioè lo sganciamento dalla struttura gerarchica delle forze armate (i cappellani assumono i gradi di ufficiale, l’ordinario militare è generale di corpo d’armata) e l’affidamento della cura pastorale dei soldati ai sacerdoti delle parrocchie (v. Adista n. 43/07). Come del resto propone anche Pax Christi da oltre dieci anni. “Avvenire”: giù le mani dai cappellani militariQuella del senatore Silvestri – e poi fatta propria dall’intero gruppo Verdi-Comunisti italiani di Palazzo Madama – è “una proposta di legge che, per contenuti e obiettivi, induce a serissima perplessità” dal momento che punta “a metter fuori dalle caserme i cappellani militari cattolici”, scrive Tarquinio, travisando completamente – non si capisce se in buona o in cattiva fede – il testo della legge che non prevede affatto l’espulsione dei sacerdoti dalle caserme. Prosegue l’editorialista di Avvenire: “l’esperienza accumulata in tutta la tormentata seconda metà del Novecento e in questo teso avvio del nuovo secolo proclama la straordinaria importanza del ruolo svolto dai cappellani militari tra gli uomini e le donne in divisa impegnati nelle tante missioni di stabilizzazione e di pace che sono state svolte e tutt’ora vengono sviluppate, con umanità e onore, nelle situazioni più delicate e difficili. Può sembrare retorico, ma è la realtà: dai Balcani all’Africa, dal Medio Oriente all’Afghanistan, chi dice ‘missione italiana’ pensa e parla di soldati al servizio dei popoli e della loro speranza, obbedienti alle leggi della Repubblica e alle indicazioni delle Nazioni Unite, espressione di una cultura fondata sul rispetto della persona umana - esso sì - ‘senza se e senza ma’. E questi militari, questi uomini e donne in divisa, sono i primi a testimoniare dell’imprescindibile e preziosa opera svolta tra loro e con loro dai cappellani”. Torna poi il concetto di “militarità”, tanto caro all’attuale presidente della Conferenza episcopale italiana, mons. Angelo Bagnasco, ordinario militare nel periodo 2003-2006: la necessità, cioè, che il cappellano sia incardinato nella struttura e nella gerarchia militare. “Chi conosce almeno un po’ il mondo militare e le sue regole – scrive ancora Tarquinio –, sa che per risultare efficaci al suo interno bisogna esserci. E, da anni e anni, i cappellani militari vivono con efficacia la loro missione pastorale e umana tra i soldati - dimostrando, con Sant’Agostino, che l’autorità e il ‘grado’ coincidono con impegnativi doveri di servizio - proprio perché non sono e non appaiono come un ‘corpo estraneo’”. C’è da aggiungere un particolare che Tarquinio omette: il “grado”, oltre ad “impegnativi doveri di servizio”, consente ai cappellani di percepire uno stipendio mensile da ufficiali delle forze armate – che nel 2005 (ultimo dato disponibile) è costato allo Stato italiano 10 milioni e 817mila euro per 190 cappellani in servizio – e, una volta raggiunta l’età, anche di godere di una ricca pensione che, per gli ordinari in congedo, è una pensione da generale. I parroci: la Chiesa rinunci ai preti-soldatoAlle posizioni espresse da Tarquinio provano a replicare due parroci, don Salvatore Leopizzi (parroco a Gallipoli) e don Renato Sacco (parroco a Cesara, in provincia di Verbania), in una lettera indirizzata al direttore di Avvenire, Dino Boffo, che però il quotidiano della Cei non pubblica. “Siamo parroci, impegnati tra la gente da molti anni, in luoghi diversi dell’Italia al Nord e al Sud – scrivono –. Avvertiamo una crescente sensibilità e attesa dei credenti per una Chiesa capace di scelte più audaci e credibili. Da diversi anni, nella stessa Chiesa italiana vanno emergendo riflessioni teologiche e proposte pastorali che mirano a rivedere lo status dei cappellani militari. Già parlare di preti con le stellette o di Chiesa militare induce a considerare gli stessi cappellani come organicamente inseriti nel sistema gerarchico delle forze armate, con relativi gradi, carriera e stipendi. Non è da mettere in questione, secondo noi, la necessità della presenza religiosa e l’assistenza spirituale nelle caserme, ma l’opportunità di smilitarizzarne le forme e le norme che oggi la regolano, come ad.esempio già accade per la Polizia di Stato. Sarebbe un segnale positivo non solo nella direzione di una matura laicità dello Stato, ma anche della necessaria libertà della Chiesa”.Proseguono i due parroci: “Nel rispetto delle proprie e delle altrui competenze e responsabilità, la Chiesa è chiamata certamente a portare e a testimoniare il Vangelo anche tra i soldati, ma facendosi eco di quella Parola profetica e non negoziabile: ‘rimetti la tua spada nel fodero, perché chi di spada ferisce di spada perisce’. Parola che può suscitare derisione, rifiuto e può portare al martirio, ma diventa seme di speranza per quanti cercano giustizia senza violenza e pace senza tornaconto. È tempo allora non più di cappellani militari, ma di cappellani tra i militari. Cappellani con il coraggio di ripetere, all’occorrenza, come mons. Romero: ‘Soldati, vi prego, vi supplico, vi scongiuro, vi ordino, non uccidete più...’ (...). Cappellani liberi da mimetiche e stellette, da stipendi e privilegi, a servizio di un Dio che difende sempre la vita, e non di un potere, sia pure legittimo, che può dare anche la morte. Non sarebbe questa una scelta da compiere, in modo unilaterale e preventivo, per dovere di coscienza cristiana e di fedeltà al Vangelo, senza attendere una legge dello Stato, vissuta o subita come una forzata privazione di un irrinunciabile diritto?”. (luca kocci)
domenica 26 agosto 2007
Polemica estiva, dai risvolti preoccupanti
Ho ricevuto dal mio amico Roberto Abdulkabir Aliotta, responsabile del Centro Culturale Islamico di Albenga, lo scritto “Di male in peggio” dedicato, in sintesi, al rapporto tra media e musulmani e a come i primi condizioni la nostra percezione dei secondi. Il testo è stato pubblicato su questo blog e, in seguito, l’ ho inoltrato a due liste: dw-intercultura@yahoogroups.com e dw-pedagogia@yahoogroups.com(per iscriversi occorre andare all’indirizzo http://www.didaweb.net/liste). Tra gli iscritti alla prima lista non c’è stata reazione alcuna mentre tra quelli della seconda c’è stata la risposta di Alfio che avvia, lo stesso giorno, una piccola discussione.
La polemica risale alla prima metà di agosto ma, avendo avuto problemi con la linea telefonica prima e con il computer poi, la pubblico solo ora. In un secondo momento, aggiungerò le riflessioni (oltre a quelle minime già presenti), sperando che Alfio e altri eventuali lettori che la pensano come lui, abbiano letto l’articolo del quotidiano La Repubblica del 20 agosto “L’Europa è sempre più intollerante, in aumento i reati contro gli ebrei, gli islamici e i gay” di Rosalba Castelletti.
L’antefatto
Lo scritto di Roberto parte dalla constatazione che, spesso e volentieri, persone di fede islamica vengono denunciati per presunti atti di terrorismo e, conseguentemente, sbattuti in prima pagina, come mostri e terroristi. Sovente poi vengono riconosciuti estranei ai fatti o condannati per reati minori…peccato che la notizia venga pubblicata in ventottotesima pagina e in un trafiletto a corpo otto…Chi lo ricorda, è il caso di quei musulmani denunciati perché avendo visitato San Petronio (dove si trova un affresco medievale raffigurante Mohammed agli inferi) sono stati denunciati per aver progettato attentati all’edificio…salvo poi aver scoperto che il traduttore aveva capito male o non conosceva il dialetto degli imputati…Comunque, non si vuole certo affermare che tutti i musulmani siano santi ma quello che qui interessa è che sussiste una campagna mediatica per criminalizzare gli islamici, portata avanti da organi di stampa che sottolineano, appena possibile (e, a volte, anche dove questa non esiste) la matrice musulmana di eventi negativi. Roberto non a caso parla di “effetto Oriana Fallaci” e, francamente, come dargli torto? Le dichiarazioni dell’avv. Taormina di pochi giorni fa (cui abbiamo dedicato un altro post) ne sono un “ottimo” esempio. Purtroppo, come sottolinea anche il mio amico, c’è l’assordante silenzio delle associazione dei diritti umani e, perché no?, della Chiesa…
Chi si batte per una società aperta e solidale non può che preoccuparsi e attivarsi per contrastare ogni fenomeno di intolleranza, razzismo e xenofobia.
La discussione
Dopo la pubblicazione del testo di Roberto, giunge la prima mail di Alfio, che riporto integralmente:
Prima di tutto questa è una lista di pedagogia e non c’entrano questi argomenti. In secondo luogo dico la mia: basta con i falsi piagnistei dei musulmani arabi (soprattutto): l’Italia vi sta dando anche troppo e voi ne approfittate! Cercate di eliminare tutti quegli elementi della vostra cultura che non vanno d’accordo con la nostra e vedrete che viaccoglieremo. Poi sbaglio o siete voi che vi estraniate e volete vivere per conto vostro e non noi italiani che vi emarginiamo?? Comunque per dirla in tutta franchezza: con l’islamico veramente praticante non ci può essere integrazione: o noi o voi. La vostra cultura e religione mantiene ancora precetti e usi che vanno contro il nostro modo disentire. Quindi o cambiate o tornate da dove siete venuti.
A cui ho risposto così:
Caro Alfio,anche se sono calvo, mi sento tirato per i capelli...così ti rispondo.Non so che razza di musulmani tu abbia frequentato. Io ti posso portare la mia esperienza di operatore qui ad Albenga (Savona). Sul quasi 24.000 abitanti residenti nel comune di Albenga, ci sono 1486 stranieri di questi, circa il 60% sono (o dovrebbero essere) musulmani in quanto provengono da paesi a maggioranza musulmana (Marocco, Algeria, Tunisia ecc.) o dove i musulmani sono numericamente presenti come l'Albania.
Lavoro con loro in quanto stiamo cercando di costituire un ente di assistenza; ho avuto per due anni un blog sul sito della Comunità Musulmana della Liguria e sono amico del responsabile del Centro Culturale Islamico di Albenga; il mio blog ospita lo scritto che ti ha scandalizzato e un volantino del Comitato donne e mamme musulmane. Conosco Hamza Piccardo e il Presidente della Comunità musulmana della Liguria. Sono uno dei pochi non musulmani ad essere invitato in moschea e a frequentare la Festa della fine del Ramadan. Anzi una mia mamma (di mestiere faccio il maestro) mi ha detto che se pregassi come loro sarei un perfetto musulmano. Peccato che non sia neanche credente. E questo loro lo sanno...Tu continui, purtroppo, a parlare per generalizzazioni (NOI italiani LORO musulmani: ma lo sai che ci sono 50.000 italiani convertiti? Lo sai che ci sono italiani atei, buddisti, valdesi e interisti...). Ed è questo un errore: io con certi italiani (e penso ai leghisti, ad esempio) ho forse in comune un unica cosa, la lingua (e a volte neanche quella). Come scriveva il cardinal Carlo Maria Martini, ormai lo scontro non è tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti...A presto
Il giorno 7 agosto, Milena si dichiara d’accordo con la mia risposta e scrive:
Condivido ogni parola grazie
milena
Lo stesso giorno, Alfio risponde alla mia mail:
Caro Giuliano, non voglio negare la tua esperienza, come posso farlo? Anzi mi auguro che vada avanti, ma..c'è un ma...quante sono in Italia? Tu parli di 50 mila convertiti, e allora? Cosa dimostra questo? Che l'islamizzazione è buona? Quanti sono coloro che si drogano in Italia: per la cocaina si parla di qualche milione, allora la cocaina fa bene? La tua esperienza è positiva, e allora? Significa che tutti i musulmani sono come quelli che conosci tu? Io di sicuro ne conosco meno, ma leggo, mi informo, anche oggi ho letto un editoriale di Maria Giovanna Maglie sulla condizione di povere ragazze musulmane che inviano lettere per cercare aiuto contro i loro padri o mariti (Il Giornale). Mi dispiaceper te, ma tu vivi nel mondo delle favole e dei sogni, che sono quelli di una bella integrazione (non si sa fino a quando? Forse fino a che il numero degli italiani è superiore ai musulmani): quante sono queste esperienze in Italia? Non lo so, ma di sicuro molto, molto meno di tante altre esperienze di non-integrazione, di distacco. Purtroppo talvoltaanche a causa degli italiani, ma il più delle volte a causa della fede integralista dei musulmani. Una bella esperienza, dieci esperienze di integrazione (che poi è tutta da verificare) non significano nulla, se di contro ci stanno centinaia di moschee in cui si insegnano valori contrastanti la civiltà occidentale e addirittura la morte contro gliinfedeli. Scusami ma non puoi dire che i musulmani sono come noi, nel senso di credere nei valori nostri, solo perché loro dicono che potresti essere come loro: il tuo è un caso particolare, che conferma la regola generale del loro contrasto nei nostri confronti, magari non diretto, perché l'infingimento è una caratteristica dell'islam, ma profondo e nascosto nelle loro idee e costumi.
La mia risposta è stata la seguente:
Caro amico,intanto io parlo per esperienza diretta, tu leggi un giornale (Il Giornale) che proprio non è l'espressione di un giornalismo corretto, ammesso che questo possa esistere. Ti ripeto che io non sono islamico, ne ho intenzione di diventarlo. Il problema è che dobbiamo prendere atto di questa presenza (e non far finta di nulla) e lavorare per una società aperta a tutti. Non è alzando muri o creando ghetti che si risolvono i problemi. Il paragone con la cocaina, se permetti, offende la tua intelligenza...oltre che la mia e quella dei lettori. Tu (e molti altri) parlate di fede integralista: in Europa ci sono 23.000.000 di musulmani se solo uno su mille fosse come quelli che vengono descritti dalla stampa (da certa stampa) a quest'ora saremmo una repubblica islamica e il problema, oggetto di questa discussione, non si porrebbe...Puntuale giunge la risposta di Alfio che prende in esame i singoli punti della mia mail precedente:
"Caro amico, intanto io parlo per esperienza diretta, tu leggi un giornale (Il Giornale)che proprio non è l'espressione di un giornalismo corretto, ammesso che questo possa esistere". Scusa ma hai letto l'articolo di cui parlavo? Erano lettere di donne praticamente schiavizzate dai rispettivi mariti o parenti! E mi parli di disinformazione? Ma non conosci questo problema, cioè la considerazione quasi nulla della donna da parte dell'islamico? Domanda a una di quelle ragazze che hanno scritto se Il Giornale si è inventato le lettere."Il problema è che dobbiamo prendere atto di questa presenza (e non far finta di nulla) e lavorare per una società aperta a tutti. Non è alzando muri o creando ghetti che si risolvono i problemi". No caro Giuliano, non basta prendere atto, bisogna che gli islamici prendano atto della società in cui vivono, che è molto diversa da quella da loro desiderata. I muri, lo ripeto, sono costruiti da loro: io abito a Vicenza e conosco molti africani, slavi, europei dell'est: nessun islamico, come mai? E' solo colpa mia? No, non vogliono condividere con noi cittadini vicentini quasi nulla (se non i diritti, quasi mai i doveri)."Il paragone con la cocaina, se permetti, offende la tua intelligenza...oltre che la mia equella dei lettori. ". Guarda che hai fatto tu l'esempio che io ho spostato alla cocaina, non l'hai capito? Cosa c'entra che 50 mila italiani si sono convertiti all'islam? NULLA, o forse solo che erano persone disperate alla ricerca di una fede che garantisse loro quella sicurezza che non sono riusciti a costruire da soli. Se anche tutti gli italiani si convertono all'islam, ciò significa che l'islam professa solo principi buoni? No. Lo stesso vale anche per il cristianesimo, la cui validità non è data dal numero di credenti (mi sembra un concetto ovvio).Riguardo all'ultima tua affermazione posso dire solo che è vero che non tutti sono dei kamikaze, dei martiri della fede. Difatti ho anche ribadito il fatto che l'Eurabia si sta costruendo con la fertilità assai maggiore tra gli islamici che non tra gli europei. Tra qualche decina d'anni si sentirà parlare di Repubblica islamica, poichè gli islamici saranno in maggior numero degli europei e quindi con il sistema democratico potranno imporre le loro idee anche in politica. Saluti
Il giorno dopo interviene Gianni, che interrompe, fortunatamente, questo serrato dibattito:
Cari listaioli, sto seguendo, un poco sconcertato, il dibattito in oggetto e devo amaramente constatare che Voltaire ha scritto forse inutilmente il suo trattato sulla tolleranza, se a distanza di oltre due secoli questo è il livello della discussione!L'Islam non è solo fanatismo, anzi è da pochissimi anni che si può parlare di fondamentalismo islamico. Il vero Islam è quello di Averroe ed Avicenna, non quello di Bin Laden... Ma il fenomeno è estremamente complesso e non mi sento di avere la competenza minima per affrontarlo, allora con modalità random esprimo alcune personali riflessioni/provocazioni. Riguardo alla condizione femminile: da quanto in Italia la donna è equiparata all'uomo (almeno formalmente, se non di fatto)? Non sono più di trent'anni. Il delitto d'onore (codice Rocco) è stato solo recentemente cassato dal codice penale: a causa di quella aberrazione giuridica, quante donne sono state assassinate dai propri mariti nella quasi impunità? (Ve lo ricordate "Divorzio all'italiana" di Germi, con Mastroianni ed una giovanissima Sandrelli?).Riguardo al rapporto stato/chiesa: quanto tempo è passato dalla breccia di porta Pia? Poco più di un secolo. Possiamo onestamente dire che in Italia la Chiesa cattolica non ha più influenza politica? E la vergognosa Legge 40 sulla procreazione assistita? (Avete visto ieri il programma "W l'Italia" su RAI 3?). Esiste davvero la separazione tra Stato e Chiesa nel nostro Paese? Riguardo al fanatismo religioso: avete mai assistito ad un comizio del (dis)onorevole Borghezio? Perché si sta tentando di reintrodurre la messa preconciliare? Do you remember monsignor Lefebvre e la fraternità sacerdotale san Pio X? Insomma, guardiamo anche la trave nei nostri occhi, non solo la pagliuzza in quelli altrui...La storia ci insegna che non è costruendo muri (di mattoni o legislativi, vedi L. Bossi-Fini) che si lasciano i "barbari" fuori dai confini. Il vallo di Adriano, la muraglia cinese, il muro di Berlino non sono serviti a nulla...Se l'Europa vuole sopravvivere agli stravolgimenti demografici dei prossimi decenni ha una sola via: l'educazione alla tolleranza ed alla relazionalità, partendo dall'asilo nido e continuando per tutto l'arco della vita. Solo così si può sperare di costruire una nuova società globale, auspicando di avere prossimamente su questo minuscolo sassolino che gravita nell'universo un'umanità finalmente pacificata e solidale. Beh, dai, è estate... Lasciatemi sognare...;-)
ciao-ciao
Gianni
Concordando con quest’ultimo, aggiungo:
Caro Alfio,mi sembra che la mail di Gianni risponda a molti tuoi dubbi. Ma sicuramente non sarà così. Ovviamente tu puoi pensarla come vuoi, ma ti dico che se non operiamo bene, e a favore di una società aperta, di tutti e per ciascuno, finiremo male.Per quanto riguarda i fondamentalisti, ti ricordo che gli imbecilli non conoscono patrie ne fedi: Francisco Franco, mentre garrottava oppositori dedicava la Spagna al Sacro Cuore di Gesù (cosa che mandava in bestia don Milani e pochi altri, ahimè). E allora? Ti ripeto: la fede non c'entra. E' solo (?) questione di intelligenza e sensibilità...altrimenti non rimane che la logica del muro contro muro, dell'occhio per occhio (e, come scriveva Gandhi, rispondendo occhio per occhio alla fine il mondo diventa cieco...).
