Ho conosciuto Carola Mamberto e Fulvio Paolocci nel gennaio 2007: dovevano girare un servizio sull’immigrazione musulmana in un paese cattolico in quanto studenti del Corso di Giornalismo all’Università statunitense di Berkeley.
Hanno girato in lungo e in largo per l’Italia intervistando esponenti noti e meno noti della galassia musulmana. Sono venuti a Albenga perché volevano conoscere non solo le realtà maggiori, quelle delle grandi aree urbane, ma anche quelle dei centri minori e, nel suo piccolo, Albenga è un laboratorio di convivenza e dialogo come, purtroppo, pochi altri luoghi del nostro paese. Hanno telefonato a Roberto, uno dei responsabili del centro Culturale Islamico Ingauno che ha dato loro il mio numero di telefonino: ho incontrato Carola e Fulvio due volte. Insieme abbiamo girato per tutta Albenga e intervistato non so più quante persone di fede musulmana (almeno nominalmente, si dichiara islamico circa il 60% dei quasi 1500 immigrati che risiedono nel Comune).
L’ultima serata abbiamo ripresa dal Monte la Città: neanche a farlo apposta, quella sera, c’erano nuvole colorate dal sole al tramonto che si riflettevano sul mare: uno spettacolo!
Così è nato il filmato Musulmani che si può vedere al seguente indirizzo:
http://journalism.berkeley.edu/projects/tv/cnstv/archive/2007/crossroads/index.php?play=1.
PS: se avete un Mac, invece del Personal Computer come il sottoscritto, lo vedrete facilmente; in caso contrario, auguri…perché il programma che legge il file, Quick Media Player, funziona benissimo sul primo ma sul secondo dà problemi…
Il filmato è stato venduto, in versione ridotta, a televisioni americane ma una tv nazionale, Frontline World, la rete pubblica nazionale americana si è dimostrata interessata alla versione integrale…
PPS: di un altro filmato, interamente dedicato a Albenga e all’immigrazione musulmana (presentato in occasione del Convegno Marocco: così vicino così lontano tenutosi ad Albenga l’11 maggio scorso) ne parleremo in un prossimo post.
giovedì 26 luglio 2007
sabato 21 luglio 2007
Una finestra sul mondo: la bottega Kikoa, per un commercio equo e solidale
Anche Albenga ha una sua bottega per il commercio equo e solidale, la Bottega Kikoa, una vera e propria finestra sul mondo.
La Bottega si trova nel centro storico, in via Roma 47 (telefono: 0182545016, e mail associazione.kikoa@tiscali.it). A due passi da Piazza San Michele, si possono acquistare manufatti e prodotti provenienti da paesi del cosiddetto terzo mondo. Qualcuno potrà obiettare che ormai in qualunque supermercato si trovano merci prodotte a migliaia di chilometri da dove sono state prodotte. Quindi che differenza c’è? La differenza c’è, eccome!
La filosofia del mercato equo e solidale è differente da quella del commercio ‘normale’. Infatti, il commercio equo e solidale:
garantisce ai piccoli produttori del sud del mondo un accesso diretto e sostenibile di mercato, al fine di favorire il passaggio dalla precarietà ad una situazione di autosufficienza economica e di rispetto dei diritti umani;
rafforza il ruolo dei produttori e dei lavoratori come soggetti attivi e protagonisti nelle organizzazioni in cui operano;
agisce ad ampio raggio, anche a livello politico e culturale, per raggiungere una maggiore equità nelle regole e nelle pratiche del commercio internazionale.
Molti sono i requisiti e i criteri generali con cui opera un’organizzazione di commercio equo e solidale: cercheremo di riassumerli. Ogni organizzazione del commercio equo e solidale
1. paga al produttore una cifra maggiore (anche perché si ‘saltano’ passaggi intermedi che fanno lievitare i prezzi) di quella che riceve dal commercio basato sul profitto;
2. è trasparente nella gestione e nelle relazioni commerciali e coinvolge i lavoratori nei processi decisionali;
3. si impegna a sviluppare le capacità dei produttori e attiva percorsi di formazione dei lavoratori;
4. diffonde informazioni sugli obiettivi del commercio equo e solidale;
5. concorda il prezzo dei prodotti con i produttori e gli importatori garantiscono ai stessi il prefinanziamento della produzione e il pagamento tempestivo;
6. favorisce le pari opportunità a uomini e donne per sviluppare le loro capacità. È attenta alle particolari condizione di salute e alle esigenze di sicurezza delle donne durante la gravidanza e l’allattamento;
7. si impegna a promuovere un ambiente lavorativo sicuro e salutare per i produttori (e conseguentemente, il prodotto è più sano anche per i consumatori). Garantisce l’accesso all’acqua potabile, a strutture igieniche e all’assistenza medica di base;
8. rispetta la Convenzione delle Nazioni unite sui diritti dei bambini, le leggi e le norme sociali legate al contesto locale;
9. utilizza materie prime derivanti da fonti gestite in modo sostenibile acquisendole localmente e utilizzando, dove possibile, materiale riciclabile e/o biodegradabile per confezionare e imballare i prodotti.
Acquistare un prodotto in un negozio equo solidale significa comprare un manufatto di buona qualità, aiutando i produttori e noi stessi…La Bottega Kikoa vi aspetta…
Avevo pubblicato questo articoletto su Il Ponente, quindicinale edito ad Albenga. Ora, lo ripubblico anche per fare gli auguri a Kikoa e al suo negozio: in questi giorni compie un anno. Auguri…e cento di questi giorni, equi e solidali…
La Bottega si trova nel centro storico, in via Roma 47 (telefono: 0182545016, e mail associazione.kikoa@tiscali.it). A due passi da Piazza San Michele, si possono acquistare manufatti e prodotti provenienti da paesi del cosiddetto terzo mondo. Qualcuno potrà obiettare che ormai in qualunque supermercato si trovano merci prodotte a migliaia di chilometri da dove sono state prodotte. Quindi che differenza c’è? La differenza c’è, eccome!
La filosofia del mercato equo e solidale è differente da quella del commercio ‘normale’. Infatti, il commercio equo e solidale:
garantisce ai piccoli produttori del sud del mondo un accesso diretto e sostenibile di mercato, al fine di favorire il passaggio dalla precarietà ad una situazione di autosufficienza economica e di rispetto dei diritti umani;
rafforza il ruolo dei produttori e dei lavoratori come soggetti attivi e protagonisti nelle organizzazioni in cui operano;
agisce ad ampio raggio, anche a livello politico e culturale, per raggiungere una maggiore equità nelle regole e nelle pratiche del commercio internazionale.
Molti sono i requisiti e i criteri generali con cui opera un’organizzazione di commercio equo e solidale: cercheremo di riassumerli. Ogni organizzazione del commercio equo e solidale
1. paga al produttore una cifra maggiore (anche perché si ‘saltano’ passaggi intermedi che fanno lievitare i prezzi) di quella che riceve dal commercio basato sul profitto;
2. è trasparente nella gestione e nelle relazioni commerciali e coinvolge i lavoratori nei processi decisionali;
3. si impegna a sviluppare le capacità dei produttori e attiva percorsi di formazione dei lavoratori;
4. diffonde informazioni sugli obiettivi del commercio equo e solidale;
5. concorda il prezzo dei prodotti con i produttori e gli importatori garantiscono ai stessi il prefinanziamento della produzione e il pagamento tempestivo;
6. favorisce le pari opportunità a uomini e donne per sviluppare le loro capacità. È attenta alle particolari condizione di salute e alle esigenze di sicurezza delle donne durante la gravidanza e l’allattamento;
7. si impegna a promuovere un ambiente lavorativo sicuro e salutare per i produttori (e conseguentemente, il prodotto è più sano anche per i consumatori). Garantisce l’accesso all’acqua potabile, a strutture igieniche e all’assistenza medica di base;
8. rispetta la Convenzione delle Nazioni unite sui diritti dei bambini, le leggi e le norme sociali legate al contesto locale;
9. utilizza materie prime derivanti da fonti gestite in modo sostenibile acquisendole localmente e utilizzando, dove possibile, materiale riciclabile e/o biodegradabile per confezionare e imballare i prodotti.
Acquistare un prodotto in un negozio equo solidale significa comprare un manufatto di buona qualità, aiutando i produttori e noi stessi…La Bottega Kikoa vi aspetta…
Avevo pubblicato questo articoletto su Il Ponente, quindicinale edito ad Albenga. Ora, lo ripubblico anche per fare gli auguri a Kikoa e al suo negozio: in questi giorni compie un anno. Auguri…e cento di questi giorni, equi e solidali…
martedì 17 luglio 2007
Nuovi cittadini ad Albenga
Sto elaborando i dati che gentilmente l'Ufficio Anagrafe del Comune di Albenga ha messo a disposizione. Riguardano i residenti di origine straniera (e qui incontro la prima difficiltà: come definirli? Stranieri mi piace poco, extracomunitari oltre che essere orribile e negativamente connotato, è impreciso. Non italiani, peggio che andar di notte...Allogeni? Mi vengono in mente quelle lampade...).
Mentre rimango linguisticamente perplesso, pubblico questa piccola anticipazione...precisando che gli abitanti del Comune sono poco meno di 24.000...
2. situazione al 30.06.07
846 640 1486
(con un aumento quindi di 250 unità)
3. principali nazionalità
la somma totale delle nazionalità dei residenti ad Albenga ammonta a 55, in precedenza erano 43.
Tra i paesi dell’Unione Europea, contiamo 124 romeni (di cui 47 maschi e 77 femmine) e 42 polacchi (di cui 18 maschi e 24 femmine)
Tra gli altri paesi europei, primeggia l’ Albania, con 292 persone di cui 167 maschi e 125 femmine (pari al 19,65% della popolazione immigrata totale).
Tra i paesi extraeuropei, troviamo per il Maghreb i seguenti dati:
Marocco
541 (di cui 359 maschi e 182 femmine)
Algeria
33 (di cui 22 maschi e 11 femmine)
Tunisia
19 (di cui 12 maschi e 7 femmine)
totale
603 ( di cui 393 maschi e 200 femmine) pari al 40,57 % della popolazione immigrata totale
I minori di anni 19 (seguendo la scansione per anni di età fornitaci dall’Ufficio Anagrafe del Comune di Albenga) appartenti alle nazionalità considerate sono 286 (pari al 18.83% della popolazione totale immigrata.
Mentre rimango linguisticamente perplesso, pubblico questa piccola anticipazione...precisando che gli abitanti del Comune sono poco meno di 24.000...
Alcuni dati sintetici sulle realtà più significative nel
panorama ingauno delle comunità migranti
1. situazione al 31.12.05
maschi femmine totali
710 526 1236
710 526 1236
846 640 1486
(con un aumento quindi di 250 unità)
3. principali nazionalità
la somma totale delle nazionalità dei residenti ad Albenga ammonta a 55, in precedenza erano 43.
Tra i paesi dell’Unione Europea, contiamo 124 romeni (di cui 47 maschi e 77 femmine) e 42 polacchi (di cui 18 maschi e 24 femmine)
Tra gli altri paesi europei, primeggia l’ Albania, con 292 persone di cui 167 maschi e 125 femmine (pari al 19,65% della popolazione immigrata totale).
Tra i paesi extraeuropei, troviamo per il Maghreb i seguenti dati:
Marocco
541 (di cui 359 maschi e 182 femmine)
Algeria
33 (di cui 22 maschi e 11 femmine)
Tunisia
19 (di cui 12 maschi e 7 femmine)
totale
603 ( di cui 393 maschi e 200 femmine) pari al 40,57 % della popolazione immigrata totale
I minori di anni 19 (seguendo la scansione per anni di età fornitaci dall’Ufficio Anagrafe del Comune di Albenga) appartenti alle nazionalità considerate sono 286 (pari al 18.83% della popolazione totale immigrata.
mercoledì 11 luglio 2007
Lula e il nucleare brasiliano
Cari amici,
sul Corriere della Sera di oggi, 11 luglio, leggo, fra le tante notizie degne di attenzione, l’informazione riportata a p. 14, inerente al fatto che il presidente del Brasile, così ammirato dal centrosinistra italiano, Lula, ha l'intenzione di rilanciare il nucleare.
Più precisamente, il trafiletto ci informa che, dopo una sospensione durata 27 anni, Lula ha deciso di riprendere la costruzione della terza centrale nucleare e, non pago di questa poco saggia decisione, abbia deciso anche di acquistare il primo sottomarino atomico del Paese. Sicuramente gli abitanti delle favella staranno festeggiando!