Giuliano
Il giorno 8, torna a farsi sentire Milena, che scrive:
Sono stata in diversi paesi nei quali i musulmani sono la maggioranza (Yemen, Tunisia, Marocco, Turchia, e, soprattutto,Giordania): la realtà spesso è ben diversa da quella che ci appare attraverso i media.Penso che non si possa scambiare un credo religioso (qualunque credo)con l'integralismo (qualunque integralismo).Vorrei conosceste tutti il mio amico Mahdi, una persona squisita, sensibile e aperta (culturalmente)che ho conosciuto qualche anno fa in Giordania: certe generalizzazioni mi dispiacciono perché suonano al mio orecchio come offese alla sua persona (e ad altre persone che abitano nel mio paese). Mi intristisce l'incapacità, o meglio, la non volontà di comprensione.
milena
Alfio replica come segue (lo stesso giorno):
Cari amici della lista, ognuno si tenga il suo parere e, cara Milena, anch’io mi intristisco al solo pensiero di cosa potrà essere l’Italia e l’Europa tra qualche decina d’anni (l’unica fortuna che ho è quella di essere già un po’ avanti con gli anni, pur non essendo vecchio,preciso!), dopo la loro islamizzazione. Comunque questo è l’ultimo messaggio che invio su questo argomento, anche perché altrimenti si continua a dibattere su cose già dette. Una sola cosa alla fine: vorrei invitarvi a conoscere e a leggere Maghi Allam, forse l’unico italiano e paradossalmente islamico che comprende e spiega bene quello che ho detto finora.
Saluti a tutti
Il giorno 9 Francesca, moderatrice della lista, aggiunge:
Caro Alfio, dovrei ringraziare il tuo fondamentalismo contro i musulmani per aver animato la lista! ma di fondamentalismi, purtroppo la storia è piena e noi "cattolici" non siamo di meno, anzi! ti avevo indicato un sito per vedere come noi italiani migranti siamo stati considerati... e per darti delle dimostrazioni che anche noi siamo invasori del mondo altrui e peggio ancora avremmo voluto colonizzare il mondo altrui (in quella mostra di cui ho mandato gli indirirzzi internet, oltre a cose spregevoli che noi stiamo ripetendo con gli altri, c'è la conferma della nostra "colonizzazione" in America: Al Capone!). Purtroppo la mafia esiste, ma non per questo tutti gli italiani sono mafiosi; la chiesa cattolica torna al latino e a considerare peccato le libertà conquistate in tanti anni di lotta (torniamo ad essere schiave...) e perché non accenni alle morti bianche sul lavoro che anche queste sono diventate multietniche... e sempre meno italiane?mentre il problema è la sicurezza che l'italiano ha imparato a pretendere, ma lo straniero no? dai! per favore, non giochiamo sui fantasmi o sulle leggende metropolitane! ogni etnia ha una vastità di elementi che è ridicolo chiuderla in confini certi e "murati" fra qualche mese ti ricorderai dell'invasione cinese?
a presto
Francesca
Cui risponde Alfio nell’ultima sua mail:
Cara Francesca ti rispondo brevemente, anche se mi ero ripromesso di non parlare più, perché la cosa peggiore è dire qualcosa a chi non vuol ascoltare:a) tu sei una donna, dovresti sapere come considerano le donne i musulmani, non uno, due, ma quasi tutti, se non tutti (v. qualsiasi fatto che viene esposto sui media quasi giornalmente). Penso quindi che hai a cuore la tua condizione femminile oppure vuoi ritornare indietro di qualche centinaio d’anni?b) Non ho mai detto che la Chiesa non è stata o non è fondamentalista: ma un fatto evidente è che oggi, mi pare, la Chiesa non punisce con il taglio della gola o la lapidazione le donne che commettono peccato.c) È vero che anche i nostri emigranti sono stati spesso emarginati o umiliati, ma oggi non mi sembra che sia per questo motivo che i musulmani si autoemarginano e ci considerano dei miscredenti da convertire (nel migliore dei casi) o da far fuori (v. stragi da primadell’11 di settembre; discorsi e cosiddette omelie dei famigerati imam nelle moschee).d) Preferisco mille volte la colonizzazione degli europei che ha portato un po’ di civiltà in popoli altrimenti ancora molto arretrati, alla ‘colonizzazione’ di una civiltà (civiltà?) che considera la morte il valore principale della vita.e) Non tutti i meridionali sono mafiosi, questo è sicuro, ma la maggior parte è influenzata da una mentalità mafiosa e arretrata (onore, famiglia da difendere a tutti i costi, ecc.). Difatti li invito spesso ad andarsene dal sud e venire nel nord dell’Italia (cosa che moltisudisti intelligenti e laboriosi hanno già fatto).f) Non mi pare che la Chiesa, la quale propone i suoi principi, ti obblighi a seguirli: sei libera di essere cattolica o meno. Se ti sembra di essere schiavizzata dalla Chiesa, escine! Prova a chiedere ai musulmani cosa significa per loro uscire dall’islam, cosa molto ma molto difficile, pena la completa emarginazione dalla comunità araba, se nonaltre ritorsioni ben più gravi (morte).g) Guarda che le morti ‘bianche’ ci sono sempre state e fino a qualche anno fa riguardavano solo gli italiani. Adesso è chiaro che toccano di più gli extracomunitari perché solo loro fanno certi lavori.Poi non vedo cosa c’entra questo con il discorso che stiamo facendo. Prova a fare tu uno dei lavori in cui muoiono gli operai e vedrai se non rischi! Ciò vale per tutti i lavoratori.h) Le leggende metropolitane le costruite voi: non esiste integrazione fino a quando un musulmano rimane veramente musulmano. Ti sei mai chiesta come mai, rispetto a qualche anno fa, le donne arabe usano molto di più il velo? E’ in atto un processo di accentuazione dell’integralismo musulmano che non accetta alcuna collaborazione con lanostra cultura (poi è chiaro che esistono anche le eccezioni che confermano la regola: v. Maghi Allam).
Saluti
Alfio
Riflessioni
Ho riletto lo scritto di Roberto, che ha originato la discussione: se devo fare un appunto è che mi sembra un po’ troppo pessimista. È vero che le cose non vanno bene e che le Chiese si sono chiuse, dopo la stagione di dialogo ecumenico in una chiusura identitaria. Ma forse è ancora troppo presto: per molto tempo l’Islam è stata una realtà lontana, un po’ esotica e un po’ misteriosa. Poi, piano piano i musulmani sono venuti tra noi. È vero che, anche ad Albenga ci sono musulmani residenti da tempo, alcuni da 17 anni, ma è anche vero che solo in questi ultimi anni sono aumentati notevolmente. E, purtroppo, la “gente” (questa categoria sociologica dallo status scientifico e sociologico un po’ incerto) ha bisogno di tempi lunghi: molti albenganesi devono ancora “digerire” l’invasione dei meridionali (dei “terroni”) iniziata a partire dagli anni ’70. figuriamoci i “marocchini”, gli islamici di oggi!!!
I tempi sono lunghi, ma i problemi devono essere risolti in fretta, se non vogliamo creare le condizioni per conflitti tremendi, per guerre fra poveri, come quelle che si prospettano all’estero. E qui sono chiamati in causa le istituzioni, gli enti locali, il sistema formativo e, in definitiva, tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Sta anche a noi, indigeni e allogeni, cristiani, musulmani o non credenti poco importa, decidere se vogliamo lasciare ai nostri figli una società conflittuale e barricadera o una società aperta, dove ci sia spazio per tutti e per ciascuno.
La scuola può essere un ottimo territorio di frontiera, un laboratorio ove sperimentare nuove forme di linguaggi, di convivenze, di partecipazione. Nella mia scuola, ad esempio, abbiamo creato un gruppo di contatto formato da mamme marocchine, guarda caso tutte islamiche, rigorosamente velate, che si sono dichiarate disponibili a svolgere un ruolo di cerniere con le altre mamme (nelle nostre scuole le persone arabe sono la stragrande maggioranza degli stranieri). E la costituzione di questo gruppo è stato un momento molto tenero: due di queste signore sono venute alla riunione accompagnate dalle figlie che facevano loro da interpreti…
Ma torniamo alla nostra discussione estiva. Ciò che Alfio esprime mi sembra rappresenti abbastanza bene il comune sentire: sono presenti molti degli stereotipi e quasi tutti i pregiudizi correnti nei confronti dei musulmani
La polemica risale alla prima metà di agosto ma, avendo avuto problemi con la linea telefonica prima e con il computer poi, la pubblico solo ora. In un secondo momento, aggiungerò le riflessioni (oltre a quelle minime già presenti), sperando che Alfio e altri eventuali lettori che la pensano come lui, abbiano letto l’articolo del quotidiano La Repubblica del 20 agosto “L’Europa è sempre più intollerante, in aumento i reati contro gli ebrei, gli islamici e i gay” di Rosalba Castelletti.
L’antefatto
Lo scritto di Roberto parte dalla constatazione che, spesso e volentieri, persone di fede islamica vengono denunciati per presunti atti di terrorismo e, conseguentemente, sbattuti in prima pagina, come mostri e terroristi. Sovente poi vengono riconosciuti estranei ai fatti o condannati per reati minori…peccato che la notizia venga pubblicata in ventottotesima pagina e in un trafiletto a corpo otto…Chi lo ricorda, è il caso di quei musulmani denunciati perché avendo visitato San Petronio (dove si trova un affresco medievale raffigurante Mohammed agli inferi) sono stati denunciati per aver progettato attentati all’edificio…salvo poi aver scoperto che il traduttore aveva capito male o non conosceva il dialetto degli imputati…Comunque, non si vuole certo affermare che tutti i musulmani siano santi ma quello che qui interessa è che sussiste una campagna mediatica per criminalizzare gli islamici, portata avanti da organi di stampa che sottolineano, appena possibile (e, a volte, anche dove questa non esiste) la matrice musulmana di eventi negativi. Roberto non a caso parla di “effetto Oriana Fallaci” e, francamente, come dargli torto? Le dichiarazioni dell’avv. Taormina di pochi giorni fa (cui abbiamo dedicato un altro post) ne sono un “ottimo” esempio. Purtroppo, come sottolinea anche il mio amico, c’è l’assordante silenzio delle associazione dei diritti umani e, perché no?, della Chiesa…
Chi si batte per una società aperta e solidale non può che preoccuparsi e attivarsi per contrastare ogni fenomeno di intolleranza, razzismo e xenofobia.
La discussione
Dopo la pubblicazione del testo di Roberto, giunge la prima mail di Alfio, che riporto integralmente:
Prima di tutto questa è una lista di pedagogia e non c’entrano questi argomenti. In secondo luogo dico la mia: basta con i falsi piagnistei dei musulmani arabi (soprattutto): l’Italia vi sta dando anche troppo e voi ne approfittate! Cercate di eliminare tutti quegli elementi della vostra cultura che non vanno d’accordo con la nostra e vedrete che viaccoglieremo. Poi sbaglio o siete voi che vi estraniate e volete vivere per conto vostro e non noi italiani che vi emarginiamo?? Comunque per dirla in tutta franchezza: con l’islamico veramente praticante non ci può essere integrazione: o noi o voi. La vostra cultura e religione mantiene ancora precetti e usi che vanno contro il nostro modo disentire. Quindi o cambiate o tornate da dove siete venuti.
A cui ho risposto così:
Caro Alfio,anche se sono calvo, mi sento tirato per i capelli...così ti rispondo.Non so che razza di musulmani tu abbia frequentato. Io ti posso portare la mia esperienza di operatore qui ad Albenga (Savona). Sul quasi 24.000 abitanti residenti nel comune di Albenga, ci sono 1486 stranieri di questi, circa il 60% sono (o dovrebbero essere) musulmani in quanto provengono da paesi a maggioranza musulmana (Marocco, Algeria, Tunisia ecc.) o dove i musulmani sono numericamente presenti come l'Albania.
Lavoro con loro in quanto stiamo cercando di costituire un ente di assistenza; ho avuto per due anni un blog sul sito della Comunità Musulmana della Liguria e sono amico del responsabile del Centro Culturale Islamico di Albenga; il mio blog ospita lo scritto che ti ha scandalizzato e un volantino del Comitato donne e mamme musulmane. Conosco Hamza Piccardo e il Presidente della Comunità musulmana della Liguria. Sono uno dei pochi non musulmani ad essere invitato in moschea e a frequentare la Festa della fine del Ramadan. Anzi una mia mamma (di mestiere faccio il maestro) mi ha detto che se pregassi come loro sarei un perfetto musulmano. Peccato che non sia neanche credente. E questo loro lo sanno...Tu continui, purtroppo, a parlare per generalizzazioni (NOI italiani LORO musulmani: ma lo sai che ci sono 50.000 italiani convertiti? Lo sai che ci sono italiani atei, buddisti, valdesi e interisti...). Ed è questo un errore: io con certi italiani (e penso ai leghisti, ad esempio) ho forse in comune un unica cosa, la lingua (e a volte neanche quella). Come scriveva il cardinal Carlo Maria Martini, ormai lo scontro non è tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti...A presto
Il giorno 7 agosto, Milena si dichiara d’accordo con la mia risposta e scrive:
Condivido ogni parola grazie
milena
Lo stesso giorno, Alfio risponde alla mia mail:
Caro Giuliano, non voglio negare la tua esperienza, come posso farlo? Anzi mi auguro che vada avanti, ma..c'è un ma...quante sono in Italia? Tu parli di 50 mila convertiti, e allora? Cosa dimostra questo? Che l'islamizzazione è buona? Quanti sono coloro che si drogano in Italia: per la cocaina si parla di qualche milione, allora la cocaina fa bene? La tua esperienza è positiva, e allora? Significa che tutti i musulmani sono come quelli che conosci tu? Io di sicuro ne conosco meno, ma leggo, mi informo, anche oggi ho letto un editoriale di Maria Giovanna Maglie sulla condizione di povere ragazze musulmane che inviano lettere per cercare aiuto contro i loro padri o mariti (Il Giornale). Mi dispiaceper te, ma tu vivi nel mondo delle favole e dei sogni, che sono quelli di una bella integrazione (non si sa fino a quando? Forse fino a che il numero degli italiani è superiore ai musulmani): quante sono queste esperienze in Italia? Non lo so, ma di sicuro molto, molto meno di tante altre esperienze di non-integrazione, di distacco. Purtroppo talvoltaanche a causa degli italiani, ma il più delle volte a causa della fede integralista dei musulmani. Una bella esperienza, dieci esperienze di integrazione (che poi è tutta da verificare) non significano nulla, se di contro ci stanno centinaia di moschee in cui si insegnano valori contrastanti la civiltà occidentale e addirittura la morte contro gliinfedeli. Scusami ma non puoi dire che i musulmani sono come noi, nel senso di credere nei valori nostri, solo perché loro dicono che potresti essere come loro: il tuo è un caso particolare, che conferma la regola generale del loro contrasto nei nostri confronti, magari non diretto, perché l'infingimento è una caratteristica dell'islam, ma profondo e nascosto nelle loro idee e costumi.
La mia risposta è stata la seguente:
Caro amico,intanto io parlo per esperienza diretta, tu leggi un giornale (Il Giornale) che proprio non è l'espressione di un giornalismo corretto, ammesso che questo possa esistere. Ti ripeto che io non sono islamico, ne ho intenzione di diventarlo. Il problema è che dobbiamo prendere atto di questa presenza (e non far finta di nulla) e lavorare per una società aperta a tutti. Non è alzando muri o creando ghetti che si risolvono i problemi. Il paragone con la cocaina, se permetti, offende la tua intelligenza...oltre che la mia e quella dei lettori. Tu (e molti altri) parlate di fede integralista: in Europa ci sono 23.000.000 di musulmani se solo uno su mille fosse come quelli che vengono descritti dalla stampa (da certa stampa) a quest'ora saremmo una repubblica islamica e il problema, oggetto di questa discussione, non si porrebbe...Puntuale giunge la risposta di Alfio che prende in esame i singoli punti della mia mail precedente:
"Caro amico, intanto io parlo per esperienza diretta, tu leggi un giornale (Il Giornale)che proprio non è l'espressione di un giornalismo corretto, ammesso che questo possa esistere". Scusa ma hai letto l'articolo di cui parlavo? Erano lettere di donne praticamente schiavizzate dai rispettivi mariti o parenti! E mi parli di disinformazione? Ma non conosci questo problema, cioè la considerazione quasi nulla della donna da parte dell'islamico? Domanda a una di quelle ragazze che hanno scritto se Il Giornale si è inventato le lettere."Il problema è che dobbiamo prendere atto di questa presenza (e non far finta di nulla) e lavorare per una società aperta a tutti. Non è alzando muri o creando ghetti che si risolvono i problemi". No caro Giuliano, non basta prendere atto, bisogna che gli islamici prendano atto della società in cui vivono, che è molto diversa da quella da loro desiderata. I muri, lo ripeto, sono costruiti da loro: io abito a Vicenza e conosco molti africani, slavi, europei dell'est: nessun islamico, come mai? E' solo colpa mia? No, non vogliono condividere con noi cittadini vicentini quasi nulla (se non i diritti, quasi mai i doveri)."Il paragone con la cocaina, se permetti, offende la tua intelligenza...oltre che la mia equella dei lettori. ". Guarda che hai fatto tu l'esempio che io ho spostato alla cocaina, non l'hai capito? Cosa c'entra che 50 mila italiani si sono convertiti all'islam? NULLA, o forse solo che erano persone disperate alla ricerca di una fede che garantisse loro quella sicurezza che non sono riusciti a costruire da soli. Se anche tutti gli italiani si convertono all'islam, ciò significa che l'islam professa solo principi buoni? No. Lo stesso vale anche per il cristianesimo, la cui validità non è data dal numero di credenti (mi sembra un concetto ovvio).Riguardo all'ultima tua affermazione posso dire solo che è vero che non tutti sono dei kamikaze, dei martiri della fede. Difatti ho anche ribadito il fatto che l'Eurabia si sta costruendo con la fertilità assai maggiore tra gli islamici che non tra gli europei. Tra qualche decina d'anni si sentirà parlare di Repubblica islamica, poichè gli islamici saranno in maggior numero degli europei e quindi con il sistema democratico potranno imporre le loro idee anche in politica. Saluti
Il giorno dopo interviene Gianni, che interrompe, fortunatamente, questo serrato dibattito:
Cari listaioli, sto seguendo, un poco sconcertato, il dibattito in oggetto e devo amaramente constatare che Voltaire ha scritto forse inutilmente il suo trattato sulla tolleranza, se a distanza di oltre due secoli questo è il livello della discussione!L'Islam non è solo fanatismo, anzi è da pochissimi anni che si può parlare di fondamentalismo islamico. Il vero Islam è quello di Averroe ed Avicenna, non quello di Bin Laden... Ma il fenomeno è estremamente complesso e non mi sento di avere la competenza minima per affrontarlo, allora con modalità random esprimo alcune personali riflessioni/provocazioni. Riguardo alla condizione femminile: da quanto in Italia la donna è equiparata all'uomo (almeno formalmente, se non di fatto)? Non sono più di trent'anni. Il delitto d'onore (codice Rocco) è stato solo recentemente cassato dal codice penale: a causa di quella aberrazione giuridica, quante donne sono state assassinate dai propri mariti nella quasi impunità? (Ve lo ricordate "Divorzio all'italiana" di Germi, con Mastroianni ed una giovanissima Sandrelli?).Riguardo al rapporto stato/chiesa: quanto tempo è passato dalla breccia di porta Pia? Poco più di un secolo. Possiamo onestamente dire che in Italia la Chiesa cattolica non ha più influenza politica? E la vergognosa Legge 40 sulla procreazione assistita? (Avete visto ieri il programma "W l'Italia" su RAI 3?). Esiste davvero la separazione tra Stato e Chiesa nel nostro Paese? Riguardo al fanatismo religioso: avete mai assistito ad un comizio del (dis)onorevole Borghezio? Perché si sta tentando di reintrodurre la messa preconciliare? Do you remember monsignor Lefebvre e la fraternità sacerdotale san Pio X? Insomma, guardiamo anche la trave nei nostri occhi, non solo la pagliuzza in quelli altrui...La storia ci insegna che non è costruendo muri (di mattoni o legislativi, vedi L. Bossi-Fini) che si lasciano i "barbari" fuori dai confini. Il vallo di Adriano, la muraglia cinese, il muro di Berlino non sono serviti a nulla...Se l'Europa vuole sopravvivere agli stravolgimenti demografici dei prossimi decenni ha una sola via: l'educazione alla tolleranza ed alla relazionalità, partendo dall'asilo nido e continuando per tutto l'arco della vita. Solo così si può sperare di costruire una nuova società globale, auspicando di avere prossimamente su questo minuscolo sassolino che gravita nell'universo un'umanità finalmente pacificata e solidale. Beh, dai, è estate... Lasciatemi sognare...;-)
ciao-ciao
Gianni
Concordando con quest’ultimo, aggiungo:
Caro Alfio,mi sembra che la mail di Gianni risponda a molti tuoi dubbi. Ma sicuramente non sarà così. Ovviamente tu puoi pensarla come vuoi, ma ti dico che se non operiamo bene, e a favore di una società aperta, di tutti e per ciascuno, finiremo male.Per quanto riguarda i fondamentalisti, ti ricordo che gli imbecilli non conoscono patrie ne fedi: Francisco Franco, mentre garrottava oppositori dedicava la Spagna al Sacro Cuore di Gesù (cosa che mandava in bestia don Milani e pochi altri, ahimè). E allora? Ti ripeto: la fede non c'entra. E' solo (?) questione di intelligenza e sensibilità...altrimenti non rimane che la logica del muro contro muro, dell'occhio per occhio (e, come scriveva Gandhi, rispondendo occhio per occhio alla fine il mondo diventa cieco...).