A quanto pare, il ‘nostro’, visitando il centro tecnologico della marina nello Stato di San Paolo, ha affermato che il Brasile non sarà servile (?!) e che non difenderà gli interessi degli altri senza tenere conto dei propri (?!). a meno che non si tratti di un messaggio cifrato (ma chi è il destinatario?), per cui non potremmo entrare nel colloquio, non potremmo intervenire facendo pressing come, a suo tempo, siamo intervenuti nella campagna sul referendum brasiliano sulle armi?
A proposito: il trafiletto si chiude annunciando al mondo che il governo brasiliano è pronto sbloccare ben 68 milioni di dollari per il succitato sommergibile…altro motivo di festeggiamenti per gli abitanti delle favelas…
PS: questa mail è stata inviata a La nonviolenza è in cammino (per contatti nbwac@tin.it) e a www.peacereporter.net.
sul Corriere della Sera di oggi, 11 luglio, leggo, fra le tante notizie degne di attenzione, l’informazione riportata a p. 14, inerente al fatto che il presidente del Brasile, così ammirato dal centrosinistra italiano, Lula, ha l'intenzione di rilanciare il nucleare.
Più precisamente, il trafiletto ci informa che, dopo una sospensione durata 27 anni, Lula ha deciso di riprendere la costruzione della terza centrale nucleare e, non pago di questa poco saggia decisione, abbia deciso anche di acquistare il primo sottomarino atomico del Paese. Sicuramente gli abitanti delle favella staranno festeggiando!
A quanto pare, il ‘nostro’, visitando il centro tecnologico della marina nello Stato di San Paolo, ha affermato che il Brasile non sarà servile (?!) e che non difenderà gli interessi degli altri senza tenere conto dei propri (?!). a meno che non si tratti di un messaggio cifrato (ma chi è il destinatario?), per cui non potremmo entrare nel colloquio, non potremmo intervenire facendo pressing come, a suo tempo, siamo intervenuti nella campagna sul referendum brasiliano sulle armi?
A proposito: il trafiletto si chiude annunciando al mondo che il governo brasiliano è pronto sbloccare ben 68 milioni di dollari per il succitato sommergibile…altro motivo di festeggiamenti per gli abitanti delle favelas…
PS: questa mail è stata inviata a La nonviolenza è in cammino (per contatti nbwac@tin.it) e a www.peacereporter.net.
lunedì 9 luglio 2007
Lettera al dottor Augias (quotidiano La Repubblica)
Gentilissimo dottor Augias,
la sua rubrica è un appuntamento fisso che leggo tutti i giorni. Spesso ho avuto la tentazione di scriverle, ma poi,lascio perdere. Questa volta però ho deciso di agire in modo diverso dal solito. Perché? Perché ho letto la lettera di Gianni Mereghetti, pubblicata domenica 8 luglio.
Non sono un professore: sono un semplice insegnante elementare, di ruolo dal 1989, per scelta impegnato in attività di sostegno.
Le scrivo perché trovo sconcertante che la scuola elementare non venga mai considerata (di solito, quando si parla di scuola e di insegnanti si fa riferimento alle medie o alle superiori). Eppure mi sembra che l'importanza della scuola elementare, un tempo fra le migliori del mondo, sia sotto gli occhi di tutti. Pensi che un signore albanese, genitore di ragazzini conosciuti alle elementari, un giorno mi ha chiesto se non mi sembrava che in Italia il lavoro del maestro fosse un po' squalificato…
Sarà anche vero che la il ceto magistrale, caduta l'egemonia democristiana (storicamente la DC ha coltivato e coccolato questo serbatoio di voti), il ceto, dicevo, è rimasto senza referenti politici (senza "santi" in parlamento). Sarà anche vero che molti sono impreparati, retrivi, senza voglia di lavorare, però mi creda, c'è una minoranza attiva (che paga gli aggiornamenti, che frequenta convegni, che produce cultura) che lavora assiduamente prestando volontariato o ricevendo quella elemosina che si chiama indennità per Funzioni strumentali all'ampliamento dell'Offerta Formativa (netto poco più di 1.000 €) che possono essere aumentati con "lavoretti" su progetto pagati si e no 20 € netti l'ora. Comunque, io percepisco uno stipendio mensile di circa 1.200 € (mia moglie che ha trent'anni di ruolo prende poco di più).
Eppure, mi creda, io prendo tanto quanto quell'insegnante che si presenta a scuola, ci sta all'incirca quattro ore e se ne va a casa. Per carità libero di farlo. Però premiamo chi si impegna, chi ci mette l'anima.
Le posso fare un esempio? Io ho due titoli oltre il diploma magistrale: Diploma Magistrale Ortofrenico DPR 970/70 e Diploma Polivalente, da momento che un ministro, non ricordo più quale, ha deciso che il primo scadeva come una mozzarella. Ho frequentato un Corso di Alta Formazione su handicap e nuove tecnologie; ho conseguito il titolo di assistente di Comunità Infantile (presso un "diplomificio", come è stato definito subito dopo, ma intanto ho sostenuto un altro esame di maturità).
Ho organizzato corsi di aggiornamento per insegnanti; ho fondato e presiedo l'Associazione di Promozione Sociale Centro Scuola Territorio (tra l'altro convenzionata con l'Università di Genova quale ente per il tirocinio degli studenti), come Associazione (in collaborazione con l'ASAL, una delle più prestigiose Ong italiane, di cui sono socio e referente per Albenga) abbiamo organizzato un Corso di Formazione per insegnanti sulle tematiche dell'educazione alla mondialità. Ho collaborato con riviste didattiche e diversi siti. Ho pubblicato articoli e studi di storia della ceramica (materia che ho insegnato in un Corso di Formazione Professionale per Ceramisti ad Albisola) e di storia locale…Sono in contatto con Enti di Formazione e collaboro con Enti locali sulle problematiche interculturali, ecc. ecc. Ci sono tesi universitarie che hanno per oggetto i miei progetti; ho collaborato con l'IRRE (l'Istituto per l'aggiornamento e la formazione degli insegnanti)…Sono anni che faccio parte del Consiglio di Circolo e sono referente per l'handicap e gli stranieri.
Ebbene, tutto questo non conta nulla: per lo stato sono un semplice insegnante elementare, come la collega della porta accanto che non legge un libro neanche a morire, che non partecipa a una riunione neanche se gli mandano a casa i Carabinieri…A volte mi chiedo se non ha ragione questa collega: chi me lo fa fare? Poi penso a don Milani e mi ributto a capofitto nel lavoro. Però non è giusto.