Giuliano
Il giorno 8, torna a farsi sentire Milena, che scrive:
Sono stata in diversi paesi nei quali i musulmani sono la maggioranza (Yemen, Tunisia, Marocco, Turchia, e, soprattutto,Giordania): la realtà spesso è ben diversa da quella che ci appare attraverso i media.Penso che non si possa scambiare un credo religioso (qualunque credo)con l'integralismo (qualunque integralismo).Vorrei conosceste tutti il mio amico Mahdi, una persona squisita, sensibile e aperta (culturalmente)che ho conosciuto qualche anno fa in Giordania: certe generalizzazioni mi dispiacciono perché suonano al mio orecchio come offese alla sua persona (e ad altre persone che abitano nel mio paese). Mi intristisce l'incapacità, o meglio, la non volontà di comprensione.
milena
Alfio replica come segue (lo stesso giorno):
Cari amici della lista, ognuno si tenga il suo parere e, cara Milena, anch’io mi intristisco al solo pensiero di cosa potrà essere l’Italia e l’Europa tra qualche decina d’anni (l’unica fortuna che ho è quella di essere già un po’ avanti con gli anni, pur non essendo vecchio,preciso!), dopo la loro islamizzazione. Comunque questo è l’ultimo messaggio che invio su questo argomento, anche perché altrimenti si continua a dibattere su cose già dette. Una sola cosa alla fine: vorrei invitarvi a conoscere e a leggere Maghi Allam, forse l’unico italiano e paradossalmente islamico che comprende e spiega bene quello che ho detto finora.
Saluti a tutti
Il giorno 9 Francesca, moderatrice della lista, aggiunge:
Caro Alfio, dovrei ringraziare il tuo fondamentalismo contro i musulmani per aver animato la lista! ma di fondamentalismi, purtroppo la storia è piena e noi "cattolici" non siamo di meno, anzi! ti avevo indicato un sito per vedere come noi italiani migranti siamo stati considerati... e per darti delle dimostrazioni che anche noi siamo invasori del mondo altrui e peggio ancora avremmo voluto colonizzare il mondo altrui (in quella mostra di cui ho mandato gli indirirzzi internet, oltre a cose spregevoli che noi stiamo ripetendo con gli altri, c'è la conferma della nostra "colonizzazione" in America: Al Capone!). Purtroppo la mafia esiste, ma non per questo tutti gli italiani sono mafiosi; la chiesa cattolica torna al latino e a considerare peccato le libertà conquistate in tanti anni di lotta (torniamo ad essere schiave...) e perché non accenni alle morti bianche sul lavoro che anche queste sono diventate multietniche... e sempre meno italiane?mentre il problema è la sicurezza che l'italiano ha imparato a pretendere, ma lo straniero no? dai! per favore, non giochiamo sui fantasmi o sulle leggende metropolitane! ogni etnia ha una vastità di elementi che è ridicolo chiuderla in confini certi e "murati" fra qualche mese ti ricorderai dell'invasione cinese?
a presto
Francesca
Cui risponde Alfio nell’ultima sua mail:
Cara Francesca ti rispondo brevemente, anche se mi ero ripromesso di non parlare più, perché la cosa peggiore è dire qualcosa a chi non vuol ascoltare:a) tu sei una donna, dovresti sapere come considerano le donne i musulmani, non uno, due, ma quasi tutti, se non tutti (v. qualsiasi fatto che viene esposto sui media quasi giornalmente). Penso quindi che hai a cuore la tua condizione femminile oppure vuoi ritornare indietro di qualche centinaio d’anni?b) Non ho mai detto che la Chiesa non è stata o non è fondamentalista: ma un fatto evidente è che oggi, mi pare, la Chiesa non punisce con il taglio della gola o la lapidazione le donne che commettono peccato.c) È vero che anche i nostri emigranti sono stati spesso emarginati o umiliati, ma oggi non mi sembra che sia per questo motivo che i musulmani si autoemarginano e ci considerano dei miscredenti da convertire (nel migliore dei casi) o da far fuori (v. stragi da primadell’11 di settembre; discorsi e cosiddette omelie dei famigerati imam nelle moschee).d) Preferisco mille volte la colonizzazione degli europei che ha portato un po’ di civiltà in popoli altrimenti ancora molto arretrati, alla ‘colonizzazione’ di una civiltà (civiltà?) che considera la morte il valore principale della vita.e) Non tutti i meridionali sono mafiosi, questo è sicuro, ma la maggior parte è influenzata da una mentalità mafiosa e arretrata (onore, famiglia da difendere a tutti i costi, ecc.). Difatti li invito spesso ad andarsene dal sud e venire nel nord dell’Italia (cosa che moltisudisti intelligenti e laboriosi hanno già fatto).f) Non mi pare che la Chiesa, la quale propone i suoi principi, ti obblighi a seguirli: sei libera di essere cattolica o meno. Se ti sembra di essere schiavizzata dalla Chiesa, escine! Prova a chiedere ai musulmani cosa significa per loro uscire dall’islam, cosa molto ma molto difficile, pena la completa emarginazione dalla comunità araba, se nonaltre ritorsioni ben più gravi (morte).g) Guarda che le morti ‘bianche’ ci sono sempre state e fino a qualche anno fa riguardavano solo gli italiani. Adesso è chiaro che toccano di più gli extracomunitari perché solo loro fanno certi lavori.Poi non vedo cosa c’entra questo con il discorso che stiamo facendo. Prova a fare tu uno dei lavori in cui muoiono gli operai e vedrai se non rischi! Ciò vale per tutti i lavoratori.h) Le leggende metropolitane le costruite voi: non esiste integrazione fino a quando un musulmano rimane veramente musulmano. Ti sei mai chiesta come mai, rispetto a qualche anno fa, le donne arabe usano molto di più il velo? E’ in atto un processo di accentuazione dell’integralismo musulmano che non accetta alcuna collaborazione con lanostra cultura (poi è chiaro che esistono anche le eccezioni che confermano la regola: v. Maghi Allam).
Saluti
Alfio
Riflessioni
Ho riletto lo scritto di Roberto, che ha originato la discussione: se devo fare un appunto è che mi sembra un po’ troppo pessimista. È vero che le cose non vanno bene e che le Chiese si sono chiuse, dopo la stagione di dialogo ecumenico in una chiusura identitaria. Ma forse è ancora troppo presto: per molto tempo l’Islam è stata una realtà lontana, un po’ esotica e un po’ misteriosa. Poi, piano piano i musulmani sono venuti tra noi. È vero che, anche ad Albenga ci sono musulmani residenti da tempo, alcuni da 17 anni, ma è anche vero che solo in questi ultimi anni sono aumentati notevolmente. E, purtroppo, la “gente” (questa categoria sociologica dallo status scientifico e sociologico un po’ incerto) ha bisogno di tempi lunghi: molti albenganesi devono ancora “digerire” l’invasione dei meridionali (dei “terroni”) iniziata a partire dagli anni ’70. figuriamoci i “marocchini”, gli islamici di oggi!!!
I tempi sono lunghi, ma i problemi devono essere risolti in fretta, se non vogliamo creare le condizioni per conflitti tremendi, per guerre fra poveri, come quelle che si prospettano all’estero. E qui sono chiamati in causa le istituzioni, gli enti locali, il sistema formativo e, in definitiva, tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Sta anche a noi, indigeni e allogeni, cristiani, musulmani o non credenti poco importa, decidere se vogliamo lasciare ai nostri figli una società conflittuale e barricadera o una società aperta, dove ci sia spazio per tutti e per ciascuno.
La scuola può essere un ottimo territorio di frontiera, un laboratorio ove sperimentare nuove forme di linguaggi, di convivenze, di partecipazione. Nella mia scuola, ad esempio, abbiamo creato un gruppo di contatto formato da mamme marocchine, guarda caso tutte islamiche, rigorosamente velate, che si sono dichiarate disponibili a svolgere un ruolo di cerniere con le altre mamme (nelle nostre scuole le persone arabe sono la stragrande maggioranza degli stranieri). E la costituzione di questo gruppo è stato un momento molto tenero: due di queste signore sono venute alla riunione accompagnate dalle figlie che facevano loro da interpreti…
Ma torniamo alla nostra discussione estiva. Ciò che Alfio esprime mi sembra rappresenti abbastanza bene il comune sentire: sono presenti molti degli stereotipi e quasi tutti i pregiudizi correnti nei confronti dei musulmani
lunedì 20 agosto 2007
Per la Pace...
ricevo e pubblico
10 grandi attività per la pace e la giustizia – Aderisci anche tu!
Cari amici,
Vi rinnoviamo l´invito ad aderire al Comitato organizzatore della Marcia Perugia-Assisi e della Settimana della pace che si svolgerà dal 1 al 7 ottobre 2007 per promuovere “tutti i diritti umani per tutti” e contribuire alla costruzione di una nuova politica nonviolenta basata sui diritti umani.Nella scheda che segue trovate le 10 grandi attività che stiamo organizzando insieme alla Marcia Perugia-Assisi del 7 ottobre per rilanciare una grande mobilitazione per la pace e la giustizia che coinvolga tutto il nostro paese, il mondo politico, quello dell´informazione, della scuola e della cultura.Le prossime settimane ci richiederanno un grande sforzo collettivo per ampliare il coinvolgimento nelle nostre città e organizzare la partecipazione dei cittadini. Per questo abbiamo bisogno anche della vostra collaborazione.Ecco cinque cose che vi proponiamo di fare subito.1. Inviare subito l´adesioneal Comitato organizzatore della Marcia Perugia-Assisi e della Settimana della pace e coinvolgere i vostri soci e sostenitori;2. Promuovere la costituzione di un comitato cittadino per organizzare la partecipazione alla Marcia Perugia-Assisi e alla settimana della pace coinvolgendo gruppi, associazioni, parrocchie, forze politiche, comunità degli immigrati…3. Sollecitare il Comune, la Provincia e Regione ad aderire alla Marcia e alle iniziative collegate (vedi la lettera e la delibera del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani); 4. Decidere quali iniziative e/o manifestazioni organizzare in città durante la settimana della pace; 5. Pubblicare il banner d´invito alla Marcia nella home page del proprio sito e diffondere lo spot alle radio e televisioni locali (richiedili alla Tavola della pace),IMPORTANTE!!! Per facilitare il coordinamento delle attività vi invitiamo a visitare e utilizzare quotidianamente il sito www.perlapace.it dove potete pubblicare anche le informazioni sulle iniziative che state organizzando.Nei prossimi giorni riceverete nuove comunicazioni su ciascuna delle attività in programma e nuovi materiali utili per svilupparle.Ci auguriamo dunque di ricevere quanto prima la vostra adesione e notizie sulle iniziative che intendete assumere.Con i più cordiali salutiFlavio Lotti e Grazia BelliniCoordinatori nazionaliTavola della pacePerugia, 20 agosto 2007Tavola della pacevia della Viola, 106122 PerugiaTel. +39 075 5736890Fax +39 075 5739337info@perlapace.itwww.perlapace.it
***"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti."Eppure, ancora oggi, centinaia di milioni di persone sono costrette a sopravvivere e spesso a morire senza conoscere il sapore della pace, della libertà, della giustizia e della democrazia. Per questo, alla vigilia del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la Tavola della pace e il Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani hanno deciso di promuovere un vasto programma di attività politiche e culturali. Non si può tollerare ciò che è intollerabile!Se vogliamo la pace promuoviamo insieme“tutti i diritti umani per tutti”Le 10 grandi attività in programma
1. La Marcia per la pace Perugia-Assisi - domenica 7 ottobre 2007 2. La Settimana della pace 1-7 ottobre 2007 3. A Roma per una politica di pace - martedì 2 ottobre 2007 4. “Diamo voce alla pace” 2a Giornata nazionale per un´informazione e comunicazione di pace - mercoledì 3 ottobre 2007 5. “Dialoghiamo” 3a Giornata nazionale della pace, della fraternità e del dialogo - giovedì 4 ottobre 2007 6. “Un altro mondo è possibile se promuoviamo tutti i diritti umani per tutti” 7a Assemblea dell´Onu dei Popoli - Perugia, 5-7 ottobre 20077. “Giovani in azione per i diritti umani e la pace” 3a Assemblea dell´Onu dei Giovani - Terni, 5-7 ottobre 2007 8. Con l´Africa - Per la pace in Medio Oriente 9. L´Anno dei diritti umani 10. Il programma “La mia scuola per la pace” 2007-2008
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La Marcia per la pace Perugia-Assisi - domenica 7 ottobre 2007Domenica 7 ottobre 2007 si svolgerà la Marcia per la pace Perugia-Assisi. Una nuova marcia dedicata alla promozione di “tutti i diritti umani per tutti”. Una Marcia che ha avuto il suo simbolico inizio nelle baraccopoli di Nairobi il 20 gennaio 2007. Sarà la Marcia dei diritti umani. Una marcia tesa a costruire una nuova politica basata sui diritti umani. Una politica genuinamente nuova che si impegni a salvare dalla morte certa coloro che sono ancora privati dei fondamentali diritti; una politica che metta al bando la guerra e riconosca la pace come diritto fondamentale della persona e dei popoli; una politica impegnata a costruire la pace tra i popoli e tra le persone, tra gli stati e dentro gli stati; una politica tesa a difendere e attuare, secondo principi di giustizia fatti propri dal diritto internazionale dei diritti umani, il bene comune universale e a costruire un ordine internazionale pacifico e democratico; una politica impegnata a riconoscere, garantire e promuovere i diritti umani, la solidarietà e la responsabilità di tutti. La Marcia rappresenterà anche il momento principale della seconda edizione dello “Stand Up Against Poverty” (Alzati contro la povertà), il più grande evento globale contro la povertà organizzato dalle Nazioni Unite negli ultimi anni. La Marcia sarà dedicata alla giornalista Anna Politkovskaja uccisa il 7 ottobre 2006 sulla porta di casa a Mosca, al giornalista Ali Iman Shermarke ucciso l´11 agosto 2007 per le strade di Mogadiscio e a tutti i giornalisti e difensori dei diritti umani impegnati per la pace nel mondo. La Settimana della pace 1-7 ottobre 2007Prima della Marcia, dal 1 al 7 ottobre, si svolgerà una “Settimana per la pace” durante la quale tutti sono invitati a fare qualcosa in più per dare voce alla pace, per dare una mano alla pace, per rafforzare l´impegno per la pace. Cittadini, gruppi, associazioni, scuole, istituzioni e media sono invitati a dare un segno concreto d´impegno per la pace nella propria città, a scuola o nei luoghi di lavoro. L´obiettivo è coinvolgere centinaia di migliaia di persone mediante l´organizzazione di centinaia di iniziative in altrettante città: una straordinaria mobilitazione per la pace capace di incidere nella coscienza e nella politica del nostro paese. Una settimana contro la miseria e la guerra. Una settimana contro la cultura dell´odio, il cinismo, l´indifferenza, l´egoismo, l´individualismo, la competizione selvaggia, il razzismo, l´esclusione. Una settimana per riscoprire il significato autentico della parola “pace”; promuovere la globalizzazione dei diritti umani; ridare voce e forza alla coscienza di pace del nostro paese; protestare contro la chiusura della politica e dei media alla società civile impegnata per la pace; promuovere un´incisiva politica di pace; promuovere un´informazione e una comunicazione di pace; invitare tutti i cittadini ad impegnarsi personalmente per la pace; promuovere l´educazione alla pace e ai diritti umani e il suo inserimento permanente in tutti i programmi scolastici; valorizzare e accrescere l´impegno degli italiani, delle associazioni, degli Enti Locali, delle organizzazioni laiche e religiose, delle scuole per la pace nel mondo; rafforzare il pacifismo politico; rafforzare la società civile mondiale, la sua capacità di dialogare, progettare e agire insieme. Durante la Settimana della pace si svolgeranno centinaia di iniziative, convegni, incontri, dibattiti e manifestazioni promossi, in numerose città italiane, dalle associazioni, organizzazioni, gruppi, scuole ed Enti Locali; una iniziativa nazionale a Roma, presso il Parlamento, per una politica di pace (martedì 2 ottobre 2007); la 2a Giornata nazionale per un´informazione e comunicazione di pace (mercoledì 3 ottobre 2007); la 3a Giornata nazionale della pace, della fraternità e del dialogo - Festa di San Francesco (giovedì 4 ottobre); la 3a Assemblea dell´Onu dei Giovani (Terni, venerdì 5 e sabato 6 ottobre); la 7a Assemblea dell´Onu dei Popoli (Perugia, venerdì 5 e sabato 6 ottobre). A Roma per una politica di pace - martedì 2 ottobre 2007Martedì 2 ottobre 2007, prima Giornata internazionale della nonviolenza proclamata dalle Nazioni Unite, si svolgerà una originale iniziativa di pressione sul Parlamento e sul Governo per promuovere una politica di pace. Rappresentanti delle associazioni e degli enti locali impegnati per la pace e i diritti umani chiederanno di essere simultaneamente ricevuti dai membri del governo e del parlamento per sollecitare più impegno e coerenza contro la povertà che uccide; più impegno per mettere fine alle guerre del Medio Oriente; per un´informazione e una comunicazione di pace; per educare alla pace e ai diritti umani; per promuovere e rispettare i diritti umani; per i diritti dei migranti e il pluralismo culturale; per una nuova Onu democratica e capace; per la risoluzione pacifica dei conflitti nel Corno d´Africa; per la pace in Afghanistan; per non dimenticare l´Iraq e gli iracheni; per il disarmo; per l´ambiente e il clima; per un´Europa di pace, unita e solidale. “Diamo voce alla pace” 2a Giornata nazionale per un´informazione e comunicazione di pace - mercoledì 3 ottobre 2007Mercoledì 3 ottobre 2007 si svolgerà la 2a Giornata nazionale per un´informazione e comunicazione di pace promossa in collaborazione con la Federazione Nazionale Stampa Italiana e il sindacato dei giornalisti della Rai Usigrai. Ancora un giorno d´impegno comune per denunciare la falsa idea della pace che spesso viene alimentata dai media; denunciare l´assenza di una vera informazione sui problemi della pace e su chi opera per la pace nel mondo; denunciare il grave stato dell´informazione in Italia; difendere e rafforzare il ruolo di servizio pubblico della Rai; promuovere l´incontro e la collaborazione tra operatori dell´informazione, della comunicazione e operatori di pace; riflettere sulle responsabilità dei mezzi di comunicazione per la diffusione della cultura di pace; perchè la comunicazione e l´informazione siano davvero strumenti di pace. Un incontro degli operatori dell´informazione e degli operatori di pace si svolgerà il 3 ottobre ad Assisi, presso il Sacro Convento di San Francesco. “Dialoghiamo” 3a Giornata nazionale della pace, della fraternità e del dialogo - giovedì 4 ottobre 2007Il 4 ottobre 2007, Festa di San Francesco, sarà celebrata la terza Giornata nazionale della pace, della fraternità e del dialogo istituita all´unanimità dal Parlamento italiano. Tutti sono invitati a celebrare questa giornata nella propria città, a scuola, negli enti locali promuovendo iniziative, incontri e momenti di riflessione improntati all´incontro e al dialogo con chi porta idee e identità diverse. Il dialogo deve essere il fondamento