Mi perdoni lo sfogo.
la sua rubrica è un appuntamento fisso che leggo tutti i giorni. Spesso ho avuto la tentazione di scriverle, ma poi,lascio perdere. Questa volta però ho deciso di agire in modo diverso dal solito. Perché? Perché ho letto la lettera di Gianni Mereghetti, pubblicata domenica 8 luglio.
Non sono un professore: sono un semplice insegnante elementare, di ruolo dal 1989, per scelta impegnato in attività di sostegno.
Le scrivo perché trovo sconcertante che la scuola elementare non venga mai considerata (di solito, quando si parla di scuola e di insegnanti si fa riferimento alle medie o alle superiori). Eppure mi sembra che l'importanza della scuola elementare, un tempo fra le migliori del mondo, sia sotto gli occhi di tutti. Pensi che un signore albanese, genitore di ragazzini conosciuti alle elementari, un giorno mi ha chiesto se non mi sembrava che in Italia il lavoro del maestro fosse un po' squalificato…
Sarà anche vero che la il ceto magistrale, caduta l'egemonia democristiana (storicamente la DC ha coltivato e coccolato questo serbatoio di voti), il ceto, dicevo, è rimasto senza referenti politici (senza "santi" in parlamento). Sarà anche vero che molti sono impreparati, retrivi, senza voglia di lavorare, però mi creda, c'è una minoranza attiva (che paga gli aggiornamenti, che frequenta convegni, che produce cultura) che lavora assiduamente prestando volontariato o ricevendo quella elemosina che si chiama indennità per Funzioni strumentali all'ampliamento dell'Offerta Formativa (netto poco più di 1.000 €) che possono essere aumentati con "lavoretti" su progetto pagati si e no 20 € netti l'ora. Comunque, io percepisco uno stipendio mensile di circa 1.200 € (mia moglie che ha trent'anni di ruolo prende poco di più).
Eppure, mi creda, io prendo tanto quanto quell'insegnante che si presenta a scuola, ci sta all'incirca quattro ore e se ne va a casa. Per carità libero di farlo. Però premiamo chi si impegna, chi ci mette l'anima.
Le posso fare un esempio? Io ho due titoli oltre il diploma magistrale: Diploma Magistrale Ortofrenico DPR 970/70 e Diploma Polivalente, da momento che un ministro, non ricordo più quale, ha deciso che il primo scadeva come una mozzarella. Ho frequentato un Corso di Alta Formazione su handicap e nuove tecnologie; ho conseguito il titolo di assistente di Comunità Infantile (presso un "diplomificio", come è stato definito subito dopo, ma intanto ho sostenuto un altro esame di maturità).
Ho organizzato corsi di aggiornamento per insegnanti; ho fondato e presiedo l'Associazione di Promozione Sociale Centro Scuola Territorio (tra l'altro convenzionata con l'Università di Genova quale ente per il tirocinio degli studenti), come Associazione (in collaborazione con l'ASAL, una delle più prestigiose Ong italiane, di cui sono socio e referente per Albenga) abbiamo organizzato un Corso di Formazione per insegnanti sulle tematiche dell'educazione alla mondialità. Ho collaborato con riviste didattiche e diversi siti. Ho pubblicato articoli e studi di storia della ceramica (materia che ho insegnato in un Corso di Formazione Professionale per Ceramisti ad Albisola) e di storia locale…Sono in contatto con Enti di Formazione e collaboro con Enti locali sulle problematiche interculturali, ecc. ecc. Ci sono tesi universitarie che hanno per oggetto i miei progetti; ho collaborato con l'IRRE (l'Istituto per l'aggiornamento e la formazione degli insegnanti)…Sono anni che faccio parte del Consiglio di Circolo e sono referente per l'handicap e gli stranieri.
Ebbene, tutto questo non conta nulla: per lo stato sono un semplice insegnante elementare, come la collega della porta accanto che non legge un libro neanche a morire, che non partecipa a una riunione neanche se gli mandano a casa i Carabinieri…A volte mi chiedo se non ha ragione questa collega: chi me lo fa fare? Poi penso a don Milani e mi ributto a capofitto nel lavoro. Però non è giusto.
Mi perdoni lo sfogo.
domenica 8 luglio 2007
Disarmare l'economia
Vi segnalo l'uscita degli atti del convegno
DISARMARE IL TERRITORIO
Riconversione dell'industria bellica e delle basi militari
(Brescia il 21/22 aprile).
L'indice e altri materiali riguardo il convegno sono disponibilie su www.disarmolombardia.org
Per richiedere una o più copie scrivere a info@disarmolombardia.org
(Costo, compreso spese di spedizione:
una copia = 4 euro ; 5 copie = 16 euro; 10 copie = 29 euro)
sabato 7 luglio 2007
Don Milani, Veltroni e i Templari
Gli eventuali lettori si tranquillizzino: non ho nessuna intenzione di indagare fantasiosi quanto inesistenti rapporti fra il Priore di Barbiana e l’Ordine Militare di medievale memoria. L’unico tratto che accomuni il sacerdote toscano ai frati (e forse anche a Veltroni) è l’estate. La connessione fra le due cose non è chiara? Basta dare un’occhiata al palinsesto televisivo: puntuali come l’estate (che può essere bella o brutta, poco importa), su qualche canale c’è sempre un film (o un programma di approfondimento), si fa per dire, dedicato ai Templari. Con una frequenza molto più bassa, diciamo che fra un’apparizione televisiva e l’altra devono trascorrere un po’ di anni, c’è qualcosa su don Milani, solitamente a ore un po’ eccentriche, per amatori del genere. Ricordo una volta, saranno sei o sette anni fa, che, avendo acceso la televisione per puro caso, una domenica d’agosto, verso le 18, ho visto un servizio, lungo e bello, sulla Scuola di Barbiana.
Quest’anno è andata un po’ meglio: al Priore e alla sua Scuola è stato dedicato un servizio, onesto e ben fatto, di un’oretta. Si è trattato di uno Speciale TG1 andato in onda domenica 17 giugno, alle ore 23.30. Interviste a ex alunni, alcuni spezzoni di filmati originali con don Lorenzo, altri spezzoni di un’intervista a don Bensi, il suo direttore spirituale, notizie biografiche.