di una nuova visione dei rapporti interpersonali come delle relazioni internazionali. Il dialogo non conosce confini geografici, culturali o sociali. Anche quando i conflitti hanno creato delle barriere insormontabili tra i popoli, lo spirito e la visione degli esseri umani sono riusciti, in molti casi, a mantenere accesa la fiamma del dialogo. Mantenere questa fiamma accesa è uno degli obiettivi principali che deve avere la giornata del 4 ottobre. Questa giornata può rappresentare anche la data simbolo per dare avvio al programma nazionale “La mia scuola per la pace” 2007-2008. “Un altro mondo è possibile se promuoviamo tutti i diritti umani per tutti” 7a Assemblea dell´Onu dei Popoli - Perugia, 5-7 ottobre 2007Il 5 e 6 ottobre 2007 si svolgerà a Perugia la 7a Assemblea dell´Onu dei Popoli sul tema “Un altro mondo è possibile se promuoviamo tutti i diritti umani per tutti”. L´Assemblea vedrà la partecipazione di centinaia di esponenti laici e religiosi di movimenti, sindacati, organizzazioni e network nazionali e internazionali, giornalisti, enti locali, forze politiche, università e centri di ricerca provenienti da cinquanta paesi di tutti i continenti e in particolare dall´Africa e dal Medio Oriente. Tra loro ci sono molte donne e uomini che rappresentano le vittime della miseria e dell´oppressione, delle guerre e della violenza e che testimoniano l´impegno civile sui grandi problemi sociali, politici, ambientali, culturali del nostro tempo. Il programma dell´Assemblea prevede un ampio dibattito sui seguenti temi: L´agenda politica dei diritti umani; Prima di tutto la sicurezza umana: l´alternativa alla guerra al terrore; Con l´Africa: costruiamo una nuova alleanza per la giustizia; Il dovere di fare pace in Medio Oriente; La nuova agenda della società civile mondiale. L´Assemblea dell´Onu dei Popoli si concluderà domenica 7 ottobre con la Marcia Perugia-Assisi “Tutti i diritti umani per tutti”. “Giovani in azione per i diritti umani e la pace” 3a Assemblea dell´Onu dei Giovani - Terni, 5-7 ottobre 2007Il 5 e 6 Ottobre 2007 si svolgerà a Terni la 3a Assemblea dell´Onu dei giovani con il titolo “Giovani in azione per i diritti umani e la pace”. L´obiettivo è offrire ai giovani un luogo aperto, accessibile ed attraversabile in cui confrontarsi e costruire un programma d´azione per la promozione e la difesa dei diritti umani e della pace. “L´Onu dei giovani ha una finalità concreta e reale: non è il luogo del ricordo, non intendiamo solo conoscere ed elencare i diritti umani ma disegnare la mappa delle nostre azioni e il programma dei nostri interventi nei luoghi che quotidianamente attraversiamo e in cui siamo protagonisti (scuola, università, territori, lavoro, organizzazioni…). L´Onu dei Giovani sarà l´occasione per ribadire quanto la promozione e l´affermazione dei diritti umani siano strettamente connessi alle emergenze che provengono dall´universo giovanile. Proprio per questo non ci incontreremo per celebrare i diritti umani ma per far sì che diventino al tempo stesso il nome dei bisogni e dei desideri e gli obiettivi concreti che dovranno guidare il nostro agire quotidiano e la politica a tutti i livelli.” Con l´Africa - Per la pace in Medio Oriente La Marcia Perugia-Assisi, la Settimana della pace e le due Assemblee dell´Onu dei Popoli e dell´Onu dei Giovani vedranno la partecipazione di oltre centocinquanta personalità provenienti da tutto il mondo con le quali discuteremo cosa fare per promuovere “tutti i diritti umani per tutti”. Tra questi ci saranno cinquanta africani e trenta israeliani e palestinesi: donne e uomini che rappresentano le vittime della miseria e dell´oppressione, delle guerre e della violenza e che testimoniano l´impegno civile sui più grandi problemi sociali, politici, ambientali, culturali del nostro tempo. L´Africa è stata scelta come simbolo della pressante domanda di giustizia che cresce nel mondo. Il Medio Oriente è stato scelto come simbolo della domanda di pace che resta inascoltata. Con gli africani intendiamo costruire una nuova alleanza per la giustizia. Con israeliani e palestinesi vogliamo costruire una nuova alleanza per la pace in Medio Oriente. Per sviluppare queste “alleanze per il cambiamento” saranno organizzate numerose iniziative in tutta Italia. Tra queste sono in programma: il convegno nazionale di “Chiama l´Africa” (Ancona, 28-29 settembre); un convegno nazionale sui conflitti in Africa (Milano, 1 ottobre); tre conferenze per la pace in Medio Oriente a Venezia, Padova e Napoli. L´Anno dei diritti umaniNel 2008 ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. La celebrazione di questo evento fondamentale nella storia della comunità internazionale deve essere l´occasione per stimolare una riflessione approfondita ed un esame dello stato attuale della promozione e della protezione dei diritti umani nel mondo, per favorire ulteriori progressi nel riconoscimento e nella tutela di questi diritti e per intensificare l´informazione e l´educazione in questo campo. Per cogliere al meglio questa opportunità, la Tavola della pace, insieme al Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e a centinaia di organizzazioni della società civile e di Comuni, Province e Regioni hanno deciso di promuovere l´Anno dei diritti umani. L´Anno dei diritti umani è l´anno durante il quale vogliamo sviluppare un´azione straordinaria di educazione, formazione e informazione per la pace e i diritti umani. Un anno in cui promuovere il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, del Parlamento, delle istituzioni accademiche e culturali, degli organi d´informazione e in particolare del servizio pubblico radiotelevisivo, degli enti locali e regionali, delle scuole, dei sindacati e della società civile nel suo insieme. L´Anno dei diritti umani avrà inizio il 10 dicembre 2007 e si concluderà il 10 dicembre 2008, giorno in cui ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. L´Anno dei diritti umani sarà anticipato da due grandi eventi tesi a suscitare l´attenzione e il coinvolgimento di centinaia di migliaia di persone: la Marcia Perugia-Assisi per i diritti umani che si svolgerà domenica 7 ottobre 2007 e la Settimana della pace in programma dal 1 al 7 ottobre. Una legge per l´Anno dei diritti umani. Per celebrare senza troppa retorica il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e promuovere l´Anno dei diritti umani, la Tavola della pace, il Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e l´associazione “Articolo 21” hanno elaborato e presentato una proposta di legge urgente tesa a promuovere una vasta campagna di educazione alla pace e ai diritti umani. La proposta di legge, che ha già raccolto numerose firme di parlamentari della maggioranza e dell´opposizione, prevede lo stanziamento di 2 milioni di euro per attività di formazione e di educazione; produzione e diffusione di materiale informativo e scientifico; progetti congiunti con le istituzioni delle Nazioni Unite operanti in Italia ed aventi attinenza con i diritti umani; esame e promozione di possibili progressi nel nostro Paese, quali ad esempio, ratifiche di accordi internazionali ancora non ratificati, rafforzamento dell´insegnamento dei diritti umani nelle scuole, nelle Università; appositi programmi sui media, in particolare per quanto riguarda il Servizio pubblico Radiotelevisivo; raccordo con le organizzazioni non governative operanti nei diversi settori dei diritti umani; attività pubblicistiche attraverso i mezzi d´informazione e comunicazione. La rapida approvazione di questa legge è uno degli obiettivi concreti della Marcia per la pace Perugia-Assisi del 7 ottobre. Il programma “La mia scuola per la pace” 2007-2008Il 17 marzo 2007, ad Ancona, in occasione del 3° Meeting nazionale delle scuole di pace, intitolato “Facciamo pace a scuola” il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani ha firmato un Protocollo d´intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per promuovere l´educazione alla pace e ai diritti umani in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Il Protocollo prevede, tra l´altro, che il Ministero e il Coordinamento “si impegnano a sviluppare un programma straordinario di attività per l´educazione alla pace e ai diritti umani in occasione del 2008 - 60° Anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani e della Costituzione Italiana - Anno Europeo per il Dialogo interculturale.” La Tavola della pace, il Coordinamento e il Ministero stanno predisponendo un programma di attività e una serie di strumenti didattici. L´Anno dei diritti umani prevede infatti il coinvolgimento del nostro sistema educativo dall´inizio del nuovo anno scolastico 2007-2008. Tutte le scuole di ogni ordine e grado saranno invitate ad inserire nel Piano di Offerta Formativa 2007-2008 un programma di educazione alla pace e ai diritti umani.
L´adesione e la partecipazione alla Settimana della pace (1-7 ottobre) e alla Marcia per la pace Perugia-Assisi con proprie iniziative di studio, riflessione e impegno può costituire la prima attività concreta da mettere in programma.
Per adesioni e informazioni:www.perlapace.iton line dal 28 giugno 2007 per fare pace insieme a te
Tavola della Pace via della viola 1 (06122) Perugia - Tel. 075/5736890 - fax 075/5739337email segreteria@perlapace.it - www.tavoladellapace.it
Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umanivia della Viola 1 (06122) Perugia tel. 075/5722479 - fax 075/5721234email info@entilocalipace.it - www.entilocalipace.it
Per ulteriori informazioni:Tel. +390755736890Email: info@perlapace.ithttp://www.tavoladellapace.it
10 grandi attività per la pace e la giustizia – Aderisci anche tu!
Cari amici,
Vi rinnoviamo l´invito ad aderire al Comitato organizzatore della Marcia Perugia-Assisi e della Settimana della pace che si svolgerà dal 1 al 7 ottobre 2007 per promuovere “tutti i diritti umani per tutti” e contribuire alla costruzione di una nuova politica nonviolenta basata sui diritti umani.Nella scheda che segue trovate le 10 grandi attività che stiamo organizzando insieme alla Marcia Perugia-Assisi del 7 ottobre per rilanciare una grande mobilitazione per la pace e la giustizia che coinvolga tutto il nostro paese, il mondo politico, quello dell´informazione, della scuola e della cultura.Le prossime settimane ci richiederanno un grande sforzo collettivo per ampliare il coinvolgimento nelle nostre città e organizzare la partecipazione dei cittadini. Per questo abbiamo bisogno anche della vostra collaborazione.Ecco cinque cose che vi proponiamo di fare subito.1. Inviare subito l´adesioneal Comitato organizzatore della Marcia Perugia-Assisi e della Settimana della pace e coinvolgere i vostri soci e sostenitori;2. Promuovere la costituzione di un comitato cittadino per organizzare la partecipazione alla Marcia Perugia-Assisi e alla settimana della pace coinvolgendo gruppi, associazioni, parrocchie, forze politiche, comunità degli immigrati…3. Sollecitare il Comune, la Provincia e Regione ad aderire alla Marcia e alle iniziative collegate (vedi la lettera e la delibera del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani); 4. Decidere quali iniziative e/o manifestazioni organizzare in città durante la settimana della pace; 5. Pubblicare il banner d´invito alla Marcia nella home page del proprio sito e diffondere lo spot alle radio e televisioni locali (richiedili alla Tavola della pace),IMPORTANTE!!! Per facilitare il coordinamento delle attività vi invitiamo a visitare e utilizzare quotidianamente il sito www.perlapace.it dove potete pubblicare anche le informazioni sulle iniziative che state organizzando.Nei prossimi giorni riceverete nuove comunicazioni su ciascuna delle attività in programma e nuovi materiali utili per svilupparle.Ci auguriamo dunque di ricevere quanto prima la vostra adesione e notizie sulle iniziative che intendete assumere.Con i più cordiali salutiFlavio Lotti e Grazia BelliniCoordinatori nazionaliTavola della pacePerugia, 20 agosto 2007Tavola della pacevia della Viola, 106122 PerugiaTel. +39 075 5736890Fax +39 075 5739337info@perlapace.itwww.perlapace.it
***"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti."Eppure, ancora oggi, centinaia di milioni di persone sono costrette a sopravvivere e spesso a morire senza conoscere il sapore della pace, della libertà, della giustizia e della democrazia. Per questo, alla vigilia del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la Tavola della pace e il Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani hanno deciso di promuovere un vasto programma di attività politiche e culturali. Non si può tollerare ciò che è intollerabile!Se vogliamo la pace promuoviamo insieme“tutti i diritti umani per tutti”Le 10 grandi attività in programma
1. La Marcia per la pace Perugia-Assisi - domenica 7 ottobre 2007 2. La Settimana della pace 1-7 ottobre 2007 3. A Roma per una politica di pace - martedì 2 ottobre 2007 4. “Diamo voce alla pace” 2a Giornata nazionale per un´informazione e comunicazione di pace - mercoledì 3 ottobre 2007 5. “Dialoghiamo” 3a Giornata nazionale della pace, della fraternità e del dialogo - giovedì 4 ottobre 2007 6. “Un altro mondo è possibile se promuoviamo tutti i diritti umani per tutti” 7a Assemblea dell´Onu dei Popoli - Perugia, 5-7 ottobre 20077. “Giovani in azione per i diritti umani e la pace” 3a Assemblea dell´Onu dei Giovani - Terni, 5-7 ottobre 2007 8. Con l´Africa - Per la pace in Medio Oriente 9. L´Anno dei diritti umani 10. Il programma “La mia scuola per la pace” 2007-2008
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La Marcia per la pace Perugia-Assisi - domenica 7 ottobre 2007Domenica 7 ottobre 2007 si svolgerà la Marcia per la pace Perugia-Assisi. Una nuova marcia dedicata alla promozione di “tutti i diritti umani per tutti”. Una Marcia che ha avuto il suo simbolico inizio nelle baraccopoli di Nairobi il 20 gennaio 2007. Sarà la Marcia dei diritti umani. Una marcia tesa a costruire una nuova politica basata sui diritti umani. Una politica genuinamente nuova che si impegni a salvare dalla morte certa coloro che sono ancora privati dei fondamentali diritti; una politica che metta al bando la guerra e riconosca la pace come diritto fondamentale della persona e dei popoli; una politica impegnata a costruire la pace tra i popoli e tra le persone, tra gli stati e dentro gli stati; una politica tesa a difendere e attuare, secondo principi di giustizia fatti propri dal diritto internazionale dei diritti umani, il bene comune universale e a costruire un ordine internazionale pacifico e democratico; una politica impegnata a riconoscere, garantire e promuovere i diritti umani, la solidarietà e la responsabilità di tutti. La Marcia rappresenterà anche il momento principale della seconda edizione dello “Stand Up Against Poverty” (Alzati contro la povertà), il più grande evento globale contro la povertà organizzato dalle Nazioni Unite negli ultimi anni. La Marcia sarà dedicata alla giornalista Anna Politkovskaja uccisa il 7 ottobre 2006 sulla porta di casa a Mosca, al giornalista Ali Iman Shermarke ucciso l´11 agosto 2007 per le strade di Mogadiscio e a tutti i giornalisti e difensori dei diritti umani impegnati per la pace nel mondo. La Settimana della pace 1-7 ottobre 2007Prima della Marcia, dal 1 al 7 ottobre, si svolgerà una “Settimana per la pace” durante la quale tutti sono invitati a fare qualcosa in più per dare voce alla pace, per dare una mano alla pace, per rafforzare l´impegno per la pace. Cittadini, gruppi, associazioni, scuole, istituzioni e media sono invitati a dare un segno concreto d´impegno per la pace nella propria città, a scuola o nei luoghi di lavoro. L´obiettivo è coinvolgere centinaia di migliaia di persone mediante l´organizzazione di centinaia di iniziative in altrettante città: una straordinaria mobilitazione per la pace capace di incidere nella coscienza e nella politica del nostro paese. Una settimana contro la miseria e la guerra. Una settimana contro la cultura dell´odio, il cinismo, l´indifferenza, l´egoismo, l´individualismo, la competizione selvaggia, il razzismo, l´esclusione. Una settimana per riscoprire il significato autentico della parola “pace”; promuovere la globalizzazione dei diritti umani; ridare voce e forza alla coscienza di pace del nostro paese; protestare contro la chiusura della politica e dei media alla società civile impegnata per la pace; promuovere un´incisiva politica di pace; promuovere un´informazione e una comunicazione di pace; invitare tutti i cittadini ad impegnarsi personalmente per la pace; promuovere l´educazione alla pace e ai diritti umani e il suo inserimento permanente in tutti i programmi scolastici; valorizzare e accrescere l´impegno degli italiani, delle associazioni, degli Enti Locali, delle organizzazioni laiche e religiose, delle scuole per la pace nel mondo; rafforzare il pacifismo politico; rafforzare la società civile mondiale, la sua capacità di dialogare, progettare e agire insieme. Durante la Settimana della pace si svolgeranno centinaia di iniziative, convegni, incontri, dibattiti e manifestazioni promossi, in numerose città italiane, dalle associazioni, organizzazioni, gruppi, scuole ed Enti Locali; una iniziativa nazionale a Roma, presso il Parlamento, per una politica di pace (martedì 2 ottobre 2007); la 2a Giornata nazionale per un´informazione e comunicazione di pace (mercoledì 3 ottobre 2007); la 3a Giornata nazionale della pace, della fraternità e del dialogo - Festa di San Francesco (giovedì 4 ottobre); la 3a Assemblea dell´Onu dei Giovani (Terni, venerdì 5 e sabato 6 ottobre); la 7a Assemblea dell´Onu dei Popoli (Perugia, venerdì 5 e sabato 6 ottobre). A Roma per una politica di pace - martedì 2 ottobre 2007Martedì 2 ottobre 2007, prima Giornata internazionale della nonviolenza proclamata dalle Nazioni Unite, si svolgerà una originale iniziativa di pressione sul Parlamento e sul Governo per promuovere una politica di pace. Rappresentanti delle associazioni e degli enti locali impegnati per la pace e i diritti umani chiederanno di essere simultaneamente ricevuti dai membri del governo e del parlamento per sollecitare più impegno e coerenza contro la povertà che uccide; più impegno per mettere fine alle guerre del Medio Oriente; per un´informazione e una comunicazione di pace; per educare alla pace e ai diritti umani; per promuovere e rispettare i diritti umani; per i diritti dei migranti e il pluralismo culturale; per una nuova Onu democratica e capace; per la risoluzione pacifica dei conflitti nel Corno d´Africa; per la pace in Afghanistan; per non dimenticare l´Iraq e gli iracheni; per il disarmo; per l´ambiente e il clima; per un´Europa di pace, unita e solidale. “Diamo voce alla pace” 2a Giornata nazionale per un´informazione e comunicazione di pace - mercoledì 3 ottobre 2007Mercoledì 3 ottobre 2007 