Si vede che quest’anno è l’anno buono, per il Priore (anche perché ricorre il quarantennale della sua scomparsa), ma la sua figura è tornata, prepotentemente a campeggiare sulle pagine dei quotidiani. Citerò solo alcuni articoli apparsi su Il Corriere e su La Repubblica. Il 6 giugno Il Corriere della Sera pubblica in prima pagina un articolo che riporta una richiesta di Michele Gesualdi, ex alunno di Barbiana e presidente della Fondazione don Milani. Cosa chiede Michele? Che la Chiesa, la Ditta come la chiamava il Priore, ritiri la condanna emessa dal Sant’Uffizio contro il libro Esperienze pastorali. Ricordo che il volume, il primo scritto da don Milani, e che voleva essere un manuale di tecnica pastorale, è stato messo all’indice appena uscito, è stato accolto malissimo dal mondo cattolico di allora: ricorderò solo un articolo apparso su La Civiltà Cattolica, a firma di Padre Perego e l’affermazione di Giovanni XXIII che l’autore doveva essere un matto, scappato dal manicomio... Per fortuna, l’editore e i lettori non hanno rispettato la condanna e il libro è divenuto un successo editoriale con continue ristampe. Ma la condanna permane.
Gesualdi mi è simpatico, ma trovo che la sua richiesta sia ingenua e, soprattutto, non tenga conto dei tempi dell’Istituzione ecclesiastica: se papa Giovanni Paolo II ha riabilitato Galileo non tanti anni or sono, Lorenzo Milani verrà perdonato fra qualche secolo. Che fretta c’è? Intanto il libro è stato stampato, venduto e, soprattutto, letto. E, a quanto mi risulta soprattutto letto da chi proprio credente non è (come chi scrive). Invito caldamente gli eventuali lettori di questo blog a comprare il libro, alla faccia del Sant’Uffizio! È edito dalla Libreria Editrice Fiorentina di Firenze. Leggano e riflettano: non si facciano spaventare dalle 600 pagine, perché si legge d’un fiato. Post scriptum: il libro non ‘puzza di sacrestia’, come ebbe a scrivere Pasolini in una recensione…
Ma torniamo alla stampa e all’apparizione di articoli che citano don Lorenzo. Su La Repubblica del 23 giugno si parla di don Lorenzo grazie a Giorgio Bocca e a Walter Veltroni…Che ci azzeccano (direbbe un ex PM) questi due personaggi con don Milani? Poco, a mio avviso. E vediamo perché.
L’occasione per l’articolo di Bocca (Nel nome di don Milani) è stata fornita dalla salita a Barbiana del buon Walter, in predicato di divenire, se non lo ‘bruciano’ prima, segretario del futuro Partito Democratico. Bocca spiega che Veltroni è un ‘milaniano’ di vecchia data tant’è che aveva fatto della famosa scritta che ancora campeggia nell’aula di Barbiana, I Care (mi preoccupo, mi prendo cura, il contrario del fascista me ne frego), il suo motto (e, nel 2000 lo slogan del Congresso DS di Torino). Dei potenti che si fregiano della figura di don Milani, diffido sempre. Non sarà una delle tante appropriazioni indebite di questa figura scomoda ma prestigiosa? del resto anche la Moratti cercò di far passare il Priore per un antesignano della sua riforma…
Ma il buon Bocca, dice che Veltroni è quello giusto, che darà una strigliata al centro sinistra e, con Chiamparino, sindaco di Torino, è la persona che farà scoppiare la pace fra centrosinistra (non ricordo mai se si scrive così o staccato, o con trattino, ah che dilemma!) e il nord, dopo la batosta elettorale. Scrive Bocca: “il viaggio a Torino di Veltroni è il segno di voler riaprire il dialogo con il Nord. E di cambiare un’ampia parte della società italiana e più avanti del modo di far politica in Italia e il Partito democratico dovrà aiutare il cambiamento, favorire i confronti”. Bellissimo! aggiungerei…se non fosse che il Nostro così continua: “Ci sono temi come l’alta velocità ferroviaria e le riforme più urgenti che possono essere affrontati, in pratica, liberi dalle ideologie. Nell’atto di accettare la grande scommessa Veltroni si è ricordato di don Milani e del suo "I Care".
È un vero peccato che, fra i grandi temi citati non ci sia, ad esempio, la pace e la smilitarizzazione dell’economia. Peccato che invece di continuare a parlare di TAV non ci si preoccupi di far viaggiare i treni come in un paese normale. Peccato che non si sia parlato di ecologia e di energia (dal momento che Repubblica sembra essere diventata il foglio ufficioso dei neo-nuclearisti…). Per rimanere solo a quest’ultimo punto, ricordo che la Finlandia ha più pannelli solari e fotovoltaici di noi, italici abitanti. Forse non tutti sanno che invece di puntare sulle energie rinnovabili (vento, sole, ecc. ecc.) non solo si riparla di nucleare ma si installano centrali a legna (?) che sfruttano, come combustibile legname proveniente dalla Russia o dalla Cina…Peccato! Ci penserà forse _Veltroni a risolvere questi problemi? Peccato!
Ma torniamo a Bocca e al suo finale rossiniano, che riporto per intero: “Ci sono temi come l’alta velocità ferroviaria e le riforme più urgenti, che possono essere affrontati in pratica, liberi dalle ideologie” –cioè solo se si è d’accordo, nota mia- “Nell’atto di accettare la grande scommessa Veltroni si è ricordato di don Milani e del suo I Care.
Su don Milani si possono avere opinioni diverse, se fosse possibile e utile la sua scuola elitaria, le grandi ambizioni che creava nei suoi allievi, se fosse giusta la vena sessantottina della sua missione ma certamente era aria nuova e generosa che si alzava nel pigro mondo cattolico. Questo sindaco di Roma e romano di modi e di abitudini che viene a incontrare il Nord per rimettere assieme una sinistra che non ha neppure più la coscienza della sua forza intatta e rinnovatrice, è un uomo di buona volontà e di buone intenzioni che il Nord deve accogliere fraternamente”.