si svolgerà la 2a Giornata nazionale per un´informazione e comunicazione di pace promossa in collaborazione con la Federazione Nazionale Stampa Italiana e il sindacato dei giornalisti della Rai Usigrai. Ancora un giorno d´impegno comune per denunciare la falsa idea della pace che spesso viene alimentata dai media; denunciare l´assenza di una vera informazione sui problemi della pace e su chi opera per la pace nel mondo; denunciare il grave stato dell´informazione in Italia; difendere e rafforzare il ruolo di servizio pubblico della Rai; promuovere l´incontro e la collaborazione tra operatori dell´informazione, della comunicazione e operatori di pace; riflettere sulle responsabilità dei mezzi di comunicazione per la diffusione della cultura di pace; perchè la comunicazione e l´informazione siano davvero strumenti di pace. Un incontro degli operatori dell´informazione e degli operatori di pace si svolgerà il 3 ottobre ad Assisi, presso il Sacro Convento di San Francesco. “Dialoghiamo” 3a Giornata nazionale della pace, della fraternità e del dialogo - giovedì 4 ottobre 2007Il 4 ottobre 2007, Festa di San Francesco, sarà celebrata la terza Giornata nazionale della pace, della fraternità e del dialogo istituita all´unanimità dal Parlamento italiano. Tutti sono invitati a celebrare questa giornata nella propria città, a scuola, negli enti locali promuovendo iniziative, incontri e momenti di riflessione improntati all´incontro e al dialogo con chi porta idee e identità diverse. Il dialogo deve essere il fondamento di una nuova visione dei rapporti interpersonali come delle relazioni internazionali. Il dialogo non conosce confini geografici, culturali o sociali. Anche quando i conflitti hanno creato delle barriere insormontabili tra i popoli, lo spirito e la visione degli esseri umani sono riusciti, in molti casi, a mantenere accesa la fiamma del dialogo. Mantenere questa fiamma accesa è uno degli obiettivi principali che deve avere la giornata del 4 ottobre. Questa giornata può rappresentare anche la data simbolo per dare avvio al programma nazionale “La mia scuola per la pace” 2007-2008. “Un altro mondo è possibile se promuoviamo tutti i diritti umani per tutti” 7a Assemblea dell´Onu dei Popoli - Perugia, 5-7 ottobre 2007Il 5 e 6 ottobre 2007 si svolgerà a Perugia la 7a Assemblea dell´Onu dei Popoli sul tema “Un altro mondo è possibile se promuoviamo tutti i diritti umani per tutti”. L´Assemblea vedrà la partecipazione di centinaia di esponenti laici e religiosi di movimenti, sindacati, organizzazioni e network nazionali e internazionali, giornalisti, enti locali, forze politiche, università e centri di ricerca provenienti da cinquanta paesi di tutti i continenti e in particolare dall´Africa e dal Medio Oriente. Tra loro ci sono molte donne e uomini che rappresentano le vittime della miseria e dell´oppressione, delle guerre e della violenza e che testimoniano l´impegno civile sui grandi problemi sociali, politici, ambientali, culturali del nostro tempo. Il programma dell´Assemblea prevede un ampio dibattito sui seguenti temi: L´agenda politica dei diritti umani; Prima di tutto la sicurezza umana: l´alternativa alla guerra al terrore; Con l´Africa: costruiamo una nuova alleanza per la giustizia; Il dovere di fare pace in Medio Oriente; La nuova agenda della società civile mondiale. L´Assemblea dell´Onu dei Popoli si concluderà domenica 7 ottobre con la Marcia Perugia-Assisi “Tutti i diritti umani per tutti”. “Giovani in azione per i diritti umani e la pace” 3a Assemblea dell´Onu dei Giovani - Terni, 5-7 ottobre 2007Il 5 e 6 Ottobre 2007 si svolgerà a Terni la 3a Assemblea dell´Onu dei giovani con il titolo “Giovani in azione per i diritti umani e la pace”. L´obiettivo è offrire ai giovani un luogo aperto, accessibile ed attraversabile in cui confrontarsi e costruire un programma d´azione per la promozione e la difesa dei diritti umani e della pace. “L´Onu dei giovani ha una finalità concreta e reale: non è il luogo del ricordo, non intendiamo solo conoscere ed elencare i diritti umani ma disegnare la mappa delle nostre azioni e il programma dei nostri interventi nei luoghi che quotidianamente attraversiamo e in cui siamo protagonisti (scuola, università, territori, lavoro, organizzazioni…). L´Onu dei Giovani sarà l´occasione per ribadire quanto la promozione e l´affermazione dei diritti umani siano strettamente connessi alle emergenze che provengono dall´universo giovanile. Proprio per questo non ci incontreremo per celebrare i diritti umani ma per far sì che diventino al tempo stesso il nome dei bisogni e dei desideri e gli obiettivi concreti che dovranno guidare il nostro agire quotidiano e la politica a tutti i livelli.” Con l´Africa - Per la pace in Medio Oriente La Marcia Perugia-Assisi, la Settimana della pace e le due Assemblee dell´Onu dei Popoli e dell´Onu dei Giovani vedranno la partecipazione di oltre centocinquanta personalità provenienti da tutto il mondo con le quali discuteremo cosa fare per promuovere “tutti i diritti umani per tutti”. Tra questi ci saranno cinquanta africani e trenta israeliani e palestinesi: donne e uomini che rappresentano le vittime della miseria e dell´oppressione, delle guerre e della violenza e che testimoniano l´impegno civile sui più grandi problemi sociali, politici, ambientali, culturali del nostro tempo. L´Africa è stata scelta come simbolo della pressante domanda di giustizia che cresce nel mondo. Il Medio Oriente è stato scelto come simbolo della domanda di pace che resta inascoltata. Con gli africani intendiamo costruire una nuova alleanza per la giustizia. Con israeliani e palestinesi vogliamo costruire una nuova alleanza per la pace in Medio Oriente. Per sviluppare queste “alleanze per il cambiamento” saranno organizzate numerose iniziative in tutta Italia. Tra queste sono in programma: il convegno nazionale di “Chiama l´Africa” (Ancona, 28-29 settembre); un convegno nazionale sui conflitti in Africa (Milano, 1 ottobre); tre conferenze per la pace in Medio Oriente a Venezia, Padova e Napoli. L´Anno dei diritti umaniNel 2008 ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. La celebrazione di questo evento fondamentale nella storia della comunità internazionale deve essere l´occasione per stimolare una riflessione approfondita ed un esame dello stato attuale della promozione e della protezione dei diritti umani nel mondo, per favorire ulteriori progressi nel riconoscimento e nella tutela di questi diritti e per intensificare l´informazione e l´educazione in questo campo. Per cogliere al meglio questa opportunità, la Tavola della pace, insieme al Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e a centinaia di organizzazioni della società civile e di Comuni, Province e Regioni hanno deciso di promuovere l´Anno dei diritti umani. L´Anno dei diritti umani è l´anno durante il quale vogliamo sviluppare un´azione straordinaria di educazione, formazione e informazione per la pace e i diritti umani. Un anno in cui promuovere il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, del Parlamento, delle istituzioni accademiche e culturali, degli organi d´informazione e in particolare del servizio pubblico radiotelevisivo, degli enti locali e regionali, delle scuole, dei sindacati e della società civile nel suo insieme. L´Anno dei diritti umani avrà inizio il 10 dicembre 2007 e si concluderà il 10 dicembre 2008, giorno in cui ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. L´Anno dei diritti umani sarà anticipato da due grandi eventi tesi a suscitare l´attenzione e il coinvolgimento di centinaia di migliaia di persone: la Marcia Perugia-Assisi per i diritti umani che si svolgerà domenica 7 ottobre 2007 e la Settimana della pace in programma dal 1 al 7 ottobre. Una legge per l´Anno dei diritti umani. Per celebrare senza troppa retorica il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e promuovere l´Anno dei diritti umani, la Tavola della pace, il Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e l´associazione “Articolo 21” hanno elaborato e presentato una proposta di legge urgente tesa a promuovere una vasta campagna di educazione alla pace e ai diritti umani. La proposta di legge, che ha già raccolto numerose firme di parlamentari della maggioranza e dell´opposizione, prevede lo stanziamento di 2 milioni di euro per attività di formazione e di educazione; produzione e diffusione di materiale informativo e scientifico; progetti congiunti con le istituzioni delle Nazioni Unite operanti in Italia ed aventi attinenza con i diritti umani; esame e promozione di possibili progressi nel nostro Paese, quali ad esempio, ratifiche di accordi internazionali ancora non ratificati, rafforzamento dell´insegnamento dei diritti umani nelle scuole, nelle Università; appositi programmi sui media, in particolare per quanto riguarda il Servizio pubblico Radiotelevisivo; raccordo con le organizzazioni non governative operanti nei diversi settori dei diritti umani; attività pubblicistiche attraverso i mezzi d´informazione e comunicazione. La rapida approvazione di questa legge è uno degli obiettivi concreti della Marcia per la pace Perugia-Assisi del 7 ottobre. Il programma “La mia scuola per la pace” 2007-2008Il 17 marzo 2007, ad Ancona, in occasione del 3° Meeting nazionale delle scuole di pace, intitolato “Facciamo pace a scuola” il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani ha firmato un Protocollo d´intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per promuovere l´educazione alla pace e ai diritti umani in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Il Protocollo prevede, tra l´altro, che il Ministero e il Coordinamento “si impegnano a sviluppare un programma straordinario di attività per l´educazione alla pace e ai diritti umani in occasione del 2008 - 60° Anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani e della Costituzione Italiana - Anno Europeo per il Dialogo interculturale.” La Tavola della pace, il Coordinamento e il Ministero stanno predisponendo un programma di attività e una serie di strumenti didattici. L´Anno dei diritti umani prevede infatti il coinvolgimento del nostro sistema educativo dall´inizio del nuovo anno scolastico 2007-2008. Tutte le scuole di ogni ordine e grado saranno invitate ad inserire nel Piano di Offerta Formativa 2007-2008 un programma di educazione alla pace e ai diritti umani.
L´adesione e la partecipazione alla Settimana della pace (1-7 ottobre) e alla Marcia per la pace Perugia-Assisi con proprie iniziative di studio, riflessione e impegno può costituire la prima attività concreta da mettere in programma.
Per adesioni e informazioni:www.perlapace.iton line dal 28 giugno 2007 per fare pace insieme a te
Tavola della Pace via della viola 1 (06122) Perugia - Tel. 075/5736890 - fax 075/5739337email segreteria@perlapace.it - www.tavoladellapace.it
Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umanivia della Viola 1 (06122) Perugia tel. 075/5722479 - fax 075/5721234email info@entilocalipace.it - www.entilocalipace.it
Per ulteriori informazioni:Tel. +390755736890Email: info@perlapace.ithttp://www.tavoladellapace.it
Una proposta interessante
Dal periodico telematico "Minime", pubblicato dal Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo, riportiamo la seguente proposta di azione dalla segreteria nazionale della Rete Lilliput contro l'ampliamento della base vicentina di Dal Molin
Minime 187
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 187 del 20 agosto 2007
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricercaper la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
INIZIATIVE. RETE LILLIPUT: RIPENSATECI
[Dal nodo della Rete Lilliput di Vicenza, attraverso la segreteria nazionaledella Rete Lilliput (per contatti: segreteria@retelilliput.org), riceviamo ediffondiamo questa proposta di iniziativa.Ci corre l'obbligo di segnalare che essa non ha le caratteristiche diun'azione diretta nonviolenta - come pure da alcuni é stata definita -; ésemplicemente una legittima iniziativa democratica per avere informazioni suuna questione che tutti riguarda e per far sentire la volontà di conosceree di partecipare da parte dei cittadini in ordine a una decisione di granderilevanza pubblica, decisione che se avesse come esito quello auspicato daigoverni statunitense e italiano sarebbe non solo un gravissimo danno epericolo per Vicenza e per l'Italia, ma configurerebbe un ennesimosciagurato vulnus alla legalità e alla democrazia e un ulteriore passoverso una guerra generalizzata che può distruggere la civiltà umana.Quindi l'iniziativa proposta é palesemente apprezzabile pur avendo alcunilimiti (e forse anche, sotto alcuni specifici profili, dei margini didiscutibilità in punto di diritto). Ma un'azione diretta nonviolenta éun'altra cosa, e richiede una responsabilizzazione, una formazione,un'adesione ai principi della nonviolenza che in questo caso non sonopresupposti. Agli amici della nonviolenza vicentini, che ringraziamo, vatutta la nostra solidarietà; e ad essi chiediamo di intensificare quantopiù possibile l'impegno alla formazione alla nonviolenza, e di portaresulle posizioni della nonviolenza l'insieme del movimento democratico che sioppone a questa ignobile, illegale e pericolosissima soperchieria che duegoverni italiani e un governo statunitense già macchiatisi di gravissimicrimini pretendono commettere in danno della comunità locale edell'umanità intera. La nonviolenza e non altro che la nonviolenza é ilmetodo e la via, la verità e la forza della lotta da condurre in difesadella democrazia, della civiltà, della vita dell'umanità intera e di ognipersona (p. s.)]
Proponiamo l'iniziativa "Stop. Ripensaci. Perché la nuova base militare Dal Molin?".
Se hai dubbi sulla realizzazione della nuova base, se vuoi saperne di piùin merito alle conseguenze ambientali e sociali, se hai delle osservazionida fare su tale progetto, se vuoi esprimere la tua contrarietà: telefona e fai telefonare tutti i lunedì dalle ore 9 alle ore 12:- al Comune di Vicenza: segreteria del Sindaco 0444221330 (se interromponola comunicazione richiamare per protestare); Ufficio per le relazioni con il pubblico 0444221360;- all'Associazione industriali: 0444232500 (ed e-mail: assind@assind.vi.it)- all'Rco (Regional Contracting Office) Lerino-Torri Di Quartesolo(Vicenza), Italy: Call DSN 634-3911/3915 or Commercial 0444-219-911 oppure cercate "Caserma Ederle" (e-mail: mailto:%20%20%20webmaster@rco.vic.usacce.army.mil)- alla Presidenza del Consiglio dei Ministri:http://www.governo.it/scrivia/scrivi_a_presidente.asp
*Nell'ottica della trasparenza delle informazioni chiediamo chiarimenti inmerito alla realizzazione della nuova base.Se risulta occupato non scoraggiatevi e riprovate fino a quando non riceverete una risposta.
*É un'azione semplice che tutti possono fare. Vi chiediamo di aderire. Questa proposta é stata elaborata al termine del campo nazionale su "Teoria e pratica della nonviolenza" svoltosi a Vicenza di recente.
Minime 187
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 187 del 20 agosto 2007
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricercaper la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
INIZIATIVE. RETE LILLIPUT: RIPENSATECI
[Dal nodo della Rete Lilliput di Vicenza, attraverso la segreteria nazionaledella Rete Lilliput (per contatti: segreteria@retelilliput.org), riceviamo ediffondiamo questa proposta di iniziativa.Ci corre l'obbligo di segnalare che essa non ha le caratteristiche diun'azione diretta nonviolenta - come pure da alcuni é stata definita -; ésemplicemente una legittima iniziativa democratica per avere informazioni suuna questione che tutti riguarda e per far sentire la volontà di conosceree di partecipare da parte dei cittadini in ordine a una decisione di granderilevanza pubblica, decisione che se avesse come esito quello auspicato daigoverni statunitense e italiano sarebbe non solo un gravissimo danno epericolo per Vicenza e per l'Italia, ma configurerebbe un ennesimosciagurato vulnus alla legalità e alla democrazia e un ulteriore passoverso una guerra generalizzata che può distruggere la civiltà umana.Quindi l'iniziativa proposta é palesemente apprezzabile pur avendo alcunilimiti (e forse anche, sotto alcuni specifici profili, dei margini didiscutibilità in punto di diritto). Ma un'azione diretta nonviolenta éun'altra cosa, e richiede una responsabilizzazione, una formazione,un'adesione ai principi della nonviolenza che in questo caso non sonopresupposti. Agli amici della nonviolenza vicentini, che ringraziamo, vatutta la nostra solidarietà; e ad essi chiediamo di intensificare quantopiù possibile l'impegno alla formazione alla nonviolenza, e di portaresulle posizioni della nonviolenza l'insieme del movimento democratico che sioppone a questa ignobile, illegale e pericolosissima soperchieria che duegoverni italiani e un governo statunitense già macchiatisi di gravissimicrimini pretendono commettere in danno della comunità locale edell'umanità intera. La nonviolenza e non altro che la nonviolenza é ilmetodo e la via, la verità e la forza della lotta da condurre in difesadella democrazia, della civiltà, della vita dell'umanità intera e di ognipersona (p. s.)]
Proponiamo l'iniziativa "Stop. Ripensaci. Perché la nuova base militare Dal Molin?".
Se hai dubbi sulla realizzazione della nuova base, se vuoi saperne di piùin merito alle conseguenze ambientali e sociali, se hai delle osservazionida fare su tale progetto, se vuoi esprimere la tua contrarietà: telefona e fai telefonare tutti i lunedì dalle ore 9 alle ore 12:- al Comune di Vicenza: segreteria del Sindaco 0444221330 (se interromponola comunicazione richiamare per protestare); Ufficio per le relazioni con il pubblico 0444221360;- all'Associazione industriali: 0444232500 (ed e-mail: assind@assind.vi.it)- all'Rco (Regional Contracting Office) Lerino-Torri Di Quartesolo(Vicenza), Italy: Call DSN 634-3911/3915 or Commercial 0444-219-911 oppure cercate "Caserma Ederle" (e-mail: mailto:%20%20%20webmaster@rco.vic.usacce.army.mil)- alla Presidenza del Consiglio dei Ministri:http://www.governo.it/scrivia/scrivi_a_presidente.asp
*Nell'ottica della trasparenza delle informazioni chiediamo chiarimenti inmerito alla realizzazione della nuova base.Se risulta occupato non scoraggiatevi e riprovate fino a quando non riceverete una risposta.
*É un'azione semplice che tutti possono fare. Vi chiediamo di aderire. Questa proposta é stata elaborata al termine del campo nazionale su "Teoria e pratica della nonviolenza" svoltosi a Vicenza di recente.
lunedì 13 agosto 2007
Contro la costruzione dell'aeroporto...
Ricevo la seguente mail dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo, una delle maggiori e più attive realtà dell’arcipelago pacifista (di cui parleremo in un prossimo appuntamento con la rubrica Link et nunc).
A Viterbo voglio costruire il terzo polo aeroportuale del Lazio: come al solito un patrimonio che è di tutti, in questo caso, il paesaggio e la salute (scusate se è poco) viene messo a repentaglio per il privilegio di pochi…Invito i lettori a sottoscrivere l’appello e far girare questa notizia.
Grazie e buona lettura
Cari amici, si é costituito a Viterbo un Comitato che si oppone all'aeroporto e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo.
Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info@coipiediperterra.org , sito: http://www.coipiediperterra.org/.
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta@libero.it.
Vi saremmo assai grati se faceste circolare l'informazione.
Alleghiamo un testo, e vi invitiamo a visitare il sito del comitato.
Grazie per l'attenzione, un cordiale saluto.
Nota inviata dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbotel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Viterbo, 11 agosto 2007
* * *
UN AEROPORTO A VITERBO? NO, GRAZIE É NECESSARIO INVECE RIDURRE IL TRASPORTO AEREO
Diciamo alcune semplici verità fin qui sottovalutate o tenute nascoste:
1. Un aeroporto provoca gravi danni alla salute della popolazione che vive nei dintorni- sia attraverso l'inquinamento dell'aria, che causa gravi patologie;- sia attraverso l'inquinamento acustico.
2. Il trasporto aereo provoca gravissimi danni al clima- contribuisce enormemente al surriscaldamento del clima del pianeta.
3. Il trasporto aereo danneggia gravemente l'ambiente- sia a livello globale;- sia a livello locale.
4. Il trasporto aereo é antieconomico
- consuma più energia di ogni altro mezzo di trasporto;
- danneggia gravemente la biosfera;
- costa molto alla comunità poiché é fortemente sovvenzionato sia da finanziamenti pubblici sia da esenzioni ed agevolazioni fiscali (mente si effettuano sciagurati tagli di bilancio per sanità ed assistenza): paradossalmente la maggior parte dei costi del trasporto aereo li pagano i cittadini che non lo usano;
- danneggiando l'ambiente e sottraendo risorse pubbliche non aiuta leeconomie locali ma le impoverisce;
- l'occupazione nel settore é limitata, spesso precaria, e le compagniehanno spesso condotte gravemente antisindacali.
5. Il trasporto aereo é iniquo
- statisticamente é dimostrato che é soprattutto un privilegio dei ricchi;
- ma i costi li pagano soprattutto i bilanci pubblici, usando i fondi dellafiscalità generale ricavati cioè dalla tassazione di tutti i cittadini:chi paga le tasse é costretto, a sua insaputa e contro la sua volontà, afinanziare le compagnie aeree (le quali invece le tasse le pagano ben poco, godendo di agevolazioni e addirittura di esenzioni incredibili);
- le nocive conseguenze del trasporto aereo le pagano innanzitutto i poveri.
6. Il trasporto aereo non é sicuro- di tutte le modalità di trasporto é la più pericolosa, per i viaggiatori e per chi vive nelle aree sorvolate.
7. Nel caso specifico dell'aeroporto a Viterbo manca completamente laValutazione d'impatto ambientale
- Come si può decidere di realizzare un'opera pubblica di tali dimensioni ed impatto senza rispettare quanto previsto dalla legislazione vigente?
- Come si può decidere di realizzare un'opera pubblica di tali dimensioni ed impatto senza neppure uno straccio di studio sulle conseguenze ambientali, sanitarie, sociali e sul modello di sviluppo del territorio?
8. Non solo non é affatto certo che l'aeroporto avrà un benefico effetto sull'economia viterbese, ma anzi é più che lecito dubitarne
- il turismo low cost (cui l'aeroporto sarebbe destinato) é un turismo "mordi e fuggi" che in grandissima parte atterrerebbe a Viterbo solo per arrivare al più presto a Roma (come già accade a Ciampino e a Fiumicino);
- se si investiranno ingenti risorse statali e regionali nell'Alto Lazio per realizzarvi un aeroporto, é evidente che - per un ovvio ragionamento di ripartizione delle risorse tra le diverse realtà territoriali - non potranno essere assegnate alla stessa zona ulteriori risorse statali e regionali per altre strutture ed attività, ovvero per opportunità di sviluppo esse sì utili e coerenti con la valorizzazione dei beni ambientali e culturali e con le vocazioni produttive della nostra terra (beni e vocazioni che l'impatto dell'aeroporto può pesantemente danneggiare, rivelandosi per quello che é: un'ennesima gravosa servitù);
- Viterbo nell'ambito della mobilità ha bisogno innanzitutto di migliorare la rete ferroviaria ed i collegamenti con Roma, con Orte e conCivitavecchia.
9. La popolazione viterbese non é stata fin qui informata sui danni certi e sui pericoli probabili
- gli enti locali hanno fatto molta pessima propaganda (sperperando a talfine tempo e risorse che potevano e dovevano essere diversamente utilizzati) ed hanno scandalosamente taciuto su tutte le questioni sopra indicate;
- le cittadine e i cittadini sono stai ingannati da una propaganda da parte di pubblici amministratori poco cauti e poco scrupolosi fatta di false alternative, di esasperato campanilismo con punte di xenofobia, di grottesche baruffe, di ultimatum costantemente smentiti dai fatti.
*É ora che tutte le cittadine e tutti i cittadini siano onestamente informati, perché una decisione così grave e dagli effetti irreversibili non può essere presa da pochi rappresentanti di enti ed imprese che, avendo degli interessi economici direttamente implicati, sono parte in causa e non super partes.
*Chiediamo che tutte le persone che vivono nell'Alto Lazio conoscano la verità, che tutte le persone possano esprimere la loro opinione, che l'intera popolazione sia coinvolta in un processo decisionale onesto, partecipato, informato su basi rigorosamente scientifiche, in un autentico esercizio di sovranità popolare e di democrazia.
*Chiediamo che sia rispettato il diritto alla salute. Chiediamo che sia rispettato il diritto alla sicurezza. Chiediamo che sia rispettato il diritto a un ambiente vivibile. Chiediamo che sia rispettato il diritto a un lavoro dignitoso e sicuro. Chiediamo che sia rispettato il diritto alla mobilità per tutti e non solo per pochi privilegiati. Chiediamo che decisioni che riguardano tutti siano discusse da tutti e prese in modo democratico. Chiediamo che prevalga la responsabilità, la solidarietà, la democrazia.
*Siamo solidali con i cittadini di Ciampino, vittime dell'estrema nocività dell'aeroporto. Siamo solidali con tutti gli esseri umani che subiscono le conseguenze dell'effetto serra cui il trasporto aereo contribuisce in misura così rilevante.
A Viterbo voglio costruire il terzo polo aeroportuale del Lazio: come al solito un patrimonio che è di tutti, in questo caso, il paesaggio e la salute (scusate se è poco) viene messo a repentaglio per il privilegio di pochi…Invito i lettori a sottoscrivere l’appello e far girare questa notizia.
Grazie e buona lettura
Cari amici, si é costituito a Viterbo un Comitato che si oppone all'aeroporto e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo.
Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info@coipiediperterra.org , sito: http://www.coipiediperterra.org/.
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta@libero.it.
Vi saremmo assai grati se faceste circolare l'informazione.
Alleghiamo un testo, e vi invitiamo a visitare il sito del comitato.
Grazie per l'attenzione, un cordiale saluto.
Nota inviata dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbotel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Viterbo, 11 agosto 2007
* * *
UN AEROPORTO A VITERBO? NO, GRAZIE É NECESSARIO INVECE RIDURRE IL TRASPORTO AEREO
Diciamo alcune semplici verità fin qui sottovalutate o tenute nascoste:
1. Un aeroporto provoca gravi danni alla salute della popolazione che vive nei dintorni- sia attraverso l'inquinamento dell'aria, che causa gravi patologie;- sia attraverso l'inquinamento acustico.
2. Il trasporto aereo provoca gravissimi danni al clima- contribuisce enormemente al surriscaldamento del clima del pianeta.
3. Il trasporto aereo danneggia gravemente l'ambiente- sia a livello globale;- sia a livello locale.
4. Il trasporto aereo é antieconomico
- consuma più energia di ogni altro mezzo di trasporto;
- danneggia gravemente la biosfera;
- costa molto alla comunità poiché é fortemente sovvenzionato sia da finanziamenti pubblici sia da esenzioni ed agevolazioni fiscali (mente si effettuano sciagurati tagli di bilancio per sanità ed assistenza): paradossalmente la maggior parte dei costi del trasporto aereo li pagano i cittadini che non lo usano;
- danneggiando l'ambiente e sottraendo risorse pubbliche non aiuta leeconomie locali ma le impoverisce;
- l'occupazione nel settore é limitata, spesso precaria, e le compagniehanno spesso condotte gravemente antisindacali.
5. Il trasporto aereo é iniquo
- statisticamente é dimostrato che é soprattutto un privilegio dei ricchi;
- ma i costi li pagano soprattutto i bilanci pubblici, usando i fondi dellafiscalità generale ricavati cioè dalla tassazione di tutti i cittadini:chi paga le tasse é costretto, a sua insaputa e contro la sua volontà, afinanziare le compagnie aeree (le quali invece le tasse le pagano ben poco, godendo di agevolazioni e addirittura di esenzioni incredibili);
- le nocive conseguenze del trasporto aereo le pagano innanzitutto i poveri.
6. Il trasporto aereo non é sicuro- di tutte le modalità di trasporto é la più pericolosa, per i viaggiatori e per chi vive nelle aree sorvolate.
7. Nel caso specifico dell'aeroporto a Viterbo manca completamente laValutazione d'impatto ambientale
- Come si può decidere di realizzare un'opera pubblica di tali dimensioni ed impatto senza rispettare quanto previsto dalla legislazione vigente?
- Come si può decidere di realizzare un'opera pubblica di tali dimensioni ed impatto senza neppure uno straccio di studio sulle conseguenze ambientali, sanitarie, sociali e sul modello di sviluppo del territorio?
8. Non solo non é affatto certo che l'aeroporto avrà un benefico effetto sull'economia viterbese, ma anzi é più che lecito dubitarne
- il turismo low cost (cui l'aeroporto sarebbe destinato) é un turismo "mordi e fuggi" che in grandissima parte atterrerebbe a Viterbo solo per arrivare al più presto a Roma (come già accade a Ciampino e a Fiumicino);
- se si investiranno ingenti risorse statali e regionali nell'Alto Lazio per realizzarvi un aeroporto, é evidente che - per un ovvio ragionamento di ripartizione delle risorse tra le diverse realtà territoriali - non potranno essere assegnate alla stessa zona ulteriori risorse statali e regionali per altre strutture ed attività, ovvero per opportunità di sviluppo esse sì utili e coerenti con la valorizzazione dei beni ambientali e culturali e con le vocazioni produttive della nostra terra (beni e vocazioni che l'impatto dell'aeroporto può pesantemente danneggiare, rivelandosi per quello che é: un'ennesima gravosa servitù);
- Viterbo nell'ambito della mobilità ha bisogno innanzitutto di migliorare la rete ferroviaria ed i collegamenti con Roma, con Orte e conCivitavecchia.
9. La popolazione viterbese non é stata fin qui informata sui danni certi e sui pericoli probabili
- gli enti locali hanno fatto molta pessima propaganda (sperperando a talfine tempo e risorse che potevano e dovevano essere diversamente utilizzati) ed hanno scandalosamente taciuto su tutte le questioni sopra indicate;
- le cittadine e i cittadini sono stai ingannati da una propaganda da parte di pubblici amministratori poco cauti e poco scrupolosi fatta di false alternative, di esasperato campanilismo con punte di xenofobia, di grottesche baruffe, di ultimatum costantemente smentiti dai fatti.
*É ora che tutte le cittadine e tutti i cittadini siano onestamente informati, perché una decisione così grave e dagli effetti irreversibili non può essere presa da pochi rappresentanti di enti ed imprese che, avendo degli interessi economici direttamente implicati, sono parte in causa e non super partes.
*Chiediamo che tutte le persone che vivono nell'Alto Lazio conoscano la verità, che tutte le persone possano esprimere la loro opinione, che l'intera popolazione sia coinvolta in un processo decisionale onesto, partecipato, informato su basi rigorosamente scientifiche, in un autentico esercizio di sovranità popolare e di democrazia.
*Chiediamo che sia rispettato il diritto alla salute. Chiediamo che sia rispettato il diritto alla sicurezza. Chiediamo che sia rispettato il diritto a un ambiente vivibile. Chiediamo che sia rispettato il diritto a un lavoro dignitoso e sicuro. Chiediamo che sia rispettato il diritto alla mobilità per tutti e non solo per pochi privilegiati. Chiediamo che decisioni che riguardano tutti siano discusse da tutti e prese in modo democratico. Chiediamo che prevalga la responsabilità, la solidarietà, la democrazia.
*Siamo solidali con i cittadini di Ciampino, vittime dell'estrema nocività dell'aeroporto. Siamo solidali con tutti gli esseri umani che subiscono le conseguenze dell'effetto serra cui il trasporto aereo contribuisce in misura così rilevante.
domenica 12 agosto 2007
Link et nunc, numero due
Il sito oggetto di questo secondo appuntamento è quello di risorse etiche (www.risorsetiche.it, e mail: info@risorsetiche.it). Il sottotiolo programmatico è l'onformazione libera e indipendente. Sul sito si possono trovare, oltre a numerosi indirizzi e link utili, appelli, boicottaggi, campagn, denunce e petizioni.
Riportiamo di seguito l'editoriale:
CHI SIAMO
La vastità di internet scoraggia una ricerca più approfondita di quanti ogni giorno si impegnano per promuovere un'informazione libera ed indipendente. Il progetto Risorsetiche.it nasce per dare maggiore visibilità a questi portali riunendoli in un'unica struttura capace di ospitare appelli, boicottaggi, campagne, petizioni, approfondimenti, dossier, filmati, interviste, opinioni, articoli e altro catalogandoli e proponendone solo un'anteprima, indirizzando la lettura al sito di provenienza tramite link. Sia per dare ancor più visibilità ai siti, sia per etica del progetto, infatti, gli articoli pubblicati sono leggibili per intero esclusivamente nel sito di provenienza tramite link.Questo è per noi un principio fondamentale: valorizzare il lavoro degli autori e riconoscerne la paternità indirizzando la lettura al sito di provenienza.Nel sito sarà quindi leggibile solo un'anteprima dell'articolo. Quotidianamente sarà quindi proposta una rassegna stampa di sola informazione indipendente e gli aggiornamenti delle iniziative proposte dai siti aderenti contribuendo così alla realizzazione di un enorme archivio catalogato di controinformazione liberamente consultabile grazie al motore di ricerca interno.
Ad ogni sito viene dato lo spazio necessario dove poter inserire una minuziosa presentazione e far conoscere le proprie iniziative e obiettivi corredato di catalogazione rintracciabile dal motore di ricerca interno.
L'obiettivo è di migliorare la reperibilità di informazioni indipendenti provenienti da fonti affidabili.
La redazione
Riportiamo di seguito l'editoriale:
CHI SIAMO
La vastità di internet scoraggia una ricerca più approfondita di quanti ogni giorno si impegnano per promuovere un'informazione libera ed indipendente. Il progetto Risorsetiche.it nasce per dare maggiore visibilità a questi portali riunendoli in un'unica struttura capace di ospitare appelli, boicottaggi, campagne, petizioni, approfondimenti, dossier, filmati, interviste, opinioni, articoli e altro catalogandoli e proponendone solo un'anteprima, indirizzando la lettura al sito di provenienza tramite link. Sia per dare ancor più visibilità ai siti, sia per etica del progetto, infatti, gli articoli pubblicati sono leggibili per intero esclusivamente nel sito di provenienza tramite link.Questo è per noi un principio fondamentale: valorizzare il lavoro degli autori e riconoscerne la paternità indirizzando la lettura al sito di provenienza.Nel sito sarà quindi leggibile solo un'anteprima dell'articolo. Quotidianamente sarà quindi proposta una rassegna stampa di sola informazione indipendente e gli aggiornamenti delle iniziative proposte dai siti aderenti contribuendo così alla realizzazione di un enorme archivio catalogato di controinformazione liberamente consultabile grazie al motore di ricerca interno.
Ad ogni sito viene dato lo spazio necessario dove poter inserire una minuziosa presentazione e far conoscere le proprie iniziative e obiettivi corredato di catalogazione rintracciabile dal motore di ricerca interno.
L'obiettivo è di migliorare la reperibilità di informazioni indipendenti provenienti da fonti affidabili.
La redazione
venerdì 10 agosto 2007
IN DIFESA DELLA BIBLIOTECA DI BAGDAD
Già in passato, accanto all'altissimo numero di morti civili, danni e sofferenze, è stato saccheggiato l'Iraqi Museum di Bagdad. Si calcola che oltre 200.000 reperti delle antiche civiltà mesopotamiche siano stati rubati, moltissimi su comissione. Non solo, militari polacchi e statunitensi si sono accampati sulle rovine di Babilonia...dev'essere stato piacevole parcheggiare i carri armati su antichi mosaici...
Ora è toccato alla Bibloteca di Bagdad...Ma le truppe occidentali non dovevano essere portatrici di cultura? Finora più che danni non hanno fatto...Riportiamo il seguente comunicato degli amici del sito unponteper (http://www.unponteper.it/)
in difesa della biblioteca di Baghdad
Appello L'esercito iracheno e americano, contravvenendo a tutte le convenzioni internazionali, è entrato con la forza nella biblioteca nazionale di Baghdad facendone, di fatto, una base militare e mettendo a serissimo rischio il patrimonio librario scampato all'incendio dell'aprile 2003. Di fronte alla resistenza del direttore e dei dipendenti della biblioteca hanno usato violenza fino a sparare alle gambe ad un bibliotecario. Al momento in cui scriviamo i soldati hanno lasciato l'edificio, ma si teme che l'occupazione possa ripetersi presto ed in qualsiasi momento.
La biblioteca nazionale di Baghdad, che Un ponte per sostiene da tre anni, è un esempio di come gli iracheni, se lasciati liberi da ingerenze esterne, possono ricostruire il proprio paese.
Facciamo appello al Governo italiano perchè intervenga presso il Governo di Baghdad affinchè la biblioteca, sia lasciata definitivamente libera dalle armi, anche a tutela del lavoro svolto dalla cooperazione italiana nella ricostruzione della biblioteca stessa.
Invitiamo tutti a inviare immediatamente messaggi di protesta all' ambasciata irachena in Italia:
iraqembroma@yahoo.com
Ora è toccato alla Bibloteca di Bagdad...Ma le truppe occidentali non dovevano essere portatrici di cultura? Finora più che danni non hanno fatto...Riportiamo il seguente comunicato degli amici del sito unponteper (http://www.unponteper.it/)
in difesa della biblioteca di Baghdad
Appello L'esercito iracheno e americano, contravvenendo a tutte le convenzioni internazionali, è entrato con la forza nella biblioteca nazionale di Baghdad facendone, di fatto, una base militare e mettendo a serissimo rischio il patrimonio librario scampato all'incendio dell'aprile 2003. Di fronte alla resistenza del direttore e dei dipendenti della biblioteca hanno usato violenza fino a sparare alle gambe ad un bibliotecario. Al momento in cui scriviamo i soldati hanno lasciato l'edificio, ma si teme che l'occupazione possa ripetersi presto ed in qualsiasi momento.
La biblioteca nazionale di Baghdad, che Un ponte per sostiene da tre anni, è un esempio di come gli iracheni, se lasciati liberi da ingerenze esterne, possono ricostruire il proprio paese.