E no, caro Bocca, c’è qualcosa che non torna. Per carità, ognuno può scrivere quello che vuole, ci mancherebbe siamo o no in uno stato di diritto? Oddio, dopo il G8 di Genova qualche dubbio ce l’avrei…
Ognuno può leggere la figura di don Milani e l’esperienza di Barbiana come meglio crede. Però c’è un limite a tutto: don Lorenzo aveva compiuto una scelta radicale, quella di vivere fra gli ultimi, con gli ultimi e per gli ultimi. La decisione di relegarlo a Barbiana è stata un regalo (dopo l’esperienza di San Donato a Calenzano e la Scuola Popolare) fatto a questo prete da una gerarchia ecclesiastica ottusa e arrogante rappresentata dal cardinale Florit. Lorenzo è riuscito a trasformare quello che Giorgio Pecorini ha definito un “penitenziario ecclesiastico” in un momento di liberazione della classi subalterne, in un capitolo della storia della pedagogia, in un’esperienza sì unica, ma che può essere presa a modello per essere superata, come auspicava lo stesso don Lorenzo. Ma definire Barbiana una scuola elitaria significa non aver compreso don Lorenzo nei suoi insegnamenti, nel suo essere uomo e prete. Elitario, se mai, è l’uso strumentale di certi politici, che vogliono crearsi ‘antenati’ giusti, che sappiano attirare l’attenzione e risvegliare emozioni in ahimè non molte persone…
Pestalozzi diceva che si impara con il cuore, la mano e il cervello e don Milani ha portato questo insegnamento alle estreme conseguenze, sia pure per poco, è riuscito a ribaltare la storia e ha trasformato un non luogo dell’Appennino toscano in un’occasione di risarcimento sociale, dando tutto a chi aveva nulla. Se questo è essere elitario, ben vengano le elite! Veltroni sarà anche un buon sindaco e un politico in buona fede (ce ne sono? Qualcuno, Eschilo o Sofocle, non ricordo bene e cito a memoria, diceva che “Chi cerca potere beve acqua salata”, che non solo non toglie la sete, ma la fa aumentare…). Veltroni dicevo, sarà anche una brava persona, ma che c’entra con don Milani? Quest’ultimo non aveva forse consigliato ai suoi alunni di far strada ai poveri senza farsi strada? Forse come pochi altri, non aveva lasciato una famiglia agiata, una carriera sicura, una vita da ricco e intellettuale per schierarsi con i diseredati di San Donato prima e di Barbiana poi?
Il giorno dopo, sulle pagine dello stesso quotidiano (Pd, Veltroni con Franceschini il ticket parte da don Milani, articolo di Alessandra Longo, p. 10), apprendiamo che Dario Franceschini e Walter Veltroni si sono recati in pellegrinaggio a Barbiana. Walter confessa di essere un milaniano da tempo e che la lettura di Lettera a una professoressa è stata una vera folgorazione…ma l’articolo merita un po’ più di attenzione.
A Barbiana, i due politici hanno incontrato Gesualdi che racconta loro com’era la vita della scuola “Veltroni ne è affascinato: ‘le frasi di don Milani mi ronzano nell’ orecchio da anni’. Frasi come questa: ‘Uscire da soli da un problema è avarizia, uscirne insieme è politica’. È come se cercassero, lui e Franceschini, un filo per il futuro, e lo cercassero volutamente qui, fuori dal mondo, in un luogo non contaminato dal cinismo. Questa volta è il numero due che parla ed evoca addirittura una chiamata: “Penso che Don Milani non si aspetti da noi solo che veniamo a ricordarlo, ma ci chieda di rimboccarci le maniche in una società piena di ingiustizie e disuguaglianze”.
E via foto con i due leader sotto lo storico cartello con scritto I CARE, che ancora campeggia in quell’unico locale che fu la scuola.
Che c’azzecca tutto questo, per riprendere la citazione iniziale, con don Lorenzo?
Che c’azzeccano i templari? Nulla! Solo che questi sono più fortunati: ogni estate c’è qualche palinsesto televisivo che ci ripropone l’ennesimo film, in libreria esce il miliardesimo romanzo su di loro…mentre per don Lorenzo, l’oblio si dilegua solo ogni tanto…anche se in questi anni il numero dei volumi e degli articoli scritti su di lui e sulla sua scuola è impressionante…
D’estate si sa, mancano gli argomenti e la politica è così povera…e di altre cose è meglio tacere.
Quest’anno è andata un po’ meglio: al Priore e alla sua Scuola è stato dedicato un servizio, onesto e ben fatto, di un’oretta. Si è trattato di uno Speciale TG1 andato in onda domenica 17 giugno, alle ore 23.30. Interviste a ex alunni, alcuni spezzoni di filmati originali con don Lorenzo, altri spezzoni di un’intervista a don Bensi, il suo direttore spirituale, notizie biografiche.
Si vede che quest’anno è l’anno buono, per il Priore (anche perché ricorre il quarantennale della sua scomparsa), ma la sua figura è tornata, prepotentemente a campeggiare sulle pagine dei quotidiani. Citerò solo alcuni articoli apparsi su Il Corriere e su La Repubblica. Il 6 giugno Il Corriere della Sera pubblica in prima pagina un articolo che riporta una richiesta di Michele Gesualdi, ex alunno di Barbiana e presidente della Fondazione don Milani. Cosa chiede Michele? Che la Chiesa, la Ditta come la chiamava il Priore, ritiri la condanna emessa dal Sant’Uffizio contro il libro Esperienze pastorali. Ricordo che il volume, il primo scritto da don Milani, e che voleva essere un manuale di tecnica pastorale, è stato messo all’indice appena uscito, è stato accolto malissimo dal mondo cattolico di allora: ricorderò solo un articolo apparso su La Civiltà Cattolica, a firma di Padre Perego e l’affermazione di Giovanni XXIII che l’autore doveva essere un matto, scappato dal manicomio... Per fortuna, l’editore e i lettori non hanno rispettato la condanna e il libro è divenuto un successo editoriale con continue ristampe. Ma la condanna permane.
Gesualdi mi è simpatico, ma trovo che la sua richiesta sia ingenua e, soprattutto, non tenga conto dei tempi dell’Istituzione ecclesiastica: se papa Giovanni Paolo II ha riabilitato Galileo non tanti anni or sono, Lorenzo Milani verrà perdonato fra qualche secolo. Che fretta c’è? Intanto il libro è stato stampato, venduto e, soprattutto, letto. E, a quanto mi risulta soprattutto letto da chi proprio credente non è (come chi scrive). Invito caldamente gli eventuali lettori di questo blog a comprare il libro, alla faccia del Sant’Uffizio! È edito dalla Libreria Editrice Fiorentina di Firenze. Leggano e riflettano: non si facciano spaventare dalle 600 pagine, perché si legge d’un fiato. Post scriptum: il libro non ‘puzza di sacrestia’, come ebbe a scrivere Pasolini in una recensione…
Ma torniamo alla stampa e all’apparizione di articoli che citano don Lorenzo. Su La Repubblica del 23 giugno si parla di don Lorenzo grazie a Giorgio Bocca e a Walter Veltroni…Che ci azzeccano (direbbe un ex PM) questi due personaggi con don Milani? Poco, a mio avviso. E vediamo perché.