Facciamo appello al Governo italiano perchè intervenga presso il Governo di Baghdad affinchè la biblioteca, sia lasciata definitivamente libera dalle armi, anche a tutela del lavoro svolto dalla cooperazione italiana nella ricostruzione della biblioteca stessa.
Invitiamo tutti a inviare immediatamente messaggi di protesta all' ambasciata irachena in Italia:
iraqembroma@yahoo.com
giovedì 9 agosto 2007
Gravissime affermazioni dell'avv. Taormina
Islam: Taormina, 10 mila sale preghiera covi terrorismo
31 luglio 2007 alle 13:27 — Fonte: repubblica.it
“Non solo le moschee grandi e piccole, ma tutte le diecimila sale di preghiera musulmane presenti in Italia, sono focolai di cellule terroristiche”.
Lo ha sostenuto ad Ascoli l’avvocato Carlo Taormina, ex sottosegretario all’interno, commentando la dichiarazione del presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, il quale ha chiesto che in tutte le moschee “si parli italiano, perché tutti hanno il diritto di sapere se in quei luoghi si prega Allah o si incita alla violenza”. La posizione di Taormina è più drastica sulla questione, e per lui, oltre al fatto che “le sale di preghiera sono covi terroristici”, tutti i musulmani “dovrebbero essere cacciati dall’Italia”. La responsabilità della situazione attuale, e i rischi che il nostro paese corre per la propria sicurezza, sono però per il noto penalista anche da addebitare “ai nostri imprenditori, che hanno abbassato il prezzo dei salari agli italiani e favorito così l’ingresso sul nostro territorio di migliaia di extracomunitari, con tutti i pericoli connessi”.
tratto da: http://news.kataweb.it/item/338288/islam-taormina-10-mila-sale-preghiera-covi-terrorismo?nc#commenti
Sul sito citato ho pubblicato il seguente commento:
L'avvocato Carlo Taormina ha espresso giudizi non fondati e seminato odio razziale e culturale nei confronti di una comunità di persone che lavora e prega (tra l'altro vorrei far notare che l'INPS si regge sulle trattenute degli stranieri che lavorano). Ma quello che più mi preoccupa è perchè ha fatto le affermazioni sopra riportate. Si vuole andare verso la guerra di religione? I musulmani come gli ebrei ieri e i valdesi l'altroieri? Certo, anche fra loro ci sono gli imbecilli e i violenti ma anche per loro vale il detto che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce... Io penso che invece di indossare elemetti e sparare a zero, sia meglio lavorare per una società aperta, dove ci sia spazio per tutti...anche se, personalmente, sottoscriverei l'esposto contro l'avv. promosso da organizzazioni del mondo islamico (www.islam-online.it) non perchè sia musulmano (non sono nemmeno credente) ma perchè mi offende in quanto cittadino italiano rispettoso della Costituzione repubblicana...
Giuliano
31 luglio 2007 alle 13:27 — Fonte: repubblica.it
“Non solo le moschee grandi e piccole, ma tutte le diecimila sale di preghiera musulmane presenti in Italia, sono focolai di cellule terroristiche”.
Lo ha sostenuto ad Ascoli l’avvocato Carlo Taormina, ex sottosegretario all’interno, commentando la dichiarazione del presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, il quale ha chiesto che in tutte le moschee “si parli italiano, perché tutti hanno il diritto di sapere se in quei luoghi si prega Allah o si incita alla violenza”. La posizione di Taormina è più drastica sulla questione, e per lui, oltre al fatto che “le sale di preghiera sono covi terroristici”, tutti i musulmani “dovrebbero essere cacciati dall’Italia”. La responsabilità della situazione attuale, e i rischi che il nostro paese corre per la propria sicurezza, sono però per il noto penalista anche da addebitare “ai nostri imprenditori, che hanno abbassato il prezzo dei salari agli italiani e favorito così l’ingresso sul nostro territorio di migliaia di extracomunitari, con tutti i pericoli connessi”.
tratto da: http://news.kataweb.it/item/338288/islam-taormina-10-mila-sale-preghiera-covi-terrorismo?nc#commenti
Sul sito citato ho pubblicato il seguente commento:
L'avvocato Carlo Taormina ha espresso giudizi non fondati e seminato odio razziale e culturale nei confronti di una comunità di persone che lavora e prega (tra l'altro vorrei far notare che l'INPS si regge sulle trattenute degli stranieri che lavorano). Ma quello che più mi preoccupa è perchè ha fatto le affermazioni sopra riportate. Si vuole andare verso la guerra di religione? I musulmani come gli ebrei ieri e i valdesi l'altroieri? Certo, anche fra loro ci sono gli imbecilli e i violenti ma anche per loro vale il detto che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce... Io penso che invece di indossare elemetti e sparare a zero, sia meglio lavorare per una società aperta, dove ci sia spazio per tutti...anche se, personalmente, sottoscriverei l'esposto contro l'avv. promosso da organizzazioni del mondo islamico (www.islam-online.it) non perchè sia musulmano (non sono nemmeno credente) ma perchè mi offende in quanto cittadino italiano rispettoso della Costituzione repubblicana...
Giuliano
martedì 7 agosto 2007
Un convegno su Aldo Capitini
Associazione Nazionale
AMICI di ALDO CAPITINI
COMUNE DI PIENZA
MOVIMENTO NONVIOLENTO
LA PEDAGOGIA DI ALDO CAPITINI
TRA PROFEZIA E LIBERAZIONE
Pienza, 5, 6, 7 ottobre 2007
Anche in Italia in questi ultimi anni si sono registrati interessi diffusi ed adesioni pubbliche alla nonviolenza.
Hanno sicuramente contribuito a tale attenzione gli studi e le pubblicazioni su Aldo Capitini, fondatore e padre della nonviolenza in Italia.
L' Associazione Nazionale Amici di Aldo Capitini ed il Movimento Nonviolento intendono portare un ulteriore contributo a tale conoscenza ed a tale approfondimento, promuovendo un Convegno su un aspetto della riflessione e dell' impegno di Aldo Capitini fino ad oggi non adeguatamente affrontato ed indagato : la riflessione e l' impegno per l' educazione aperta.
La scelta è di mettere a fuoco, in tale ambito, la specificità, l' originalità, e la profondità dei contributi di Aldo Capitini.
Il Convegno si avvarrà dell' apporto di studiosi, di ricercatori, e di esperti portatori tutti di competenze specifiche sia negli intrecci tra la pedagogia e gli altri momenti del pensiero di Capitini, sia nei rapporti con i temi ed i protagonisti più significativi della pedagogia italiana del '900.
Il Convegno si svolgerà a Pienza, bellissima ed ospitale cittadina, dove ci riuniremo la sera del 5 ottobre (venerdì) per un saluto e la presentazione dei lavori, che avranno poi luogo – in un suggestivo edificio (l’ex Conservatorio S .Carlo) – il giorno successivo, sabato 6.
La mattina del 7 (domenica) sarà a disposizione di coloro che vorranno trattenersi per continuare il dibattito e presentare interventi scritti (da allegare agli atti che verranno pubblicati) – molti vorranno invece trasferirsi a Perugia, da dove partirà quella domenica la marcia della Pace.
Il Movimento Nonviolento e l' Associazione Nazionale Amici di Aldo Capitini ringraziano fin da ora tutte le Amministrazioni - ed in primo luogo il Comune di Pienza - e quanti stanno a vario titolo sostenendo questo loro impegno.
------------------ oooooooo -----------------------
La sera del 5 ottobre si terrà un incontro con i cittadini e con i Rappresentanti delle Istituzioni ed Amministrazioni Locali, in tale occasione il Prof. MARIO MARTINI, dell’università Di Perugia, facoltà di filosofia, terrà una relazione su:”La persona ed il pensiero di ALDO CAPITINI”,
seguirà un intrattenimento musicale, di cui daremo notizia più avanti.
Ad oggi possiamo annoverare tra i relatori che esporranno i loro elaborati nella giornata di sabato dalle ore 10 alle 13, e poi dalle 15 alle 18,30 (con pausa per un leggero pranzo conviviale):
6 ottobre
F. Cambi, Prof. Ordinario Università di Firenze: Aldo Capitini e la pedagogia della comunicazione
M. Pomi, pedagogo, dirigente scolastico, ass.re Cultura della Pace: L'educazione aperta di Aldo Capitini. Un progetto pedagogico di tramutazione nonviolenta
R. Pompeo, Movimento Nonviolento/Centro Studi e documentazione per la Nonviolenza.: L’impegno e l’opera di Aldo Capitini per una scuola pubblica, laica, aperta, nonviolenta
L. Santelli, Prof. Ordinario Università di Bari: Non solo parole. La pedagogia dell’impegno di Aldo Capitini .
T. Pironi, Prof. Associato Università di Bologna: La proposta educativa di Aldo Capitini nella società italiana del secondo dopoguerra
M. Soccio, pubblicista, animatore della casa della Pace di Vicenza, nonviolento: L’educazione di se stessi in Aldo Capitini
Adriana Croci, universitaria allieva di Aldo Capitini, poi dirigente scolastica: L’integrazione scolastica dei diversamente abili attraverso il contributo di aperturta religiosa di Aldo Capitini.
Conduce la sessione delle relazioni il Dott. Lanfranco Mencaroni.
Nella giornata conclusiva – domenica 7 ottobre – ore 9.30/12.30, verranno presentate brevi relazioni, testi e contributi scritti:
M. Catarci, ricercatore, Univ.tà degli Studi Roma III - Educazione alla cittadinanza e scuola aperta in Aldo Capitini
M. Cavicchi, ex Dir.Scol ed amico di A.C.- Aldo Capitini:due note su S.Francesco e Gandhi.
F. Curzi, autrice del volume “Vivere la nv.- la filosofia di A.Capitini - Imparare l’amore. Il cuore filosofico della pedagogia capitiniana
G. Falcicchio, Ricercatrice in Pedagogia, Università di Bari- Il fanciullo è il figlio della festa. La relazione educativa in Aldo Capitini
C. Foppa Pedretti, Docente Pedagogia, Univ.tà Catt.ca Sacro Cuore, Milano - Il contributo di Aldo Capitini al dialogo interreligioso nella prospettiva dell’incontro tra Oriente e Occidente
G. Moscati, Dottore di ricerca in filosofia, Perugia - Una realtà da liberare. Radici coevolutive di etica e politica in Aldo Capitini
A. Tortoreto, Dottore di ricerca in filosofia,Perugia - L’arte come liberazione e il suo valore educativo nella riflessione capitiniana
Le relazioni ed i contributi verranno raccolti in un volume prodotto a cura della ANAAC, con il sostegno della Provincia di Siena.
La segreteria scientifica del convegno è affidata alla Prof.ssa Gabriella Falcicchio.
Sede di tutti gli incontri :
SALA CONVEGNI COMUNALE – EX CONSERVATORIO S. CARLO
Per notizie logistiche o prenotazioni:
Uff turismo Comune di Pienza
0578 749905
-->
tratto da http://cos.splinder.com; per contatti: capitini@tiscali.it
AMICI di ALDO CAPITINI
COMUNE DI PIENZA
MOVIMENTO NONVIOLENTO
LA PEDAGOGIA DI ALDO CAPITINI
TRA PROFEZIA E LIBERAZIONE
Pienza, 5, 6, 7 ottobre 2007
Anche in Italia in questi ultimi anni si sono registrati interessi diffusi ed adesioni pubbliche alla nonviolenza.
Hanno sicuramente contribuito a tale attenzione gli studi e le pubblicazioni su Aldo Capitini, fondatore e padre della nonviolenza in Italia.
L' Associazione Nazionale Amici di Aldo Capitini ed il Movimento Nonviolento intendono portare un ulteriore contributo a tale conoscenza ed a tale approfondimento, promuovendo un Convegno su un aspetto della riflessione e dell' impegno di Aldo Capitini fino ad oggi non adeguatamente affrontato ed indagato : la riflessione e l' impegno per l' educazione aperta.
La scelta è di mettere a fuoco, in tale ambito, la specificità, l' originalità, e la profondità dei contributi di Aldo Capitini.
Il Convegno si avvarrà dell' apporto di studiosi, di ricercatori, e di esperti portatori tutti di competenze specifiche sia negli intrecci tra la pedagogia e gli altri momenti del pensiero di Capitini, sia nei rapporti con i temi ed i protagonisti più significativi della pedagogia italiana del '900.
Il Convegno si svolgerà a Pienza, bellissima ed ospitale cittadina, dove ci riuniremo la sera del 5 ottobre (venerdì) per un saluto e la presentazione dei lavori, che avranno poi luogo – in un suggestivo edificio (l’ex Conservatorio S .Carlo) – il giorno successivo, sabato 6.
La mattina del 7 (domenica) sarà a disposizione di coloro che vorranno trattenersi per continuare il dibattito e presentare interventi scritti (da allegare agli atti che verranno pubblicati) – molti vorranno invece trasferirsi a Perugia, da dove partirà quella domenica la marcia della Pace.
Il Movimento Nonviolento e l' Associazione Nazionale Amici di Aldo Capitini ringraziano fin da ora tutte le Amministrazioni - ed in primo luogo il Comune di Pienza - e quanti stanno a vario titolo sostenendo questo loro impegno.
------------------ oooooooo -----------------------
La sera del 5 ottobre si terrà un incontro con i cittadini e con i Rappresentanti delle Istituzioni ed Amministrazioni Locali, in tale occasione il Prof. MARIO MARTINI, dell’università Di Perugia, facoltà di filosofia, terrà una relazione su:”La persona ed il pensiero di ALDO CAPITINI”,
seguirà un intrattenimento musicale, di cui daremo notizia più avanti.
Ad oggi possiamo annoverare tra i relatori che esporranno i loro elaborati nella giornata di sabato dalle ore 10 alle 13, e poi dalle 15 alle 18,30 (con pausa per un leggero pranzo conviviale):
6 ottobre
F. Cambi, Prof. Ordinario Università di Firenze: Aldo Capitini e la pedagogia della comunicazione
M. Pomi, pedagogo, dirigente scolastico, ass.re Cultura della Pace: L'educazione aperta di Aldo Capitini. Un progetto pedagogico di tramutazione nonviolenta
R. Pompeo, Movimento Nonviolento/Centro Studi e documentazione per la Nonviolenza.: L’impegno e l’opera di Aldo Capitini per una scuola pubblica, laica, aperta, nonviolenta
L. Santelli, Prof. Ordinario Università di Bari: Non solo parole. La pedagogia dell’impegno di Aldo Capitini .
T. Pironi, Prof. Associato Università di Bologna: La proposta educativa di Aldo Capitini nella società italiana del secondo dopoguerra
M. Soccio, pubblicista, animatore della casa della Pace di Vicenza, nonviolento: L’educazione di se stessi in Aldo Capitini
Adriana Croci, universitaria allieva di Aldo Capitini, poi dirigente scolastica: L’integrazione scolastica dei diversamente abili attraverso il contributo di aperturta religiosa di Aldo Capitini.
Conduce la sessione delle relazioni il Dott. Lanfranco Mencaroni.
Nella giornata conclusiva – domenica 7 ottobre – ore 9.30/12.30, verranno presentate brevi relazioni, testi e contributi scritti:
M. Catarci, ricercatore, Univ.tà degli Studi Roma III - Educazione alla cittadinanza e scuola aperta in Aldo Capitini
M. Cavicchi, ex Dir.Scol ed amico di A.C.- Aldo Capitini:due note su S.Francesco e Gandhi.
F. Curzi, autrice del volume “Vivere la nv.- la filosofia di A.Capitini - Imparare l’amore. Il cuore filosofico della pedagogia capitiniana
G. Falcicchio, Ricercatrice in Pedagogia, Università di Bari- Il fanciullo è il figlio della festa. La relazione educativa in Aldo Capitini
C. Foppa Pedretti, Docente Pedagogia, Univ.tà Catt.ca Sacro Cuore, Milano - Il contributo di Aldo Capitini al dialogo interreligioso nella prospettiva dell’incontro tra Oriente e Occidente
G. Moscati, Dottore di ricerca in filosofia, Perugia - Una realtà da liberare. Radici coevolutive di etica e politica in Aldo Capitini
A. Tortoreto, Dottore di ricerca in filosofia,Perugia - L’arte come liberazione e il suo valore educativo nella riflessione capitiniana
Le relazioni ed i contributi verranno raccolti in un volume prodotto a cura della ANAAC, con il sostegno della Provincia di Siena.
La segreteria scientifica del convegno è affidata alla Prof.ssa Gabriella Falcicchio.
Sede di tutti gli incontri :
SALA CONVEGNI COMUNALE – EX CONSERVATORIO S. CARLO
Per notizie logistiche o prenotazioni:
Uff turismo Comune di Pienza
0578 749905
-->
tratto da http://cos.splinder.com; per contatti: capitini@tiscali.it
domenica 5 agosto 2007
Nerogoogle e il risparmio energetico
Traggo questo articolo dal sito http://www.webmaster.org/... mi sembra utile per tutti gli utenti:
Risparmio energetico: NeroGoogle una versione del motore completamente nera. Ci sarà un vantaggio?
Tutto nasce da un recente articolo di Mark Ontkush del 22 Febbraio che sosteneva che Google potrebbe far risparmiare al mondo un buona dose di energia elettrica se solo cambiasse il design della sua pagina web
Tratto daTweakness, una risorsa rivolta ad utenti semi-esperti che abbiano un buona conoscenza del gergo di internet ed è focalizzato su trucchi e tweaks
È disponibile in rete "Neroogle", una interfaccia con sfondo nero per il motore di ricerca di Google, nata da una iniziativa italiana (simile a BlackGoogle), che mira alla salvaguardia dell'ambiente attraverso il risparmio energetico derivato dall'utilizzo di colori scuri (a basso consumo energetico per i monitor) per il design della pagina web. La pagina dedicata alle informazioni di Neroogle spiega l'iniziativa: "Perchè a volte sono i piccoli gesti quotidiani a fare grandi differenze. Tutto nasce da un recente articolo di Mark Ontkush del 22 Febbraio che sosteneva che Google potrebbe far risparmiare al mondo un buona dose di energia elettrica se solo cambiasse il design della sua pagina web. Cambiare il colore della sua home da un bianco 'succhia-elettricità' a un più ecologico nero sarebbe un'idea geniale e salva-ambiente. Da allora, si sono moltiplicati post e articoli sul calcolo reale di questo risparmio, cosa che ha portato la comunità di internet a sostenere a gran voce questa modifica".
I risultati delle ricerche effettuate su Neroogle sono identici a quelli ottenuti su Google, eccetto per il fatto che sono visualizzati su uno sfondo nero con caratteri grigio chiaro. "Neroogle infatti usa proprio il motore di Google per effettuare le ricerche. I risultati sono identici (confrontateli se avete dubbi). L'idea è quindi quella di poter continuare ad usare il migliore e più veloce motore di ricerca al mondo mentre contribuite a salvare l'ambiente".È davvero reale questo risparmio energetico? Come riportato da Ontkush nel suo blog-post "Black Google Would Save 750 Megawatt-hours a Year", Google gestisce circa 200 milioni di query di ricerca al giorno. Assumiamo che ciascuna query venga mostrata per circa 10 secondi; questo significa che il sto di Google si esegue per circa 550.000 ore ogni giorno su alcuni desktop. Ipotizzando che gli utenti visualizzino Google in modalità a schermo pieno, il passaggio ad un background nero farebbe risparmiare un totale di 15 (74-59) watt (questi riferimenti di wattaggio derivano dal sito EnergyStar). Questo si tradurrebbe in un risparmio globale di 8.3 Megawatt/ora al giorno, o circa 3000 Megawatt/ora l'anno. Considerando che circa il 25% dei monitor al mondo sono CRT, a 10 centesimi di dollaro per Kilowatt/ora, si otterrebbe un risparmio di $75.000. Tutto questo solo con la modifica di alcuni codici colore.