L’occasione per l’articolo di Bocca (Nel nome di don Milani) è stata fornita dalla salita a Barbiana del buon Walter, in predicato di divenire, se non lo ‘bruciano’ prima, segretario del futuro Partito Democratico. Bocca spiega che Veltroni è un ‘milaniano’ di vecchia data tant’è che aveva fatto della famosa scritta che ancora campeggia nell’aula di Barbiana, I Care (mi preoccupo, mi prendo cura, il contrario del fascista me ne frego), il suo motto (e, nel 2000 lo slogan del Congresso DS di Torino). Dei potenti che si fregiano della figura di don Milani, diffido sempre. Non sarà una delle tante appropriazioni indebite di questa figura scomoda ma prestigiosa? del resto anche la Moratti cercò di far passare il Priore per un antesignano della sua riforma…
Ma il buon Bocca, dice che Veltroni è quello giusto, che darà una strigliata al centro sinistra e, con Chiamparino, sindaco di Torino, è la persona che farà scoppiare la pace fra centrosinistra (non ricordo mai se si scrive così o staccato, o con trattino, ah che dilemma!) e il nord, dopo la batosta elettorale. Scrive Bocca: “il viaggio a Torino di Veltroni è il segno di voler riaprire il dialogo con il Nord. E di cambiare un’ampia parte della società italiana e più avanti del modo di far politica in Italia e il Partito democratico dovrà aiutare il cambiamento, favorire i confronti”. Bellissimo! aggiungerei…se non fosse che il Nostro così continua: “Ci sono temi come l’alta velocità ferroviaria e le riforme più urgenti che possono essere affrontati, in pratica, liberi dalle ideologie. Nell’atto di accettare la grande scommessa Veltroni si è ricordato di don Milani e del suo "I Care".
È un vero peccato che, fra i grandi temi citati non ci sia, ad esempio, la pace e la smilitarizzazione dell’economia. Peccato che invece di continuare a parlare di TAV non ci si preoccupi di far viaggiare i treni come in un paese normale. Peccato che non si sia parlato di ecologia e di energia (dal momento che Repubblica sembra essere diventata il foglio ufficioso dei neo-nuclearisti…). Per rimanere solo a quest’ultimo punto, ricordo che la Finlandia ha più pannelli solari e fotovoltaici di noi, italici abitanti. Forse non tutti sanno che invece di puntare sulle energie rinnovabili (vento, sole, ecc. ecc.) non solo si riparla di nucleare ma si installano centrali a legna (?) che sfruttano, come combustibile legname proveniente dalla Russia o dalla Cina…Peccato! Ci penserà forse _Veltroni a risolvere questi problemi? Peccato!
Ma torniamo a Bocca e al suo finale rossiniano, che riporto per intero: “Ci sono temi come l’alta velocità ferroviaria e le riforme più urgenti, che possono essere affrontati in pratica, liberi dalle ideologie” –cioè solo se si è d’accordo, nota mia- “Nell’atto di accettare la grande scommessa Veltroni si è ricordato di don Milani e del suo I Care.
Su don Milani si possono avere opinioni diverse, se fosse possibile e utile la sua scuola elitaria, le grandi ambizioni che creava nei suoi allievi, se fosse giusta la vena sessantottina della sua missione ma certamente era aria nuova e generosa che si alzava nel pigro mondo cattolico. Questo sindaco di Roma e romano di modi e di abitudini che viene a incontrare il Nord per rimettere assieme una sinistra che non ha neppure più la coscienza della sua forza intatta e rinnovatrice, è un uomo di buona volontà e di buone intenzioni che il Nord deve accogliere fraternamente”.
E no, caro Bocca, c’è qualcosa che non torna. Per carità, ognuno può scrivere quello che vuole, ci mancherebbe siamo o no in uno stato di diritto? Oddio, dopo il G8 di Genova qualche dubbio ce l’avrei…
Ognuno può leggere la figura di don Milani e l’esperienza di Barbiana come meglio crede. Però c’è un limite a tutto: don Lorenzo aveva compiuto una scelta radicale, quella di vivere fra gli ultimi, con gli ultimi e per gli ultimi. La decisione di relegarlo a Barbiana è stata un regalo (dopo l’esperienza di San Donato a Calenzano e la Scuola Popolare) fatto a questo prete da una gerarchia ecclesiastica ottusa e arrogante rappresentata dal cardinale Florit. Lorenzo è riuscito a trasformare quello che Giorgio Pecorini ha definito un “penitenziario ecclesiastico” in un momento di liberazione della classi subalterne, in un capitolo della storia della pedagogia, in un’esperienza sì unica, ma che può essere presa a modello per essere superata, come auspicava lo stesso don Lorenzo. Ma definire Barbiana una scuola elitaria significa non aver compreso don Lorenzo nei suoi insegnamenti, nel suo essere uomo e prete. Elitario, se mai, è l’uso strumentale di certi politici, che vogliono crearsi ‘antenati’ giusti, che sappiano attirare l’attenzione e risvegliare emozioni in ahimè non molte persone…
Pestalozzi diceva che si impara con il cuore, la mano e il cervello e don Milani ha portato questo insegnamento alle estreme conseguenze, sia pure per poco, è riuscito a ribaltare la storia e ha trasformato un non luogo dell’Appennino toscano in un’occasione di risarcimento sociale, dando tutto a chi aveva nulla. Se questo è essere elitario, ben vengano le elite! Veltroni sarà anche un buon sindaco e un politico in buona fede (ce ne sono? Qualcuno, Eschilo o Sofocle, non ricordo bene e cito a memoria, diceva che “Chi cerca potere beve acqua salata”, che non solo non toglie la sete, ma la fa aumentare…). Veltroni dicevo, sarà anche una brava persona, ma che c’entra con don Milani? Quest’ultimo non aveva forse consigliato ai suoi alunni di far strada ai poveri senza farsi strada? Forse come pochi altri, non aveva lasciato una famiglia agiata, una carriera sicura, una vita da ricco e intellettuale per schierarsi con i diseredati di San Donato prima e di Barbiana poi?