Quali altri gesti quotidiani possiamo compiere per contribuire a migliorare l'ambiente? Lo stesso discorso vale per tutti gli altri siti, anche meno cliccati di Google. Non è necessario avere solo pagine nere, basterebbe avere un design a basso wattaggio, che utilizzi per esempio la palette EMERGY-C.
Altri benefici. Lavorare su uno schermo scuro è più riposante per la vista e contribuisce ad ridurre il contrasto tra monitor e ambiente, per chi è abituato a lavorare anche a notte fonda.
Neroogle è stato realizzato sfruttando il servizio Custom Search Engine (CSE) di Google, lanciato originariamente a Dicembre 2006, che consente a webmaster, blogger e, in genere, a qualsiasi utente della rete, di creare un motore di ricerca personalizzato in base ai propri interessi specifici di community. CSE viene proposto da Google come parte della tecnologia Google Co-op, il suo servizio di "social search". Con Custom Search Engine, Google offre ai proprietari di siti web la possibilità di "creare" un motore di ricerca personalizzato in grado di "incanalare" le informazioni di un sito attraverso i risultati di ricerca, con titolo e descrizione personalizzati, e keyword tematiche. Gli utenti di CSE possono fornire specifiche URL nell'ambito delle quali verrà ristretto il campo di ricerca.
Il colosso ha anche fornito una opzione flessibile che permette di porre in enfasi solo i contenuti di determinati siti, senza escludere i risultati provenienti da altri siti. I proprietari dei siti potranno sfruttare il servizio per generare introiti dalla pubblicità (AdSense) e potranno personalizzare anche il look del motore per renderlo coerente con l'interfaccia del proprio sito (colori in hex-code e logo). In aggiunta Google permette ad amici e membri della community (scelti dall'utente) di estendere il prodotto personalizzato, collaborando al suo sviluppo, per esempio sfruttando il bookmarklet "Google Marker", che permette di includere ed annotare pagine trovate durante la navigazione. Google mantiene anche un blog ufficiale per il progetto che negli ultimi mesi ha pubblicato informazioni su varie nuove funzionalità in CSE.
Categoria: Internet
Pubblicato il 03/07/2007 alle ore 1:5:15
Risparmio energetico: NeroGoogle una versione del motore completamente nera. Ci sarà un vantaggio?
Tutto nasce da un recente articolo di Mark Ontkush del 22 Febbraio che sosteneva che Google potrebbe far risparmiare al mondo un buona dose di energia elettrica se solo cambiasse il design della sua pagina web
Tratto daTweakness, una risorsa rivolta ad utenti semi-esperti che abbiano un buona conoscenza del gergo di internet ed è focalizzato su trucchi e tweaks
È disponibile in rete "Neroogle", una interfaccia con sfondo nero per il motore di ricerca di Google, nata da una iniziativa italiana (simile a BlackGoogle), che mira alla salvaguardia dell'ambiente attraverso il risparmio energetico derivato dall'utilizzo di colori scuri (a basso consumo energetico per i monitor) per il design della pagina web. La pagina dedicata alle informazioni di Neroogle spiega l'iniziativa: "Perchè a volte sono i piccoli gesti quotidiani a fare grandi differenze. Tutto nasce da un recente articolo di Mark Ontkush del 22 Febbraio che sosteneva che Google potrebbe far risparmiare al mondo un buona dose di energia elettrica se solo cambiasse il design della sua pagina web. Cambiare il colore della sua home da un bianco 'succhia-elettricità' a un più ecologico nero sarebbe un'idea geniale e salva-ambiente. Da allora, si sono moltiplicati post e articoli sul calcolo reale di questo risparmio, cosa che ha portato la comunità di internet a sostenere a gran voce questa modifica".
I risultati delle ricerche effettuate su Neroogle sono identici a quelli ottenuti su Google, eccetto per il fatto che sono visualizzati su uno sfondo nero con caratteri grigio chiaro. "Neroogle infatti usa proprio il motore di Google per effettuare le ricerche. I risultati sono identici (confrontateli se avete dubbi). L'idea è quindi quella di poter continuare ad usare il migliore e più veloce motore di ricerca al mondo mentre contribuite a salvare l'ambiente".È davvero reale questo risparmio energetico? Come riportato da Ontkush nel suo blog-post "Black Google Would Save 750 Megawatt-hours a Year", Google gestisce circa 200 milioni di query di ricerca al giorno. Assumiamo che ciascuna query venga mostrata per circa 10 secondi; questo significa che il sto di Google si esegue per circa 550.000 ore ogni giorno su alcuni desktop. Ipotizzando che gli utenti visualizzino Google in modalità a schermo pieno, il passaggio ad un background nero farebbe risparmiare un totale di 15 (74-59) watt (questi riferimenti di wattaggio derivano dal sito EnergyStar). Questo si tradurrebbe in un risparmio globale di 8.3 Megawatt/ora al giorno, o circa 3000 Megawatt/ora l'anno. Considerando che circa il 25% dei monitor al mondo sono CRT, a 10 centesimi di dollaro per Kilowatt/ora, si otterrebbe un risparmio di $75.000. Tutto questo solo con la modifica di alcuni codici colore.
Quali altri gesti quotidiani possiamo compiere per contribuire a migliorare l'ambiente? Lo stesso discorso vale per tutti gli altri siti, anche meno cliccati di Google. Non è necessario avere solo pagine nere, basterebbe avere un design a basso wattaggio, che utilizzi per esempio la palette EMERGY-C.
Altri benefici. Lavorare su uno schermo scuro è più riposante per la vista e contribuisce ad ridurre il contrasto tra monitor e ambiente, per chi è abituato a lavorare anche a notte fonda.
Neroogle è stato realizzato sfruttando il servizio Custom Search Engine (CSE) di Google, lanciato originariamente a Dicembre 2006, che consente a webmaster, blogger e, in genere, a qualsiasi utente della rete, di creare un motore di ricerca personalizzato in base ai propri interessi specifici di community. CSE viene proposto da Google come parte della tecnologia Google Co-op, il suo servizio di "social search". Con Custom Search Engine, Google offre ai proprietari di siti web la possibilità di "creare" un motore di ricerca personalizzato in grado di "incanalare" le informazioni di un sito attraverso i risultati di ricerca, con titolo e descrizione personalizzati, e keyword tematiche. Gli utenti di CSE possono fornire specifiche URL nell'ambito delle quali verrà ristretto il campo di ricerca.
Il colosso ha anche fornito una opzione flessibile che permette di porre in enfasi solo i contenuti di determinati siti, senza escludere i risultati provenienti da altri siti. I proprietari dei siti potranno sfruttare il servizio per generare introiti dalla pubblicità (AdSense) e potranno personalizzare anche il look del motore per renderlo coerente con l'interfaccia del proprio sito (colori in hex-code e logo). In aggiunta Google permette ad amici e membri della community (scelti dall'utente) di estendere il prodotto personalizzato, collaborando al suo sviluppo, per esempio sfruttando il bookmarklet "Google Marker", che permette di includere ed annotare pagine trovate durante la navigazione. Google mantiene anche un blog ufficiale per il progetto che negli ultimi mesi ha pubblicato informazioni su varie nuove funzionalità in CSE.
Categoria: Internet
Pubblicato il 03/07/2007 alle ore 1:5:15
Di male in peggio...
Roberto Abdulkabir Aliotta è un mio amico ed è il responsabile del Centro Culturale Islamico di Albenga, una delle realtà più disponibili e aperte al dialogo di tutta la provincia di Savona. Mi ha inviato questo scritto che, dopo aver inoltrato a diverse liste, pubblico volentieri...
Giuliano
La percezione indotta dai media influenza anche la nostra vita quotidiana
di Abdulkabir R.Aliotta
La situazione dei musulmani in Italia e in Europa non fa altro che peggiorare di settimana in settimana, condizionata irrimediabilmente dal comportamento allarmistico e sensazionalistico della stampa.
La mediatizzazione della vicenda di Perugia danneggia ancora una volta la già compromessa immagine della comunità islamica e quella di tutte le moschee d'Italia.
Nonostante che maggior parte delle inchieste sul terrorismo si siano concluse con l'assoluzione di molti imputati, o con condanne per reati minori che non hanno nessuna relazione con l’ordine pubblico, molti italiani percepiscono l'Islam come una minaccia, e i musulmani, dal canto loro, sono sempre più isolati e incapaci nel contrastare la tendenza a criminalizzare tutto ciò che li riguarda.
Abbiamo atteso pigramente la fase di normalizzazione che non è mai arrivata, sperando che il tempo avrebbe sistemato le cose, la gente presto avrebbe capito, si sarebbe abituata all'idea che potessero convivere chiese e moschee nella stessa città, avrebbe accettato semplicemente abituando l'occhio alla vista di una donna velata che passeggia per strada, o di un uomo che compie il rito d'adorazione sul posto di lavoro.
Purtroppo non è andata affatto così: gli italiani che nei decenni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale consideravano vergognoso mostrare atteggiamenti di violenta intolleranza verso altre comunità etniche e/o religiose, hanno mutato atteggiamento.
Scrittori, politici e giornalisti ritenevano che esibire sentimenti razzisti ed intolleranti in pubblico, avrebbe significato il loro suicidio mediatico e pertanto se ne astenevano.
Oggi sembra tutto cambiato, i politici cavalcano la tigre del razzismo e dell'intolleranza religiosa per ottenere consensi, i giornalisti pubblicano i loro articoli tra le prime pagine dei quotidiani, affermando che nelle moschee si promuove il terrorismo, e gli scrittori vendono migliaia di libri sull' argomento.
L'"effetto Oriana Fallaci", che ha insegnato agli italiani a non reprimere l'odio nei confronti dell'Islam, sfruttando una naturale diffidenza nei confronti dello straniero, ha prodotto una reazione a catena che ha intaccato pesantemente un naturale processo inserzione che il tempo avrebbe favorito.
Gli effetti di questa tendenza si possono osservare ogni giorno, nella vita di un musulmano in Italia. I rapporti sociali per noi si fanno sempre più difficili, si complicano le relazioni tra le amministrazioni comunali, le istituzioni ei rappresentanti delle moschee; i politici che prima mostravano sensibilità, considerano sconveniente relazionarsi con la comunità mostrando diffidenza, ed infine la cosa più triste e che anche alcuni rapporti di amicizia cominciano a deteriorarsi.
Insomma... Terra bruciata intorno ai musulmani, sempre più soli e colpevoli di frequentare le moschee, di insegnare il Corano ai propri figli e per le donne di mostrare in pubblico la propria devozione indossando il velo.
La vicenda delle dichiarazioni di Taormina mi turba profondamente non per quello che è stato detto, ma soprattutto per la considerazione che sono stati ben pochi i non musulmani che hanno colto l'occasione per commentare queste parole, sottolineando la gravità degli effetti disastrosi che questo pensiero può portare. Gli amici, i conoscenti, le persone con le quali in questi anni abbiamo mantenuto una quantità di relazioni, i protagonisti del dialogo interreligioso, i difensori dei diritti civili, dove sono? Non se ne sono neppure accorti o ritengono che i musulmani possono/devono sopportare tutto questo e non vale la pena di scaldarsi per le parole, oggettivamente, irresponsabili e menzognere, di un esponente politico e forense controverso e per molti aspetti border-line?
La vita dei musulmani si complica ancora una volta, è doveroso preoccuparsi, e chiedersi quando, e soprattutto come, finirà, perché fino ad ora abbiamo constatato soltanto un aggravarsi della nostra situazione.
AK Aliotta
http://www.islam-online.it/dimale_inpeggio.htm
Giuliano
La percezione indotta dai media influenza anche la nostra vita quotidiana
di Abdulkabir R.Aliotta
La situazione dei musulmani in Italia e in Europa non fa altro che peggiorare di settimana in settimana, condizionata irrimediabilmente dal comportamento allarmistico e sensazionalistico della stampa.
La mediatizzazione della vicenda di Perugia danneggia ancora una volta la già compromessa immagine della comunità islamica e quella di tutte le moschee d'Italia.
Nonostante che maggior parte delle inchieste sul terrorismo si siano concluse con l'assoluzione di molti imputati, o con condanne per reati minori che non hanno nessuna relazione con l’ordine pubblico, molti italiani percepiscono l'Islam come una minaccia, e i musulmani, dal canto loro, sono sempre più isolati e incapaci nel contrastare la tendenza a criminalizzare tutto ciò che li riguarda.
Abbiamo atteso pigramente la fase di normalizzazione che non è mai arrivata, sperando che il tempo avrebbe sistemato le cose, la gente presto avrebbe capito, si sarebbe abituata all'idea che potessero convivere chiese e moschee nella stessa città, avrebbe accettato semplicemente abituando l'occhio alla vista di una donna velata che passeggia per strada, o di un uomo che compie il rito d'adorazione sul posto di lavoro.
Purtroppo non è andata affatto così: gli italiani che nei decenni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale consideravano vergognoso mostrare atteggiamenti di violenta intolleranza verso altre comunità etniche e/o religiose, hanno mutato atteggiamento.
Scrittori, politici e giornalisti ritenevano che esibire sentimenti razzisti ed intolleranti in pubblico, avrebbe significato il loro suicidio mediatico e pertanto se ne astenevano.
Oggi sembra tutto cambiato, i politici cavalcano la tigre del razzismo e dell'intolleranza religiosa per ottenere consensi, i giornalisti pubblicano i loro articoli tra le prime pagine dei quotidiani, affermando che nelle moschee si promuove il terrorismo, e gli scrittori vendono migliaia di libri sull' argomento.
L'"effetto Oriana Fallaci", che ha insegnato agli italiani a non reprimere l'odio nei confronti dell'Islam, sfruttando una naturale diffidenza nei confronti dello straniero, ha prodotto una reazione a catena che ha intaccato pesantemente un naturale processo inserzione che il tempo avrebbe favorito.
Gli effetti di questa tendenza si possono osservare ogni giorno, nella vita di un musulmano in Italia. I rapporti sociali per noi si fanno sempre più difficili, si complicano le relazioni tra le amministrazioni comunali, le istituzioni ei rappresentanti delle moschee; i politici che prima mostravano sensibilità, considerano sconveniente relazionarsi con la comunità mostrando diffidenza, ed infine la cosa più triste e che anche alcuni rapporti di amicizia cominciano a deteriorarsi.
Insomma... Terra bruciata intorno ai musulmani, sempre più soli e colpevoli di frequentare le moschee, di insegnare il Corano ai propri figli e per le donne di mostrare in pubblico la propria devozione indossando il velo.
La vicenda delle dichiarazioni di Taormina mi turba profondamente non per quello che è stato detto, ma soprattutto per la considerazione che sono stati ben pochi i non musulmani che hanno colto l'occasione per commentare queste parole, sottolineando la gravità degli effetti disastrosi che questo pensiero può portare. Gli amici, i conoscenti, le persone con le quali in questi anni abbiamo mantenuto una quantità di relazioni, i protagonisti del dialogo interreligioso, i difensori dei diritti civili, dove sono? Non se ne sono neppure accorti o ritengono che i musulmani possono/devono sopportare tutto questo e non vale la pena di scaldarsi per le parole, oggettivamente, irresponsabili e menzognere, di un esponente politico e forense controverso e per molti aspetti border-line?
La vita dei musulmani si complica ancora una volta, è doveroso preoccuparsi, e chiedersi quando, e soprattutto come, finirà, perché fino ad ora abbiamo constatato soltanto un aggravarsi della nostra situazione.
AK Aliotta
http://www.islam-online.it/dimale_inpeggio.htm
mercoledì 1 agosto 2007
Link et nunc, numero uno
Devo questo calembour alla genialità di mia moglie: è da quando l’ ha pronunciato che cerco l’occasione buona per utilizzarlo. Ora, finalmente, ho avuto l'idea di segnalare, in maniera periodica e asistematica (“il sistema è nemico dell’immaginazione”, scriveva Wilcock; “L’Anarchia è la massima espressione dell’ordine”, gli rispondeva anacronisticamente in anticipo, Elisée Reclus) siti che si occupano delle tematiche di questo blog: intercultura, dialogo inter religioso, scienze della formazione e via dicendo.
Ogni sito verrà presentato con poche parole, sperando che bastino a solleticare la curiosità dei lettori.
Ogni sito verrà presentato con poche parole, sperando che bastino a solleticare la curiosità dei lettori.
In passato ho già postato un rimando a www.peacereporter.it, il sito a cui dedico questo post è invece dedicato al dialogo inter religioso, in particolar modo con il mondo musulmano.
Riporto per intero una mail che ho ricevuto dagli amici de il dialogo.org. Ancora una precisazione: il sito è promotore delle giornate ecumeniche del dialogo cristiano islamico. A mio parere, queste iniziative, in un momento storico che vede l’arroccarsi delle diverse fedi su posizioni difensive e di chiusura identitaria, acquisiscono maggiore interesse ed importanza. Chi lo desidera, può iscriversi alla newsletter. Buona lettura!
Sono già molte ed importanti le adesioni per l Appello per la Sesta giornata ecumenica del dialogo cristiano – islamico “costruire speranza e convivialità”(http://www.ildialogo.org/islam/dialogo2007/appellosesta29062007.htm)Nell’ ambito di tale iniziativa sono stati resi disponibili la Locandina ed il testo dell’ appello in formato PDF
(http://www.ildialogo.org/islam/dialogo2007/metriali12072007.htm)Per tutto il materiale relativo al dialogo cristiano islamico, vai all’ indice completo degli articoli della sezione Dialogo cristianoislamico 2007
(http://www.ildialogo.org/islam/cristianoislamico.htm)L elenco completo di tutti gli aggiornamenti della settimana dal 23 al 29 luglio 2007 è disponibile direttamente sul nostro sito in modo da facilitare l invio della newsletter.Per leggere l elenco completo degli aggiornamenti dal 23/7 al 29/72007 clicca sui seguenti due link (uno in formato testo e l altro informato html)
Formato testo: http://www.ildialogo.org/news/news29_07_2007.txt
Formato html: http://www.ildialogo.org/news/news29_07_2007.htm
Per scaricare gli aggiornamenti sul proprio computer cliccare con ilpulsante destro del mouse sul tipo di formato che si vuole scaricaree scegliere l opzione "salva con nome".
Segnaliamo che per aprire correttamente gli articoli bisogna avere i pop-up sbloccati e che è attiva la sezione FORUM, all’indirizzo: http://www.ildialogo.org/ADPforum.
Su ogni articolo è stato attivato la possibilità di esprimere commenti inautomatico e che sulla home page è stata ulteriormente migliorata la funzionalità per leggere tutti i commenti esistenti sul sito: buona lettura
La Redazione
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Riporto per intero una mail che ho ricevuto dagli amici de il dialogo.org. Ancora una precisazione: il sito è promotore delle giornate ecumeniche del dialogo cristiano islamico. A mio parere, queste iniziative, in un momento storico che vede l’arroccarsi delle diverse fedi su posizioni difensive e di chiusura identitaria, acquisiscono maggiore interesse ed importanza. Chi lo desidera, può iscriversi alla newsletter. Buona lettura!
Sono già molte ed importanti le adesioni per l Appello per la Sesta giornata ecumenica del dialogo cristiano – islamico “costruire speranza e convivialità”(http://www.ildialogo.org/islam/dialogo2007/appellosesta29062007.htm)Nell’ ambito di tale iniziativa sono stati resi disponibili la Locandina ed il testo dell’ appello in formato PDF
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