Il giorno dopo, sulle pagine dello stesso quotidiano (Pd, Veltroni con Franceschini il ticket parte da don Milani, articolo di Alessandra Longo, p. 10), apprendiamo che Dario Franceschini e Walter Veltroni si sono recati in pellegrinaggio a Barbiana. Walter confessa di essere un milaniano da tempo e che la lettura di Lettera a una professoressa è stata una vera folgorazione…ma l’articolo merita un po’ più di attenzione.
A Barbiana, i due politici hanno incontrato Gesualdi che racconta loro com’era la vita della scuola “Veltroni ne è affascinato: ‘le frasi di don Milani mi ronzano nell’ orecchio da anni’. Frasi come questa: ‘Uscire da soli da un problema è avarizia, uscirne insieme è politica’. È come se cercassero, lui e Franceschini, un filo per il futuro, e lo cercassero volutamente qui, fuori dal mondo, in un luogo non contaminato dal cinismo. Questa volta è il numero due che parla ed evoca addirittura una chiamata: “Penso che Don Milani non si aspetti da noi solo che veniamo a ricordarlo, ma ci chieda di rimboccarci le maniche in una società piena di ingiustizie e disuguaglianze”.
E via foto con i due leader sotto lo storico cartello con scritto I CARE, che ancora campeggia in quell’unico locale che fu la scuola.
Che c’azzecca tutto questo, per riprendere la citazione iniziale, con don Lorenzo?
Che c’azzeccano i templari? Nulla! Solo che questi sono più fortunati: ogni estate c’è qualche palinsesto televisivo che ci ripropone l’ennesimo film, in libreria esce il miliardesimo romanzo su di loro…mentre per don Lorenzo, l’oblio si dilegua solo ogni tanto…anche se in questi anni il numero dei volumi e degli articoli scritti su di lui e sulla sua scuola è impressionante…
D’estate si sa, mancano gli argomenti e la politica è così povera…e di altre cose è meglio tacere.
mercoledì 4 luglio 2007
Comitato donne e mamme musulmane di Albenga
Ricevo e pubblico volentieri questo volantino delle donne e mamme musulmane di Albenga. Ancora una volta, nel suo piccolo, Albenga si rivela un vero e proprio laboratorio inteculturale...Chi poi volesse visitare il loro blog, sappia che hanno intenzione di arricchirlo con contributi sul cibo, sulla musica e su altri argomenti.
Questo comitato è nato per essere un punto di riferimento per tutte le donne, musulmane e non, che vogliono saperne di più sull’ Islam e tutto ciò che lo circonda (cultura, cucina, musica e altre curiosità).
Il nostro comitato, esclusivamente femminile, si occuperà di argomenti di diversa natura, il tutto svolto con l’ ospitalità tipica delle mamme, e seguirà un programma definito che comprende i seguenti punti:
1) Gruppo di studio per adulti e bambini che include:
-corso di lingua araba tenuto da insegnanti madrelingua per bambini, aperto a tutti
-corso di lingua araba tenuto da insegnanti madrelingua aperto a tutte le donne.
2) Dialogo interreligioso.
3) Organizzazione conferenze e convegni per approfondire le reciproche culture.
4) Primo approccio informativo per donne musulmane e non con:
- spazio dedicato a tutte le donne che hanno domande da porre inerenti alla nostra cultura e religione e ad argomenti vari (abbigliamento, cucina, tradizioni, etc.).
5) Tavole rotonde inerenti a vari temi.
6) Organizzazione passeggiate con i bambini.
7) Raccolta indumenti inutilizzati da donare ai bisognosi.
Il comitato è nato anche per essere un punto di riferimento per tutte le associazioni che sono interessate a collaborare con noi per vari progetti di dialogo e beneficenza.
Il Comitato si rende anche disponibile a cooperare con l’ amministrazione comunale per le varie iniziative che riguardano le donne, i bambini e la beneficenza.
Per informazioni, scrivere all’ indirizzo e-mail:
donne_mamme_musulmane@yahoo.it
o telefonare al: 3312378349
Visita anche il nostro blog:
www.donnemammemusulmane.splinder.com
Saranno benvenute tutte le donne che saranno interessate conoscere meglio il nostro mondo!
Questo comitato è nato per essere un punto di riferimento per tutte le donne, musulmane e non, che vogliono saperne di più sull’ Islam e tutto ciò che lo circonda (cultura, cucina, musica e altre curiosità).
Il nostro comitato, esclusivamente femminile, si occuperà di argomenti di diversa natura, il tutto svolto con l’ ospitalità tipica delle mamme, e seguirà un programma definito che comprende i seguenti punti:
1) Gruppo di studio per adulti e bambini che include:
-corso di lingua araba tenuto da insegnanti madrelingua per bambini, aperto a tutti
-corso di lingua araba tenuto da insegnanti madrelingua aperto a tutte le donne.
2) Dialogo interreligioso.
3) Organizzazione conferenze e convegni per approfondire le reciproche culture.
4) Primo approccio informativo per donne musulmane e non con:
- spazio dedicato a tutte le donne che hanno domande da porre inerenti alla nostra cultura e religione e ad argomenti vari (abbigliamento, cucina, tradizioni, etc.).
5) Tavole rotonde inerenti a vari temi.
6) Organizzazione passeggiate con i bambini.
7) Raccolta indumenti inutilizzati da donare ai bisognosi.
Il comitato è nato anche per essere un punto di riferimento per tutte le associazioni che sono interessate a collaborare con noi per vari progetti di dialogo e beneficenza.
Il Comitato si rende anche disponibile a cooperare con l’ amministrazione comunale per le varie iniziative che riguardano le donne, i bambini e la beneficenza.
Per informazioni, scrivere all’ indirizzo e-mail:
donne_mamme_musulmane@yahoo.it
o telefonare al: 3312378349
Visita anche il nostro blog:
www.donnemammemusulmane.splinder.com
Saranno benvenute tutte le donne che saranno interessate conoscere meglio il nostro mondo!
domenica 1 luglio 2007
invito per peacereporter.net
invito tutti i visitatori a iscriversi alla news letter di peacereporter: sito http://www.peacereporter.net/
Iscriviti a:
Post (Atom)